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Autore: satanina    10/01/2008    2 recensioni
Salve a tutti! Questo raccontino è stato partorito una mattina durante l'ora di letteratura a scuola...(>_<)...dico già tutto...comunque se mi lasciate una piccola recensione, di qualsiasi tipo, ne sarei felicissima. Un bacio! Sai qual'è il mio sogno? Saper volare. Quante volte ho sognato di lasciarmi cadere da una finestra...
Genere: Triste, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Questo raccontino è stato partorito una mattina durante l'ora di letteratura a scuola...(>_<)...dico già tutto...comunque se mi lasciate una piccola recensione, di qualsiasi tipo, ne sarei felicissima. Un bacio!

Sai qual'è il mio sogno? Saper volare.

Quante volte ho sognato di lasciarmi cadere da una finestra in tutta tranquillità, col sorriso sulle labbra, sapendo di poter fare affidamento sulle mie ali. Piumate? Di pelle? Chiare? Scure? Non ha importanza. Un paio di ali equivale alla libertà. All'indipendenza. Poter toccare il cielo con un dito. Non solo per pochi istanti, ma per interi giorni, nuotare in quell'immenso mare di stelle e nebulose, dimenticare il passato, il presente, dimenticare se stessi.

Quante volte, restando stupidamente seduta per terra, nell'erba, ho guardato le farfalle, gli aironi, i passerotti che volavano sopra la mia testa, sopra i miei pensieri. Li invidio terribilmente. Un piccolo passerotto comincia a volare solitario proprio qui vicino. Si prende gioco di me, volandomi accanto, e posandosi su un piatto di briciole accanto a me, avanzo dello spuntino di poco fa. Sembra quasi parlarmi. Sembra dirmi: "Ehi, hai visto cosa so fare? Adesso mangerò poche briciole e poi me ne tornerò a umiliarti, tu, prigioniera della forza di gravità e di te stessa". E io piango, piango, perchè quel passerotto ha ragione. Ha dannatamente ragione.

Quante volte, gurdandomi allo specchio, intravedevo la finestra aperta, e un vento freddo mi accarezzava gentilmente le guance, quasi baciandomele. Ma quelle carezze, quelle coccole sono false, perchè il vento freddo porta solo bugie e inganni. Ti addestra, ti vincola, ti illude di poterti consolare di tutte le tue colpe, dei tuoi problemi. Ed è schifosamente convincente. Così, gli apri il tuo cuore, convinta di poterti confidare almeno con lui...ma appena decidi di fidarti, ti colpisce, violento, con le sue schegge gelate, con la sua anima fredda e ladra. Ladra perchè, com'è venuto, è capace di andarsene con quel poco di calore che avevi, lasciandoti sola, con i cocci della tua anima in frantumi ai tuoi piedi. E tu ti ci rifletti, e ti rendi conto che il mondo è fottutamente traditore.

Quante volte ho immaginato di volare!

Quante? Molte...troppe.

Persino adesso. Guardo fuori e sono triste. Un merlo si posa sulla finestra, cinguetta maligno, e se ne va. E io voglio seguirlo. Mi affaccio alla finestra. Fa fredddo. Il vento mi saluta, scompigliandomi i capelli. Ma io non ci casco. Lo soffio via con violenza, e guardandomi male, cambia direzione. Finalmente! Ora devo solo trovare quel maledetto merlo. Eccolo. è li sul cornicione del palazzo di fronte. Mi guarda. Mi fissa. Immobile, unico testimone della pazzia che sto per compiere. Salgo sulla finestra, mentre il vento ladro torna per potersi vendicare. E ce la fa...quasi. Sto perdendo l'equilibrio, oscillo verso il vuoto, ma un appiglio mi salva. Guardo verso il basso. Saranno come minimo tre piani. Sento un prurito incessante dietro la schiena. Mi passo la mano sulle scapole, ma al loro posto ci sono due estremità che tentano di liberarsi dalla prigione della maglia. Fa male, ma cerco di non darlo a vedere. Pochi istanti dopo, la maglia si perfora, lasciando passare due bellissime ali. Sono piumate, nere come il catrame. Le accarezzo. Resto immobile, con una mano tra quelle lacrime nere e morbide. Sembrano le ali di un corvo, di un merlo. Mi giro verso l'animale, ancora immobile al suo posto. Ora non cinguetta più, è serio, lo sguardo sempre fermo su di me. Io ricambio il suo sguardo, ma sorrido malignamente. Ora ti faccio vedere io chi è che è prigioniero. Allargo le braccia. Mi lascio cadere. L'aria si scontra contro il mio viso, costringenomi a chiudere gli occhi. Cado. Cado. Cado sempre di più. Ma ora posso volare. Giro la testa verso la schiena, tastandomi le ali con una mano. Peccato che...non ci siano più. Non capisco...dove sono le mie ali? Ma questo forse non lo saprò mai. In compenso, però, saprò che sapore ha il sangue. Il merlo aspetta che la mia inutile esistenza finisca, poi plana dall'alto del palazzo, si avvicina, zampetta sopra il mio corpo senza vita, e ghigna maleficamente, alzando una lode a tutti i merli, cantando una ballata sulla vita di una ragazza, invidiosa delle loro ali, e della loro libertà.

 

  
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