Anime & Manga > Death Note
Segui la storia  |       
Autore: RamaDFZ    27/06/2013    5 recensioni
“Wammy's House”, questo il nome inciso sulla targa di ottone che affianca la pesante cancellata d'ingresso, “Wammy's House”, speranza e condanna di tante piccole anime perdute...
Apriamo una pagina a caso nella storia della dolce casa di Winchester ed iniziamo a leggere da lì, scorrendo tra le righe di vite diverse eppur troppo simili, assaporando parte della macabra danza di burattini ed invisibili mani...
Another, primo candidato alla successione, muore, apparentemente suicida, alla tenera età di quindici anni. Una serie di indizi e discrepanze spinge tre piccoli geni a credere che dietro la dipartita di "A" ci sia la mano di un assasino. Tra indagini condotte su strade parallele e sentimenti che si mostreranno spesso in maniera goffa e tesa, Mello e Near impareranno molto su se stessi, sulla loro vita nella "House"e sul legame che li unisce.
Chi sopravviverà alla tempesta distruttiva impazzata nel chiuso della House? Chi si salverà dall'effetto domino scatenato dal peso di un nome fin troppo importante?
Genere: Introspettivo, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Beyond Birthday, Matt, Mello, Near, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


 

AVVISO: capitolo di lunghezza doppia, con tematiche molto delicate. Consiglio ai lettori più facilmente impressionabili di apprestarsi alla lettura con cautela. Buon proseguimento.


 


 


 


 

dal cap. precedente:


 

 

Graduatoria di fine anno:

 

 

 

                  1. Backup

 

                  1. Near

 

                  1. Mello-Faith

 

                  1. Matt

 

                  1. Linda

 

                  1. End...

 

 


 

.  .  .


 


 

Mello avvertì il respiro divenire sempre più corto, più lento, sino a trasformarsi in straziante apnea. Tutto il mondo sembrò sbiadire davanti ai suoi occhi, lasciandosi dietro solo strascichi d'incomprensibili mormorii. Una calma innaturale s'impose tra gli orfani accorsi per sbirciare il tabellone. Nessuno di loro avrebbe potuto immaginare che i risultati del precedente trimestre si sarebbero riconfermati. Inutile dire che molte paia di occhi si fissarono sul secondo e sul terzo in graduatoria, attendendo ansiosamente l'esplosione di un litigio coi fiocchi. Tuttavia la tempesta, almeno per quella volta, non divampò...

Mentre i secondi si susseguivano in un lentissimo stillicidio, Mello, letteralmente pietrificato, realizzò che la causa del suo doloroso annaspare era il peso opprimente della nuova sconfitta subita. Tutti i suoi sogni, i suoi obbiettivi e le sue speranze per il futuro assunsero improvvisamente le fattezze di grottesche chimere che lo additavano e lo deridevano, senza pietà.

Mihael non poteva sostenere quelle allarmanti visioni, così, per un istante, volse il capo verso Nate. L'albino non si mosse, non fiatò, non disse nulla. Si limitò semplicemente a raccogliere la sua piccola esistenza e portarla lontano da quel tabellone, in un posto che gli ricordasse un inizio e non una fine...


 


 

§§§


 


 

Faith correva lungo l'androne della House con il viso rigato di lacrime. I suoi passi riecheggiavano contro le pareti spoglie, intonando una sorta di litania che l'accompagnava verso la più grande vergogna.

Sconfitta. Era stata sconfitta ancora, ma il suo pensiero, in quel momento, volava dritto a Backup... Eh già, perché lui, dopo quell'oltraggioso risultato, di sicuro non l'avrebbe più voluta tra i piedi. Sarebbe stato assurdo pensare il contrario. Era una mediocre, una stupida, un'insulsa numero tre. Era invisibile... di nuovo.

La porta della camera di Backup si materializzò improvvisamente tra le lacrime della ragazza, stagliandosi sul corridoio in tutta la sua impenetrabilità. Faith avrebbe voluto affrontare la prova del fuoco da vera donna, ma bussò con scarsa convinzione, temendo il giudizio del suo amato più d'ogni altra cosa.

