Fumetti/Cartoni americani > TMNT / Tartarughe Ninja
Ricorda la storia  |       
Autore: mikeychan    27/06/2013    2 recensioni
Raphie incontra una donna. S'innamora ma....
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

-Ti odio! Ti odio con tutte le mie forze!- gridò Raphael.
-Smettila, Raph! In fondo, Michelangelo non ha fatto nulla!- ribatté Leonardo.

-Leo ha ragione! Chiedigli scusa!- s'intromise Donatello.
-NO! LUI E' LA ROVINA DELLA MIA VITA!- tuonò il rosso.
Michelangelo ascoltava le grida dei suoi fratelli maggiori, seduto sul pavimento della sua stanza, accanto alla porta. Cercava di placare le lacrime che correvano lungo il suo viso, ma non ci riusciva. Raphael era infuriato... solo perché Mikey aveva urtato involontariamente la sua moto.
Era andato a portargli una lattina di soda e qualche biscotto, dato che il rosso si era rintanato da quattro ore nel garage, per migliorare la sua motocicletta rossa.
Era quasi inciampato su una chiave inglese, finendo con la spalla contro il manubrio. Michelangelo aveva provato a deviare la traiettoria contro il veicolo, ma non ci era riuscito. Crollando in un sonoro tonfo, la carrozzeria aveva subito un minuscolo graffio... Raph era rimasto senza parole inizialmente, poi aveva gridato con rabbia crescente...
Da circa un'ora stava imprecando contro di lui.
"Mi dispiace...", piagnucolava il tredicenne, affondando il viso nelle ginocchia.
Raph non gli aveva nemmeno chiesto se si era fatto male o meno: sta di fatto, che sulla spalla dell'arancione capeggiava un grosso livido bluastro gonfio. 

-Raph! Mikey è più piccolo di noi di circa quattro anni!- sbottò Donatello.
-Se fosse tuo figlio, come lo tratteresti?!- aggiunse Leonardo, furente.
A quella domanda, il rosso sembrò rifletterci e ghignò: -Lo picchierei, ovvio!-.
-Per fargli imparare la lezione?- s'intromise il maestro Splinter.
Era appena uscito dalla sua stanza, avendo udito ogni cosa. Nei suoi occhi castani si leggeva chiaramente una grande delusione per il comportamento del figlio dai Sai gemelli. Si avvicinò, picchiettando il bastone sul pavimento e si fermò dinanzi a Raphael.
-Credi che abbia usato un metodo violento per insegnarvi l'educazione?- continuò.
Raph abbassò lo sguardo, ma non poteva affievolire la rabbia per la sua moto, sebbene fosse esagerata. Il suo silenzio, però, non prometteva nulla di buono.
-Sensei, gli avrò ripetuto mille volte di non toccare la mia moto- spiegò furente.
-Mikey non l'ha fatto apposta! E poi è solo un graffio!- ribatté Donatello, nervoso.
Le iridi miele di Raph si restrinsero sino a diventare due pallini minuscoli; ruggendo di puro odio, corse verso la zona notte, prendendo a spallate la porta di Michelangelo. La tartaruga arancione scattò in piedi e oppose resistenza, sapendo che niente avrebbe impedito al rosso di fargli del male. Con le lacrime sul viso, il minore permise alla paura di avvolgerlo. 
Totalmente paralizzato, ricevette la porta in faccia e sbatté con il guscio in terra: l'ombra di Raphael si allungava sino al suo viso impaurito. Gli occhi blu del tredicenne incontrarono quelli del diciassettenne dinanzi a lui: non riuscì a spiccicare parola e a stento si rese conto di essere sollevato da terra e sbattuto contro la parete.
-HAI GRAFFIATO LA MIA MOTO!- ruggì, premendolo contro i mattoni ramati.
-M... mi dispiace...- piagnucolò l'altro.
-TI DISPIACE?!- urlò e gli mollò uno schiaffo sulla guancia.
Un pulsare doloroso si era appena abbattuto contro il viso livido dell'arancione; gli altri erano appena entrati nella stanza e avevano bloccato Raphael, il quale era riuscito a colpire lo stomaco del minore con una ginocchiata.
-BASTA! DON, PRENDI MIKEY!- ordinò furente Leonardo.
Il leader Hamato teneva a malapena a bada suo fratello, tenendogli bloccate le braccia dietro al guscio; l'altro suo braccio era ben stretto al collo. Non aveva intenzione di strangolarlo, solo di calmarlo.
Donatello era accovacciato accanto al fratellino dolorante, il quale piangeva stringendosi lo stomaco, mentre nascondeva il viso nella mano destra. Il viola circondò le sue spalle in un abbraccio e lo prese in braccio, dando a Raphael lo sguardo più contrariato che avesse mai usato nella sua famiglia.
-Quello che hai fatto stasera è miserevole- ruggì freddamente: -Hai colpito Mikey-.
Con il maestro Splinter, Donnie lasciò la stanza, imprecando mentalmente ai singhiozzi soffocati del suo fratellino. Rimasti da soli, Leonardo cercò di far ritornare in sé il fratello.
-Potremmo anche non perdonarti, lo sai?- ringhiò Leonardo, premendo Raph contro il muro.
-Lasciami in pace!- gridò l'altro, cercando di liberarsi dalla mano sul collo.
-Non fino a quando sarò certo che sei in te!-.
Il rosso avvertì la furia omicida abbandonarlo, assieme a gran parte della sua energia mentale e fisica; la sua gola bruciava a causa delle grida e con la pressione che s'allentava sul suo collo, scivolò dolcemente con il guscio contro il muro. Si sedette con le ginocchia strette al petto e le mani strette alle tempie. Nei suoi occhi spenti, si manifestò un conflitto fra la luce e le tenebre del suo cuore.
Leonardo era in piedi e a braccia conserte dinanzi a lui; lo guardava con diffidenza, pronto a bloccarlo ancora, se necessario. Nel silenzio, egli poté giurare di sentire dei rantoli soffocati di sensi di colpa.
-Ho sbagliato, vero?- domandò Raph raucamente.
Leonardo non rispose, ma intuì che il rosso era tornato in sé, per fortuna.
-Non so cosa mi sia preso...- proseguì: -Ho visto la moto cadere e...-.
A questo punto, Leonardo lo interruppe bruscamente: -Dimmi la verità, Raph-.
Il rosso alzò gli occhi lustri al fratello, attendendo il resto della possibile domanda.
-Tu ami la tua moto più di Michelangelo?-.
Raphael ebbe un battito mancante e sgranò gli occhi; spostò le iridi verso il pavimento e un orsacchiotto nascosto sotto la scrivani di Michelangelo, catturò la sua attenzione. Leonardo aveva ragione: lui considerava la moto come... suo figlio. E Mikey qualcuno da ignorare. Si sentì uno stupido e non rispose. 
-Bene- mormorò il leader: -Allora fatti un giro e schiarisciti le idee-.
Detto ciò, Leonardo lasciò totalmente solo il fratello, il quale premette il viso nella mano destra, permettendo a fugaci lacrime di sgorgare dai canali lacrimali. La maschera assunse un colore più scuro, ma non permise ai singhiozzi di varcare la bocca serrata. Tutte le parole che aveva urlato a Michelangelo lo stavano trafiggendo più che mai... e Leo aveva ragione.
Si alzò dal pavimento e seguì silenziosamente il leader, diretto in salotto.

