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Autore: theflamebreath    26/06/2013    4 recensioni
La Nuzlocke Challenge. Un mistero per molti, una sfida per altri, quasi per tutti, una fonte continua di preoccupazione. Da quando i Pokemon hanno cominciato a morire dopo le battaglie, tutti si sono adeguati alle nuove regole: catturare il minor numero di mostri possibile, allenarli costantemente per sopravvivere alle sfide. Ma nessuno si è mai chiesto il PERCHE' di tutto ciò, o meglio pochi, pochissimi allenatori, ognuno con i suoi scheletri nell'armadio, tutti determinati a cambiare il mondo dopo che è cambiato.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga, Videogioco
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parte 1
Moltres sfrecciò via, allontanandosi in un turbinio di fiamme purpuree dal luogo in cui aveva seminato tanta disperazione, volò veloce attraverso la regione, scavalcando cime innevate e inoltrandosi in nuove terre, dove scese ancora in picchiata più e più volte, seminando l’orrore con i suoi fiumi di fuoco.
Poi sembrò calmarsi, gli occhi vuoti puntati verso l’orizzonte, lanciò un grido e ripartì, sorvolando il mare scuro. Ben presto fu affiancato dai suoi fratelli del trio, Zapdos e Articuno, entrambi con il suo stesso sguardo vacuo, come lui assassini implacabili. Volarono in formazione perfetta fino ad un’isola sperduta, dentro un’ampia grotta dove avevano il loro nido. Si posarono ognuno sul proprio giaciglio, come per riposare, ma rimasero attenti come scolaretti, il loro Maestro stava per arrivare.


