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Autore: mikeychan    28/06/2013    1 recensioni
Raphie incontra una donna. S'innamora ma....
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Casey guardava un incontro di hockey, nel buio del suo salotto, seduto in poltrona. Sollevava a ritmo costante un bilanciere, allenando i muscoli dell'arto destro. Non era molto interessato alla partita; la sua mente era altrove, ossia, alla banda dei Purple Dragons. Secondo un notiziario precedente, l'orda criminale era aumentata del 25% e con Hun come loro capo, nemmeno la polizia aveva il coraggio di sbatterli in galera. 
Casey sapeva che da solo non avrebbe mai potuto farcela, ma con i suoi amici rettili le cose cambiavano in meglio. In cinque erano in grado di sconfiggere un intero gruppetto di circa quindici persone, armate per giunta. Doveva e voleva vendicare suo padre: nei suoi occhi bruciava ancora l'immagine del negozio che crollava in fiamme, intrappolando Arnold Jones.
-Gliela farò pagare!- ruggì.
La sua attenzione, però, venne catturata da un bussare alla finestra chiusa del suo salotto. Il 24enne scattò aggressivamente e brandì una mazza da hockey, nel porta-mazze al fianco della poltrona. Spense il televisore e si appiattì contro la parete destra della finestra, sbloccandone il fermo. Attese il momento opportuno e la sua mazza colpì qualcosa di duro.
-Ma che diavolo!- replicò acida la tipica voce di Raphael.
Casey, meravigliatosi, fece arrivare le dita all'interruttore, accendendo la luce. In breve, tutto fu irradiato da calda luce gialla. Un parquet marrone, mura verdine, tende candide, un televisore, una poltrona castana, un tavolino porta-riviste di vetro. Una parete attrezzata con una cristallerie gremita di alcolici.
-Raph?- domandò basito: -Che ci fai qui?-.
Ritirò la mazza impugnata nella mano destra della tartaruga, riponendola nel sacco castano.
-Ecco...- spiegò l'altro, mostrando gli anelli scuri di pianto sotto un paio di occhi rossi.
-Amico, se ti va di parlare, io ci sono- intuì Casey: -Qui o sul tetto?-.
-Sul tetto- rispose stancamente l'altro, riconoscente.
Afferrato il kit da Giustiziere Mascherato, con tanto di maschera e sacco da hockey, i due si arrampicarono su una verde scala anti-incendio e si sedettero sul bordo di un cornicione.
Le loro gambe penzolavano nel vuoto, mentre guardavano la piccola falce di luna in un cielo blu notte stellato. Il vento gelido scuoteva i capelli blu scuro di Casey e le fasce della maschera e della cintura di Raphael. Non si poteva chiamare silenzio il mix di clacson della auto scorrazzanti in strada o canti stonati di ubriachi delle 23.30; ma per i due nostri amici, quella serata era davvero calma. Insomma, dopotutto erano a New York, no?
-Allora...- iniziò Casey, guardando l'amico: -Che cosa è successo?-.
Raphael inspirò e appoggiò il braccio destro sul ginocchio piegato e schiacciato contro il petto. Faceva freddo, ma al mutante non importava. Casey era tenuto al caldo nella sua giacca blu e da come lo osservava con quegli occhi azzurri, sembrava leggere l'enorme dolore nel cuore della tartaruga.
-Ho combinato un casino, Casey- mormorò stancamente.
-Un casino?- ripeté l'altro, sempre più curioso.
La tartaruga annuì, fissando l'orizzonte sfumato dal nero degli alti grattacieli, il giallo delle luci e il blu del cielo. Le numerose stelle visibili lampeggiavano fiocamente, dando l'illusione di porte verso nuovi mondi sconosciuti.
-Già... e tutto per la mia stupida moto- proseguì il rosso, esibendo una falsa risatina.
Casey sapeva che Raph era profondamente distrutto dalla tristezza e non disse nulla.
-Ho picchiato mio fratello, Casey- puntualizzò, rivolgendo i suoi occhi all'altro.
-Cosa? Chi?- domandò l'umano, basito.
-Michelangelo...- rispose, fremendo di rabbia: -Ho alzato le mani su di lui...-.
Strinse i pugni e strinse le palpebre, lasciando che piccole lacrime osassero lustrargli le guance.
-Come è accaduto?- mormorò Casey, fissando la strada vuota, sotto i suoi piedi.
-Era venuto nel garage a portarmi qualcosa da mangiare... ed è scivolato su una chiave inglese. E' caduto, picchiando la spalla contro il manubrio, causando un graffio sulla carrozzeria della mia moto... sono scattato...- raccontò quasi in singhiozzi.
La voce tremolante di Raphael, rapì la completa attenzione di Casey.
