Prologo
Mi chiamo Kristen, per gli amici Kris e domani compio 17 anni. Sono una Directioner, amo quelle cinque voci che mi consolano e mi fanno stare bene. Sono un autolesionista e mi sto per trasferire a Londra con mia madre. La odio, per tutto da quando sono piccola. Mio padre è morto un paio di mesi fa, ma non andavo d’accordo neanche con lui. Ho una sorella che va al college, in Inghilterra e con lei litigo ogni volta che entra a casa. Lei è il principale motivo per cui io e i miei non andiamo d’accordo, lei è il motivo per cui mi auto lesiono. La mia “famiglia” è in grado di farmi sentire imperfetta, senza futuro. Non sono mai stati orgogliosi di me. Forse non mi sopportano perché io sono diversa, non assomiglio a nessuno dei parenti, né materni, tanto meno paterni. Sono una ragazza ribelle, lunatica, timida, estroversa, emotiva e depressa.
Sono piuttosto alta per la mia età, magra, ho i capelli biondi con riflessi rossicci, i miei occhi dipende dal mio umore, che dipende dalla giornata, ma spesso mi dicono che li ho gialli, se mi arrabbio diventano rosso sangue. Vivevo a New York ma come già detto mi sto trasferendo a Londra. Avevo una migliore amica, Taylor, ma ora non la vedrò più e questo mi innervosisce perché è colpa di mia madre. Invece il mio migliore amico, Luke, si trasferisce a Londra con me. Suo padre era molto amico del mio e ora che lui è morto, le nostre famiglie si sono avvicinate molto. Io e Luke ci assomigliamo molto, anche lui ha gli occhi come i mie, solo che è più basso e meno agile di me, è più grande di me di 6 mesi. La sua famiglia non so il perché, ma mi tratta con diffidenza, come se io fossi un alieno. In verità tutti gli adulti, amici o parenti dei miei mi trattano così. Ma Luke, se n’è fregato ed è mio amico. Non sono Cristiana, e mia madre neanche.
Parlando di mio padre, lui è morto un paio di mesi fa e mia madre non sembrava neanche tanto dispiaciuta, più che altro arrabbiata, e qualche volta la notte la sentivo urlare e rompere qualcosa, urlando frasi per me senza senso del tipo "rivoglio la mia famiglia!" o cose del genere, io entravo in camera sua e cercavo di calmarla, lei sussurrava “mi dispiace Kri” io l’abbracciavo e la cullavo. In questi mesi, credo che io e lei ci siamo avvicinate molto, non mi tratta più così. Forse anche perché mio padre non c’è più.
Comunque, questa è la mia storia…