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Autore: PinkyCCh    26/06/2013    9 recensioni
Elisabetta, al quinto anno del liceo scientifico, ha sempre cercato di passare inosservata, per evitare problemi. Il suo unico obbiettivo era: arrivare all’ultimo giorno di liceo, indenne, senza problemi. Ma qualcuno sembra non essere d’accordo. Chi? Nico. Il tipico cliché adolescenziale. Bastardo al punto giusto, stronzo al punto giusto e bello al punto giusto. Una scommessa li unirà. Un professore un po’ pazzo li unirà. Riuscirà Elisabetta a cavarsela? Riuscirà a non cadere tra le grinfie di Nico?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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- Ti proteggerò io -


 

“Perché sono geloso.”

 
Lui geloso di me?
Lui, Nico Blasi, geloso della sottoscritta?
Forse quel giorno non mi ero lavata bene le orecchie e quindi non avevo udito bene le parole che aveva pronunciato.
“Nico che sta dicendo? Sei diventato scemo o cosa?”
“Cosa c’è di così difficile da capire, Marsh? Mi da al cazzo vedere quei viscidi che ti squadrano. Se solo potessero, ti scoperebbero su quei tavoli sudici. Te ne rendi conto?”
“Me ne rendo conto,ma non è una cosa che ti riguarda. È la mia vita Nico, non la tua. Cos’è hai paura di perdere la tua scommessa?”
Già, la scommessa era qualcosa che ancora mi tormentava. Volevo scoprire in cosa consistesse  
“Non c’entra la scommessa. Devi licenziarti da questo posto.”
Sospirai cercando di calmarmi, poiché quella conversazione stava mettendo a dura prova i miei poveri nervi.
“Allora Nico ascoltami bene, ok? SPARISCI DALLA MIA VISTA. ORA. Tu non sei nessuno per dirmi quello che devo fare o non devo fare. Ti è chiaro il concetto?”
Forse avevo esagerato nei toni. Vidi Nico irrigidirsi e subito dopo avanzare violentemente verso di me.
“N-Nico?”
Deglutii a fatica, sentendo l’adrenalina percorrere ogni lembo della mia carne.
Mi si parò davanti, arpionando le sue mani sulle mie spalle e facendo fuoriuscire dalla mia bocca un gemito dovuto al dolore.
Era così forte, cavolo.
“Mi fai male.” Sibilai cercando di farlo smettere.
“Elis, non voglio che tu lavori più qui. Ti è chiaro? Se non mi ascolterai, giuro che non so cosa potrei combinare. Sarei in grado di fare qualcosa di cui, sono sicuro, me ne pentirei amaramente.”
“Nico…mi fai male.”
Era l’unica cosa che riuscivo a dire. Mi stava facendo male sul serio.
“Non hai sentito cosa ti ha detto, Blasi?”
Nico lasciò istintivamente le mie spalle ed insieme ci girammo verso il punto dove proveniva la voce.
“Vincent, vedo che non hai ancora imparato a farti i cazzi tuoi.” Rispose a tono Nico.
“E tu a non ascoltare le richieste delle fanciulle.” Rincarò la dose Vincent.
“Pensavo di essere stato chiaro quando ti ho detto di stare lontano da Elis.” Ok, ora era divenuto un campo di battaglia quel vicolo dove ci trovavamo.
Vincent avanzò di qualche passo verso noi, sorridendo sornione.
“Blasi, non credo tu sia nella posizione ideale per dettare leggi et simili, sai?”
“Sta zitto, stronzo.”
Nico si era innervosito, era palese. Me ne accorgevo da come serrava la mandibola e dai pugni chiusi, segno inequivocabile che era nervoso.
“Credo che Elis non sappia nulla a riguardo, vero? Non sa di chi o meglio cosa sei. Giusto?”
“Che vuoi dire Vincent?”
Finalmente mi ero decisa ad intervenire in quell’assurda conversazione.
Le parole di Vincent mi avevano fatto sussultare, creando ulteriore scompiglio nei miei pensieri e facendo nascere una domanda più che lecita.
Chi sei Nico Blasi? Avrei voluto dire, ma ero completamente paralizzata ed impaurita da quello che avrei potuto scoprire se avessi posto tale domanda.
“Elis, finchè sei in tempo scappa da questo bastardo. Potresti fare la fine della sua ex ragazza.”
Ex ragazza? Nico non aveva ex. Insomma tutti conoscevamo il suo lato playboy! Lui non aveva ragazze fisse.
“NON NOMINARLA BASTARDO!”
Ecco questa era la prova. Lui aveva davvero avuto un’ex.
Nico si scaraventò su Vincent, sferrandogli un pugno in pieno volto, facendo cadere quest’ultimo sull’asfalto umido della sera. Vincent si rialzò, contraccambiando il pugno ricevuto. Iniziò così una rissa alla quale non sapevo mettere fine.
Non ero di certo una combattente. Cos’avrei dovuto fare? In preda all’agitazione ed alla paura, mis scaraventai sui due ragazzi che si stavano scazzottando, gridando.
“Vi prego basta. Fermatevi!”
Inutile, non mi ascoltavano.
Nella colluttazione ricevetti un pugno sul braccio destro, che mi indusse a gridare dal dolore. Solo in quel momento i due giovani parvero risvegliarsi e degnarmi d’attenzione.
