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Autore: StayThereWhateverHappen    27/06/2013    1 recensioni
Un incontro.
Una promessa.
Un amore.
Un amore come quello di Harry e Louis che si incontrano accidentalmente in uno spogliatoio e che sembrano destinati a rivedersi, sempre casualmente, finchè non si accorgono di desiderarsi, di desiderarsi come nient'altro prima.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ormai erano tre anni che Louis Tomlinson frequentava il college,  gli piaceva molto, aveva quell’atmosfera particolare che gli dava la forza di svegliarsi ogni mattina e inoltre a fargli compagni tutti i giorni c’erano Liam, Zayn e Niall, i suoi migliori amici. C’erano tutti i giorni, insomma, adesso fisicamente erano assenti grazie ad un viaggio all’estero che avevano programmato ma presto sarebbero tornati e comunque erano sempre nella mente e nel cuore del castano.
Louis era un ragazzo solare, sveglio ed esuberante, amava scherzare e ridere in compagnia, non si faceva mai mancare l’occasione di riunirsi con i suoi amici. Gli piaceva il rumore del vento tra le chiome degli alberi, spesso si sedeva nel giardino di casa sua e sfiorando l’erba con le dita ne apprezzava la morbidezza e quel senso di umido che gli veniva da essa donato. Nel frattempo osservava le nuvole muoversi in quel cielo grigio-azzurro che lo sovrastava non smettendo mai di farsi riempire le orecchie da quel suono avvolgente che proveniva dalle foglie verdi che vibravano le une sulle le altre.
Le persone più importanti della sua vita erano senza dubbio sua mamma e sua nonna,  ogni qual volta avesse bisogno di un consiglio erano le prime a cui si rivolgeva, avevano sempre una risposta pronta e poche volte non erano state in grado di aiutarlo.
Il padre di Louis era venuto a mancare quando il ragazzo era ancora molto piccolo, ricordava poche cose di lui, le sue braccia forti e il suo sorriso avvolgente erano ancora impressi nella sua mente soltanto grazie alle foto che la madre di Louis aveva accuratamente riposto  sulla maggior parte delle mensole presenti in casa.
Un ricordo c’era però, uno, uno soltanto ed era ancora così vivo, così reale.
Louis era seduto sull’altalena che pendeva dal ramo del grande albero nel loro giardino, stava cominciando a piovere e le piccole ma fittissime gocce d’acqua colpivano il suo viso ad una velocità assurda dal momento in cui suo papà lo stava spingendo “alla velocità della luce”, così dicevano, sull’altalena.
Il papà di Louis cantava delle canzoni improvvisando le parole e associandole alla base di qualche canzone famosa che entrambi conoscevano, questa cosa faceva ridere moltissimo il piccolo che a stento riusciva a reggersi con le manine alla corda che reggeva il seggiolino sul quale era seduto.
Quando non ce la faceva più, urlava “Papà” e il padre smetteva di spingerlo, si posizionava davanti a lui e il piccolo con un balzo si lanciava tra le sue braccia. Braccia che lo afferravano al volo, dato il suo peso scarsissimo, per poi stringerlo al petto e rotolarsi insieme a lui sull’erba bagnata.
Questo era l’unico ricordo che Louis aveva del padre, adesso il ragazzo aveva diciassette anni e facendo due calcoli si poteva arrivare a dedurre che quel ricordo risalisse a circa quattordici anni prima, quando Louis ne aveva solo tre.
Louis aveva bisogno di un uomo da amare, aveva bisogno di una figura maschile che andasse a “sostituire” quella del padre, qualcuno a cui affidarsi, in cui riporre fiducia.
Il ragazzo aveva pensato alla possibilità di essere gay, il fisico maschile lo aveva sempre attratto, però non voleva accettarlo. Adesso era lui l’uomo di casa e per molto tempo sia sua madre che sua nonna lo avevano trattato come tale, non voleva deluderle mostrandosi poco virile e rivelando loro i dubbi che gli gironzolavano per la testa.
Ormai erano mesi che pensava e ripensava a ciò che realmente lo attraeva, non che essere gay gli desse fastidio, lui non aveva mai avuto pregiudizi nei confronti di omosessuali solo che non sapeva come avrebbero potuto reagire i suoi amici e la sua famiglia una volta rivelata la sua sessualità.
Louis a scuola giocava a calcio, era il migliore della squadra e la maggior parte delle ragazze che studiavano nella sua stessa scuola erano pazzamente innamorate di lui però questo non faceva altro che infastidirlo perché non voleva essere una delusione anche per loro, non voleva essere considerato “il-frocetto-della-scuola”. Proprio per questo aveva deciso di abbandonare la squadra almeno per l’anno corrente, prima avrebbe capito come poter fare outing e poi avrebbe rifatto i provini per rientrarne.
Avrebbe dovuto pensarci bene prima di rivelare il suo segreto, avrebbe dovuto prima metterne al corrente le persone a lui più care per poi poter atteggiarsi liberamente, voleva poter passare davanti ai ragazzi che considerava carini e magari provarci con loro…alla fine, non aveva nulla da perdere.
Una mattina, era appena arrivato a scuola e il tempo era davvero pessimo, pioveva a dirotto e ovviamente Louis si era dimenticato a casa l’ombrello. Il cappuccio non era servito a poi molto visto che adesso era praticamente fradicio e stava navigando nelle sue stesse scarpe che imbracavano acqua da tutte le parti.
Il castano decise di andare negli spogliatoi della palestra a darsi una sistemata e magari ad asciugarsi con il phon visto che non poteva presentarsi in classe in quelle condizioni. Arrivato in palestra accelerò il passo e si diresse laddove non vedeva l’ora  di arrivare.
Fece per aprire la porta dello spogliatoio maschile ma non appena ci riuscì trovò davanti a sé un corpo statuario…nudo e statuario.
In un primo momento la mascella scivolò verso il basso e gli occhi andarono a posizionarsi sul torace del ragazzo che si trovava davanti.
Dio mio, quel ragazzo tatuato coma faceva ad essere così bello? Perché gli faceva quell’effetto?
In un primo momento, non sapendo cosa fare, il castano arrossì ma subito dopo si rese conto che avrebbe dovuto presentarsi, in fondo lo aveva appena visto nudo, era il minimo che potesse fare.

“Oh scusami, non pensavo ci fosse qualcuno…comunque piacere, io sono Louis, Louis Tomlinson.” Era evidente, l’imbarazzo dilagava in lui mentre  tendeva una mando verso il ragazzo dello spogliatoio.

“Non ti preoccupare, non sono un tipo pudico! E…mi chiamo Harry…Styles.” Pronunciando il proprio nome Harry abbassò la testa rivolgendo uno sguardo alle proprie mani che stavano a coprire le parti intime cercando di far capire a Louis che non avrebbe potuto stringergli la mano visto che era occupato a coprirsi.

Louis sorrise ancora una volta accorgendosi della figuraccia che aveva appena fatto e mentre si avviava verso il phon sentì un ghigno provenire da dietro le sue spalle, adesso era indeciso, avrebbe dovuto voltarsi e vedere perché il riccio rideva oppure proseguire fiero per la sua strada?
Decise di voltarsi, in fondo Harry si meritava un ultima occhiata…era troppo bello per essere dimenticato o ignorato.

“P-perché ridi? Ho qualcosa che non va?”