Backup non si fece attendere. La serratura scattò rumorosamente. Una spanna di luce bluastra formò uno squarciò triangolare sul pavimento marmoreo... e Faith fuggì come se la sua stessa vita dipendesse dalla velocità che riusciva a raggiungere.

Il coraggio, alla fine, le era mancato. Come avrebbe potuto sostenere lo sguardo di Beyond colmo di severa indignazione? No, non si sarebbe più azzardata ad incontrare quei magnifici occhi neri, poiché leggervi un disprezzo ancor più nero, sarebbe stato peggio che morire.

Faith si allontanò rapidamente dal dormitorio maschile, senza mai voltarsi indietro, e poi si diresse verso l'infermeria, vuota come la “sede vacante” di un pontefice difficile da rimpiazzare. Quando la rossa raggiunse il suo obbiettivo, forzò con una forcina la serratura chiusa a chiave da giorni e riuscì ad aprirla senza difficoltà. Non appena si ritrovò nello stanzino per le medicazioni, un refolo di brezza che penetrava dalla finestra socchiusa la fece rabbrividire.

Senza perder tempo, Faith uscì dal suo zainetto verde alcuni fogli di carta sdruciti, li stese con cura rimuovendo ogni minuscola piega e prese a scriverci sopra furiosamente, fin quando non sentì il polso dolere. Ultimata la fase di scrittura, rilesse più e più volte il testo per esser certa di aver detto veramente tutto quel che aveva da dire; affisse, poi, la lettera sul versante interno della porta, conscia che, prima o poi, qualcuno l'avrebbe trovata. Come “puntina” di fortuna, sfruttò l'ago di una siringa usa e getta, conficcandolo, con un po' di sforzo, nel legno tenero.

Prima d'andar via, Faith si guardò intorno, imprimendo nella memoria ogni angolo di quella saletta che puzzava d'alcool e pianto di bambino. Sospirò dolorosamente, per poi bisbigliare poche, incomprensibili e commosse parole. Si diresse a passo lento verso l'armadietto dei farmaci, ne estrasse un lecca-lecca alla menta ed un barattolo colmo di pasticche, lanciò un'ultima, fugace, occhiata alla lettera ed abbandonò l'infermeria con il cuore più leggero.


 


 

§§§


 


 

Un vento fresco ed impetuoso scompigliava i capelli di Mello, animandoli di volontà propria. Le lunghe ciocche bionde, come per dispetto, gli si infilavano ovunque: nelle orecchie, nel naso, negl'occhi, in bocca...

Il biondino non aveva idea di quanto tempo fosse trascorso da quando era sgattaiolato fuori dall'istituto e si era immerso nel suo parco-giochi abbandonato. Quel luogo grigio e spoglio era davvero importante per lui, giacché gli ricordava la prima volta che era fuggito dalla “House”* per dolore e non per semplice trasgressione.


 

É successo di nuovo, dannazione! Il caso non esiste. Il mio fallimento è così tangibile e concreto che mi sembra quasi di vederlo adesso, qui di fronte a me, bianco come la neve... Non posso più nascondermi dietro un dito, dietro la convinzione di aver perso per semplice distrazione. No, non ero distratto... La mia mente è stata vigile come mai prima durante i test. Ho perso, punto. Sono stato battuto, punto. Battuto... da Near, punto.


 

Mello dondolava su un'altalena arrugginita e ne osservava i cardini consunti con aria indolente, chiedendosi per quale motivo stesse ancora seduto su quel pericoloso residuato bellico. Se fosse caduto sbucciandosi le ginocchia, stavolta non ci sarebbe stata nessuna infermiera Lorence pronta a medicarlo, pronta a dirgli che andava tutto bene, ma doveva stare più attento perché, monellaccio, aveva davvero i diavoli in corpo!