-Sto cambiando in peggio, Casey... adesso Mikey mi odierà... gli ho sbattuto la porta in faccia e uno schiaffo e... e... e poi anche una ginocchiata nello stomaco...- mormorò.
-Perché?- chiese semplicemente l'umano.
La tartaruga sgranò gli occhi e lo guardò; deglutì e si strofinò il naso con il dorso della mano.
-Io... non lo so...- biascicò, affondando il viso nelle ginocchia.
-Non è che voglio dirti come gestire la tua vita- iniziò Casey, guardando la luna: -Insomma, tu hai agito così perché hai avuto paura-.
L'esclamazione di Casey rubò un battito al mutante, il quale lo fissò con occhi meravigliati.
-Ho... ho avuto p... paura?- balbettò sorpreso l'altro.
-Sì. Hai avuto paura perché tuo fratello si era fatto male. Però hai agito diversamente, a causa della rabbia-.
Alla risposta più che veritiera di Casey, Raphael non trattenne un commento sarcastico.
-Da quando sei un consulente degno di nome?-.
Anche l'umano ridacchiò: -Devo imparare ad essere serio o April non mi amerà!-.
-Dunque fai sul serio con lei, eh?- ghignò la tartaruga, ormai sollevata.
Casey si strofinò la nuca imbarazzato e mollò un dolce pugno sul braccio della tartaruga esplicita.
-Lei è... come posso dire... quando ti guarda sembra che tutto non ha valore... ti senti stringere il cuore e ti verrebbe voglia di baciarla e anche...-.
-OK! OK! Non ti prolungare, ho capito!- interruppe il rosso: -Ti piace-.
Casey annuì più rosso della maschera dell'amico; ormai la tensione precedente era svanita totalmente e si respirava un'aria molto più dolce.
-Quando tornerai a casa scusati con Mikey- aggiunse l'umano: -Non credo ti odi-.
A Raph strinse il cuore di gioia nel sentire quelle parole; annuì e guardò la strada sotto i suoi piedi.
Improvvisamente, però, un gruppo di ombre comparve dal nulla, quando una giovane ragazza 17enne passeggiò tranquillamente. Era molto carina: aveva dei lunghi capelli miele, con delle tinte più scure alle punte; indossava un cappotto lungo nero, gambe avvolte da calze velate nerastre, tacchi alti nero lucidi. Probabilmente o era a lutto o amava quel colore tetro.
Raph non ci mise molto a capire cosa stesse per accadere. 
Quelli che, a giudicare dai grossi tatuaggi a forma di drago viola, erano i Purple Dragons, la stavano intrappolando in un vicolo cieco, per aggredirla. Per fortuna, il nostro tartarugo brandì i Sai e ghignando, si catapultò oltre il cornicione, con un salto mortale.

-Eh! Eh! Eh!- fu la risatina sinistra di uno dei Purple Dragons.
Il tizio aveva capelli corti in gel neri con occhi piccoli dello stesso colore; un maglione azzurro metteva in risalto la sua pancia grassa, così come i larghi jeans che indossava, su un paio di scarpe Nike blu scuro. Sulla guancia destra, capeggiava un tatuaggio viola di drago.
La giovane, il cui cuore martellava paurosamente nel petto, si voltò e indietreggiò sino a ritrovarsi senza via di fuga: era penetrata in un vicoletto nauseabondo, senza possibilità di fuga. Dall'unico Dragon, ne sbucarono fuori altre sette.
Tutti con il tatuaggio; occhi diversi ma maligni, di altezze e peso differenti... tutti tipi poco raccomandabili e cosa peggiore, armati di sbarre di ferro, pistole, catene e coltelli. Le armi che rifletterono grazie a un fioco lampione, brillarono negli occhi verde smeraldo della giovane. Le sue labbra cacao tremavano senza sosta, purtroppo.
-Che... che cosa volete da me...?- imprecò balbettando.
La paura totale l'aveva costretta a indietreggiare troppo, sino a ritrovarsi con la schiena contro una parete con tanto di graffiti.
-Niente, bellezza! Dacci la collana che porti al collo e non ti faremo nulla!- rispose l'altro.
La collana in questione era un pendente d'oro, con un piccolo rubino al centro, luccicante.
-No...!- mormorò la giovane, appiattita contro il muro.
-Peggio per te, allora!- si scurì il tizio con il maglione azzurro: -Vorrà dire che la prenderemo lo stesso!-.
A questo punto, la giovane chiuse gli occhi e lanciò un urlo, fino a quando un soffio di vento si abbatté contro il suo viso: impaurita e piangente, vide chiaramente l'immagine del suo salvatore... ma era così stanca... scivolò in terra, spaventata da quello che era Raphael.