“Bhe no…cioè, sei tutto bagnato e-e…e sei molto bello.” Harry distolse lo sguardo da quello di Louis per la troppa vergogna.

“oh, grazie Harry.” Louis imbarazzato più di prima si voltò una seconda volta e cercò di ragionare su ciò che avrebbe dovuto fare, ah si…doveva asciugarsi, ecco.

Dopo essersi asciugato, Louis si diresse verso l’uscita sperando di trovarvici ancora il riccio che però pareva essersi dissolto nel nulla.
Dopo aver recuperato le proprie cose il castano si diresse verso l’aula in cui avrebbe dovuto trascorrere il resto della giornata scolastica, esclusa la pausa pranzo, ovviamente.
Così fu, Louis passò le sei ore seguenti sopportando le critiche dei professori che continuavano a riprenderlo per la sua scarsa attenzione.
Arrivata la pausa a metà giornata, il castano si diresse verso la mensa pregustando il pranzo che lo attendeva, anche adesso, doveva ammetterlo, non era molto attento a ciò che faceva, camminava distrattamente per i corridoi senza preoccuparsi di evitare gli studenti che gli andavano addosso.
La mensa era davanti a lui e un sorriso spontaneo nacque sulle sue labbra vedendo che non c’era neanche poi tanta coda al self-service, Louis si avviò verso i vassoi dove ne prese uno ponendovi sopra le posate e il bicchiere.
Quel giorno aveva deciso di stare sul leggero, un insalata e un petto di pollo alla piastra sarebbero stati sufficienti, avrebbe voluto prendere della zuppa ma avendo uno scarso equilibrio e poca coordinazione aveva preferito evitare. Dirigendosi verso un tavolo vuoto, il ragazzo abbassò la testa per controllare se sul suo vassoio era tutto ancora in equilibrio, pareva di si ma…proprio in quel momento non si accorse del ragazzo che gli stava tagliando la strada così in men che non si dica gli andò addosso facendo rovesciare il proprio vassoio accompagnato a quello del mal capitato con il quale si era scontrato.
Louis non era mai stato un ragazzo particolarmente fortunato e anche questa volta, come volevasi dimostrare, la fortuna non ne aveva voluto sapere di schierarsi dalla sua parte.
Alzando lo sguardo il moro si accorse di essersi scontrato con il ragazzo dello spogliatoio, Harry.

“Oddio scusami! Ho abbassato un attimo lo sguardo e non ti ho proprio visto!” Louis, paonazzo dall’imbarazzo fissò il proprio sguardo in quello del riccio.

“Non ti preoccupare, a me si è solo rovesciato il vassoio…su di te. Sei tu quello ad essere completamente ricoperto di zuppa!” Harry scoppiò in una fragorosa risata vedendo le condizioni del castano che abbassò lo sguardo osservando i propri vestiti.

“Cazzo! Io non ho preso la zuppa apposta perché sapevo che l’avrei rovesciata e alla fine ho rovesciato la tua…su di me ovviamente, perché non posso che essere sfigato.”

“Va bhe tanto io non avevo fame…non posso neanche chiederti di offrirmi il pranzo adesso. “ Harry abbozzò un sorriso aspettando la risposta di Louis.

“Vorrà dire che te lo offrirò un’altra volta, te lo devo. Adesso vado a darmi una sistemata perché questa zuppa puzza e non posso andare in giro così, ci vediamo in giro Harry e scusa ancora…sono proprio imbranato.” Il castano si diresse verso l’uscita della mensa con l’intenzione di arrivare il più in fretta possibile al bagno in modo da poter dare una lavata ai vestiti sporchi che ormai avevano aderito perfettamente al suo corpo quasi fossero una seconda pelle.

Louis aveva quasi finito di lavare la maglietta, l’aveva completamente immersa nell’acqua e poi l’avrebbe strizzata e asciugata con il phon apposito, era a torso nudo e la sua pelle si stava raggrinzendo per via degli spifferi provenienti dalla finestra che si era dimenticato di chiudere.
Il rumore del phon gli impedì di sentire il cigolio della porta d’entrata alle sue spalle che si stava aprendo così quando la sentì sbattere violentemente si spaventò voltandosi di scatto con un balzo e finendo addosso al ragazzo con il quale sembrava andare molto d’accordo quel giorno. Tre volte su tre si erano incontrati casualmente e in seguito ad un “incidente”.

“Ops! Ero venuto a vedere se eri riuscito a sistemarti ma ti ho fatto spaventare, scusami!” Harry sorrise vedendo che gli occhi di Louis si erano illuminati in seguito alle proprie parole.

“Oh, hem…sì tutto occhei, adesso devo asciugare la maglietta e poi vedo di pulire i pantaloni! Sei stato gentile a preoccuparti.” Louis  abbracciò il proprio torace con le braccia cercando di coprirsi dagli spifferi e dallo sguardo di Harry.

Forse quel giorno non era un giorno del tutto sfortunato, forse il destino gli stava facendo incontrare ripetutamente Harry per un motivo.
Louis non lo sapeva ma in un certo senso ci sperava, quel ragazzo tutto ricci sembrava simpatico e la faccia era quella di una brava persona. Fisicamente era molto attraente e questo il castano doveva ammetterlo, pensandoci bene avrebbe voluto uscirci qualche volta, magari scambiarci due chiacchiere e conoscerlo un po’ meglio. Louis era incuriosito da Harry a tutti gli affetti.

“Louis, fa freddo qui, hai la pelle d’oca, prendi la mia felpa, me la restituirai un altro giorno.” Harry si mostrò disponibile anche se vedere Louis senza maglietta era molto meglio che vederlo con quella. I muscoli poco definiti facevano capolino da sotto la pelle e un’ abbronzatura omogenea ricopriva la sua pelle che sembrava del colore dell’ambra. Louis sera molto bello, pensò il riccio.

“Oh no, per oggi ho fatto abbastanza danni, non ti preoccupare, ora si asciuga la maglietta e la rimetto.”

“Veramente…non so, ho pensato che prestandoti la mia felpa ci sarebbe senz’altro stata  un’altra occasione per poterti rivedere perché avresti voluto restituirmela.” Harry arrossì lievemente e abbassò il capo fissando la punta delle proprie scarpe.

Louis sorrise, era bello sapere che anche il riccio voleva conoscerlo, era bello sapere che le stesse cose che provava lui le stesse provando anche un’altra persona.

“Harry, non c’è bisogno di una felpa per potersi incontrare nuovamente, basta chiedere!” Louis sorrise complice.

“Oh, hem..allora ti va se qualche volta usciamo a bere un caffè o non so, a mangiare un gelato?” Harry non era mai stato un tipo timido ma Louis lo stava mettendo in soggezione, non pensava che potesse accettare il suo invito anche se era stato lui stesso a proporlo.

“Domani alle 20 davanti alla fermata dell’autobus vicino scuola. Ti aspetto.” Louis sorrise beffardo e si infilò la maglia velocemente uscendo dal bagno, dimenticandosi di dover pulire anche i pantaloni. Ma ora quelli non erano importanti, doveva riscattarsi dalle figuracce di quel giorno facendo un uscita di scena teatrale in modo da lasciare di stucco il riccio che adesso stava fissando il vuoto davanti alla porta.

