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Autore: Heart InRussia    26/06/2013    5 recensioni
Chiamatemi Jo, anche se per gli Oasis io sono Joel.
Non avrei accettato di lavorare per loro se non mi servissero i soldi per andarmene da qui.
Non dovrei fingermi un ragazzo, non dovrei comprare la birra a Liam, non dovrei fare la barista al mattino e il facchino dopo pranzo. Non dovrei abbassare la voce per sembrare un ragazzino. Non dovrei fare un lavoro da uomo.
Non ti avrei mai sentito suonare, non ti avrei conosciuto. Non avrei sentito i brividi che può dare una chitarra.
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Liam Gallagher, Noel Gallagher
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I primi giorni non furono semplici semplici.

Per quanto avessero più uomini al loro servizio, gli Oasis si dimostrarono abbastanza capricciosi.

Volevano il caffè, la birra, il pranzo e il letto pronto agli orari che inventavano loro, diversi ogni giorno. Volevano che lo studio di registrazione (un nome molto elegante per un magazzino in disuso, ma Sally sarebbe stata in  grado di vendere cactus ai beduini) aperto quando volevano loro, e solo per loro.

Volevano le loro t-shirt da quattro soldi pulite in due ore.

Se la tirano un po’ troppo per essere un gruppo al primo album. Di tutti quelli che lavoravano lì, solo Sal sapeva chi davvero lei fosse. E se il pomeriggio lavorava in studio, la mattina era la barista Joe. Per fortuna il gruppo la sera usciva, così poteva andare a dormire presto, o avrebbe dormito sul bancone.

Lavorava e basta, ma ogni giorno si ripeteva che ne valeva la pena. Le importava proprio raccogliere il suo gruzzoletto per prendere un aereo e andare via da lì, e basta.

Via da quella realtà che non le era mai appartenuta, straniera ovunque andasse. Un giorno sarebbe partita, avrebbe cercato seriamente lavoro, avrebbe messo radici. Non sapeva dove o quando, ma era certa che era quello che le spettava fare.

Era passata ormai una settimana, quando quella sera come al solito rientrò in  magazzino stanca e pronta per coricarsi.

Non ne poteva più dello stress. Quel pomeriggio aveva dovuto prendere il furgoncino per andare in città a comprare la birra preferita di Liam, come se l’avesse divertita girare conciata com’era per la città. Inoltre aveva dovuto cercare una cartina di quel posto, sconosciuto ai turisti e dimenticato dall’uomo e provvedere a comprare ciò che mancava in dispensa.

Mai più, pensò, mentre lasciava le scarpe all’ingresso.

Stava per entrare nello stanzone che usava come appartamento e mangiare un panino in pace quando sentì un rumore.

Un suono. Una chitarra.

Qualcuno stava suonando.

Bè, non che le dispiacesse. Le avrebbe fatto compagnia durante la cena, sempre che non si fosse fatta scoprire. Attraversò la grande sala dove spesso i  gruppi si svaccavano, e aprì pianissimo la porta che dava sulla stanza dove dormiva.

Un ragazzo che doveva avere non troppi anni più di lei era curvo sulla sua chitarra, e suonava lentamente, come a cercare una nota.

Sembrava molto concentrato. Jo rimase a fissarlo dal suo spiraglio della porta semi-socchiusa. Solo quando lui alzò il volto si ricordò che era il fratello del cantante. Cosa ci faceva ancora lì?

Il ragazzo sembrò rinunciare a trovare la sua nota, perché riprese a suonare una delle canzoni che in quel periodo sentiva spesso eseguire dal gruppo. Era una melodia molto dolce, e il testo iniziava con  Sitting on qualcosa.

Non che si potesse fermare ad ascoltarli, non ne aveva il tempo ma forse quella sera avrebbe avuto un’esibizione solo per sé. Si sentì bene.

E lui canticchiava, suonando piano. Ripercorreva il testo, ricordava le note e proesguiva tranquillo, dimentico di tutto in un universo personale. La canzone si interruppe di colpo, e lo sentì esclamare “Cazzo!”

Mi ha vista pensò, e spaventata richiuse la porta di colpo.

Seguì silenzio.

-C’è qualcuno?- chiese la voce, al di là del muro.

Cazzo, cazzo, cazzo.

Dei passi.

Che faccio?

Istintivamente, aprì la porta. Tanto valeva manifestarsi.

Il tipo era lì, a pochi passi da lei. Era la prima volta che guardava uno degli Oasis negli occhi.  Come prima impressione non l'avrebbe definito il classico bello e dannato (un altro Stuart Sutcliffe, per intendersi), ma le piacque quello sguardo sveglio. Ed era un ragazo con una chitarra , il che valeva tutta la sua stima.

-Ehm…-graaaande commento Jo. Ora sì che si è capito qualcosa.

-E tu che ci fai qui?-le chiese.

Suonava male “Io qui ci dormo?”

Forse sì. Meglio non dirlo.

-Dormo qui la sera.-Jo, non capisci un cazzo.

-Ah.-

La guardò sorpreso, e aggiunse, con un cenno alla chitarra: -Ti…da fastidio?-

-Oh, NO!-

 Jo si interruppe, perché nella foga non aveva tenuta bassa la voce e la risposta le era venuta naturale. Non doveva farsi riconoscere. Riprese a usare toni bassi:-Mi fa piacere. Mi fa compagnia. Resta pure se vuoi.