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L. ARC

Ciò che siamo - parte I -

Earine guardò Mikael gettare l’ultima manciata di terra sulla fossa con un grugnito, mentre diceva addio al suo Pokemon con solo qualche lacrima sul viso dai tratti ravvicinati. Attorno a loro, un’altra decina di tombe piccole e grandi recavano i nomi dei compagni che la ragazza aveva perso, da qual fatidico giorno in cui Lock l’aveva lasciata, da quando i suoi amici avevano cominciato a morire. Degli altri giovani che aveva incontrato pochi giorni prima nella radura solo Hao, l’allenatore di Nox, l’Umbreon, un ragazzo dai folti capelli castano scuro e Norah, la sua compagna di viaggio nonché migliore amica e padrona di Revenge la Flareon, erano rimasti con loro a guardare mentre una nuova lapide si aggiungeva alle tante ricavate a forza dai tronchi antichi. In particolare Selas, la padrona di Louis il Jolteon, era rimasta dietro un albero scampato, ai margini del cimitero, per la maggior parte del tempo, gli occhi scuri lucidi di lacrime e i capelli nerissimi calati a coprirle il volto commosso, il Pokemon elettrico stretto saldamente tra le braccia e le forti zampe del suo maestoso e possente Typhlosion a cingerla in un abbraccio rassicurante.
Le altre due ragazze, Hairen e Zaira, già li attendevano sulla strada per il Centro Pokemon dove avrebbero passato la notte e mentre camminavano lentamente verso quel porto sicuro uno dopo l’altro, senza un motivo preciso, cominciarono a raccontare la loro storia
-Io vengo da Kanto.- cominciò Mikael, guardandosi i piedi  –Ho cominciato con Squirtle e dopo poco ho catturato… -
-Ah! Squirtle!- esclamò Earine, rivolgendo uno sguardo malinconico alla foresta che avevano appena lasciato.
-Già.- continuò lui incurante - poi ho catturato un Growlithe e arrivato ad Azzurropoli  l’ho subito fatto evolvere in Arcanine. Il mio federe Arkra. - aggiunse, sfiorando una delle sfere appese alla sua cintura. – Ho proseguito verso Aranciopoli, dove mi hanno regalato un Farfetch’d. Ch’ding. Poi però mi sono trasferito ad Hoenn, così ho permesso a Blastoise di rimanere a casa e sono andato all’avventura anche lì. Ho catturatu un Sabaleye, perché sono fighi, poi mi sono dedicato ad allevare Zubat. –
- Zubat? – esclamarono  tutti all’unisono, sbalorditi
- Si, dopo aver allenato uno di quei cosi fino a farlo diventare un Crobat, ha cominciato a metter su famiglia e io mi sono preso cura dei suoi figli. Ma ad un tratto… THE END è stato il primo a morire, e tutti gli altri l’hanno seguito. Morivano mentre si allenavano, mentre esploravano, mentre imparavano a volare. Per non parlare della strage che hanno fatto gli allenatori! Alla fine il mio Crobat, Zurück, non ha più avuto la forza di lottare e io sono ripartito. Volevo capire perché gli Zubat muoiono.-
-Perché sono brutti, inutili, fastidiosi e FOTTUTAMENTE OVUNQUE!- esclamò allora Hao tra le risate di tutti, tranne di Selas, che abbassò lo sguardo sulle sue scarpe e mormorò – Comunque non è bello… vederli morire. – li rimproverò. Riportandoli alla realtà, poi proseguì, raccontandosi anche lei – Sono nata ad Hoenn, ma ho vissuto a Johto da che mi ricordo. Il mio primo Pokemon è stato Ernesto, il Typhlosion, l’ho allevato fin da quando è uscito dall’uovo, insieme al Pidgey di mio sorella e al Rhyhorn del mio fratellino. Ci allenavamo spesso insieme e così io ed Ernesto presto decidemmo di partire all’avventura, sfidammo le Palestre e persino la Lega, finchè non arrivammo al cospetto di Lance, il Campione. All’epoca non morivano ancora, ma la sconfitta fu comunque dura da affrontare. Insomma, lui mi fece coraggio e io… come una stupida mi fidai. Ma non è il caso, insomma quello che volevo dire è che dopo…  ero davvero disperata, nessuno riusciva a risanare la ferita nel mio cuore, nemmeno il mio dolce Ernesto. Lasciai andare il resto della squadra e mi rimisi in viaggio, senza più gioia, senza soddisfazione. Finchè un giorno, qualche tempo dopo, più o meno quando i Pokemon iniziarono a morire, vagando in una foresta trovai un piccolo Eevee, che piangeva come un Cubone per aver perso la sua mamma.  Mi fece tanta tenerezza che lo presi con me e pian piano ci riprendemmo insieme. Lui riuscì a farmi ridere di nuovo e la mia nuova determinazione lo spinse a cambiare, a evolversi in Jolteon per essere più forte. Sono fiera di Louis. Insomma, mi ripresi e dopo qualche tempo salvai addirittura un Rattata, il mio Rosicchio, dalla furia di un Victreebell selvatico, mandando Ernesto a combattere. Ma quando vidi che le ferite che gli infliggevo lo danneggiavano seriamente, tanto da farlo quasi morire, decisi di non combattere più sul serio, nemmeno con i Selvatici. Ero incuriosita e intimidita dalla situazione, così decisi di lasciare la mia casa e indagare sulle cause di quelle morti, per provare a salvarli. Nessuno merita di morire! – concluse allora con aria grave e risoluta, guardando ognuno negli occhi. Era chiaro che ognuno di loro aveva motivazioni forti nella propria ricerca della verità. Probabilmente tutte le loro storie erano così tristi, ma Earine non vedeva l’ora di ascoltarle, perché aveva un piano da proporre.









Angolo dell’autrice
Sono tornata! Irregolare come sempre, anche se sembra che l’irregolarità rafforzi l’affezione, boh?
Comunque da qui in poi cominciano i tre capitoli di “presentazione” dei ragazzi, così da prendere confidenza con ognuno. Il prossimo è già pronto, quindi arriverà a breve.
Buona lettura!


Flamebreath
  
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