“Cazzo, che male.” Imprecai in preda al dolore.
“Elis, dio mio, mi dispiace. Fammi vedere!” mi si avvicinò Vincent.
Ritrassi il braccio come scottata. Non volevo essere toccata da lui. Mi facevano paura entrambi, a dire il vero.
“Marsh, vieni qui. Fa’ vedere cosa ti abbiamo fatto, per favore.” Intervenne Nico, con quella sua voce profonda.
Credeva che imitando gli attori dei telefilm, con quella voce profonda, mi avrebbe fatto capitolare?
Oh come si sbagliavano entrambi. Io non ero una di quelle donne che capitolano appena un uomo usa un tono più erotico.
“Osate avvicinarvi di un altro passo e giuro che mi metto ad urlare peggio di una matta. Sono stata chiara?”
I due ragazzi si guardarono per poi posare nuovamente lo sguardo su di me.
“Nico, sei sicuro che il pugno le abbia preso il braccio e non il cervello?” esordì Vincent.
“Credo di non esserne sicuro Vincent.”
Ora si prendevano pure gioco di me?
Indispettita e dolorante mi girai di spalle, pronta ad incamminarmi nuovamente verso il Midnight per tornare finalmente a lavoro e guadagnarmi lo stipendio misero.
Iniziai a camminare quando mi sentii afferrare dal polso. Mi girai indispettita, trovandomi Nico che mi scrutava serio in volto.
“Pensavo di esser stato chiaro a riguardo.”
“Nico, io devo lavorare. Lo capisci?”
“Hai così bisogno di soldi?”
Ma a lui cosa importava, oltre al fatto che fosse geloso? Maledizione.
“Nico, lasciala stare.” Intervenne Vincent.
“Non sono cose che ti riguardano.” Rispose Nico, abbastanza alterato.
Vincent alzò le mani in segno di resa, facendo intendere che aveva gettato la spugna.
“Ok ok, vi lascio da soli. Ci vediamo Elis.” Concluse regalandomi un sorriso degno da fotomodello.
“Ciao Vince.” Lo salutai contraccambiando il sorriso.
I due ragazzi si salutarono, invece, con un cenno della testa.
“Ora torniamo a noi due.” Disse Nico rivolgendo nuovamente la sua attenzione su di me.
“Non ho nulla da dirti, NICO.”
“Io credo che abbiamo da parlare invece.”
Quella conversazione mi stava procurando stress, cavolo. Ma che voleva?
“Nico ascolta – sospirai – non voglio che tu t’intrometta nella mia vita. Sono stata ben chiara?”
“Perché ti ammazzi di lavoro?”
“Nico…”
Nel pronunciare così tante volte il nome di quel ragazzo, ormai era divenuta una cosa meccanica.
“Elis, io non capisco perché tu voglia umiliare il tuo corpo in questo modo.”
“Devo Nico. Devo.”
“Chi ti costringe? Dimmelo.”
Cosa avrei dovuto fare? Avrei dovuto confidarmi con lui? Avrei dovuto dirgli la verità sulla mia insulsa vita?
“Nico credo che non sia opportuno, credimi.”
“Io voglio sapere, però.”
Sospirai e guardandolo negli occhi, decisi di fidarmi per una volta di lui.
“Ho bisogno di lavorare per mantenere la mia famiglia.”
Lo guardai cercando un qualunque segno di scetticismo, che non arrivò, anzi. Mi incitava con lo sguardo a continuare.
“Ecco vedi…i miei genitori non mi apprezzano. Non chiedermi il perché, non lo so neanch’io. So’ solo che mi odiano, anche se loro si ostinano a dire il contrario. Da quando è iniziato il caso Ilva, la mia famiglia è caduta in disgrazia. Mio padre ha perso il lavoro perché la sua ditta, che era un subappalto dell’Ilva, è stata licenziata e così ci siamo ritrovati senza soldi. Ho dovuto darmi da fare e cercare un lavoro che mi permettesse di mandare avanti la famiglia. Mio padre è caduto in depressione e mia madre è diventata isterica. Se non porto uno stipendio decente a casa, mi danno botte e non voglio subire ancora. Appena finirò il liceo andrò via da qua. Ricomincerò da capo, perché sono stanca Nico. Stanca della merda che c’è intorno a me. Voglio vivere e sentirmi libera. Capisci ora?”
Finii di raccontare con il cuore in gola, certa che mi avrebbe derisa o roba simile. Ma ciò non accadde. Mi si avvicinò chiudendomi in un abbraccio che sapeva di buono. Di casa oserei dire.
“Sta tranquilla. Perdonami se sono stato brusco, ma non sopporto l’idea di vederti nuda davanti a quei viscidi vermi. Ti troverò io un lavoro decente. Te lo prometto.”
“No Nico. Non voglio la tua pietà. Non voglio nulla.”
Ed era vero. Non volevo la pietà di nessuno. Volevo cavarmela con le mie sole forze.
“NO! Ho detto che ti aiuterò. Ti proteggerò io. Non sei più sola.”

Ecco, con questa frase fece sciogliere ogni singolo pezzo di ghiaccio del mio cuore.




***************
Salve!
Perdonate l'enorme ritardo, ma tra lavoro ed impegni non sono riuscita ad aggiornare prima!
Volevo ringraziare tutti colore che seguono/preferiscono/ricordano e recensiscono la mia storia!
Vi ringrazio di cuore.

   
 
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