Si diede mentalmente dello stupido. Sì, perché in fondo non aveva alcun senso star lì a rimuginare. Scappare è da codardi e lui, di certo, non lo era. Le cicatrici ed i tagli che rigavano la sua giovane pelle ne erano la prova più lampante. Perciò, Mello raccolse tutti i cocci del suo orgoglio frantumato e s'incamminò verso la dolce casa, canticchiando la filastrocca che Lorry gli aveva insegnato molto tempo prima:

... Round and round the garden, like a teddy bear. One step, two step, and a tickle under there*...


 


 

§§§


 


 

Quando Mello giunse davanti la porta dell'infermeria, uno strano disagio lo colse alla sprovvista. Perché voleva entrare in quello stanzino vuoto? Cosa sperava di ottenere? In effetti, non aveva smesso di agire sconclusionatamente da quando, un'ora prima, aveva letto i risultati del trimestre, ma non gli importava. Se, in quel momento, si sentiva strano, allora per lui era giusto comportarsi in modo strano. Le finzioni non gli erano mai piaciute.

Accostatosi alla maniglia d'ottone, Mello la girò con forza, facendola stridere. La porta non si aprì, segno che, ovviamente, era stata chiusa a chiave. Il ragazzo si guardò intorno sbuffando sonoramente, ed una volta appurato che nessuno stesse gironzolando da quelle parti, estrasse dalla tasca dei pantaloni il suo fidato coltellino svizzero. Lo strumento funzionò a meraviglia come sempre e dopo pochi, abili, movimenti la serratura si sbloccò.

Il solito puzzo d'alcool invase immediatamente le narici di Mello, come una sorta di monito che gli suggeriva di non proseguire o di farlo comunque, ma con la consapevolezza che il dolore dei ricordi non gli sarebbe stato in alcun modo risparmiato. Perfettamente consapevole di tutte le implicazioni sentimentali del suo gesto, Mello non esitò neanche un secondo, inspirò a pieni polmoni l'aria satura di odori ben poco gradevoli e si gettò spontaneamente in pasto al branco di memorie che lo legava all'infermiera Lorence.

Il candido lettino per le visite era sempre al solito posto, così come l'armadietto colmo di farmaci e lecca-lecca a tutti i gusti immaginabili tranne cioccolato. Un particolare, però, attirò subito l'attenzione del biondo: l'antina del mobile era spalancata.

Mello si avvicinò per poter osservare meglio e notò che sullo scaffale dei medicinali c'era uno spazio vuoto.


 

Non capisco... Se c'è uno spazio vuoto significa che qualcuno è entrato in questa stanza prima di me, ma non dovrebbe essere possibile! Gli altri ragazzi non hanno motivo di venire qui ed al personale è stato espressamente vietato... Forse Berenice ha infranto le regole, dopotutto solo lei ha tutte le chiavi, o forse... ma, un momento! Cos'è quello?!


 

Il ragazzo sobbalzò, avendo avvistato con la coda dell'occhio un ago conficcato nella porta d'ingresso. Apparentemente, l'ago era servito come supporto per un messaggio.

Temendo di trovarsi dinnanzi l'ennesima comunicazione del maniaco, Mello afferrò il manoscritto ed iniziò a leggerne il contenuto:


 


 

Ciao, chiunque tu sia.

Ti avverto che sei incappato in una storia inutile, che racconta di un'esistenza inutile e del suo inutile epilogo. Non so se, dopo questo esordio ben poco invitante, continuerai a leggere. Dal canto mio, spero di sì, perché è da fin troppo tempo che ho bisogno di condividere con qualcuno le mie pene.

Ma cominciamo dall'inizio... Mi è stato detto che, quando sono nata, ho pianto moltissimo. Probabilmente, sapevo già che non avrei smesso per tutta la vita. I miei primi sette anni sono stati sereni, o almeno credo. Di quel periodo non ho che vaghi ricordi confusi.

