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Autore: Il giardino dei misteri    26/06/2013    5 recensioni
Arianna è una ragazza di sedici anni che frequenta il Liceo Scientifico, insieme al fratello Federico, di due anni più grande. Lei e il fratello sono come due universi inconciliabili. Lei sfigata e secchiona, lui bello e con la nomea di "dongiovanni". In mezzo c'è Alex, l'amico di Federico, e Marco, un ragazzo nuovo, che, dopo un'iniziale ostilità, conquista il cuore della piccola Arianna. Lei sarà così divisa tra Alex e Marco. Mentre sarà indecisa su chi scegliere, vivrà nuove avventure che la porteranno a crescere e maturare.
Spero che vi piaccia ^.^
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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XII.

 

Quel pomeriggio non andai da Marco, neanche quello dopo e quello dopo ancora. A scuola cercavo di evitarlo, di evitare i suoi dolci sguardi, di parlargli, di rispondergli, di entrare in contatto diretto con lui. Ed evitavo anche di rispondere ai suoi messaggi. Non mi andava di vederlo. Mi avrebbe confuso ancora di più. Più di quanto già lo fossi!

Gli riferii tramite Anna, che non mi sentivo molto bene ed evitai di andare a studiare a casa sua.

Sperai che almeno lui non si offendesse, perché non potevo fare altrimenti in quel momento. Ma, lui, proprio come temevo, non prese molto bene la cosa. Una mattina, infatti, mi affrontò.

<< Rossetti, Rossetti …>> mi chiamò, correndomi dietro.

Cercai di accelerare il passo, di fare finta di non aver sentito, ma lui, insistette. Non si dava per vinto. Finché non si avvicinò, mi prese per un braccio e mi costrinse a voltarmi.

<< Sono tre ore che ti chiamo …>>

<< Scusami>> dissi con un espressione piuttosto triste. << N- non ti avevo sentito>> mentii con la prima scusa che mi venne in mente.

<< O forse non volevi sentire?>>

Io arrossii leggermente e non risposi.

<< Cos’è questa storia?>> mi chiese lui.

<< Q- quale storia?>>

<< Non fare la finta tonta! Sai benissimo quale storia. Sono tre giorni che non vieni a studiare da me. Non rispondi ai miei messaggi, mi eviti, non mi rivolgi più la parola. Credi che non l’abbia capito che mi stai evitando? Dopo che mi hai baciato!>>

<< Lo so
benissimo, ma avevo bisogno di stare da sola a riflettere. Cerca di capirmi!>>

<< No, non ti capisco e non voglio provare a farlo. >>

<< Ecco, lo vedi? Tu non puoi capire. Nessuno può capire.>>

<< Che c’è da capire?>>

<< Non so cosa voglio, Marco.>>

<< Mi stai lasciando?>>

<< Noi due non siamo mai stati insieme.>>

<< Credevo che significasse qualcosa per te, quel bacio.>>

<< Quel bacio ha confuso le mie idee.>>

<< Sei stata tu, a baciarmi.>>

<< Lo so>> dissi abbassando lo sguardo.

<< Io non ti capisco. Prima mi baci e poi mi lasci. Che cosa vuoi Arianna? Cosa vuoi? Perché sono stanco di provare a capirlo!>> disse lui alzando la voce  al culmine dell’ira.

<< Non lo so, Marco. Non lo so>> dissi scoppiando a piangere.

<< Tu mi hai illuso, tu mi hai solo illuso. Era questo che volevi.>>

<< No, non è vero! Era l’ultima cosa che avrei voluto fare.>>

<< Non venire a raccontarmi balle. E’ così e basta.>>

<< No, non è così>> dissi con le lacrime che scendevano lungo il viso.

<< Risparmiati le lacrime, stronza.>>

<< Marco, aspetta …>>

<< Non ho più niente da dirti. Mi dovevo fidare della mia prima impressione. Tu sei solo una stronza e nient’altro. Non voglio più vederti, né sentirti. E non mi interessa niente del nostro lavoro di gruppo, te lo puoi fare anche sola!>>

<< Ti prego,Marco. Ti prego, aspetta.>>

Lui indossò il casco e partì.

<< Mi hai già deluso la prima volta e anche una seconda. Ma, non succederà più. Stronza.>>

 

Mi lasciò sola, sul ciglio della strada. Come la volta in cui litigammo. Mi ritornò in mente e non potei far altro che piangere. Mi chiedevo perché. Perché sbagliavo sempre tutto? Perché riuscivo solo a deludere le persone? Perché non facevo altro che illuderle? Facevo uno sbaglio dietro l’altro. Un errore dopo l’altro. Volevo fare del bene, e invece, finiva sempre che facessi tutto il contrario. Col risultato che tutti  mi odiassero!

