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Autore: PinkyCCh    03/07/2013    9 recensioni
Elisabetta, al quinto anno del liceo scientifico, ha sempre cercato di passare inosservata, per evitare problemi. Il suo unico obbiettivo era: arrivare all’ultimo giorno di liceo, indenne, senza problemi. Ma qualcuno sembra non essere d’accordo. Chi? Nico. Il tipico cliché adolescenziale. Bastardo al punto giusto, stronzo al punto giusto e bello al punto giusto. Una scommessa li unirà. Un professore un po’ pazzo li unirà. Riuscirà Elisabetta a cavarsela? Riuscirà a non cadere tra le grinfie di Nico?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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- Scommessa svelata -


 

Da quella sera erano passati dieci giorni. Dieci giorni in cui ogni singola cosa era cambiata intorno a me.
Nico aveva chiesto al professore di ripristinare le coppie-studio originarie e la cosa aveva lasciato tutti sconcertati, incluso me.
Altra novità? Nico mi aveva praticamente fatta licenziare da ambedue i lavori che svolgevo, trovandomi lui stesso un lavoro degno di essere chiamato tale, sempre secondo quell’essere.
In cosa consisteva? Lavorare come cameriera presso il ristorante dove lavorava anche lui. La paga era buona era quasi quanto prendevo con i due miei ex lavori messi insieme. La cosa dunque non mi dispiaceva più di tanto. Certo ero rimasta un po’ stranita dal fatto che un lavoro semplice come la cameriera avesse una paga così consistente, ma preferii fingere. Non volevo creare ulteriori casini e poi mi andava bene così.
Nico era praticamente diventato la mia ombra. Non mi lasciava neanche per un secondo e questo non aiutava per niente il mio piccolo cuore che era già in subbuglio da quella famosa volta in cui Mister ti Proteggo io, mi aveva salvata da quei tizi schifosi.
Tra le altre cose, a scuola, le ragazze non facevano che guardarmi di traverso. Era una cosa stizzante porco Caspio! All’improvviso non sembravo più la ragazza anonima, ruolo a cui ero abituata da cinque anni, ma l’oggetto dei pettegolezzi più succulenti del liceo.
Le mie due amiche , Lin e Kath, erano rimaste sconvolte ed entusiaste da quello strano rapporto che si era creato tra me e Nico. Continuavo a dirmi che mi vedevano già sposata con venti figli a carico e con un Nico quarantenne con una panza degna di Gerry Scotti. Ogni volta che prendevano questo discorso ridevo imbarazzata dicendo che la loro immaginazione non aveva eguali, non sapendo però che segretamente bramavo anch’io quella vita. Certo magari non con quella panza che loro dicevano e non con venti figli a carico. Mi sarei accontentata di dieci figli.
Quando radunai le mie amiche una sera, dicendo che avevo urgente bisogno di parlare con loro, non mi diedero neanche il tempo di spiegare di cosa si trattasse perché loro mi precedettero affermando convinte che loro sapevano di cosa si trattasse.

“Sappiamo che sei cotta di lui. Non diciamo innamorata perché non ne siamo sicure e poi sarebbe assurdo visto che non vi conoscete da chissà quanto, ma cotta a puntino lo sei!”

Mi punzecchiò Linda.

La più calma tra le mie amiche ora mi punzecchiava! Ero davvero nella merda più totale.
Cos’avrei dovuto o potuto fare per togliermi dal corpo, quella strana sensazione e quel formicolio che mi provocava vedere Nico o anche solo sentirlo nominare?
Non dovevo e non potevo permettermi di inciampare in un sentimento come l’amore o simili. Non era nei miei piani ne presenti ne futuri. 
D’altronde cosa sarebbe accaduto se Nico avesse scoperto che facevo sogni d’amore su noi due?
Certo lui aveva detto di essere geloso di me e di volermi proteggere, ma quella non era una dichiarazione d’amore, o sbaglio?
Le dichiarazioni d’amore sono diverse. O almeno era quello che pensavo.
Mi ero sempre immaginata seduta su una panchina sul lungomare di Taranto, mano nella mano con un ragazzo fittizio. Cuore impazzito, mani sudaticce, occhi da pesce lesso e una parola sussurrata: Ti amo.
Ecco per me era quella la dichiarazione d’amore.
 
 
 

 
“Elis come va con il tuo nuovo lavoro insieme a Mister ti proteggo io?” mi si avvicinò Kath, avvolgendo un braccio intorno al mio collo.
“Va.” Risposi sbrigativa io.
“Coma va? Non hai nulla da dirci?” intervenne curiosa Linda.
“Ragazze non c’è nulla da dire, chiaro? Va tutto perfettamente, candidamente, meravigliosamente, splendidamente bene. Ok?” controbattei acida.

