Her Smile
Quando
l’aveva vista per la prima volta, aveva dato per scontato che fosse come tutte
le altre.
Avrebbe
visto quel bellimbusto dell’Uchiha e si sarebbe unita al suo FanClub di oche
per morirgli dietro. Che poi altro non era. Un’oca.
Una
maledettissima oca, più della sua compagna di squadra quasi e questo, era tutto
dire.
[Un’oca.
Senza cervello, senza carattere. Da detestare.
Ed il
suo gioco, stupidissimo gioco, iniziò]
Shikamaru non aveva mai avuto interesse per le donne, mai.
E nemmeno per gli uomini, precisiamolo.
Le riteneva una seccatura, un’inutile perdita di tempo:
anche a parlarci, ottengono sempre quello che vogliono loro, se ti chiedono
qualcosa fanno sempre l’opposto di quello che dici ed infine sono terribilmente
schiavistiche…nel vero senso della parola.
Arrendersi a loro sarebbe equivalso ad arrendersi al
proprio destino.
Inutili erano le critiche del padre Shikaku che gli dava
del misogino.
Shikamaru non disprezzava le donne.
Per lui erano seccature.
E basta.
L’aveva
vista lottare intrepidamente contro una ninja valente.
Vani
erano stati gli sforzi di Tenten, l’avversaria era davvero troppo forte.
Si
muoveva placidamente, come se quello che stava accadendo non la riguardasse
minimamente. Senza muovere due braccia – ne era bastato uno – aveva messo
KO una ragazza che vantava le migliori prestazioni in campo d’armi.
E quel
sorrisino superiore lo infastidiva.
[Si credeva superiore a tutti, ergo, anche a lui. Quel sorriso avrebbe voluto strapparglielo via, avesse potuto. Ma faceva parte di quel gioco vizioso in cui, volente o nolente, si era andato ad immischiare]
Eppure, premunirsi dal carattere femminile, non gli era
bastato.
Era crollato, miseramente crollato davanti a lei.
La detestava dal profondo del cuore perché anche a
distanza d’anni, quel sorriso superiore non aveva accennato a svanire.
Shikamaru si chiedeva in cosa fosse superiore, lei.
Non era una ragazza bellissima. Aveva dei capelli strani,
troppo robusta e maschiaccia, dalla parlantina austera e a volte volgare.
Eppure…
Buttò il mozzicone per terra, schiacciandolo col piede,
scotendo la testa. Sentì il muro freddo aderire alle spalle, il giubbotto verde
dei Chuunin che gli ammorbidiva quel contatto.
Fissava il cielo, conscio del fatto che era notte tarda e
che il suo passatempo preferito, era impossibile da realizzare. La notte tarda
però, nel corso del tempo, era diventato il suo momento preferito, peccato solo
che non fossero presenti le nuvole.
Ma sapeva che ne avrebbe fatto a meno.
La
guardava con un sorriso che non gli apparteneva.
Quel
sorriso apparteneva a lei che, in quel momento, lo fissava con aria a dir poco
terrorizzata, con la paura negli occhi di perdere.
Oltre ad
essere un’oca, era anche egoista.
Era
stato ingegnoso il modo in cui l’aveva finalmente battuta, aveva sprecato molto
chakra, certo, ma solo per vederla in quello stato avrebbe dato qualsiasi cosa.
Tentando
di reprimere i suoi pensieri sul “perché” la volesse battere a tutti i costi,
pronunciò le parole che aveva da dire.
«basta.
Mi ritiro»
[quello che non si aspettava in quel momento, era la mancanza assoluta del sorriso superiore. Lei non lo stava schernendo. Lo stava guardando con espressione stupita, e quegli occhi gli stavano chiedendo di rimangiarsi quelle parole e di vincere. Lui non ci fece caso.
Non volle,
farci caso]
Con silenzio l’aveva colto di sorpresa, afferrandolo per
le spalle che, diamine!, erano appoggiate al muro. Lasciando perdere le domande
a cui nemmeno il suo quoziente intellettivo sarebbe riuscito a rispondere,
(capire lei? tsk, impossibile) spostò lo sguardo nel suo, osservando
nell’oscurità quelle pozze che lo scrutavano divertite e al contempo maliziose.
«ti sono mancata, cry-baby?» la voce era roca e sensuale,
le labbra di lei avevano raggiunto il suo orecchio, facendo rabbrividire la
pelle ai suoi sussurri.
«neanche un po’» la vide allontanarsi con un finto broncio
infantile mentre però, a discapito della sua espressione, aprì la porta della
camera e vi entrò senza fare troppi complimenti.
“o forse, anche troppo”
Si scostò dal muro e seguì quella ragazzina che era
divenuta ormai una donna.
Non era una donna bellissima. Aveva dei capelli strani,
troppo robusta e maschiaccia, dalla parlantina austera e a volte volgare. Ancora
e ancora.
«tanto lo so che ti sono mancata. È inutile cercare di negare. Contro di me non hai speranze» sbottò la giovane, attendendo che lui entrasse nella stanza insieme a lei e chiudesse la porta.
Ovviamente Shikamaru non si scompose. Tanto le donne hanno
sempre ragione.
È inutile ribattere.