Quanti sbagli avevo fatto? Quante persone avevo deluso? Quante ne avevo fatto soffrire? Tutti soffrivano a causa mia, perché avevo una testa di cavolo! Era sempre e solo colpa mia.

Avrei rischiato di perdere anche quei pochi amici che avevo, se avessi continuato ad agire così! Ora anche Marco si era stancato di me! Come Alex. Non potevo biasimarli. Non potevo certo farlo, né tanto meno giudicarli. Anzi, li capivo. Prima li avevo baciati, li avevo illusi e poi non mi ero fatta più viva, cercando di evitarli. Avevo tenuto il medesimo comportamento con ambedue. Un comportamento da stronza e figlia di puttana! Un comportamento imperdonabile, per una come me. Ma, nessuno avrebbe potuto capire la confusione che albergava nella mia testa! Dio Santo! Io volevo bene ad entrambi. Alex lo conoscevo praticamente da quando ero nata. Aveva sempre fatto parte della mia vita. Avevamo passato tante avventure da piccoli e anche da grandi. Lui c’era sempre stato per me, e ora che si era allontanato mi sentivo vuota, persa, come se la mia vita non avesse più alcun senso! Marco, invece, era buono, dolce, gentile, contrariamente a quanto mi aspettassi all’inizio. Era molto sensibile, e proprio adesso che eravamo diventati amici, lo avevo perso. Io non volevo che nessuno dei due uscisse dalla mia vita, ma ero consapevole che avrei dovuto scegliere uno di loro. Ma, non sapevo chi. Perché era tutto troppo difficile. E questo iniziava a preoccuparmi. Perché avrei dovuto prendere una decisione. Una decisione che avrebbe potuto cambiare la mia vita. Per sempre.

Probabilmente, il mio cuore già sapeva cosa fare, ma la mia testa no. Ed ero ignara che qualcosa, un avvenimento forse,  mi avrebbe spinta a fare la decisione giusta. La decisione della mia vita.

 

Mentre, facevo questi pensieri, mi ero incamminata per ritornare a casa. Quel giorno, però, vicino casa mia c’erano dei lavori in corso e la strada principale era chiusa. Per tornare a casa, avrei dovuto percorrere una strada secondaria praticamente deserta e poco praticata. Una specie di strada di campagna, con pochissime case, la maggior parte delle quali abbandonate.  Ma, non avevo altra scelta. Dovevo pur tornare a casa!

<< Stai tranquilla, Arianna. Tanto questa strada è deserta, no? Quindi non passa nessuno di qui. E non può succederti nulla di male, vero?>>

Camminavo a passo svelto, proprio per arrivare il prima possibile a casa mia, nel mio morbido letto a distendermi e a scacciare via ogni pensiero.

Ma, non ebbi il tempo di finire la frase.

Mentre camminavo ebbi l’impressione di essere seguita, di essere spiata.

Mi voltai indietro, guardando in modo furtivo. Ma, non vidi nulla.

Mi dissi che magari era una mia impressione. Che magari ero troppo spaventata. Che magari mia madre mi aveva messa in apprensione con le sue raccomandazioni. Pensai a tutte le ipotesi possibili. E per un po’ fui pure persuasa da qualcuna di queste. Ma, ebbi quell’impressione una seconda e una terza volta. Tirai dritto e a passo spedito, cercando di anticipare il prima possibile il mio ritorno a casa. Ormai mancava poco. Ma, ad un tratto mi accorsi che quelle non erano solo sensazioni. Vidi un’ombra e sentii una voce, dietro di me. Una voce forte, che mi fece sobbalzare.

<< Dove va questa bella ragazzina tutta sola?>>

Io mi girai, di scatto.

Avevo paura. Stavo morendo di paura. Il cuore mi batteva forte nel petto ed io iniziai a sudare. A sudare freddo.

<< Che cosa vuoi da me? >> dissi cercando di mantenere un tono calmo.

<< Niente, volevo solo sapere dove vai. >>

<< Non mi sembra che siano fatti che ti riguardino.>>

<< Ah, no?>>

 

Era un ragazzo poco più grande di me, all’incirca sulla ventina. Era alto, magro, con i muscoli ben in vista e con molti tatuaggi , aveva uno sguardo torvo, da far paura e un’espressione tutt’altro che simpatica, anzi proprio antipatica. I suoi occhi scuri erano puntati su di me. Facevano paura. Parevano gli occhi d’un cieco, fissi, senza movimento, gelidi. Mi fecero rabbrividire. I lineamenti del viso erano marcati e decisi e la prima impressione che mi fece non fu proprio bella.