Le mie amiche mi guardavano come se fossi un mostro. Le avevo ferite ed era chiaro come il sole.
Guardavo la mia amica Linda con i suoi occhioni castani, con i suoi occhi biondo scuro e con quel fisico asciutto che mi guardava con occhi sgranati e feriti.
La mia amica Kath che mi guardava con i suoi occhioni celesti ed i suoi capelli neri come la pece mossi dalla leggera brezza mediterranea, disgustata dal mio atteggiamento.
Ma chi ero o meglio cosa ero diventata?
Non volevo ferirle. Volevo semplicemente chiudere quella conversazione per me un po’ scomoda perché non avrei saputo rispondere diversamente.
Come andava? Come andava?
Ho già detto che Nico era diventato la mia ombra, ma non avevo detto che mi ero totalmente ed incondizionatamente innamorata di lui.
Sì, finalmente l’avevo ammesso.
Per quanto mi costringessi a non pensarci e dirmi che non potevo permettermelo, io mi ero innamorata di Nico.
Era una bugia che lo conoscevo poco perché proprio in quel poco io avevo trovato il mio paradiso.

“Ragazze scusatemi è solo che…”
“Che ne sei innamorata Elis, ne sei innamorata. Tranquilla.” Mi rispose Kath avvicinandosi ed accarezzandomi il viso con fare amorevole.

Forse ero per davvero la loro migliore amica, come loro lo erano per me. Forse ero importante tanto quanto loro lo erano per me. Forse ero io che mi facevo troppe pippe mentali.
Iniziai a boccheggiare non sapendo cosa dire e sentendomi improvvisamente nuda e priva di ogni difesa. Priva del mio guscio.

“Sta tranquilla, siamo tue amiche e ti spalleggeremo sempre e comunque tesoro.” Rinforzò il concetto dei miei pensieri Linda.

Mi avvicinai a loro due avvolgendo entrambe in un unico abbraccio, commossa dal loro volermi bene.

“Vi voglio bene ragazze. Grazie.” Tirai su col naso, ormai prossima al pianto isterico.
“No dai che schifo! Il moccio no!” si allontanò fintamente disgustata Kath, ridendo subito dopo.

Io e Lin ci guardammo per una frazione di secondo per poi scoppiare a ridere ed iniziammo a tirare sul col naso inseguendo Kath che correva da una parte all’altra del cortile della scuola.

“Allora Blasi come procede la scommessa?”

Ci bloccammo tutte e tre di colo nell’udire quelle parole.
Chi stava parlando era Luca. Amico di Nico.
Ci nascondemmo dietro un cespuglio. Sembravamo come quel personaggio di un Anime giapponese. Detective Conan.
Udito aguzzato e silenzio tombale.

“Procede alla perfezione Lù. Non sospetta di nulla. Crede che la voglia proteggere. Dio mio quanto è stupida.”

Persi un battito di cuore e strabuzzai gli occhi. Stavano parlando di me? Ero io il motivo di cotanta ilarità?

“Pensavo che Molinari fosse più sveglia. Il primo che le fa due moine subito lei si prostra ai suoi piedi.” Continuò, ridendo, Luca.
“Dovevi vedere la sua faccia quella sera! Ahahah mi mordicchiavo l’interno guancia per non scoppiare a riderle in faccia! E se la vedessi la sera quando lavoriamo…mi guarda con gli occhi da pesce lesso. È una cosa ridicolissima.”
“Se continui così i cinquecento euro saranno tuoi Blasi. Siamo stati proprio dei geni a scommettere con quelli della 5 B che avresti fatto innamorare quella sfigata.”

Quinta B. la mia classe.
I miei compagni di classe avevano cospirato contro di me.
Mi girai verso le mie amiche cercando i loro sguardi. Erano ferite e deluse quanto me. No di meno, poiché l’unica presa per il culo ero io.
Sentivo le gambe molli e sembravano volersi staccare da un momento all’altro dal resto del mio corpo. Il cuore era come se non battesse più.
Dovevo reagire. Dov’era finita l’Elis di un tempo? Dovevo combattere per me stessa.

“Al diavolo!” imprecai riprendendomi dal mio stato di trance e dirigendomi verso i due schifosi vermi.

Inutili furono le urla delle mie amiche che mi imploravano di restarmene ferma.
No. Non l’avrebbero passata liscia quei fottuti bimbi schifosi.
Camminavo a passo svelto, raggiungendo in un 5 falcate Nico e Luca.
Mi parai tra i due, guardandoli con aria di sfida.

“TU! –dissi rivolgendomi a Luca – sparisci. ORA. O dovrò staccarti il pisello ed attaccarlo al palo della luce. E TU!- dissi rivolgendomi verso Nico- fai schifo.  Credevi che non vi avrei scoperto? Eh? Fai schifo Blasi. Schifo. Ho sbagliato a fidarmi di te. Hai un futuro d’attore. Me la pagherai. Vendetta!”

Detto questo girai i tacchi e scappai letteralmente. Non volevo concedergli la soddisfazione di vedermi piangere.
Rientrai in classe ignorando gli sguardi indiscreti dei miei compagni che mi guardavano malignamente.

Al diavolo anche loro!

Nico me l’avrebbe pagata. Oh sì. Sapevo anche a chi chiedere aiuto.

Vincent.
 

   
 
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