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Autore: soulofthemusic    27/06/2013    7 recensioni
La gioia lo invase come se fosse luce e lui un grande rosone, tavolozza di colori vivi. Si girò e abbracciò Noemi lasciandole una miriade di baci sui capelli. Lei si avvicinò al suo orecchio e mormorò: «Sei mio, ricordi?». [...] Noemi lo guardò, era una visione celestiale, era tutto il mondo che da quel momento avrebbe imparato a conoscere. Si avvicinò alle sue labbra esitante e vi posò un leggero bacio che la fece trasalire. Sì, aveva fatto la scelta giusta. Ora aveva trovato il pezzo mancante nella sua vita e poteva permettersi l’illusione della felicità.
[...]
Parliamoci chiaro: questa non è la solita storia di dolci parole e amori felici. No. Qui si parla di vite complicate, vite vuote, avvolte in una crisalide di dolore. Si parla di amori. Malati, bugiardi, ingannevoli, amori veri che ti consumano dentro. Lo sfondo poi è una guerra tra Bene e Male. Cosa volevate che ne uscisse fuori?
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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II.

 
L’aria era fresca e pura, ma i suoi adorati alberi erano coperti da vestiti bianchi e sfarzosi, modelli fantastici che ogni giorno erano nello stesso posto per rallegrare la gente. Le stesse persone che davano tutto per scontato, che non si meravigliavano più di nulla, che erano insensibili  a ogni spettacolo la natura mettesse loro davanti.
La ragazza dai capelli cioccolato attraversò lentamente il ponte deserto gustandosi ogni momento, il canale era ghiacciato e non aveva dubbi che se anche il giorno dopo avesse fatto freddo i bambini avrebbero potuto cominciare a pattinare sulla patina formata dalla neve.
Noemi adorava il freddo, era la sua temperatura. Il caldo la faceva star male, le toglieva tutte le energie e la inchiodava in casa spesso e volentieri. Il freddo invece la faceva sentire viva, piena di energie e aperta alla vita. Toccare con la mano nuda la candida neve sulla panchina la fece rabbrividire, era una sensazione che adorava e agognava da tempo.
Si sedette a gambe incrociate e tirò fuori dallo zaino il pacchetto che aveva preparato la sera prima, tutte le cose da mangiare risposte all’interno erano in coppia perché sperava che Gael la accompagnasse, ma purtroppo aveva fatto una promessa a Martin e a lei andava bene così, anche se doveva ammettere che la sua mancanza si faceva sentire.
D’un tratto davanti alla panchina passò un gruppo di militari in uniforme che molto probabilmente si stava allenando visto gli usuali cori. La folla continuava la sua lenta corsa mentre un individuo continuò la corsa sul posto, distaccandosi dagli altri.
Si avvicinò alla ragazza intenta a mordere un sandwich e con voce incerta disse: « Nemi?»
Noemi si bloccò all’istante, il sangue nelle vene le congelò. C’era solo una persona che la chiamava in quel modo e quando alzò gli occhi la vide chiaramente.
«Bastian?!?»
«Cucciola, ma da quanto tempo non ci sentiamo?»
«Mio Dio, un’eternità!» disse la ragazza dagli occhi smeraldo con entusiasmo, alzandosi e coprendo i pochi passi che la separavano dal suo vecchio amico d’infanzia per poterlo abbracciare. «Guarda qui che muscoli accidenti! E sei anche diventato più bello di quanto già fossi.» aggiunse con un sorriso radioso.
«Così mi fai arrossire scricciolo. Guardati, sei raggiante e un po’ più alta di come ti ricordassi.» scherzò lui, piacevolmente sorpreso di aver ritrovato una parte di lui che aveva perso tanto tempo fa.
«Allora, devo presupporre che tu sia un soldato adesso?» chiese la ragazza alzando un sopracciglio.
«Direi proprio di sì. Ho già concluso alcune missioni con successo e adesso sono tornato per un periodo di allenamento.»
«Cavolo soldato, datti una regolata: ricordati che stai parlando con una vecchia amica, non con un tuo superiore.» disse Noemi ridendo, « Inoltre se mi prometti che parlerai normalmente è probabile che ti chiederò di vederci ancora.»
«Signor sì, signora!» disse sorridendo e portandosi la mano vicino al viso in un segno militare.
«Conosci il bar vicino all’università?»
«Quello con l’insegna bianca? Certo!»
«Bene allora ci vediamo là domani pomeriggio alle 18. Ora devo andare al lavoro, a domani!» disse Noemi allontanandosi.
«A domani, ti penserò quando riceverò la punizione per essere in ritardo.» aggiunse Bastian sorridendo.
 