Quella sera Louis aveva un perenne sorriso stampato sulle labbra, la madre e la nonna avevano provato a chiedere il perché della sua felicità ma non avevano cavato un ragno dal buco. Il castano dopo cena era corso in camera sua e con le cuffie alle orecchie si era steso sul letto pensando a come avrebbe dovuto vestirsi per l’appuntamento del giorno seguente. Tutto questo ovviamente dopo una doccia calda che aveva rimosso i residui di zuppa dal suo corpo abbronzato.
Il giorno seguente era passato con molta fretta, in classe aveva cercato di sembrare attento all’occhio vigile dei prof ma il suo sguardo lo tradiva in continuazione sfrecciando da una parte all’altra dell’aula con aria sognante. Durante la pausa pranzo non aveva visto Harry, probabilmente era in palestra ad allenarsi, Louis aveva scoperto che il riccio faceva parte della squadra di calcio della scuola.
Quando suonò la campanella che annunciava la fine della giornata scolastica il castano schizzò fuori dall’aula dirigendosi a passo svelto verso casa in modo da riuscire a studiare il più possibile facendo rimanere un grande lasso di tempo per la preparazione all’appuntamento che non vedeva l’ora arrivasse.
Ore 19.00. Louis era in preda al panico, i vestiti che aveva pensato di indossare erano scomparsi nel nulla e non aveva trovato nessun altro capo con cui poter rimpiazzare quelli perduti. Corse nella lavanderia e vide che Jay, la mamma, li stava ritirando dallo stendino. Erano un po’ spiegazzati non essendo ancora stati stirati ma essendo abiti molto stretti una volta indossati le pieghe sarebbero scomparse. Louis li strappò dalle mani della madre lasciandole un veloce bacio sulla guancia e sussurrando un “Grazie” pieno di gratitudine.
Ore 19.45. Il castano era quasi arrivato alla fermata dell’autobus ed era abbastanza agitato, non conosceva bene il riccio e quindi si domandava di cosa avessero potuto parlare tutta la sera…pensandoci bene, il riccio gli aveva chiesto di uscire a bere un caffè o a mangiare un gelato e l’orario che Louis aveva comunicato ad Harry prima di sparire non era idoneo per nessuna delle due opzioni. Cosa avrebbero potuto fare? Decise che in un quarto d’ora di tempo sarebbe riuscito a trovare una soluzione, magari andare al cinema poteva essere un idea, non avrebbero dovuto parlare molto se non nel tragitto e di conseguenza non ci sarebbero stati silenzi imbarazzanti.
Ore 20.01. Louis fissava l’orologio insistentemente, sperando che il riccio arrivasse da un momento all’altro visto che in fin dei conti non aveva avuto nessun tipo di conferma per il loro appuntamento. Magari Harry si era dimenticato, magari lo stava prendendo in giro e non voleva davvero uscire con una persona come lui…con un ragazzo.
Le sue paure furono sfatate in un secondo quando una testa riccia fece capolino da dietro l’angolo. Sul volto di Louis nacque un sorriso luminosissimo che contagiò anche gli occhi e su quello di Harry comparvero due chiazze rosse che andarono a colorare le gote paffute.

“Sono in ritardo?” Harry si schierò davanti a Louis abbozzando un sorriso e cercando di nascondere il fiatone che aveva grazie alla corsa fatta per arrivare in tempo all’appuntamento.

“N-no no non sei in ritardo, ma ora respira perché sembra che stai per collassare, intanto ti dico cosa ho pensato che possiamo fare: aperitivo, cinema e poi, se ci va, facciamo un salto al bar dietro al supermarket, cosa ne pensi? Avevi in mente qualcos’altro?”  Louis cominciò a parlare a vanvera preso dalla troppa agitazione, non sapeva mascherare bene il proprio disagio.

“Si mi sembra un ottima idea, mi piace andare al cinema e ancor di più fare gli aperitivi, mi fa sentire, non so…grande!” Harry fece stendere le proprie labbra in un sorriso mozzafiato che quasi fece girare la testa al castano.

“Bene allora andiamo!” Louis si incamminò verso il bar a fianco del cinema ed Harry lo seguì a passo svelto raggiungendolo e posizionandosi al suo fianco.

Durante il tragitto i due ragazzi parlarono degli interessi comuni, entrambi amavano il calcio, il cinema e i gatti. La discussione si concentrò anche sulle loro famiglie, Louis scoprì che Harry viveva con la madre, la sorella e il marito della madre che però non era né suo papà né quello di Gemma. Harry invece scoprì che Louis viveva solo con la madre e la nonna perché il signor Tomlinson era morto quando il castano ancora era piccolo. Su questo argomento i dettagli non fioccavano e le descrizioni di Louis rimasero sempre sul vago quindi Harry decise di cambiare discorso lanciandosi sull’ argomento scuola. Parlandone scoprirono addirittura di avere professori in comune.

Louis era piccolo, stava giocando in cortile con la mamma quando arrivò la notizia, una macchina della polizia era arrivata fino al vialetto davanti a casa con le sirene spiegate. La madre era corsa verso l’auto lasciando Louis da solo tra i sassolini e i legnetti, aveva cominciato a parlare con un poliziotto e dopo pochi attimi si era accasciata a terra portando le mani sul viso in modo da coprirlo. Louis era corso velocemente verso di lei ma un poliziotto lo fermò prendendolo in braccio mente un altro aiutava la donna ad alzarsi per poi portarla in casa. Una volta arrivati all’interno i due personaggi in borghese avevano provato a far calmare la donna spiegandole che se avesse continuato ad urlare avrebbe spaventato il figlio che in braccio ad uno di loro aveva cominciato a tremare facendo scorrere lacrime salate sulle guance ormai tinte di rosa.
Dopo ore passate a consolare la donna i poliziotti avevano lasciato la casa, era ormai sera tarda e Jay insieme a Louis avrebbero dovuto riposare per cominciare a metabolizzare il colpo subito. Delle questioni pratiche e del funerale se ne sarebbero occupati il giorno seguente.
“Amore mio, sai quando papà ti dice che ti vuole bene, sì?- Louis annuì non capendo dove volesse arrivare la madre con quelle parole, alla fine era solo un bambino- Ecco, ricordatelo sempre, lui ti ama Louis e così sarà per tutto il resto della tua vita, anche se adesso non potrai più vederlo, anche se adesso papà non tornerà più a casa da noi, tu ricordati che ti ama…che ci ama.” In questo modo il piccolo aveva ricevuto la notizia della morte del padre.
Era piccolo si, ma capiva che quella non era una bella cosa, sapeva cosa volesse dire morire e sapeva anche che da quel momento in poi nulla sarebbe stato come prima.