Un giorno, precisamente il giorno del mio settimo compleanno, i miei genitori mi dissero che saremmo andati tutti insieme in campeggio. Io li seguii in automobile con il sorriso stampato sulle labbra. Ero così felice ed emozionata! Le mie aspettative per quella vacanza, che credevo una sorta di regalo di compleanno, erano sconfinate. Inutile dire che sarebbero state tutte deluse, e nel peggiore dei modi...

Ricordo bene la strada su cui procedevamo a gran velocità: era talmente lunga e dritta che sembrava non dovesse finire mai. Non so per quanto tempo viaggiamo in quella direzione... Il mio interesse era completamente catturato dalla neve che cadeva copiosa dal cielo e si scioglieva sull'asfalto cosparso di sale.

Ad un certo punto, mio padre abbandonò la statale ed imboccò un percorso secondario. Ero fin troppo piccola per chiedermi il motivo di una simile deviazione, ma forse avrei dovuto osservare più attentamente il viso di mia madre... Ancora oggi, non ho idea di cosa le passasse per la mente in quei momenti. A volte, mi chiedo se stesse già ridendo del mio destino futuro o piangendo lacrime amare. In ogni caso, non ha più importanza, ormai...

La macchina si arrestò di colpo in un viale ricoperto quasi completamente da un fitto manto di neve. In fondo al viale, campeggiava un enorme edificio gotico che, sulle prime, identificai con una chiesa.

Mio padre scese per primo dall'abitacolo, aprì la portiera di dietro e mi prese in braccio. Mia madre indugiò qualche istante, poi, scese anche lei e si coprì il viso con una sciarpa pesante. Camminammo insieme per qualche metro, io sempre stretta a mio padre, fin quando non giungemmo dinnanzi alla grande porta d'ingresso della ''chiesa''... Mio padre mi depose sulla neve gelida e mi disse che lui e la mamma avevano dimenticato le tende per il campeggio, perciò sarebbero andati ad acquistarne di nuove nella città più vicina, da soli. Io avrei dovuto restare lì a fare la guardia alla macchina.

Ovviamente, presi per vera ogni singola parola... Rimasi a vegliare sull'auto, immobile come una statua di sale, mentre i miei genitori si allontanavano affondando nella neve. Che stupida! Nessuno avrebbe mai messo di guardia una bambina così piccola e, soprattutto, nessuno si sarebbe incamminato a piedi nella tormenta solo per comprare delle tende da campeggio! Quell'atto d'incondizionata fiducia fu il primo dei miei innumerevoli errori... Quando Roger mi trovò, ero quasi completamente assiderata e fu solo per miracolo che non persi gli arti inferiori.

Già a partire da quel giorno, realizzai di essere stata abbandonata e non sperai neanche un solo istante che i miei genitori tornassero a prendermi. Fu una consapevolezza improvvisa, quasi fulminante direi. Forse il buon Dio volle risparmiarmi anni ed anni di inutili illusioni... chissà.

Come avrai notato, anonimo lettore, il mio inizio in questo istituto fu il peggiore di sempre. Ma non mi lasciai andare! Appena fui informata di Elle e della successione, mi prefissi uno scopo di vita: diventare la numero uno, la nuova detective del secolo. Affrontai tutte le attività scolastiche con il massimo impegno, per dimostrare che valevo davvero e che nessuno poteva permettersi di cancellarmi come se niente fosse! Tuttavia l'impegno, a volte, non basta... Per quanto mi sforzassi, per quanto mi logorassi, c'erano sempre tre o quattro studenti migliori di me. Era snervante, assurdo, doloroso come una violenza brutale e continua. Nella ''dolce casa'', se non sei il primo o, al massimo, il secondo in graduatoria, non vali nulla.

Divenni un fantasma...

