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Autore: arwen5786    09/01/2008    7 recensioni
“Non mi uccideresti perché non ne hai la forza. Sei debole, Ino.”
Con uno sforzo di volontà lei si scostò da lui, di colpo, afferrò il kunai e glielo avvicinò alla gola di scatto. Gli occhi socchiusi. Lui sorrise.
“Nuda e armata, che immagine deliziosa.”
“Maledetto figlio di puttana. Io non sono debole. Potrei ucciderti se lo volessi. Potrei farlo.”
“Fallo.”
(crack pairing, ino x itachi)
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Ino Yamanaka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DAMNED SOUL




Ormai non si può più definire nemmeno pazzia. E’…aberrazione. Ma cosa sto facendo, cosa…

Ino sapeva cosa avrebbe dovuto fare, mentre guardava la figura che giaceva nuda nel suo letto, il lenzuolo che scopriva la schiena abbronzata e la curva sinuosa del fondoschiena, i capelli corvini sparsi sul cuscino.
Il letto intriso del loro profumo, quello dolce di lei e quello maschile di lui.
Si toccò la labbra, screpolate dal freddo e allo stesso tempo gonfie e turgide per i baci appena ricevuti.
Ma lui non mi bacia. Mi divora.
In tre semplici gesti Ino avrebbe potuto fare la cosa giusta: alzarsi, aprire la porta e dare l’allarme.
Oppure andare veramente fino in fondo, con un solo semplice atto.
Prendere il kunai accanto al letto e piantarglielo nel cuore.
Sarebbe stato così facile.
Peccato che era la trentesima notte che passava da lei, e ogni volta ogni suo tentativo di agire in maniera razionale andava miseramente fallendo.
Non poteva, non ci sarebbe riuscita.
E lui lo sapeva, eccome se lo sapeva. Tanto che non si dava nemmeno la pena di controllare che la stanza fosse scevra di oggetti contundenti; arrivava silenzioso nella notte, si prendeva quel che voleva
-no, lui non prendeva soltanto: ghermiva-
e poi si addormentava placidamente per qualche ora, fino all’alba, quando si rivestiva e se ne andava.
Ino si mise seduta sul letto, le gambe incrociate, il cuore che pulsava, guardando in stato catatonico il ragazzo che giaceva al suo fianco. Il suo amante.
Parola giusta.
O forse nemmeno, perché l’amante è la condizione di chi dà amore.
E Itachi non dava amore, lui prendeva, prendeva, prendeva.
Ino gli aveva donato tutta sé stessa, il suo corpo ma prima ancora la sua anima.

Perché la scelta di andare con un assassino prevede la perdita totale della tua anima, questo lo sai, Ino?

E lei lo sapeva fin da quando lo aveva incontrato la prima volta, una coincidenza fortuita durante una semplice missione esplorativa, dopo anni in cui i racconti che gravitavano intorno a lui erano ormai quasi leggendari.
Aspettandosi, a dar retta a Sakura e Naruto, un mostro.
Non il dio che si era rivelato ai suoi occhi.
Non l’uomo che con un solo sguardo l’aveva letteralmente folgorata e lasciata senza alcun respiro, senza fiato.
Lui che sapeva scandagliare a fondo la natura umana le aveva subito letto nella mente.
Ino, dalla bellezza sfolgorante.
Ino, dal carattere apparentemente arrogante e sfacciato.
Ino, così debole e fragile nelle sue più grandi insicurezze.
Ed era bastato un attimo, quell’attimo in cui lui le aveva sfiorato la bocca con le dita, perché lei capisse che ormai era definitivamente intrappolata.
Poi era sparito, Shikamaru che tentava di intrappolarlo e Choji che provava un’inutile tecnica dell’espansione parziale.
Lei era rimasta immobile, incapace di pensare. Riusciva solo a ricordare il tocco freddo della mano sulle labbra.
Così era iniziato tutto.


E adesso, per l’ennesima volta lo guardava. I lineamenti così simili a Sasuke, ma più adulti, più virili.
Perché Sasuke era un ragazzo. Itachi un uomo.
Sasuke accecato dall’odio e dal rancore. Itachi, semplicemente, malvagio.
Rabbrividì, e non per il freddo, stavolta.
Le emozioni contrastanti che la assalivano ogni sera la stavano nuovamente piegando: lo guardava e si sentiva ebbra di desiderio, carnale, fisico, mentale.
E poi invece la avvolgeva una paura sconcertante, il terrore più puro, quel barlume di consapevolezza che le suggeriva ancora timidamente la cosa giusta da fare.
Impugnò, come tante altre volte, il kunai, e si avvicinò a lui, puntandolo contro il viso, trattenendo il respiro sempre più affannoso.
Lo abbassò poco dopo, chinando il volto.
“Ancora con i soliti tentativi di uccidermi, vero, Ino?”
Lei sobbalzò facendo cadere di colpo l’arma sul letto, sotto gli occhi improvvisamente aperti e divertiti di Itachi, ancora steso e perfettamente a suo agio.
“Non…Non stavo…”
“Tranquilla, non negare. Tanto non saresti in grado di uccidermi. E sai perché?”