Circa a metà del film Louis si ritrovò a piangere, sullo schermo le immagini scorrevano e ne erano state proiettate alcune che gli ricordavano tremendamente il giorno in cui la cattiva notizia era giunta alla sua famiglia. Nel film a ricevere l’annuncio era una donna con una bambina di pochi mesi in braccio ma la reazione che aveva avuto era uguale a quella che aveva avuto Jay  quattordici anni prima.
Prima le ginocchia si piegavano come se l’ossatura delle gambe si stesse sgretolando velocemente, poi le mani correvano al volto che si ricopriva di lacrime per poi essere nascosto dalle dita sottili di una donna sofferente. Il ragazzo non riuscì a resiste a quella vista, i ricordi gli invasero la mente e tutto il male che in quei due giorni era riuscito a dimenticare tornò ad essere il chiodo fisso nella sua mente. Adesso sentiva dolore, ancora dolore, solo dolore.
Improvvisamente si ricordò di come si sentisse prima di incontrare Harry, era insicuro sul da farsi, suscettibile alle sue stesse preoccupazione ma sempre e comunque imbevuto in una sorta di solarità che adottava per non passare a gli altri il proprio dolore.
Harry si accorse del corpo dell’amico che era scosso da singhiozzi così gli si avvicinò non sapendo cosa fare. Si erano visti solo tre volte prima, conosceva pochissime cose del ragazzo davanti a lui e non sapeva se aveva bisogno di conforto e di calore umano oppure di esser lasciato solo. Da bravo ragazzo prese in mano la situazione avvicinandosi ancora di più a Louis e poggiandogli una mano sulla spalla, il castano fece scattare velocemente gli occhi in quelli del riccio che si sciolse percependoli così liquidi ma così luminosi allo stesso tempo. Harry passò un braccio attorno alle spalle del castano e lo avvicinò al proprio petto cercando di rassicurarlo e di farlo sentire meglio. Louis si lasciò andare e distese la muscolatura che fino ad allora era stata contratta dagli spasmi, appoggiandosi al petto del riccio percepì il suo cuore battere con frenesia, probabilmente si era spaventato vedendolo in quelle condizioni.

“I-io…scusami Harry è solo che…il film e- e mia mamma…”Louis non riuscì a terminare la frase perché venne nuovamente colto da singhiozzi che ripresero a scuotere il suo corpo che al momento sembrava tanto fragile.

“Lou, Lou, calmati, ci sono io adesso…vieni, andiamo via di qui, ti porto al bar qui vicino.” Harry cercò di alzarsi facendo alzare anche Louis che sembrava essersi calmato nuovamente.

Usciti dal cinema si diressero verso il bar che Louis aveva proposto ad inizio serata, il silenzio regnava tra di loro. Harry non voleva parlare perché non sapeva da cosa era stato scatenato il pianto di Louis, poteva immaginarlo ma non voleva peggiorare la situazione con qualche brutta figura o frase infelice. Louis invece non voleva parlare per un altro motivo, non voleva parlare perché si vergognava a morte di ciò che gli era appena successo. In quattordici anni non aveva mai pianto tanto per la morte del padre ma vedendo quelle immagini si era sentito ancora piccolo e impotente, aveva creduto di dover ricominciare tutto da capo. Il dolore, il dovere, gli obblighi verso la madre e la nonna.
Non poteva fare la signorina però, adesso il castano doveva prendere in mano la situazione, doveva spiegare al riccio ciò che gli era successo perché lui era stato tremendamente gentile nei suoi confronti e una spiegazione non gliela si poteva negare.

“Harry ascolta, io…mi dispiace per prima, di solito non faccio così. Oddio sembravo una ragazzina che piange per una soap opera! Davvero, non so cosa mi sia preso, rivedere quelle immagini mi ha portato indietro nel tempo e mi sono sentito piccolo come quando il poliziotto è venuto a dirci che papà era morto a causa di un incidente. Ho creduto di dover ricominciare tutto da capo, come se quello che ho fatto fin ora per la mia famiglia non fosse servito a nulla. Mi sono sentito trasportato in un mondo parallelo dove gli eventi sgraditi si ripetono nel tempo non lasciandoti pace e ripresentandosi davanti ai tuoi occhi periodicamente, solo per distruggerti, per farti sentire inutile.” Louis puntò lo sguardo verso il riccio che camminava a testa bassa osservandosi la punta delle scarpe.

“Louis, io non posso dire che ti capisco perché non ho mai provato nulla del genere, posso dirti però che se hai bisogno di parlare con qualcuno o hai bisogno anche solo di essere ascoltato, io sono qui. Conta su di me occhei?” Harry voltò la testa in direzione di Louis che ancora lo stava guardando inebetito dalla troppa gentilezza nei suoi confronti.
I loro occhi si fusero insieme, proprio come fanno due metalli quando devono diventare una lega per essere più resistenti, verde nel celeste e celeste nel verde. Neanche l’oscurità poteva inghiottire le scintille che i loro sguardi complementari stavano producendo.

“Io- io non so cosa dire Harry, sei così gentile…al tuo posto sarei già scappato considerandomi un pazzo con problemi psico-sociali. Solo…grazie.”

I due ragazzi erano ormai arrivati davanti al locale, vi si fermarono davanti e con uno sguardo complice si avviarono verso l’interno. Dentro le luci colorate dipingevano sulle pareti toni del giallo e del pesca, la musica era alta e l’odore d’alcool riempiva le narici.
Harry si diresse vero un tavolino vuoto prendendo una mano di Louis e trascinandoselo dietro. Arrivati al tavolo si sedettero e guardandosi in faccia si sorrisero vicendevolmente.
Per sentire la voce del proprio interlocutore bisognava urlare, la musica era a livelli assordanti e la scarsa luce impediva persino di leggere il labiale.

“ALLORA, TU COSA PRENDI?” Urlò Louis avvicinandosi il più possibile ad Harry per farsi sentire.

“CREDO CHE BERRO’ UNA BIRRA ROSSA…GRANDE!” Harry scoppiò a ridere facendo intendere a Louis che aveva voglia di qualcosa di forte ma non troppo.

“BENE, IO HO BISOGNO DI QUALCOSA DI PIU’ POTENTE PERO’ QUINDI MI BUTTO SU UN WHITE LADY!”

Louis non voleva far la figura dell’ubriacone ma sapeva di reggere l’alcool piuttosto bene quindi anche se il drink era forte lui sarebbe riuscito a ragionare quasi normalmente. In più aveva voglia di distrarsi, lo shock di qualche minuto prima lo aveva reso  nervoso anche perché sapeva di aver fatto una brutta impressione su Harry, magari lo aveva spaventato e non sarebbe più voluto uscire con lui.
Louis e Harry passarono un paio d’ore seduti in quel bar, fortunatamente l’imbarazzo sembrava essere sparito e le chiacchiere erano tornate a fluire nelle loro bocche. Grazie alcool, grazie davvero.
All’una di notte circa, Harry si accorse dell’ora che avevano tirato parlando e sgranando gli occhi urlò un sonorosissimo

“Oh cazzo, devo scappare altrimenti mia madre mi ammazza e mi fa a pezzetti per poi darmi come pasto alle oche della fattoria a fianco!” Tirò fuori dal portafogli una banconota e la poggiò sul tavolo, lo stesso fece anche Louis ma il riccio gli tirò una leggera sberla sulla mano facendogli capire che avrebbe offerto lui, almeno questa sera.

“No Harry, ti devo già un pranzo, non farmi indebitare maggiormente!” Louis fissò lo sguardo in quello del riccio che sorrise beffardo.

“Non se ne parla, ti ho chiesto io di uscire e quindi offro io e poi, tu hai già pagato l’aperitivo prima!” Harry rise rumorosamente facendo scintillare gli occhi maliziosamente.

“E va bene…però promettimi che la prossima volta fai fare a me! Giuralo!” 

