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Autore: Rieper    27/06/2013    0 recensioni
Lei era già lì.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non sono mai stato molto affine alle persone che mi circondano.
Quando qualcuno si sente così, in posti come Domodossola, un istituzione come le scuole superiori può arrivare ad essere un inferno.
Stavo in una quinta liceo di gente che riesco a ricordare a fatica e che ancora mi provoca fastidio. Già allora c'era questa cosa di isolarmi e trattarmi da cretino perchè non avevo argomentazioni per reggere un discorso sul calcio, sulle serate a vomitare per strada ubriaco (su questo però ci sarei arrivato dopo) o sulla quantità di figa rimediata in discoteca. Essenzialmente facevo il possibile per estranearmi da un gruppo di persone che non mi voleva. Ci riuscivo alla grande cazzo!
Passavo poco tempo dentro quelle quattro mura. Mi aiutava molto il fatto che potessi gestire le mie assenze e questo portò al fatto che per la quasi totalità della settimana semplicemente mi infilavo in un bar e preparavo lì i miei argomenti. Non andava neanche così male. Sarà stata la vita che avevo intorno ma riuscivo comunque a tenermi una spanna sopra il pelo dell'acqua, in quasi tutto (anche se qualcosa l'avrei poi pagata successivamente).
A quei tempi giravo con un gruppo di metallari della zona conosciuti da poco (sì poi è diventata la prassi, ma sopratutto qui era una novità incredibile). Avevano anche loro però quest'orrida ideologia del branco a tutti i costi, o sei dentro o sei fuori, o con noi o contro di noi..."bhe cazzo, pensai, io sto principalmente con me stesso!" e stetti a osservare un po' dai margini.
Quando si è nuovi in gruppi chiusi come questo, se si rimane al confine e non si è dei totali coglioni, si attirano le attenzioni di tutti, sopratutto delle ragazze.
Ebbi una storia velocissima con una di loro. Si stufò in fretta. Ero troppo poco dannato per interessarle a lungo e mi ritrovai di nuovo da solo, senza alcuna voglia di sorbirmi la grande macina ormonale di un giorno di metà settimana nella famigerata 5L.
Mentre stavo percorrendo i vicoli di soppiatto per arrivare al bar, allontanandomi dal cancello che avrei dovuto varcare per diventare una persona matura e rispettabile, incontrai due del gruppo del metallo, Angel e Rob.
Rob era fratello d'arte, nel senso che il fratello è abbastanza noto per essere un ottimo chitarrista e per acchiappare parecchie ragazze. Rob si sforzava il più possibile di assomigliargli e viveva della sua rendita, ma diversamente da altri che avevo conosciuto nella stessa situazione, non risultava un perfetto stronzo, anzi era persino simpatico (cosa abbastanza rara per qualcuno della zona). Viceversa conoscevo Angel da poco e non l'avevo ancora inquadrato per bene, di lui al momento sapevo solo che era un abbastanza tipico buzzurro calabrese con la fissa per le macchine truccate e i racconti sulle sue tipe rimorchiate.
"Ohi bello, non hai cazzi neanche tu stamattina?" mi disse Rob, mentre si legava i lunghi capelli neri.
"Come quasi tutte le mattine"
"Vieni con noi allora, tra un po' arriva anche la mia figa!" aggiunse Angel guardandomi con un sogghigno.
Non ero convintissimo. Solitamente mi piaceva starmene per i cazzi miei almeno fino a metà mattinata, ma feci un cenno con la testa e li seguii, lontano dal mio bar abituale.
Entrammo e la barista, una 60enne con gli occhi scavati, ci fece un cenno d'intesa e ci lasciò proseguire per il piano superiore, dove ci saremmo accampati per almeno 4 o 5 ore.
Lei era già lì.
Rimasi di sasso trovandomela di fronte così, stravaccata su due sedie, bella come la notte. Lunghi capelli neri scompigliati ricadevano dappertutto ed era vestita a metà strada tra una metallara a un concerto goth e una dimostrante di Greenpeace durante una manifestazione (non aveva ancora le idee chiare, la ragazza, pensai, ma il pensiero, cinico, mi uscì subito dalla testa). Mi sedetti, ci presentammo.
"Sono Cass" disse, con una voce che a dispetto dalle apparenze suonava molto dolce
"E sta con ME!" Si affrettò ad aggiungere Angel, sottolineando il fatto cingendola per la vita. Mi venne in mente un orango con un casco di banane.