Donnie sedeva sul divano, tenendo stretto al petto un Michelangelo privo di lacrime. Splinter, inginocchiato come suo solito sulla poltrona, implorava il figlio minore di svuotare il dolore che stava imbottigliando nel cuore. Eppure, il più giovane sembrava spento e perso nelle orrende parole gridatogli da Raphael.
-Michelangelo, guardami- ordinò dolcemente il padre.
L'arancione lo fissò con la coda dell'occhio, senza dire nulla.
-Lasciati andare, fratellino. Piangere fa bene- gli ricordò anche Donatello.
Eppure il minore non voleva accontentarli; chiuse gli occhi e ascoltò i passi determinati di Leonardo. Quando li riaprì, egli era fermo dinanzi a lui. Leonardo s'inginocchiò accanto al fratellino, stringendogli la mano destra.
-Non ci pensare. Noi sappiamo che non hai nulla da rimproverarti- gli sorrise.
Mikey negò con il capo: sul viso capeggiava un livido blu, dovuto alla porta e una guancia rossa; la spalla iniziava a fargli male, ma egli la strinse con la mano e non se ne curò.
-Raphael ha esagerato!- sputò Donnie, cullando l'arancione.
-Già- sospirò Leonardo, guardando ostilmente il rosso nascosto dietro a un pilastro.

Il rosso si sentì una stretta al cuore e si mordicchiò nervosamente il labbro: aveva ferito il suo fratellino più di quanto avesse immaginato. E tutto per la sua stupida motocicletta. Che cosa lo aveva fatto cambiare così? Lui che fin da quando Michelangelo era molto piccolo, aveva giurato di proteggerlo... ora aveva rotto il suo voto. Non era riuscito a proteggerlo da sé stesso.
Afflitto, Raph si propose mentalmente di raggiungere il suo amico Casey. Magari parlare gli avrebbe fatto bene... o forse no.
Non gli importava però: desiderava solo uscire dalla sua tana e magari incontrare Shredder che lo spedisse in coma, come punizione al suo imperdonabile errore.
"Mikey... spero di rivedere il tuo sorriso... mi dispiace...", singhiozzò mentalmente.
Sparì dopo aver gettato un'occhiata a Leonardo, accortosi di lui, nelle tenebre dell'uscita secondaria e ben presto si ritrovò nelle fogne.
La 39esima lo stava accompagnando sino alla 43esima, in corrispondenza dell'appartamento del suo migliore amico testa calda. Forse avrebbe dovuto tener presente il proverbio "prima telefona", ma non era in vena di sperare di agganciare un segnale, giusto per avere campo e chiamarlo.
"Al diavolo!", gridò mentalmente, iniziando a correre con le lacrime libere sul viso.
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > TMNT / Tartarughe Ninja / Vai alla pagina dell'autore: mikeychan