“Lo giuro solo…solo se …solo se mi dai un bacio, ecco!” Evidentemente l’alcool stava facendo il suo dovere nella testa del riccio. Freni inibitori completamente spariti.

“Mh, e va bene.” Louis sorrise beffardo mentre con una lentezza esasperante si alzava in piedi poggiando le mani sul piano del tavolo.

Louis non era tipo da una botta e via. Louis non baciava al primo appuntamento. Louis aveva paura. Louis però, era anche furbo.

Ancora più lentamente di prima, il castano si avvicinò al viso del riccio che si protese in avanti fissando gli occhi verdi in quelli celesti davanti a lui.
Una mano di Louis andò a posizionarsi sulla guancia sinistra di Harry e le sue labbra sottili si avvicinarono a quelle carnose dell’amico.
Un secondo dopo, solo un secondo e le labbra di Louis guizzarono verso l’alto con uno scatto esperto andandosi a posizionare sul naso del più piccolo che sgranò gli occhi con disapprovazione. Un bacio leggero e delicato fu lasciato sul naso di Harry che inevitabilmente scoppiò a ridere pensando alla genialità del castano che gli aveva fatto credere che lo avrebbe baciato. Forse però non ci aveva solo creduto, forse ci aveva davvero sperato.
Dopo aver pagato le consumazioni  Louis e Harry uscirono dal pub e si diressero verso le proprie case. Una prima parte della strada era comune ad entrambi e la trascorsero chiacchierando amichevolmente dimenticando l’accaduto di poco prima, arrivati all’incrocio dove le strade si sarebbero divise, i due ragazzi si salutarono con un abbraccio carico d’affetto.
Ad entrambi era piaciuta la serata, entrambi si erano sentiti a proprio agio ed entrambi avevano una strana sensazione.
Arrivato a casa Louis si sistemò per dormire e una volta a letto cominciò a pensare a quel qualcosa che lo stava rendendo particolarmente felice. Si era trovato davvero bene in compagnia di Harry, quel ragazzo era una forza della natura, sempre sorridente e apprensivo, gli sembrava di conoscerlo da una vita…non sapeva perché ma se avesse dovuto associare un colore a quel ragazzo, sarebbe stato senz’altro il giallo.
Il giallo è luminoso, il giallo mette allegria perché riesce a rendere luminosi gli angoli che al buio metterebbero paura. Il giallo significa espansività, apertura e condivisione. Questo colore attira l’attenzione, proprio come Harry, non si può non notarlo perché è rumoroso è vivace è sempre splendente, è..è bello!
Harry è come un bocciolo, all’inizio è carino e dolce ma con il passare del tempo, quando il bocciolo diventa fiore trasforma i propri attributi, li trasforma in qualcosa di più, in delle qualità. Qualità che sono la bellezza, l’esuberanza che associamo ad un grande fiore fuxia e che è talmente bello e appariscente da risultare difficile allo sfuggire di uno sguardo. Harry all’inizio è piccolo e gentile ma trascorrendoci insieme un po’ di tempo ci si rende conto di come lui in realtà sia grosso e ingombrante, di come sia inevitabile guardarlo. La sua personalità è talmente dilagante che necessita una quantità di spazio disumana, comincia con il prendersi poco fino ad arrivare a stagnarsi dentro di te rendendoti  partecipe a qualcosa si magnifico.
Louis sa che affermare tutto ciò dopo solo poche ore trascorse insieme è esagerato ma ne è convinto, è convinto di aver già capito com’è Harry, sente di conoscerlo.
Con questi pensieri in testa Louis cade nelle braccia di Morfeo che con leggiadria lo porta nel mondo dei sogni, un mondo che, chissà perché, è tinto di giallo.
La mattina seguente il ragazzo dagli occhi celesti apre i due pozzi d’acqua ancor prima che la sveglia emetta suono. Il sonno non da segni di presenza e il suo corpo, insieme alla mente, è pronto per un altro giorno. Un giorno che a quanto pare non vede l’ora di iniziare.
Questa mattina Louis ha quasi voglia di andare a scuola, ha voglia di vedere Harry e ringraziarlo nuovamente per la serata trascorsa insieme, sente di non aver fatto abbastanza per lui così dopo essersi lavato e vestito, il castano fugge di casa correndo verso la caffetteria vicino alla scuola.

“Buongiorno, vorrei due caffè e due brioches al cioccolato!” Dopo aver ricevuto ciò da lui richiesto, Louis estrae il portafoglio dai jeans attillati e porge una banconota alla signora che lo ha servito per poi correre fuori dalla caffetteria urlando “Grazie mille, tenga pure il resto!”

Una volta arrivato a scuola si dirige verso il corridoio est dove sa che Harry ha l’armadietto. Il riccio non c’è però, Louis allora decide di fare un salto al proprio armadietto in attesa dell’ arrivo di Harry. Louis sa che alla prima ora ha chimica e che quindi la sua classe sarà nel laboratorio del professor Kinny, casualmente proprio davanti al suo armadietto. Una volta arrivato vede una testa riccia far capolino tra i mille capelli dei colori più svariati. È senza dubbio Harry.

“Harry, hei, fermati!” Louis raggiunge il riccio che sembrava non averlo visto.

“Ohi Lou, buongiorno!” Sul volto di Harry nasce un bellissimo sorriso.

“Tieni, ti ho preso un caffè e una brioches al cioccolato, spero ti piacciano…volevo ringraziarti ancora per la bella serata, mi sono trovato proprio bene e…ah, scusa ancora per quella cosa, non volevo fare la figura della femminuccia. Non so cosa mi sia preso.” Il castano abbassò lo sguardo fissando le punte dei proprio piedi e ripensando all’accaduto della sera precedente, ancora non si spiegava cosa avesse elaborato il suo cervello per farlo reagire così.

“Si, la broche al cioccolato è la mia preferita, sei stato davvero gentilissimo a portarmi la colazione, grazie  e…per quella cosa ti ho già detto di non preoccuparti, diciamo che l’ho sfruttata a mio vantaggio, per conoscerti meglio. Ah, prima stavo pensando, stasera c’è la partita e io sono a casa da solo perché i miei escono a cena con Gemma e il suo ragazzo, ti va di venire a vederla da me?”

“Stasera mia mamma ha il turno di notte in ospedale e io non me la sento di lasciare a casa la nonna da sola, magari facciamo un'altra volta, va bene? Anzi, perché no, vieni tu a casa mia a vederla! La nonna fa delle ottime torte e sono sicuro che le farà molto piacere offrirtene un po’!” Louis sorrise luminoso mentre dentro di se sperava in una risposta positiva dell’amico.

“Oh ehm…si mi farebbe molto piacere venire ma…non vorrei disturbare, insomma, l’abbiamo deciso così, all’ultimo minuto!” Harry si intimidì.

“Nessun problema, la mia famiglia sa che mia piacciono i colpi di scena, Ormai è deciso, alle 20.30 da me. Non accetto risposte negative. Ora vado che altrimenti faccio tardi a lezione, ci vediamo dopo Curly!”
Curly? Ma da dove gli era uscito quel soprannome?