-Bene, tacchini! Chi è il primo a morire, stasera?!- imprecò, mostrando i Sai.
Anche Casey si unì all'amico e sguinzagliò la sua inseparabile mazza da hockey.
-E voi chi siete? Un tizio vestito da rana e un attore da strapazzo?- rise il ciccione nemico.
-Sbagliato!- ironizzò Raphael: -Siamo quelli che vi faranno tanto male!-
E lo scontro cominciò.
Il rosso fu bloccato al polso destro da una catena, ma anziché dannarsi, spinse il Purple Dragon magro come un grissino a sé e lo steso con un pugno dritto al viso. I suoi occhiali da sole cascarono in terra, lasciando gli altri basiti. Raph si sfilò la catena, lanciandola lontano.
Il ciccione con il maglione azzurro brandì la sua pistola e la puntò a Casey, con la maschera da hockey calata sul volto.
-Vi farò vedere io con chi avete a che fare!- urlò furibondo.
-Come no!- ridacchiò la tartaruga.
Scrutò con la coda dell'occhio un cassonetto proprio alle sue spalle e un sorriso malizioso allargò le sue labbra; ridusse gli occhi a due fessure e lasciò una stella ninja alla mano del tacchino nemico, facendolo guaire di dolore. Un fiume di sangue prese a scorrere dall'attrezzo ninja affondato nella carne nemica.
-CASEY!- gridò la tartaruga già catapultata sul cassonetto.
L'umano annuì e combatté abilmente contro i Purple Dragon meno pericolosi; con abili affondi della mazza, molte teste caddero in terra doloranti. Casey era tremendo e con un calcio ai genitali, un grassone tarchiato si accasciò dinanzi a lui, nel dolore.
-MALEDETTI!- urlò quello che sembrava il capo del gruppo, con la mano insanguinata.
Casey si stava dirigendo verso la giovane impaurita abbassando irrimediabilmente la sua guardia... il ciccione ghignò e colse l'occasione per puntargli la canna della pistola dritta alla testa. Raphael, ovviamente, vide tutto e gonfiandosi di rabbia accecante, forse la stessa con la quale aveva picchiato Michelangelo, non ci pensò su due volte e spiccò un lungo salto.
Afferrò le sue armi gemelle e un tonfo metallico rimbombò nell'aria circostante: Casey si voltò basito. Raphael aveva appena affondato nello stomaco del nemico le sue armi e incurante del sangue caldo che stava scorrendo sulle sue mani, estrasse con furia i Sai, desideroso di veder più agonia in una morte lenta.
Ansimava e quando guardò le mani sporche di sangue, la sua mente riprodusse fulmineamente gli occhi vitrei del fratellino... occhi blu di Michelangelo.
Sputò la saliva sul pavimento e cercò di calmarsi, scalciando la pistola danneggiata lontano da mani negate; rinfoderò le armi nella cintura e si diresse a passo spedito verso Casey.
-Grazie, Raph!- esclamò ancora sconcertato.
-Figurati- fu la risposta corta dell'altro.
La giovane ragazza era ancora spaventata e fissò gli occhi miele di Raphael: all'istante, tutte le sue paure svanirono, così come un rossore si fece strada sulle gote della tartaruga. Per un istante, il cuore del mutante batté velocemente, ma non per adrenalina o rabbia: era qualcosa di diverso dalle sue solite emozioni. Sembrava dolcemente caldo e tutto intorno si fermò. Il frusciò degli alberi, le auto in corsa non furono che silenzio. Raph rimase calamitato negli occhi smeraldo della 17enne e senza rendersene conto le porse la mano per aiutarla a rialzarsi.
-Grazie- mormorò la giovane, la cui voce era cristallina e melodiosa.
Per Raph fu un coro di angeli e Casey intuì subito qualcosa, ma rimase neutrale.
-Di nulla, signorina- rispose la tartaruga, con fare imbarazzato.
-La prego... mi dia del tu...- arrossì l'altra: -Mi chiamo Kita Hunter- si presentò.
Raphael annuì stordito dal batticuore e cercò di riprendersi: -Come vuoi. Però, torna a casa-.
Raph e Casey fecero per andarsene, quando Kita strinse la mano alla tartaruga.
-Il suo nome! Mi dica il suo nome! Lei è il mio eroe!- implorò.
Raphael non avrebbe mai detto il suo nome, così sospirò e indicò la luna nel cielo; spostando l'attenzione della ragazza sul bianco satellite, i due poterono scomparire in un baleno, lasciandola totalmente sola.
Nel vento che mosse i suoi capelli, Kita sorrise dolcemente e si guardò un lembo della mascherina di Raphael nella sua mano; lo strinse al petto e felicemente s'incamminò verso casa sua.

  
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