Poi, un giorno, scoprii l'amore. Strano a dirsi per una come me, vero? Eppure, accadde, e in un modo talmente scontato che feci quasi fatica ad ammetterlo. Persi la testa proprio per il mio peggior rivale, il ragazzo più brillante della House: Another. Lo raggiunsi in camera sua una notte di luglio, con il cuore che batteva all'impazzata per l'emozione. Ero finalmente pronta a rivelargli il mio amore! Ma lui era strano, agitato, nervoso, come se avesse appena litigato con qualcuno... Io gli sorrisi timidamente e, senza concedermi neppure il tempo per respirare, gli dissi che volevo essere la sua ragazza. Non dimenticherò mai ciò che accadde dopo... Another mi guardò dall'alto in basso ed iniziò a ridere sguaiatamente. Sembrava letteralmente fuori di sé, fu atroce... Ad un certo punto, la testa prese a pulsarmi violentemente. Non vidi più nulla, tutto si fece buio e quando riaprii gli occhi, le mie mani erano serrate intorno al collo di Another... So a cosa starai pensando anonimo lettore, una ragazza non può sopraffare un maschio così facilmente. Beh, nel mio caso, uccidere Another fu piuttosto semplice perché lui era molto debole a causa dello studio continuo e dell'esaurimento nervoso.

Quando mi resi conto di ciò che avevo fatto, decisi che la cosa migliore fosse inscenare un suicidio. Chiunque conoscesse Another sapeva quanto fosse stressato. La mente umana può cedere per molto meno...

Fortunatamente il mio piano ebbe successo, riuscii a scamparla senza problemi e, per qualche tempo, tenni a bada anche i sensi di colpa.

I mesi successivi alla morte di Another furono piuttosto duri, tentai di riempirli con lo studio, ma i miei continui fallimenti non fecero altro che peggiorare le cose. Così scelsi di essere un fantasma a tutti gli effetti e mi eclissai del tutto, sperando di esorcizzare in questo modo tutti i miei peccati. Poi, inaspettatamente, qualcuno riuscì a notarmi nonostante il mio eremitaggio e questo qualcuno fu, nientepopodimeno che, il nuovo ''primo erede''... Ironico, eh? Backup mi confessò di essersi innamorato di me fin dal primo istante in cui mi aveva vista. Stranamente, lui credeva nelle mie capacità, sentiva che sarei riuscita a splendere, prima o poi, e mi promise che quando quel giorno fosse arrivato, saremmo fuggiti insieme verso una vita densa di soddisfazioni. Era convinto che avremmo potuto sfidare il mondo intero come ''Bonnie and Clyde'', ma si sbagliava di grosso... Povero, dolce, Clyde! Non è mai riuscito a comprendere quanto le mie ossessioni fossero malate ed ora è troppo tardi.

Rimarrai senza la tua Bonnie mio povero, dolce, Clyde...

Tornando alla parte di storia che più mi preme raccontare, fu proprio Backup a notare quanto Near stesse diventando bravo... L'albino era sempre stato l'ultimo dei miei problemi, ma Berry, che ha davvero l'occhio lungo, riuscì ad accorgersi delle sue enormi potenzialità molto prima di me. Potevo accettare di essere battuta dal mio amore, ma non avrei mai tollerato di venir dopo un nanetto senza arte né parte!

Credo di aver compiuto un passo significativo verso la follia più depravata quando spinsi Near giù per le scale. Certo, mi ero già macchiata di omicidio, ma mentre strangolavo Another non ero pienamente consapevole delle mie azioni... Quella volta in cima alle scale, invece, avevo realmente voglia di arrecare dolore ad un altro essere umano. Fu un attimo... Vidi il piccolo corpo di Near rotolare scompostamente verso il fondo dell'androne ed una sorta di eccitazione, mista ad orrore, s'impossessò del mio spirito. Mi sentii viva per la prima volta e compresi all'istante che non avrei più potuto rinunciare ad una simile scarica adrenalinica. Ciò non toglie che avessi una gran paura... Temevo me stessa, non mi riconoscevo più, provavo disgusto e furore al tempo stesso ogni volta che meditavo di uccidere Near. Ero in continua lotta, sospesa fra Satana e Cristo. Alla fine, per un certo periodo, quando credetti che anche Backup mi avesse abbandonata, vinse Satana... Feci cadere Berry dalla scala in biblioteca per vendetta e, pochi giorni dopo, tentai di schiacciare Near con un sacco di sabbia in teatro, ma l'albino fu salvato dal pronto intervento di Mello.