La lezione era iniziata da un sacco di minuti ormai ma l’attenzione di Louis scarseggiava ad arrivare, ancora. Ultimamente il suo cervello riusciva a concentrarsi su una sola cosa: Harry. Quel riccio si era intrufolato nella sua testa e non sembrava volerne uscire. Una cosa perplimeva il castano però, perché all’inizio Harry gli era sembrato audace e sfacciato mentre adesso sembrava insicuro? Insomma, non era cambiato nulla dal loro primo incontro se non qualche sorriso dolce e magari un abbraccio veloce. Forse avrebbe dovuto chiedere ad Harry se qualcosa non andava, se si sentiva a suo agio con lui oppure in soggezione.
Magari quella sera durante la partita glielo avrebbe chiesto, era troppo curioso per aspettare che il riccio parlasse di sua spontanea volontà.
Le ore a scuola furono interminabili e all’arrivo della fine delle lezioni il castano corse velocemente verso casa. Louis sapeva di dover sistemare un pò il salotto, sua madre in questi giorni stava lavorando davvero molto e la nonna era anziana ormai, non poteva più occuparsi delle faccende domestiche, poteva limitarsi a sfornare torte deliziose di ogni genere.
Arrivato a casa mangiò il pranzo che sua nonna gli aveva gentilmente preparato e subito dopo si dedicò ai lavori domestici, doveva ammetterlo, era proprio una brava  casalinga. Musica a palla, grembiule con i fiorellini rossi stampati, fascetta a tenere indietro i capelli che altrimenti sarebbero ricaduti sulla fronte sudaticcia e pantofole morbide e comode ma di un tessuto talmente orribile che attiravano più polvere dello swiffer che in quel momento aveva tra la mani pulendo il parquet del salotto.
Ore 19.00 Il tempo era sfuggito dalle mani al castano che accorgendosi dell’ora andò in panico. Mancava un’ora emmezza e doveva ancora sistemare la cucina, farsi la doccia e decidere come vestirsi…che era in assoluto la cosa più importante.

“Louis, amore della nonna, come mai stai pulendo? È tutto il pomeriggio che ti dedichi alla casa, vai a riposarti che alla cucina ci penso io!” La nonna di Louis fece capolino da dietro alla porta della sala con una caramella alla fragola in mano, sapeva come comprare il nipote.

“Ah nonna! Mi sono dimenticato di dirti che stasera viene Harry a vedere la partita con me, ti dispiace? E per la cucina non ti preoccupare, ci metto poco a sistemare, non è un problema, cinque minuti non mi cambiano la vita, grazie comunque!” Louis si avvicinò alla donna stampandole un bacio sulla guancia e prendendole la caramella dalle mani nodose.

“E chi sarebbe Harry? Un nuovo amichetto, tesoro? Non me lo hai mai nominato…e comunque, meno male che ho fatto una torta mentre tu pulivi, così ora avrai qualcosa di sano da offrirgli e non quelle schifezze che compra tua madre.” La donna si avviò verso la cucina per sfornare il suo manicaretto. “Ah Lou, ti ho detto che ci penso io alla cucina, hai già fatto abbastanza, ora vai pure a prepararti tesoro!” La nonna di Louis era fantastica.

Il castano corse su per la scale e si fiondò in bagno spogliandosi. La doccia emanava vapore caldo e Louis fo scosso da un brivido, amava la doccia bollente, lo rilassava e in questo momento aveva decisamente bisogno di darsi una calmata.

Ore 20.00 Louis era uscito dalla doccia da diversi minuti ed era sepolto dai vestiti che aveva lanciato fuori dall’armadio. I suoi pantaloni preferiti non volevano saperne di uscire da quel disastro.

“Ma dove diavolo li ho messi?!  Quando mi serve qualcosa non la trovo mai, devo organizzarmi meglio, sono troppo disordinato!” bene, adesso parlava anche da solo.

Diversi minuti e vestiti dopo il castano trovò i pantaloni  tanto agognati. Blu scuro, aderenti, risvolto alle caviglie. Perfetti per la maglietta bianca scollata.

Ore 20.30 il campanello suonò alla porta e Louis, neanche troppo di corsa, andò ad aprire. I suoi occhi si illuminarono nel vedere il ragazzo davanti a sé. Era davvero bello e…un momento, era vestito uguale a lui!
Neanche due secondi dopo i due ragazzi scoppiarono a ridere osservandosi vicendevolmente, Harry fece un passo verso in castano che si spostò da davanti alla porta lasciandolo entrare.

“Ciao Lou, bei pantaloni e…bella casa!” Harry si guardò in torno per poi posare lo sguardo nuovamente sull’amico che ancora lo stava fissando con un sorriso sulle labbra.

“Oh, grazie Curly, bella maglietta comunque!” I due ragazzi scoppiarono a ridere una seconda volta e successivamente Louis indicò il salone ad Harry che con passo agile andò a sedersi sul divano.

La partita stava per cominciare quando la nonna di Louis si presentò in salone con un vassoio sul quale era posata la torta e due piattini.

“Grazie nonna, sembra buonissima come al solito…ah, lui è Harry!”

“Buonasera signora, piacere di conoscerla, sono Harry” il riccio si alzò in piedi sovrastando la vecchietta di diversi centimetri per poi porgerle la mano.

“Piacere mio, figliolo, io sono Sarah. Spero ti piaccia la torta, è con i mirtilli!” La donna fece un sorriso radioso e voltandosi verso Louis gli fece un occhiolino che il castano ovviamente non riuscì  a spiegarsi.

“Sembra buonissima, è stata molto gentile.” Harry arrossì non sapendo come comportarsi con l’anziana signora.

 La partita era iniziata e la donna era sparita in cucina, probabilmente a preparare un the caldo. Harry era seduto sul divano con le gambe accavallate sulle quali era poggiato il piattino con una fetta di torta. Louis era alla sinistra del riccio ma non riusciva a prestare attenzione alle immagini che scorrevano alla tv. La sua testa era rimasta ferma a qualche minuto prima. L’occhiolino della nonna lo aveva perplesso, non aveva capito cosa significasse e voleva assolutamente scoprirlo. La donna non sapeva della sua omosessualità eppure il suo gesto pareva proprio un consenso, come dire “Bravo figliolo, l’hai scelto proprio carino!”.
Louis non provava attrazione nei confronti di Harry, no no, ma che attrazione. Harry sembrava solo un buon amico vero? Harry non gli aveva mozzato il fiato sin dal loro primo incontro, no? Ma va.
il castano non voleva accettare di essere invaghito dall’amico, insomma, si conoscevano appena! Alla fine erano usciti insieme solo una volta e Harry neanche gli aveva detto di essere gay quindi probabilmente lo considerava un amico.
Però un attimo, c’era stato l’episodio del pub! Li Harry gli aveva chiesto un bacio, questo voleva dire qualcosa, significava che forse non era del tutto etero…o forse era stata solo colpa dell’ alcool. No ma che alcool, quando si erano incontrati la prima volta il riccio gli aveva fatto un complimento, dopo essersi presentato gli aveva detto di trovarlo bello. Ok forse adesso le paure del castano andavano scemando.

“Cazzo ma quello era fallo! Dai cazzo! Arbitro cornuto di sta minchia! Questa è discriminazione!” Harry urlò alzandosi in  piedi e poggiando il piatto sul tavolino davanti al divano. Si portò una mano a ravvivare i ricci e puntò gli occhi in quelli di Louis.

“Vero Louis? Vero che era fallo?” Il riccio cercava consenso.