Le strinsi la mano, ordinammo da bere e cominciammo un altra astrusa usanza di chi fa sega alle superiori; le carte. Dio quanto ero (sono) scarso! Feci un paio di partite, più per cortesia che per altro, facendo sclerare il povero Rob che si ritrovò in squadra con me. Riuscii a svicolarmi solo quando arrivò un amica di lei (non la  ricordo assolutamente) che si offrì, impietosita, di prendere il mio posto.
Andai nella sala attigua ad accendermi una sigaretta, sono cresciuto nei bar quando ancora non era vietato fumarci dentro e per quanto assurdo possa essere mi faceva sentire a casa una sala in cui vecchietti e videopoker convivevano con fumo, bicchieri di bianco alla spina e bestemmie. Lei mi raggiunse.
"Non ti piace la compagnia?" Mi chiese sporgendosi verso di me per accendere la sua sigaretta.
"Oh non è quello, Rob è simpatico, è solo che al mattino sono un po' rincoglionito"
"E le carte non sono il tuo forte"
"No decisamente " abbozzai un sorriso
"Com'è che non ti ho mai visto con loro?"
"Non li conosco da molto -mi stiracchiai sulla sedia- tu è da tanto che stai con Angel?"
Mi guardò con un velo di ironia nello sguardo "Da fin troppo"
Bussarono sulla porta a vetri, era appunto Angel "Eccoliii, dai piccola che mi serve un doppio in squadra e lui fa cagare -mi indicò sogghignando- vieni?" le diede una sonora pacca sul culo.
"Arrivo Angel, arrivo"
Lasciò la sua sigaretta mezza accesa e sporca di rossetto ad agonizzare nel posacenere, rimasi a guardarla da dietro la porta a vetri tra il fumo e le bestemmie di uno dei vecchi che dietro di me si stava giocando la pensione.

Passarono un paio di settimane, la rividi qualche volta in giro insieme ad Angel e parlando con Rob capii che l'impressione che avevo avuto era vera; un orango con un casco di banane. La trattava di merda e quando non c'era raccontava a tutti di quanto come e dove scopassero...un vero signore!
Poi mi disse una cosa che mi stupì, lei gli aveva chiesto il mio numero; probabilmente pensai, aveva bisogno di qualcuno con cui parlare che non si battesse i pugni sul petto ogni 5 minuti.
Ci sentimmo per telefono. Molte volte. Le piaceva parlare con me e a me piaceva parlare con lei. Non nego che mi presi una cottarella ma pensavo sarebbe rimasto solamente quello, io l'avrei ascoltata, lui l'avrebbe avuta, vecchia storia. Già successa. Già vissuta.
Una mattina mi chiamò prima che uscissi, mi chiedette se volessi passare da lei. Perchè no? Non abitavamo nemmeno distanti. Presi la mia roba e uscii.
Bussai, lei aprì, mi tirò dentro mi abbracciò e inziò a piangere. Cazzo, pensai, che cazzo è successo? La strinsi forte. I suoi capelli profumavano di..bhe profumavano di pulito...smise di singhiozzare. La tenevo ancora stretta.
"Ehi, ehi Cass, che è successo?"
Mi baciò, un bacio strano, mischiato alle sue lacrime. Mi teneva ancora stretto e mi spinse verso il divano. Continuando a baciarmi. Si ritrovò sopra di me.
Sinceramente non riuscivo a crederci. Oddio in un angolino ci speravo che finisse così ma sono quelle cose che uno ipotizza che possano succedere perchè viste in troppi film smielosi e che poi non ti succedono mai. Questa volta no. Le sue labbra erano ancora sulle mie, la sua lingua cercava la mia. Dopo qualche interminabile, bellissimo, minuto si staccò. E rise.
"Scusa...Penserai che sono una pazza"
"Fossero tutte così le pazze!" risi anch'io.
Rimanemmo così per un po', abbracciati poi parlammo. Venne fuori che la sera prima aveva provato a lasciare Angel ma che lui aveva iniziato a urlare come un pazzo e quasi era arrivato a picchiarla. Poi si era fermato. Vennero fuori anche altre cose. Tipo la sua vera età. Cazzo le avrei dato quasi due anni in più dei miei e invece scoprivo che era molto più piccola! (questo mi sconcertò abbastanza, non ero per niente abituato). Venne fuori anche che era vergine. L'orango raccontava un sacco di balle su questo punto. Parlammo di molte cose, la tranquillizzai. Si addormentò. In quel momento, su quel divano, con la luce del sole che arrivava dalla finestra e le illuminava le guance ancora rigate dalle lacrime mi sembrò la cosa più bella che ci fosse.
  
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