 
«Allora? Che te ne pare?» chiese Martin notando l’aria assente dell’amico mentre guardava il disegno del suo prossimo tatuaggio.
«Cosa?» rispose Gael interrompendo la lunga fila di pensieri che affollava la sua mente da quando  aveva lasciato Noemi. «Oh, è fantastico. Dove vorresti farlo?»
«Sulla schiena. Ricordi? Te l’ho detto cinque minuti fa.»
«Scusa amico, è solo che… non so, sono un po’ perso.»
«Stai pensando a lei, vero?»
«E tu come lo sai?!» chiese Gael con un po’ di panico nella voce. Da quando era diventato un libro aperto?
«Beh oggi mi hai scaricato per starle vicino, non vieni più alle feste se non c’è lei, ho notato il modo in cui la guardi e la tratti, sai? Non l’hai mai fatto con nessun’altra.»
«Da quando sei tu lo psicologo e io il paziente? Piuttosto come va con Cassia?»
«Da quando, per la prima volta, sei tu ad avere un problema in tema “ragazze”. Insomma, siamo amici da quando andavamo alle medie, Gael, penso di conoscerti abbastanza bene. Comunque non capisco la domanda: fra me e lei non c’è niente, se cercavi di cambiare argomento non funziona.»
«Oh, ma lei vorrebbe che ci fosse qualcosa. Garantito.» Martin sapeva che Gael non sbagliava mai in fatto di donne e sentimenti, a parte quando si trattava di se stesso.
«Staremo a vedere. Ti piace vero?»
«Non mi piace soltanto, Martin, io penso di provare qualcosa per lei. Per anni sono uscito tutte le sere a far festa, ho detto alle ragazze quello che volevano sentirsi dire, ho aggiunto qualche parola dolce, qualche complimento e sono cadute tutte tra le mie braccia. Ogni sera nel mio letto c’era una ragazza diversa. Ma adesso… adesso non voglio nessun’altra che non sia lei. Ci ho provato a essere il Gael di sempre, ma non ci riesco. Ogni complimento che esce dalle mie labbra è diretto a lei, ogni parola dolce che mi passa per la mente la vorrei sussurrare a lei, penso sempre a lei, cerco sempre di trattarla come merita di essere trattata. Ma che mi succede?» disse Gael scuotendo la testa, appoggiando poi il viso tra le mani.
Martin era scosso: il ragazzo seduto di fronte a lui era il suo migliore amico, lo conosceva da tanto tempo, ma ora non lo riconosceva. Era cambiato e la differenza più grande la vedeva in quel momento: non c’era mai stato un solo istante in cui Gael si era mostrato debole, mentre in quel momento era esattamente così, indifeso e confuso.
«Perché non le parli e le dici quello che hai detto a me? Se è un problema per te posso farlo io…»
«No!» lo interruppe bruscamente l’amico «Se c’è una persona che deve parlarle quella sono io. Solo che ho paura di rovinare tutto. Non voglio perderla, sarebbe la fine di tutto ciò che sono.»
«Gael ti prego, ti parlo non da amico, ma da fratello. Parlale. Non puoi andare avanti con la paura e il desiderio che si danno battaglia ogni volta che la sfiori, non sei più tu. Stai vivendo a metà e io non voglio che accada, Noemi non vuole che accada. Parlale il più presto possibile. Fallo per te, fallo per voi.»
 