“Oh, hem..si, si era decisamente un fallo!” Non che Louis stesse seguendo la partita ma come faceva a non dare ragione a quell’adone davanti ai proprio occhi che aveva la striscia di pelle sopra alla cresta iliaca scoperta a causa dell’ movimento delle braccia che ora erano incrociate dietro alla testa riccia? Dio che visione.

Louis arrossì e propose al riccio di bere un birra fresca anche se con la torta non ci stava gran chè. Dopo aver recuperato due birre il castano andò a riposizionarsi a fianco del riccio che allungò la mano verso quella di Louis in modo da afferrare la propria bottiglia. In quel momento l’indice e il medio di Harry sfiorarono il dorso della mano dell’amico che sorrise intimidito abbassando la testa. “Grazie Lou” sussurrò Harry avvicinandosi alla guancia del castano lasciandovici un bacio.

“Ma che grazie, te lo devo! Anzi, ora che ci penso, l’altro giorno mi sono trovato in tasca un braccialetto, magari è tuo.” Il castano si alzò e andando verso la credenza recuperò l’oggetto. Lo porto al riccio che allungò la mano sorridendo. Il sorriso non era un sorriso felice però, c’era una traccia di tristezza.

“Oh si, è mio…senti Lou, non è finito casualmente nella tua tasca…hem, ce l’ ho messo io perché…perché volevo che lo avessi tu. Insomma, non è nulla di importante ma mi farebbe piacere se tu lo potessi tenere.” Il riccio abbassò la testa giocherellando con il bracciale che teneva tra le mani. La partita non intesessava più a nessuno dei due.

“Perché Harry?” Louis fissò la testa del riccio che non ne voleva sapere di alzarsi.

“Io… io non lo so, l’ho visto passando davanti ad un negozio e mi è piaciuto subito, a fianco c’era scritto il significato e mi è piaciuto ancora di più allora sono entrato e l’ho comprato. Subito dopo mi sono pentito però, io…io non lo posso portare Lou, tu si…tu puoi.”

“Che significato ha, Harreh?” La curiosità si faceva spazio dentro al castano, vedere Harry così tormentato non gli piaceva, sembrava fragile e impaurito. A Louis piaceva l’Harry spavaldo e sorridente, non quello malinconico.

“Le tue rondini uguali con il becco unito sono simbolo di libertà e di equità. Louis, love is equal.” Harry alzò lo sguardo e lo posò in quello di Louis che si accorse che gli occhi verdi davanti ai propri erano diventati liquidi. Voleva rispondere, voleva dire ad Harry che era bellissimo quel bracciale, che l’avrebbe portato sempre con sé, che lui era bellissimo, che la sua sensibilità era struggente. Voleva che il suo tono risultasse dolce e apprensivo, non freddo e apatico.

“Harry, sei così dolce…è molto bello, davvero, se ti fa piacere che lo abbia io, lo terrò sicuramente. Ma dimmi, perché non puoi portarlo tu?”

“Io non posso perché bhe, io…io non sono gay. Insomma a me piacciono le ragazze ma sono confuso, da quando ti ho visto la prima volta non capisco più nulla. Non ho mai provato attrazione per un maschio, non so come funziona ma tu mi pici Louis, mi piaci così tanto che mi sono costretto a rivalutare tutto ciò in cui credevo, mi sono costretto a mettere in  discussione la mia sessualità. Solo che non lo so, io ho paura. Non so se mi capisci…io, scusami Lou.” Una lacrima rigò il viso del riccio che aveva parlato velocemente e facendosi mancare il fiato, evidentemente non ce la faceva più a tenere tutto per sé, aveva bisogno di sfogarsi e aveva deciso di farlo con il diretto interessato. Louis si sentì importante.

“Harreh, non devi fare così, non è una cosa brutta! Insomma, io sono onorato di piacerti. Davvero, non devi preoccuparti, mi fa piacere che tu abbia deciso di parlarne con me. Tu sei così bello, bello dentro. Mi hai fatto questa impressione sin dal primo momento. Al cinema sei stato essenziale, se non ci fossi stato tu non sarei mai riuscito a calmarmi. Harry, ascoltami, sei perfetto così come sei, non devi preoccuparti di quello che può pensare la gente, devi piacerti tu, okay?” Louis accarezzò una guancia del riccio asciugandogli una lacrima.

Il castano non sapeva da dove gli fossero uscite quelle parole, lui stesso non aveva fatto outing per paura del giudizio delle persone, lui stesso si nascondeva pe paura di essere discriminato, rifiutato, giudicato. Vedere Harry così triste e disarmato era stato orribile, adesso riusciva a sentire una certa attrazione nei suoi confronti. La dolcezza del riccio lo aveva avvolto in una spirale di calore e avrebbe tanto voluto che anche l’ amico vi fosse dentro.
Al momento non sapeva cosa fare, non voleva spaventarlo con un discorso infinito sull’omosessualità, voleva solo aiutarlo a capirsi, voleva che il riccio si accettasse.

“Grazie Lou, sei sempre così…perfetto.” Harry arrossì e sorrise gentilmente al costano che gli poggiò una mano sul ginocchio, adesso erano uno di fronte all’altro a gambe incrociate sul divano. Il momento si stava trasformando in un momento intimo, i due ragazzi erano avvolti da un atmosfera tranquilla e calda e dolce…sembrava piacesse ad entrambi.

“ma, una cosa devo chiedertela però…chi ti ha detto che sono gay?” Louis si mise a ridere seguito dal riccio.

“Davvero me lo stai chiedendo? Lou, c’è qualcosa di vagamente etero in te? Dai su, si vede lontano un miglio che sei gay, la prima volta che ci siamo incontrati sei diventato fuxia a vedermi nudo, la terza volta, in bagno, ti continuavi a coprire il torace imbarazzatissimo e poi…quando cammini sculetti come una modella ad inizio carriera!” Harry rise “ Non fraintendere, sei dannatamente tenero e…mi piace quando sculetti.”
Louis arrossì portandosi una mano alla fronte teatralmente per poi far ricadere indietro la testa.

“No dai…sii serio, si vede così tanto??”

“Louis, ce l’hai scritto in fronte. E sei bellissimo.” La dolcezza di Harry sembrava non avere fine quella sera.
Qualche ora dopo la partita era finita e il riccio sarebbe dovuto tornare a casa ma le condizione atmosferiche non sembravano essere dalla sua parte, aveva cominciato a piovere a dirotto e il vento era talmente forte che se avesse provato a metter il naso fuori da casa di Louis sarebbe volato via.

“Harry, figliolo, fa molto freddo fuori e Louis non ha la macchina, cosa ne dici di fermarti a dormire? La nonna di Louis si presentò in sala proponendo ad Harry di fermarsi per la notte.
“Io…non so, non vorrei disturbare…”

“Ma che disturbo, non c’è problema, Louis ha il letto matrimoniale e ci state tranquillamente in due. Avvisa i tuoi genitori così non si preoccupano.” La donna si ritirò in camera sua.
Harry fissò Louis che gli sorrise accarezzandogli una spalla come a voler dire che anche per lui non ci sarebbe stato problema. Anzi.

