happy
easter.
(1)
Sessanta minuti della sua vita sprecati a battere
nervosamente un piede a terra e a fissare l’angolo della
strada, con la vacua
speranza di vedere la sua chioma rossa comparire come per miracolo.
Maki sbuffò
mentre lui arrivava trafelato, un pacchetto rosa stretto tra le mani.
«Sono in ritardo.» si scusò Nagumo
«Ma ho preso i pasticcini.
Quelli del panificio all’angolo, con la cassiera carina…»
Non fece in tempo a finire la frase che i pasticcini erano
sulla sua testa e una Maki alterata correva lungo la strada.
(2)
Maki sentiva il battito del suo cuore come un tamburo
altisonante. Era una sensazione diversa.
Le gocce tiepide le bagnavano i capelli scuri, appiccicati
al volto accaldato. Il respiro di Nagumo era regolare contro la sua
nuca.
Rivoli trasparenti le correvano lungo le spalle in
quell’abbraccio che sentiva sbagliato, ma che allo stesso
tempo voleva
approfondire. Non sapeva cosa dire.
Sentiva la lingua annodata assieme allo stomaco in
subbuglio. Avrebbe voluto dirgli ‘ti amo’, ma anche
quelle due semplici parole
sembravano un muro invalicabile.
Che fosse quello, l’amore?
(3)
Il piccolo petto si alzava ed abbassava con continuità,
come un movimento naturale dettato dal destino. Come se lei avesse
potuto
continuare a farlo naturalmente anche dopo la morte. Nagumo
esitò mentre posava le labbra sulle sue e respirava il suo
respiro. Le lasciò un bacio casto e puro per poi alzarsi e
lasciarla riposare.
(4)
Maki posò la piccola ciotola rossa – riempita di
latte fino
all’orlo – vicino all’animale, senza
staccare gli occhi dai suoi. Il micio si
stiracchiò apaticamente, flettendo i sinuosi muscoli degli
arti, e poi le
soffiò contro. Si allontanò con passo elegante,
aggraziato.
Nagumo ridacchiò, divertito. Quel gatto aveva rifiutato
seccamente tutte le attenzioni di Sumeragi.
«Sembra che neppure il latte gli piaccia.»
osservò il
fulvo. Maki non lo ascoltò. Chissà cosa
piaceva a Nagumo…
Il volto contratto in una smorfia di dolore e la vita che
scivolava tra le mani insanguinate, Maki era a terra. Nagumo le strinse
la mano
mentre il suo cervello invocava tutti gli dei che conosceva. Bastava
che solo
uno gli rispondesse.
Si era gettata in quella spirale opalescente di sogni e di
paure infondate. Stava cercando di suicidarsi.
Nagumo lo aveva compreso subito. Il suo sguardo volò al
coltello insanguinato ed un’idea si formò nella
sua mente.
In lontananza sentì la sirena dell’ambulanza, i
soccorsi
che sarebbero arrivati troppo in ritardo sia per lui che per lei.
Nagumo Haruya non era mai stato un asso in cucina. Lanciò
un’occhiata stralunata al “coso”, quasi
temesse che appena si fosse voltato
esso l’avrebbe aggredito e fagocitato. Eppure ci teneva
così tanto a fare una
sorpresa a Maki…
Intinse il dito nell’impasto gelatinoso e lo portò
alle
labbra con sguardo allarmato.
Orribile.
Lanciò una tragica occhiata al “coso”
prima di gettarlo
nella spazzatura.
Bene, avrebbe comprato una bella torta al panificio
all’angolo – quello con la cassiera carina.
Avrebbe dovuto andare tutto bene. Tutto.
Maki aveva calcolato ogni minimo costo ed ogni minimo
inconveniente.
Avrebbero passato al mare una settimana perfetta. Sole,
acqua e sabbia.
Sarebbe stata una vacanza da soli, la loro prima
vacanza da soli in un esclusivo resort sulle bianche spiagge
dell’isola di
Bali. Maki aveva passato un’intera settimana a vantarsi con
le amiche per
quella incredibile opportunità di intimo relax. Aveva
persino progettato i tempi
delle passeggiate e il numero di conchiglie che avrebbero raccolto.
Sarebbe andato tutto bene, se solo Nagumo non avesse
scordato di prenotare la stanza d’albergo.
(8)
Maki aveva sempre odiato le case dell’orrore e, appena
erano arrivati al parco divertimenti, Nagumo l’aveva subito
trascinata in uno
di quegli orribili posti pieni di ossa e pietosi uomini in mascherina
bucherellata, con una motosega sporca di succo di pomodoro. Quando
l’ennesimo idiota
con addosso un lenzuolo bucato le si parò davanti, Maki
sentì le mani
formicolare per la voglia di prenderlo a pugni. Lui e le sue stupide
idee.
Forse però
un lato positivo c’era. Almeno poteva fingere di essere
spaventata per potersi
stringersi a lui in maniera indisturbata.
Il pacchetto aveva una consistenza decisamente morbida, con
una leggera carta color pesca che lo avvolgeva senza stringerlo
eccessivamente.
«Avanti, aprilo.» la incalzò Nagumo con
un lieve sorriso
sulle labbra. Odiava i regali di compleanno, Maki, nessuno riusciva mai
a
soddisfare i suoi desideri.
«Non dovevi…» mormorò
dubbiosa svolgendo il fiocco con
discrezione. Sorrise lievemente.
Era stato davvero carino a comprarle quel delizioso
pacchetto…
Il sorriso le si gelò sulle labbra rosate non appena i suoi
occhi incontrarono la nuova linea di lingerie color pompelmo firmata
Victoria’s
Secret. E desiderò non averlo mai aperto.
«Sul serio Nagumo, non dovevi.»
a n g o l o :
oh,
mein gott. rileggendo direi che questa cosa sfiora il fottutamente
demenziale – sorvolando la cassiera del panificio
all’angolo.
beeeeene, nove drabbles – novecento parole totali –
scritte
per il compleanno di sum.
happy birhday, nee-chin. definitivamente, tsuchimikado mi
ha contagiata, nya.
u.u
anyway, se avete fatto attenzione tutte le iniziali delle drabble
formano
insieme la parola ‘auguri sum’ – ma
che genio che sono, lol.
e nulla,
proprio perché questa raccolta non ha ne capo e ne coda ed
è una serie di roba
sconclusionata ho scelto di dare il titolo di happy easter, ovvero
buona
pasqua.
spero che
ti sia piaciuto, sum. la prossima sei tu rara, muhuahuhauhua(?)
riecchi.