Quando Mello e Near ebbero abbandonato il teatro, scesi dal soppalco e mi lacerai il vestito a fiori. Quello strappo servì a riportarmi alla realtà. I sensi di colpa m'assalirono con violenza e fui costretta a correre in cappella per chiedere perdono. Lì incontrai ancora Near in compagnia di Mello. Non sapevo cosa fare, entrai in panico e fuggii a nascondermi in terrazzo per qualche ora. Mai mi sarei aspettata che il Caso avesse deciso di graziarmi ancora... Proprio quando stavo per rientrare, sentii delle voci e mi acquattai dietro una colonna. Dall'ingresso del terrazzo comparvero Near, Mello e Backup... insieme! Anonimo lettore, potrai ben immaginare il mio stupore di fronte a quella vista.

I tre ragazzi sedettero poco distante da me, ma non si accorsero della mia presenza. Iniziarono a discutere degli strani ''incidenti'' che stavano coinvolgendo sia Berry che l'albino ed io mi sentii spacciata. Sì, perché se quei geni si mettevano d'accordo per darmi la caccia, non avevo alcuna speranza di riuscire a cavarmela! Fortunatamente le loro strade si divisero subito e, bene o male, ciascuno prese a investigare a modo suo.

Quando, un giorno, beccai Backup e Near soli in cappella, decisi di ferire il mio amore ad una gamba, giusto per rallentarlo nelle indagini, e mi avvicinai a Near con l'intenzione di farlo fuori una volta per tutte... Proprio sul più bello, però, l'albino bisbigliò il nome di Mello ed io mi sentii mancare.

Mello: un barlume di luce in questo mare oscuro e luttuoso. Mello: un angelo caduto sulla terra e destinato a vagare senza mai raggiungere la meta. Mello: la mia anima gemella...

Ed ora eccomi qui, a rimuginare dopo l'ennesimo, durissimo, colpo all'orgoglio. In tutta questa storia, c'è persino andata di mezzo l'unica persona che mi ha sempre apprezzata a prescindere dal mio posto in graduatoria.

Dolce, dolcissima Lorry, spero che un giorno tu possa perdonarmi...


 

Ho già rinunciato al mio sogno d'amore, perché l'amore appartiene agli uomini, non ai demoni. Ho già rinunciato al mio sogno di gloria, perché la gloria è dei vincenti, non dei perdenti. Che cosa dovrei fare, adesso, anonimo lettore? A cosa dovrei rinunciare ancora?

Ma sì, in fondo la risposta è molto semplice... Ho sempre saputo quale fosse il mio destino. Si nasce per morire, non è così? Andrò a completare l'opera che mi ero prefissata; forse, almeno in questo modo, potrò giovare a Berry...

Poi, quando tutto sarà finito, volerò tra le braccia della Signora dal nero manto.

Né Paradiso, né Inferno anonimo lettore. Il Nulla è ciò che mi spetta.


 


 

Addio


 

Hayleen Princhett-Faith


 


 

Le lettere vergate in nero presero a sbiadirsi sotto la pioggia di lacrime che le investiva senza sosta. Mello si accasciò in terra, afferrò la testa tra le mani e strappò numerose ciocche bionde come punizione per non aver compreso. Poi, una luce terribile, rossa ed intermittente, si accese nella sua mente... Insieme ad essa, alcune parole assunsero la forma di un urlo agghiacciante:


 

Andrò a completare l'opera che mi ero prefissa; forse, almeno in questo modo, potrò giovare a Berry... Poi, quando tutto sarà finito, volerò tra le braccia della Signora dal nero manto...”


 


 

  • Noooooo!!