Si avvicinò sempre di più, mentre io cercai di allontanarmi, facendo dei piccoli passi indietro. Ero consapevole che non sarei potuta andare lontano, ma tentai. Forse qualcuno mi avrebbe sentita. O forse avrei avuto un colpo di fortuna. Erano delle ipotesi improbabili, ma non volli mollare. Volli tentare. Feci qualche piccolo passo all’indietro, come i gamberi, quando sentii che le ginocchia stavano per cedermi. All’inizio non capii perché mi stessi lasciando andare, perché stessi per cadere, perché non avessi più un appoggio solido sotto i miei piedi. Quando fui per terra, capii. Ero inciampata in un maledetto sasso. Immediatamente, sentii un dolore lancinante alla caviglia destra e non riuscivo più ad alzarmi. Iniziai ad agitarmi, mentre credei che il cuore sarebbe scoppiato nel petto. Provai e riprovai ad alzarmi, ma non ci riuscii. Sentivo troppo dolore.

E lui ne approfittò. Non ci pensò minimamente ad aiutarmi. Quando capii che non ce l’avrei fatta si avventò su di me. Fece un fischio e vennero anche due suoi amici. Brutti come lui.

<< Stai calma, piccolina>> disse lui, il capobanda.

Io mi agitai ancora, mi dimenai, cercai di urlare. Ma, mi fu impedito di fare qualsiasi cosa.

<< Stai calma e non ti succederà niente. Ci divertiremo solo un po’, tu non vuoi divertirti?>>

Io tentai ancora di dimenarmi, ma non valse a nulla.  E quando capii le loro intenzioni, non potevo fare  più niente. Chi mi avrebbe sentita in quel silenzio? Chi mi avrebbe salvata? Chi poteva aiutarmi? Ero sola. Come sempre.  

Avevo paura, tanta, troppa paura. Il cuore non cessava di battere. Volevo scappare via e tornare a casa, dalla mia mamma. Abbracciarla forte e sapere che non mi avrebbe abbandonata. Ma, non potevo farlo. Iniziai a piangere. Una lacrima dopo l’altra scendevano sul mio viso, mentre io continuavo a piangere silenziosamente. Avevo paura non solo per quello che mi avrebbero fatto, ma anche perché se mi fossi opposta,avrei potuto fare una brutta fine. Mi portarono con loro, in una casa semideserta e fatiscente. Per loro sarebbe stato pericoloso farsi vedere in mezzo alla strada.

Mi feci prendere ancora di più dal panico. Non sapevo cosa fare. Cercai di mostrarmi buona, calma. Pensai che forse avrebbero capito. Pensai che ancora avessero un cuore e che non fossero così spietati e crudeli.

<>

<< Sta’ zitta>> disse un complice dandomi un forte schiaffo sulla guancia.

<< Io mi sono solo persa. Ditemi dove sono>> dissi mentendo e sperando che magari mi lasciassero andare.

<< Non ce ne fotte un cazzo>> disse l’altro.

<< Ma, dove mi avete portata?>>

<< Questa è una baracca non lo vedi?>>

<> gli disse il capo. << Dobbiamo agire. Prima lo facciamo meglio è. >>

<< Vi prego, no>> dissi io, una seconda volta.

<< Sta’ zitta. Vuoi che tutto vada bene? >> mi disse lui, il capo.

Io annui, tra le lacrime.

<< Allora devi stare zitta. ZITTA. E fare quello che ti diciamo noi.>>

Io annuii una seconda volta, ancora spaventata, mentre continuavo a piangere in silenzio, con gli occhi chiusi e pensando che per me non ci sarebbe stato più scampo. Nessuno mi avrebbe salvata e io sarei rimasta in balia di quei porci. Non avevo più via di fuga. Ed incominciai ad avere più paura di prima. Io non volevo, non volevo assolutamente che loro abusassero di me. Mi facevano schifo. Li odiavo. Sentii le loro mani su di me. Dappertutto. Mi venne la pelle d’oca. Sentivo che la mia morte era vicina o meglio che la mia fine era vicina, che non ci sarebbe più stato niente da fare per me. Quando successe qualcosa. Ad un tratto sentii una voce. Una voce che mi suonava familiare.

<< Che state facendo qui, eh?>>

<< E tu chi sei? Che cazzo vuoi, eh? Vai a rompere da una altra parte, idiota!>>

<< Io non mi muovo di qui se non la lasciate andare!>>

<< E chi saresti tu? Suo padre o il suo angelo custode?>> disse il capo banda, mentre i suoi amici ridevano.

Io continuavo a non capire.

<< Lasciatela andare, ho detto>> sentii la voce dello sconosciuto, urlare.