Dimmelo un'altra volta tu il perché, dannazione. Dimmelo ancora.

“Io non…”
Itachi le si avvicinò di colpo, accarezzandole i capelli soffici e lunghi, baciandola sul collo,sulle braccia, sulle spalle, provocandole improvvisi respiri frenetici e irregolari.
“Perché sei mia, Ino…Sei totalmente, inequivocabilmente mia…Ogni fibra del tuo essere mi appartiene, ogni tuo sospiro, ogni tuo gemito, ogni parte più nascosta del tuo corpo…”
Ino gemette mentre lui indugiava con la lingua sul suo seno.
“Non mi uccideresti perché non ne hai la forza. Sei debole, Ino.”
Con uno sforzo di volontà lei si scostò da lui, di colpo, afferrò il kunai e glielo avvicinò alla gola di scatto. Gli occhi socchiusi. Lui sorrise.
“Nuda e armata, che immagine deliziosa.”
“Maledetto figlio di puttana. Io non sono debole. Potrei ucciderti se lo volessi. Potrei farlo.”
“Fallo.”
Lei boccheggiò, tremante, osservando da vicino la sua espressione improvvisamente seria. Si morse un labbro, dolente.
Lui sorrise ancora.
“Non lo farai. Non stanotte.”
Gli occhi antracite fissarono le sue iridi celesti. Le bocche vicinissime. Ino gli puntò il kunai ancora più alla gola.
Fissò di nuovo Itachi negli occhi.
E poi depose di nuovo l’arma, in lacrime.
“No. Non stanotte.”
Lui sogghignò, e l’abbracciò.
“Non stanotte. Ne domani notte. Né in quella a venire. Tu non puoi uccidermi, Ino. Non ne saresti mai in grado, e lo sai.”
Lei annuì debolmente con la testa, cercando calore, conforto dal contatto con la sue pelle.
E, in quell’istante, lei si illuse davvero che quello fosse l’abbraccio di un uomo che l’amava, un abbraccio rassicurante e amorevole, un abbraccio che valeva tutta l’angoscia che il suo cuore provava.
Che giustificasse la sua inerme debolezza.
Non lo avrebbe mai ucciso.
Non l’avrebbe mai denunciato.
Avrebbe passato ogni notte a guardare la finestra, nell’attesa che arrivasse.
Le mattine trascorse a nascondere gli sbadigli.
Le sciarpe per nascondere i segni sul collo.
Le maglie lunghe per celare i morsi passionali che lui le lasciava.
La preoccupazione di Choji a vederla così stanca.
I sospetti di Shikamaru che vedeva sempre oltre le banali apparenze.
Sì, tutto quello sarebbe continuato.
Poi, d’un tratto, la lancinante e terribile domanda. Il dubbio che diventava un ondivaga certezza.
“Itachi…Tu mi ucciderai?”
“Prego?”
“Quando ti sarai stancato di me…Tu mi ucciderai?”

Perché io per te sono un gioco. Tu per me la vita, maledetta anima dannata....

Di nuovo quel ghigno sottile, sardonico.
“Ma io non mi stancherò mai di te, Ino. Io ho bisogno di te.”
Lei trattenne le lacrime, raggomitolandosi sotto il suo petto.
Voleva credere alle sue parole.
Ino aveva bisogno di credere nelle illusioni.







Proseguo a descrivere coppie più insolite…E questa decisamente la adoro!! Ha un po’ lo stesso fascino della Neji-Hinata: tragicità allo stato puro, con la differenza che Itachi è decisamente più sexy e cattivo di Neji:-)
Spero di aver reso bene i due personaggi e di averli mantenuti ic, per quanto possibile, nell'immaginare un loro ipotetico rapporto.
Dedicata a Kaho_chan, che mi sostiene sempre nonostante i nostri gusti spesso discorsi ma che finalmente vedrà scritto da me un pairing che entrambe apprezziamo!!

  
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