 


 

§§§


 


 

Padre Albert era uscito a servire messa in giardino, come accadeva di consuetudine una volta al mese, e non sarebbe rientrato prima di un'ora. Due figurette, che non avrebbero dovuto trovarsi lì, si stagliavano contro il nero pavimento della cappella, osservate solo dai freddi occhi delle icone cristiane.

Faith era inginocchiata ai piedi della Vergine e la osservava senza battere ciglio. Non c'era sfida nei suoi occhi, solo tanta sofferenza.


 


 

  • Oh, Santissima Maria che sei la Madre di ogni madre, potresti, almeno tu, smettere di giudicarmi? Aiuto... io vorrei solo... Aiuto...


 


 

Faith si asciugò il naso con la manica del lungo vestito a fiori che aveva indossato per l'occasione. In una mano, teneva stretto un coltellaccio da cucina, nell'altra un barattolo con la scritta “Butalbital*”. Near era steso di fronte all'altare, privo di sensi, con le braccia spalancate e le gambe accavallate, come ad imitare una crocefissione. Numerose corde lo tenevano fermo in quella posa, un fazzoletto gli impediva di urlare e sulla candida fronte uno schizzo di sangue ed un livido testimoniavano il colpo che Faith gli aveva inferto per tramortirlo.


 


 

  • Ormai manca poco, mia Santissima Vergine. Sto per offrirti questa giovane ed innocente vita. Con il coltello reciderò la sua gola sottile e farò sgorgare il sangue a fiotti finché il bianco delle sue carni non scomparirà definitivamente. Poi, anch'io mi addormenterò ai tuoi piedi, per sempre...


 


 

Near spalancò lentamente le palpebre e, subito dopo, una fitta lancinante alla testa lo fece trasalire. Il dolore era così forte che Nate sentì il bisogno impellente di vomitare, ma tentò di controllarsi perché aveva già capito d'essere disteso ed imbavagliato. Se avesse rimesso, probabilmente sarebbe soffocato, morendo in un modo a dir poco atroce. Compiendo un enorme sforzo di volontà, l'albino aprì nuovamente gli occhi e riuscì a sbirciare il luogo in cui era stato forzosamente condotto. L' enorme vetrata che raffigurava la battaglia di San Giorgio contro il drago gli fece immediatamente intuire che si trovava in cappella.


 

Che cosa ci faccio qui? O meglio, chi mi ci ha portato? Il maniaco, ovviamente... La testa fa troppo male, accidenti! Non riesco... a muovermi, sono stato legato... è la fine... Oh, no! No, no,no,no,no!!


 

Faith udì i leggeri movimenti della sua “preda” e le si avvicinò a passo svelto, con gli occhi allucinati.


 


 

  • Ben svegliato, piccolo Near! Come va la testa? Sai, mi spiace di averti ferito, ma sta' tranquillo, tra poco tutte le nostre sofferenze finiranno! Rallegrati, piccolo, piccolo Near graziato da Dio... Sei così dannatamente perfetto...


 


 

Faith prese ad accarezzare la morbida chioma di Nate in un modo grottescamente tenero. La mano che reggeva il coltello scattò velocemente sotto il pomo d'Adamo dell'inerme bambino, rimarcando la cicatrice che già campeggiava in quel punto.


 


 

  • Ehi, Effe! Stavi forse per cominciare qualcosa senza di me?


 


 

La rossa si voltò di scatto verso l'origine di quel richiamo, producendo con la folta chioma fulva un fruscio simile al vibrare di una frusta di cuoio.


 


 

  • Mello! Che... che cosa ci fai qui?!


 


 

Mello si avvicinò pian piano alla compagna, sorridendole genuinamente, come se l'avesse appena incontrata in mensa a far colazione o nel cortile a passeggiare.


 


 

  • Ho letto la tua letterina ed ho subito pensato “dove potrebbe essersi cacciata la mia bella pomodora?”. Beh, è stato facile pensare alla cappella, ti conosco troppo bene.
     

  • Oh, capisco...


 


 

Near si sentì immediatamente sollevato. La presenza di Mello rappresentava la sua ancora di salvezza. Come sempre, il suo unico amico era venuto a toglierlo dai guai!