<< Ma tu che cazzo vuoi, eh? Ti ho detto di andare a rompere da un’altra parte. Lo capisci l’italiano?>>

<< E io ti ho detto di lasciarla andare.>>

<< Perché, sentiamo? >> disse il mio “sequestratore”.

<< Perché state abusando di lei senza il suo consenso.>>

I tre ragazzi scoppiarono in una fragorosa risata.

<< E con ciò? Tu chi saresti? Che ce ne frega se lei non vuole, noi dobbiamo solo divertirci.>>

<< Lasciatela stare. Basta!>> urlò quello.

<< Perché ti importa così tanto di questa ragazza, eh? Dimmelo.>> disse il capo, dandogli uno spintone.

<< Perché …>> lo sconosciuto esitò. << Perché … è la mia ragazza.>>

Sobbalzai.

<< Ma che stava dicendo quello? Io non ero la ragazza di nessuno?! Che si stava inventando? Chi era poi? E perché voleva così tanto liberarmi?>>

Furono degli attimi incredibili, in cui io non capii più nulla. Non capivo chi stesse parlando e non capivo perché lo stesse facendo. Perché voleva salvarmi? Perché?

Quella voce mi pareva familiare, ma io ero così stordita che non riuscivo più a capire. Vedevo solo un’ombra. Non riuscivo a mettere a fuoco la sua immagine. Ero confusa. E più volte credei che stessi sognando.

Poi, vidi i tre uomini e lo  sconosciuto uscire fuori dal casolare.

Li sentii parlare, discutere, forse anche fare a botte. Poi, sentii delle urla e delle imprecazioni contro il ragazzo che mi aveva salvato, mentre loro si stavano allontanando. Io ero rimasta dentro e avevo ancora paura. Il pericolo ormai era passato, ma la paura rimase. E forse sarebbe rimasta per sempre. Forse questa esperienza mi avrebbe segnato per il resto della mia vita. Mi portai una mano alla bocca e piansi. Piansi disperatamente.

Poi, di fronte a me, vidi un’ombra. E fu allora che mi ricordai di colui che mi aveva salvata. Continuai a ripetermi perché lo avesse fatto e perché avesse detto che fossi la sua ragazza. Mi tornarono in mente le sue parole e la sua voce mi era molto familiare. Io la ricordavo, ma non riuscivo a capire. Era come se ci fosse qualcosa che mi sfuggisse. Eppure, io conoscevo quella voce.

Riapri cautamente gli occhi. La luce mi investì in pieno. Vidi la sagoma di un ragazzo. Era alto, magro, imponente, con i cappelli sparati in aria dal gel. Ma, non riuscivo ancora  a metterlo a fuoco.

Quando aprii completamente gli occhi e mi abituai alla luce, lo vidi e capii.

I miei occhi si spalancarono e io impallidii. Non riuscivo a spiccicare una parola. Avrei voluto dire tante cose, ma la mia bocca era come serrata, incapace di emettere qualsiasi suono. Io volevo parlare, ma non riuscivo. Piansi ancora, mentre vidi la figura che si avvicinava a me teneramente e mi avvolgeva con il suo morbido abbraccio. Quando, finalmente, mi calmai, la voce mi ritornò.

<< M- marco …>> furono le uniche parole che riuscii a dire.  

 

 

ANGOLO AUTRICE

In primis,  mi scuso per la prolungata assenza, ma ho avuto dei problemi con il mio pc, che mi ha fatto sudare le proverbiali sette camicie prima di poter vedere pubblicato sto capitolo. Mi dispiace molto, davvero. Soprattutto di avervi fatto attendere a lungo per il proseguimento della storia. Non è stata colpa mia, ma cause di forza maggiore. Cercate di perdonarmi, se potete :D  

 

In secundis, vi devo dire che ho faticato assai a scrivere questo capitolo. Sia perché inizialmente non sapevo cosa scrivere, sia perché  quando mi è venuta l’ispirazione, sono morta per scrivere la scena in cui Arianna viene quasi violentata. Poi, alla fine quando ho avuto finalmente chiaro in testa ciò che volevo scrivere, sono partita a razzo. Vi ho fatto un po’ attendere per sapere chi fosse questo misterioso salvatore. Ma, alla fine l’ho svelato! :D

Insomma, questo a dispetto del precedente capitolo è veramente un capitolo chiave, importantissimo. Arianna ha quasi chiaro quello che vuole e vedremo insieme come si risolverà la storia. Siamo quasi giunti alla fine, anzi questo è il penultimo capitolo. :’(

Spero che vi piaccia, e vi esorto a recensire per sapere la vostra opinione e magari se vi va, darmi dei consigli per l’ultimo capitolo che è in fase di scrittura *--------* .

Baci :***

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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