Lui scrollò le spalle. –Sei… il nipote della bionda, no?

-Ah-ha.

In un angolo della stanza si trovava un piccolo frigo, che aprì e da cui estrasse un panino.

-Quanti anni hai?

-Quin…Sedici!

-Ah! Anch’io alla tua età lavoravo.Ti piace qui?

-Sì, dai. E poi di solito ascolto buona musica.

L’altro sorrise. –Non mi ricordo il tuo nome.

-Joel! E tu..?

-Sono Noel.- Gli porse la mano.

Jo pregò che la sua fosse abbastanza rovinata da non sembrare femminile, e strinse la destra del chitarrista. Quindi si sedette per terra, la schiena appoggiata al muro, seguito dall’altro che riprese la chitarra e si accomodò vicino alla parete opposta.

-Ti piace anche quello che suono?

Jo scrollò le spalle ( sembrava una cosa molto da ragazzo) e deglutì il primo morso. –Sì. Ma non capisco perché ti sei interrotto.

-Non so come andare avanti. Ehi Joel, ne capisci di musica?

Che domanda difficile. Sembrava una prova.

-Credo di sì. Cioè, mi piacciono i Beatles e conosco tutti i loro album. Son sul quel genere lì.

-Io e te ci capiamo. Magari puoi darmi qualche consiglio.

-Sal!

Jo entrò nel bar, vestita da Jo, radiosa in volto. Erano le sei di mattina e il mondo era ai suoi piedi.

-Ehi, piccola!

-Sal, non hai idea di cosa mi sia successo!

-Calmati, non mi va di sentire la gente agitata a quest’ora. Prendi il caffè con me?

-Si si si okay, ascolta, non  hai idea!

Che le importava del caffè?

Andò avanti a parlare, anche se Sally non aveva chiesto nulla. –Ieri sera si è fermato a suonare al capanno Noel,Noel Gallagher, il chitarrista… Abbiamo parlato tutta la sera di musica!

Sally sorrise all’entusiasmo della ragazza. Sembrava emanare luce con quell’aria stupita e gioiosa insieme, gioiosa di aver trovato qualcuno con cui parlare della sua passione. Nessuno ascoltava musica, lì.

-Jo, calmati.

-Ma è fantastico! Lui ne sa un sacco! Abbiamo parlato tutta sera dei Beatles e della loro musica!

-Jo, ricorda che sei un ragazzo.

-Io non…

-Fa così perché ai suoi occhi sei giovane e inesperto, non fidarti troppo di lui…Non sa chi sei.

Non le importava.

Prese il caffè pensando a quanto era stato bello parlare con qualcuno, sentendosi se stessa sotto quello stupido cappellino da baseball.

 

Il primo del gruppo a entrare nel bar fu Liam, alle nove, e sembrava lievemente ubriaco. Strafatto, sentenziò Jo tra sé e sé, in piedi dietro il bancone, i capelli castani raccolti in una coda.

-Una birra-chiese il giovane.

-Sì signore.

-Signore?- Liam scoppiò a ridere. -Ma se avrai la mia età!

-Suonate oggi?-chiese Sally.

-Non lo so, decide il capo lì.-Liam continuava a fissare Jo.-Vuoi venire a sentirci?- Le chiese.

La bionda scoppiò a ridere e con fare pacato si intromise:-Non dire sciocchezze. Tuo fratello ha espressamente chiesto un clima di concentrazione per voi, nessuna distrazione. Solo uomini.

Adorava Sally anche per quella capacità di indovinare i clienti e difenderla sempre, evitandole situazioni imbarazzanti.

-Saresti stata una bella distrazione-ammiccò il ragazzo, prima di lasciarsi cadere su una sedia.

La ragazza si sentì a disagio,  colpita da quello sguardo invadente. Sussurrò a Sally che sarebbe andata a sistemare le camere, e si allontanò in fretta dal bar.

 I clienti la infastidivano. Quelli dai complimenti gratuiti e dagli occhi indiscreti. Quelli che prendevano a fissarla finché lei non guardava altrove.

Ecco a cosa pensava mentre puliva le scale dell’albergo sopra il bar, a quanto rischioso fosse a volte per le ragazze fare lavori in cui erano continuamente esposte a gente come Liam Gallagher.

 

Hi, everybody!

Mi rendo conto di aver pubblicato questo capitolo molto presto e la verità é che volevo completare il primo e dare più un'idea della vicenda. 

Non voglio che sia banale, believe me. E'una storia che mi é venuta in mente qualche mattina fa lungo il tragitto per andare in università e volevo proporvi una fiction che non durasse molti capitoli ma potesse essere interessante. Grazie a chi ha letto o addirittura già recensito, conto di finire questa fiction prima di Agosto e spero di avere vostri pareri :) Al momento trovo molto difficile capire se i personaggi restano nei loro binari e cerco di evitare di creare degli Out of Character.So che difficilmente viene spontaneo scrivere una recensione, perciò sappiate che apprezzo moltissimo chi perde dei minuti per scrivermi qualcosa. E ovviamente anche il fatto che siate arrivati fin qui a leggere mi lusinga molto.

Grazie guys

Spero di ritrovarvi al capitolo 3 :)
buona settimana!

 

  
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