Faith mosse qualche passo verso il biondo, camminando sconnessamente come un automa, o, per meglio dire, come un corpo senz'anima. Mello continuava a sorridere senza alcun tentennamento. Il suo corpo emanava un'aura di sicurezza che avrebbe fatto invidia ad un soldato di frontiera.


 


 

  • Che ne dici di finirla qui, eh Faith? Andiamocene da qualche parte, solo io e te. Dimentichiamoci di tutto, di questo posto di merda e di chi lo abita. Saremo finalmente liberi, non ti piace l'idea?
     

  • Ingenuo...


 


 

Faith lanciò a Mello un'occhiata colma di pietà, come se provasse pena per la sua mancanza di consapevolezza.


 


 

  • Non capisci che quelli come me e te non saranno mai liberi?!
     

  • Ma cosa dici?! Non essere sciocca...
     

  • Non osare mai più darmi della sciocca!!!


 


 

La rossa strillò così forte che Mihael, per un secondo, sussultò di spavento. Faith era livida di rabbia e brandiva il coltello con aria minacciosa...


 


 

  • Per anni mi sono illusa che qualcosa potesse cambiare! Per anni ho sperato di emergere dalla polvere ed abbandonare, una volta per tutte, il marchio di nullità che i miei genitori mi avevano impresso addosso... ma è stato tutto inutile! I sacrifici, le lacrime, il sudore, lo studio forsennato... Tutto vano! Anch'io ero come te, mio povero amico sprovveduto... Ma ora rispondi sinceramente, Mello: dopo gli ultimi avvenimenti, pensi ancora che con la dedizione e l'impegno si possa ottenere qualsiasi cosa?


 


 

Mello rimase in silenzio, senza alcuna intenzione di esternare i suoi reali pensieri. In effetti, aveva paura anche solo a formularli...


 

Ci sono limiti... che ti fanno capire... chi sei in realtà... Limiti... invalicabili...


 


 

  • Sai che ti dico, Faith? Hai proprio ragione! Per quanto mi sforzi, c'è sempre qualcuno migliore di me, pronto a soffiarmi da sotto il naso tutto ciò per cui ho lavorato duramente! Me lo merito proprio un po' di riconoscimento e non accetterò mai più di rivestire un ruolo secondario! Spazzerò via chiunque mi sbarri la strada e diventerò il numero uno!


 


 

Faith, confusa e sorpresa, corrugò la fronte. Near, invece, socchiuse gli occhi, mentre un'unica, sottilissima, lacrima precipitava verso il suo collo martoriato.


 


 


 

NOTE:


 

Ed eccomi qui dopo un capitolo che, a dire il vero, mi ha proprio sfiancata! Anche la scelta del titolo è stata piuttosto complessa... alla fine, ho deciso di lasciare solo il silenzio, perché mi sembrava l'unica voce veramente pregna di giudizio. Temo moltissimo le reazioni dei miei lettori, soprattutto adesso. Spero solo che ci sarà ancora qualcuno disposto a seguirmi fino alla fine...


 

  1. ...Quel luogo grigio e spoglio era davvero importante per lui, giacché gli ricordava la prima volta che era fuggito dalla “House”* per dolore e non per semplice trasgressione... = a seguito del primo, burrascoso, litigio con Near, Mello fuggì dalla House e s'imbatté nel sovra citato parcogiochi deserto. (vd “Under the burning sun”)

  2. ... Round and round the garden, like a teddy bear. One step, two step, and a tickle under there... = “girando intorno al giardino come un orsacchiotto. Un passo, due passi ed un po' di solletico qui sotto.” (Filastrocca inglese per bimbi piccoli).

  3. Butalbital = barbiturico di larga diffusione.


 


 

Ringrazio tutti i miei lettori e, come sempre, le recensiste fedeli Donixmadness, Mihael_River e Synapsis! Bacioniiiii


 

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Death Note / Vai alla pagina dell'autore: RamaDFZ