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Autore: Arsid    26/06/2013    2 recensioni
Questa è la mia prima storia, spero che vi piaccia ^^
Trama: É il secondo anno allo studio per Violetta, e arriva un nuovo compagno, Diego, che cercherà di separarla da Leon.
Anche per Angie e German le cose saranno più complicate dopo l'arrivo di Esmeralda.
La storia è narrata in prima persona da più personaggi
Dal capitolo 1:
Violetta invece era felice di andare a scuola e incontrare i suoi amici e Leon, a cui si era profondamente legata. I due si erano riavvicinati qualche giorno prima, quando lui l'aveva invitata a prendere un gelato. Non avevo mai visto Violetta tanto euforica in vita mia. La mia nipotina si stava nuovamente innamorando, e questa volta solo di Leon, dato che l'altro pretendente, Tomas, era tornato in Spagna.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angie, German, Leon, Un po' tutti, Violetta
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
Capitoli:
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Violetta

 

Sobbalzai.

Mi mancò per un attimo il respiro, temevo che fosse papà che sentendo qualche rumore fosse venuto a controllare. Già mi immaginavo rinchiusa nella mia camera a vita, mangiando pane e acqua e non parlando con nessuno. Quando mi accorsi che la persona che avevo davanti non era mio padre tirai un sospiro di sollievo.

«Roberto! Che ci fai qui? Mi hai fatto prendere un colpo!»gli dissi mentre riprendevo fiato.

«Scusa Violetta, ma controllavo che tuo padre non si avvicinasse, così tu saresti potuta uscire liberamente!»rispose.

«Grazie! Tu ed Angie pensate proprio a tutto,eh?»Ultimamente non disobbedivo molto, ma questa era un'eccezione: Leon era troppo importante, e una cena con lui era il massimo. Non potevo permettere che delle stupide regole o un padre iperprotettivo rovinassero quella serata.

«Si....»mi sorrise.

Aspettai qualche minuto con Roberto l'arrivo di Leon, che venne a prendermi in moto.

«Sei pronta per la serata migliore della tua vita?»mi chiese sorridendo.

«Si, certo!»salutai Roberto con la mano, mentre lui rientrava in casa e pensai che quella sarebbe stata davvero la serata più bella di sempre, soprattutto perché la passavo con Leon.


German


“Mamma mia che vergogna” pensai quando mi accorsi che stavo fissando Angie in abito da sera.

Iniziai a farle domande a raffica, volevo sapere ogni minimo dettaglio del suo appuntamento. Perché di sicuro aveva un appuntamento. Andava a La Plaza, il suo ristorante preferito. Con Pablo. Volevo dirle di non andare, ma no. No, lei era la sorella di Maria, e io stavo con Esmeralda. Non potevo farlo. Però potevo almeno spiarli...

L'unico ostacolo era il fatto che io ed Esmeralda cenavamo dall'altra parte della città. Ma dovevo vedere che combinavano, volevo vedere se quella sottospecie di direttore era capace di importunare la mia Angie. Mentre parlavo con lei qualcuno suonò il campanello in modo abbastanza insistente. Andò ad aprire.

«Pablo!»

Era raggiante. Quando pronunciava altri nomi non era tanto felice, non le brillavano gli occhi.

Volevo che solo il mio lo pronunciasse con quella felicità, con quell'amore. E invece toccava a Pablo. La cosa mi irritava.

«Ciao Angie!»Le porse dei fiori gialli e lei lo abbracciò felicissima.

Un abbraccio. I fiori gialli, i suoi preferiti. No, questo era troppo.

«Ah, ciao German»mi salutò come se fossi stato l'ultimo essere vivente sulla Terra.

“Io lo strozzo, io lo strozzo, io lo strozzo!”pensai mentre ricambiavo il saluto.

Esmeralda scese le scale e interruppe i miei istinti omicidi.«Vogliamo andare?»le chiesi per levarmi quell'insopportabile di Pablo di torno.

«Si, andiamo»

Mentre andavamo verso il ristorante dissi a Esmeralda che c'era un cambio di programma. Lei inizialmente si arrabbiò, ma quando scoprì che andavamo a La Plaza diventò improvvisamente sorridente. Era il ristorante più alla moda di Buenos Aires.

Non immaginava neanche perché andavamo realmente lì....

Entrammo e per fortuna c'erano ancora un paio di posti liberi. Una fortuna incredibile, di solito il ristorante era al completo.

I due fidanzatini erano già lì, e scelsi il tavolo libero da cui li si poteva vedere meglio. Era fatta.


Violetta


Andare in moto inizialmente mi faceva paura, ma con Leon al mio fianco mi sentivo più protetta, e quindi mi rassicurai subito.

Scendemmo dopo qualche minuto e mi guardai intorno curiosa: non ero mai stata in quella parte della città. Eravamo entrati in un ristorantino piccolo ma accogliente, dove Leon aveva prenotato il tavolo vicino alla finestra, da cui si poteva vedere il cielo stellato. Era bellissimo. Ci sedemmo al nostro posto, e poco dopo arrivò un cameriere basso come un fungo, che prese le nostre ordinazioni. Anche se era solo un ristorantino di periferia la cena era ottima. Notai mentre mangiavo che c'era un pianoforte nero, e chiamai il tappetto-cameriere per chiedere informazioni.

«Scusi, ma quel pianoforte si può suonare?»