 
Da piccola le piaceva associare ad ogni persona un colore. Sua madre era istintiva e affettuosa come la gradazione più intensa del rosso. Suo padre era blu, abbastanza calmo da trasformare il rosso acceso in un viola vivace.
Il primo sprazzo di verde nella sua vita l’aveva portato Bastian. Non sapeva bene come descrivere il carattere che collegava a quel colore, forse non era qualcosa di definito, forse per lei il verde significava semplicemente salvezza, pace.
Ricordava benissimo la prima volta che vide il suo miglior amico d’infanzia. Si era appena trasferito, era in giardino e si guardava intorno stralunato, come se fosse appena atterrato su un pianeta alieno e avesse paura che qualcuno lo stesse per rapire. Lei andò a salutarlo e spigliata com’era riuscì a far sciogliere la timidezza del bambino e a diventare sua amica.
Passarono quattro anni da allora, e il giorno del suo decimo  compleanno Bastian se ne andò, si trasferì in un’altra città e la lasciò di nuovo sola con il rosso e il blu.
Una lacrima scese  sul volto della ragazza  che era quasi arrivata all’edificio dove faceva la volontaria tre volte a settimana, e ancora una volta affiorò la domanda a cui per anni aveva cercato risposta: qual era il colore che le apparteneva? Avrebbe voluto rispondersi che era il verde, ma si sarebbe detta una bugia. Lei non era la sua salvezza, lei da sola non avrebbe trovato la pace, sarebbe piombata di nuovo nell’abisso nero di un paio di anni fa.
Si asciugò la guancia ed entrò in ospedale cercando di mantenere un sorriso accettabile sulle labbra. Si cambiò con una lentezza straziante, Bastian aveva aperto ferite non ancora cicatrizzante, aveva portato alla luce ricordi di quando i suoi genitori andavano d’accordo e lei si sentiva ancora parte di una famiglia.
Uscì dallo spogliatoio e cominciò il suo giro di pazienti, dopo un paio d’ore finì di distribuire le pillole e di risistemare alcuni dei letti rimasti vuoti quella mattina. Lasciava sempre per ultima la camera di Althea, voleva concedersi un momento per stare un po’ con lei e parlare, era sicura che lei le avrebbe reso la mente limpida: Althea era giallo brillante, luce che avvolge ogni cosa.
Si avviò verso la sua camera, ma cominciò a innervosirsi quando vide Mischa, un’infermiera con cui spesso e volentieri scambiava due chiacchiere davanti a un the caldo, con una cartellina in mano e uno sguardo basso e triste.
«Noemi..» cominciò lei non sapendo come continuare.
«Ciao Mischa, tutto bene?» chiese la ragazza un po’ perplessa.
«Sì. Cioè no… Althea ieri notte è venuta a mancare, mi dispiace Noemi.»
Noemi sapeva che la sua coetanea era affetta dal cancro, ma non pensava che stesse peggiorando così in fretta, aveva ancora tantissime cose da dirle, tantissime cose da apprendere da lei, ma lei non c’era più.
Entrò nella stanza piano, si avvicinò al letto e cominciò ad accarezzare le coperte. Come poteva essere? Come poteva la terra toglierle un dono così prezioso? Perché ogni volta che qualcuno si avvicinava a lei finiva sempre per allontanarsi? Sembrava che il cielo fosse contro di lei, non aveva idea di cosa sarebbe successo andando avanti, ma la sua vita fino a quel momento era stata riempita da perdita e dolore e non si aspettava che il destino avesse in serbo qualcosa di diverso. E l’angelo? Ora aveva bisogno di lui con tutte le sue forze, ma lui non c’era. Forse era il suo cuore, forse era difettoso, Noemi avrebbe voluto cambiarlo. Avrebbe voluto cambiare quel momento, avrebbe voluto essere lì quando Althea esalava il suo ultimo respiro, avrebbe voluto dare la sua vita per salvare quella dell’amica.
Le lacrime ormai lottavano per uscire dagli occhi come un fiume in piena, non voleva cedere, non voleva arrendersi un’altra volta alla vita, ma alla fine perdeva sempre.
Mischa entrò nella stanza e vedendo lo stato di shock di Noemi la abbracciò, ma lei non era giallo e nemmeno verde, lei era rosa pallido, non poteva guarire il nero che stava sgorgando dal corpo di Noemi.
«Tesoro meglio se per un paio di settimane ti prendi del tempo per calmarti, poi, se te la sentirai, potrai tornare qui ad aiutarci.» disse Mischa.
Noemi non aveva la forza di rispondere, annuì e con lentezza si avviò verso lo spogliatoio e poi verso casa. Dentro non c’era nessuno, era sola un’altra volta. Sapeva che non poteva ricascare nei vecchi sbagli, avrebbe deluso ancora le persone che più amava al mondo, ma la tentazione era grande e il bisogno immenso. Droga e alcol erano stati i suoi più grandi amici durante il divorzio dei suoi genitori, l’anoressia era venuta da sé.
La porta cigolò, e davanti a sé trovò Gael con un’espressione addolorata. Lei era lì, avvolta con una coperta, sul divano, con gli occhi gonfi che si ostinavano a fissare oltre la finestra per non affogare nelle lacrime. Due braccia la avvolsero è d’un tratto ricordò cosa significava il verde per lei: salvezza.

 
 

 
Piccolo angolo della scrittrice:
Mi scuso per il ritardo, avrei dovuto pubblicare ieri, ma ho avuto alcuni problemi e non sono riuscita a finire di scrivere il capitolo. Spero di essere puntuale con il prossimo :) Ringrazio tutti quelli che mi seguono, recensiscono e che hanno inserito la storia tra le seguite, il vostro supporto per me è importante <3
Vi svelo anche un piccolo segreto: ho cominciato tante storie, ma non sono mai riuscita ad arrivare a scrivere il secondo capitolo, ho sempre avuto un blocco quindi questo è un grande traguardo per me. Detto ciò non vi annoio oltre, mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate! Un bacio, Maddy :)
   
 
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