[soprattutto con lei]
«se lo dici tu, mendokuse» sbuffò contrito, posando gli
occhi sottili sulla ragazza e avvicinandosi di soppiatto a lei. Non avrebbe
ancora sofferto per molto la distanza.
«smettila di chiamarmi in quel modo lo sai che-»
fu inutile continuare a parlare quando quelle labbra
secche s’impossessarono delle sue mentre le braccia forti la stringevano e
delicatamente la spingevano sul letto lì vicino.
L’unica cosa che riuscì a fare, fu increspare la bocca in
un sorriso.
E Shikamaru fu lieto, di non sentire un sorriso derisorio,
ma uno…
Deglutiva
stanco e privo di chakra.
Il
respiro era accelerato e le capacità visive erano calate irrimediabilmente.
Il
contatto con quel mezzo demone con il quale stava combattendo lo lacerava
dentro.
Non
sembrava così aggressiva – sebbene tendente al volgare – quando ancora la pelle
era rosea e il corpo fine di una ragazza.
L’amara
verità gli scivolò addosso come il sudore lungo la tempia, come quella mano
d’ombra che non riusciva a raggiungere quel collo ambito.
E quando
capì che era davvero tutto finito, sentì quella raffica di vento scaraventarlo
lontano e la presa alle braccia svanire.
Non si
curò, per quel momento, di capire che diavolo fosse successo.
Ma
mentalmente, ringraziò chiunque lo avesse salvato.
[guardò sorpreso la foresta in condizioni pietose.
Era
stato spazzato tutto via, compreso il corpo di Tayuya che adesso giaceva fra i
tronchi.
Con uno
sbuffò, notò che una ragazza lo fissava con un’espressione inizialmente
preoccupata che poi divenne divertita.
«avanti…che
ci voleva?»
la fissò
per qualche istante dedito alla contemplazione dei lineamenti del volto così
giovani. Continuò a guardarla, e alla fine si decise a sospirare.
E non
riuscì a capire perché, si ritrovò a ringraziarla mentalmente una seconda
volta]
Il sole disturbava il sonno di due ragazzi stesi fra le
lenzuola bianche.
Come le coperte avvolgevano loro, loro si avvolgevano in
un abbraccio caldo.
I raggi solari si permisero di indugiare prolungatamente
sul viso del giovane, svegliandolo dal suo stato di dormiveglia. Battendo un
paio di volte ciglio, guardò il viso che aveva di fronte, così vicino al suo. I
capelli dorati erano sparsi sul cuscino, le iridi verde scuro venivano coperte
dalle palpebre leggere e l’espressione era rilassata come il respiro regolare
di una persona ancora assopita.
La loro, era una relazione segreta e questo lo intrigava
molto anche se tentava di nasconderlo.
Lo sguardo si posò sulle labbra più rosse di quanto non
fossero normalmente e istintivamente, gli angoli della sua bocca si
arricciarono.
«Temari…» chiamò pacatamente, muovendo le mani verso il
bacino della ragazza per svegliarla delicatamente. Un mugugno infastidito
risuonò nelle orecchie, mentre una mano dalla carnagione più scura andava ad
afferrare la sua e portarla vicino al viso, accoccolandola di fianco.
E Shikamaru la vide quella smorfia stampata sul volto di
Temari.
Era una smorfia che amava, a dire il vero.
Era sempre quel suo sorriso altezzoso che la
caratterizzava ovunque. Poi si addolciva quando le labbra si posavano sulla
pelle della mano. E diveniva un sorriso innamorato.
Non
sapeva bene com’era iniziato.
Non
sapeva se si trattava dell’esame chunin o della missione Recupero Uchiha.
Non
sapeva nemmeno come e perché ci fosse finito in mezzo.
Ma per
molto tempo, non se ne preoccupò.
Per quel
momento, bastava averla accanto.
[Il gioco continuava, intrigante, misterioso, segreto.
Avrebbe
voluto trovarne una fine.
Ma capì
di essere caduto nella trappola mortale femminile, quella da cui suo padre lo
aveva avvertito: l’amore.
E mai
come quel giorno, comprese le parole di suo padre.
Senza
stancarsi di quel gioco.
Fin ché
c’era lei, andava tutto bene]
Non so bene come mi sia uscita ma avevo una voglia di scrivere pazzesca.
Era nata come una NejiHina, poi si è trasformata in quel che è. Una ShikaTema giocata molto sui flashback, sul sorriso di Temari e scritta molto di getto.
Non è il mio stile ed è la prima volta che uso questa impostazione grafica, credo.
Comunque, spero sia di vostro gradimento .__. Speriamo.
Dovrei tornare a studiare. Ed è quello che farò. *faccia decisamente perplessa*
Dedicata a babysil dato che me l’ha praticamente commissionata con le testuali parole:
“hai scritto una ShikaIno? Bene, ora fai una ShikaTema” O.o” tutta tua XD.
Dedicata al mio idolo Arwen5786 perché è fan delle ShikaTema (e delle SasuSaku XD) e io nutro una grande stima verso di lei *-* scritta col cuore anche per te! *__*
Ed ovviamente, dedicata a tutte le fan ShikaTema. ;)
Bye. Rory.