«Certo, provi se vuole»

«Grazie per l'informazione»dissi all'uomo che se ne stava andando per servire altri clienti.

«Ehi, Leon, proviamo?»

Lui annuì soddisfatto, e mi propose di cantare "Voy por ti".

Finimmo la cena e ci alzammo diretti verso il pianoforte. Sarebbe stato il culmine della serata.

«Dai,cantiamo!»

Tutti gli occhi dei clienti erano puntati verso di noi. Ero tesa, ma avevo voglia di cantare. L'adrenalina iniziava a scorrermi nelle vene. Ero pronta.

Mentre cantavo pensai a tutto quello che avevamo vissuto insieme, al nostro primo bacio, ai problemi causati da Ludmilla. Mi sembrava quasi irreale che si fosse risolto tutto.

Io e Leon cantammo benissimo e i clienti applaudirono entusisasti. Poi una voce gridò: «Bis! Bis!»

Si alzò un grande coro di gente, tutti chiesero il bis, anche le cameriere che stavano servendo. Allora ci preparammo a cantare nuovamente, onorati che quella canzone fosse piaciuta così tanto.

Ciò che non sapevo, però, è che i guai erano sempre presenti, e la mia felicità stava per andare in frantumi.


German


Esmeralda aveva ordinato un'aragosta. Io un'insalata, mi era passata la fame.

Vedevo Angie qualche tavolo davanti a me ridere e scherzare con Pablo, non ce la facevo più. A un certo punto le aveva addirittura preso la mano. Gli avrei tirato la forchetta in testa, così imparava a non toccarla.

«Tesoro, mi stai ascoltando?»la voce di Esmeralda mi fece tornare alla realtà.

Annuii, poco convinto.

«Ah, bene. Ti dicevo che il caldo in questo periodo è insopportabile....»

Meno male che prima non avevo seguito il discorso, pensa che conversazione interessante. «Si,hai proprio ragione...»

«Dovremmo acquistare un condizionatore...»

Non credevo proprio che l'avrei comprato, nessuno si era mai lamentato del caldo in quella casa, a parte Olga forse, i giorni in cui lavorava troppo.

«Ci penserò»le dissi invece, addentando l'ultima foglia di lattuga.

Aveva quasi finito l'aragosta, ma i due piccioncini lì davanti sembrava che non si volessero più staccare dalla sedia.

Così ordinai un altro piatto: la paella. Una porzione enorme di paella.

Non avevo voglia di mangiarla, però dovevo restare in quel ristorante fino a quando non se ne fossero andati.

«Tesoro, sei sicuro che la mangi tutta? Ne hai chiesto una porzione così abbondante....»mi chiese Esmeralda preoccupata.

«Si, stai tranquilla, la finisco...»

Non avevo altra scelta....

Mangiai quel piatto come se fosse stato il cibo peggiore del mondo, reso più brutto anche perché a cena con Angie non c'ero io. Ero proprio ossessionato, mi stavo rodendo il fegato.

Qualche pezzo lo buttai sotto al tavolo di proposito, ma poi la dovetti ingerire tutta. Aveva il sapore dello sciroppo per la tosse. La cosa positiva fu che i due se ne andarono e io non ordinai altro, anche perché se avessi mangiato anche solo una briciola di pane non so cosa sarebbe successo.

Pagai il mio salatissimo conto e poi mi diressi in macchina pigiando sull'acceleratore.

Volevo solo tornare a casa.


Violetta


Andammo a casa subito dopo aver suonato e aver pagato. Era tardissimo e papà non ci avrebbe dovuti scoprire. Il proprietario ci venne incontro per farci i complimenti, e ci disse che eravamo i benvenuti, in quanto avevamo riscosso un successo enorme. Ci invitò a suonare anche un altro giorno, ma io non credevo di poter accettare.

Stavo per entrare a casa, ma poi tornai sul vialetto, avvicinandomi a Leon.

«Ehi, Leon!»gli gridai mentre lui si preparava per ripartire.

«Che c'è?»

«Sono stata bene con te oggi!»

«Anche io tesoro»mi disse dolcemente mentre mi prendeva la mano.

«Ci vediamo domani!»Lo salutai baciandolo sulla guancia.

Ora sì. Ora era tutto perfetto, pensai mentre prendevo il mio diario dal cassetto della scrivania.

Scrissi quel mio pensiero liberatorio dopo tanti problemi: Mamma, oggi sono andata a cena con Leon. É stato magnifico, è tutto perfetto.

Lo feci come per convincermene del tutto.

Mi misi a letto e pensai che la mia vita non avrebbe più avuto problemi.



O almeno io lo credevo.




ANGOLO DELL'AUTRICE: Eccomi qui con il secondo capitolo. Come molti recensori avevano previsto l'ombra era di Roberto.

La cena di Leon e Violetta (che teneri *-*) è andata a gonfie vele, e i due hanno riscosso successo tra i clienti del ristorante dove hanno cenato. Ho descritto di più la scena in cui hanno cantato perché è soprattutto quello che fa emozionare Violetta.

German invece non ha passato una buona serata, e come se non bastasse, Angie si è divertita molto mentre lui mangiava a forza la paella...(oltre al danno la beffa xD)

Alla fine Vilu dice: “É tutto perfetto,o almeno così credevo”, ma perché? Per scoprirlo dovete leggere il prossimo capitolo :D


Grazie mille ai recensori e alle persone che habbo messo la storia nelle preferite/seguite/ricordate

  
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