Dopo aver comunicato ai suoi che non sarebbe tornato a dormire Harry raggiunse Louis in camera sua dove era andato a recuperare un pigiama e delle pantofole. I due ragazzi chiacchierarono per diversi minuti prima di decidere che era ora di prepararsi per dormire, il giorno dopo dovevano andare a scuola.
Il primo ad andare in bagno fu Harry, si lavò i denti con un nuovo spazzolino che Louis gli aveva gentilmente offerto, di diede una lavata complessiva e poi mise il pigiama di Louis che però gli andava decisamente troppo piccolo. Il castano era molto più basso di lui e le spalle di Harry erano più grandi rispetto a quelle dell’ altro. Uscendo dal bagno Harry scoppiò a ridere facendo sorridere l’altro le lo guardava senza capre.

“Lou, sei un puffo! Il tuo pigiama non mi entrerà mai, ti dispiace se dormo in boxer?” Harry sorrise, non voleva sembrare malizioso solo che davvero, non poteva dormire con quel pigiama che gli era stretto come va stretta la tutina a superman.

“Io hem…no, si, certo, non c’è problema, basta che non hai freddo!” Louis arrossì.

“No io giro sempre in boxer, non mi piace stare in casa vestito, l’importante è che non dia fastidio a te…insomma siamo nello stesso letto e non vorrei crearti problemi.” Harry sorrise accorgendosi che la sua frase poteva sembrare equivoca.

Louis scosse la testa ed emise un risolino compiaciuto prima di andare in bagno a prepararsi per la notte. Tornato in camera Harry era già sotto le coperte, in mano il cellulare e Look after you in sottofondo. Dopo essersi infilato anche lui a letto spense la luce e si voltò verso il riccio in modo da averi i volti rivolti l’uno verso l’altro.

“Harry, prima mi sono dimenticato di dirti due cose…la prima è che nessuna sa che io sono gay, o almeno, io non sono gay dichiarato, poi i mie atteggiamenti mi ingannano ma questa è un’altra storia. La seconda cosa è che…sei bello, sei bellissimo. Curly, tu mi piaci.” Celeste nel verde, verde nel celeste.

Al sentire quelle parole Harry percepì un brivido percorrergli la schiena, Louis era davvero perfetto, sapeva dirle cose importanti e riservate con una naturalezza incredibile. Sapeva adeguarsi alle situazioni e mettere le persone a proprio agio continuando però a farle sentire speciali. Louis era come un genitore, era protettivo e sensibile e dolce, continuando ad essere oggettivo e determinato però.
Harry non resistette più, sapere di esse nello stesso letto della persona che ti piace e a cui tu piaci era straziante. Il viso di Louis era così vicino al suo che poteva sentirne l’alito fresco. Non ci pensò due volte, in quel momento quella era la cosa giusta da fare. Doveva baciarlo, le labbra sottili del castano lo richiamavano come le sirene richiamavano Ulisse nell’ Odissea.
In una frazione di secondo le loro bocche si incontrarono, le loro labbra andarono a collidere dopo che la mando di Harry ebbe spostato un ciuffo di capelli dalla fronte di Louis.
Erano calde e soffici le loro labbra che si muovevano insieme, erano talmente perfette quando erano unite che risultava difficile pensare a qualcosa che non fossero quelle.
Louis non ne fu sorpreso, sperava in un bacio, erano ore che fissava le labbra del riccio immaginandosele sulle proprie e non vedeva l’ora di conoscerne il sapore. Chiese l’accesso alla bocca di Harry passando la lingua sul suo labbro inferiore e andando ad abbracciare la vita del riccio con il proprio braccio sinistro.
I loro corpi erano vicini, vicinissimi e scottavano, emanavano gioia e felicità e passione. Quello che si stavano dando non era un bacio sporco e veloce, non si intravedeva foga, era un bacio leggero e lento. Nonostante il clima stesse diventando caldo nelle loro bocche scorreva una fresca sensazione, come di primavera.
Harry fu il primo a staccarsi dal bacio, voleva vedere l’espressione di Louis. Guardandolo in faccia percepì gioia e Amore. Aveva fatto bene a baciarlo, lo sapeva, era la cosa giusta da fare.

“Lou.”

“Harrry.”

Le labbra del castano erano perfette, una volta assaggiate non ne si poteva stare lontani e così con un gesto veloce Harry andò a catturarle una seconda volta che però risultò più passionale, più…vogliosa.
Adesso le loro labbra collidevano con forza, i denti sbattevano e le mani cercavano strisce di pelle non coperte dal tessuto degli abiti.
I ragazzi passarono diversi minuti in questo modo, avevano voglia di scoprirsi, di conoscersi sotto un altro aspetto. Staccati dal bacio Louis fissò il Harry con i ricci disordinati a incorniciargli il viso.

“Harry sei…sei prefetto. Io…io non so se ti merito. Ho paura di farti male, ho paura ti farti soffrire e tu invece sei così radioso e bello. Io non voglio farti star male, solo…ti prego dimmelo se faccio qualcosa che non va, hai appena scoperto di provare attrazione per i ragazzi e per te è tutto nuovo. Non voglio deluderti.” Louis distolse lo sguardo dal volto del riccio trovando più interessante la parete dietro alle sue spalle. Erano sdraiati faccia a faccia e le mani di uno erano sui fianchi morbidi dell’altro.

“Louis, a me non piacciono i ragazzi. A me piaci tu, solo tu, tu e basta, okay? E poi non ho paura di te, tu sei talmente protettivo e dolce che mi fai sentire protetto però se questo può farti stare meglio, ti dico che se mai dovessi farmi stare male, anche se è impossibile, te lo dirò, va be…” Harry non fece in tempo a finire la frase che Louis si tuffò sulle sue labbra.

Il giorno dopo passò tranquillamente, andarono a scuola insieme dopo aver fatto colazione e passarono la pausa pranzo seduti allo stesso tavolo.             Quel pomeriggio non avrebbero potuto vedersi perché entrambi  avevano da studiare e quindi stare insieme non avrebbe certo aiutato la concentrazione.
I gironi passavano velocemente e con loro anche i messaggi dolci o le parole affettuose sussurrate nell’orecchio mentre passeggiavano per i corridoi a scuola. I loro compagni avevano capito che ci fosse del tenero tra di loro e non ne sembravano infastiditi. Harry e Louis non sapevano nascondere i proprio sentimenti, si stavano innamorando e il loro mondo sembrava essersi trasformato in un universo pieno di zucchero filato rosa e caramelle alla fragola gommose. La felicità era sempre con loro.
Adesso Harry e Louis stavano insieme ufficialmente, cioè, avevano deciso di essere una coppia fissa anche se ancora nessuno lo sapeva. Tante volte avevano parlato tra di loro rispetto all’outing e facendosi forza a vicenda avevano capito che probabilmente sarebbe stata una buona idea…nessuno sembrava avercela con loro e un’altra coppia di gay nella loro scuola aveva deciso di uscire allo scoperto, avevano visto che nessuno li discriminava e questo non poteva che fargli piacere. Il problema erano le famiglie. Louis aveva ancora paura di deludere la madre e la nonna mentre Harry non ne era spaventato, sapeva che i suoi erano persone comprensive.
Due mesi e mezzo, erano passati due mesi e mezzo da quando avevano deciso di stare insieme. Quattro mesi dal loro primo bacio. Quattro mesi non sono molti effettivamente ma a nessuno dei due andava di nascondersi, volevano rendere partecipi i famigliari della loro felicità e avrebbero voluto essere loro stessi in pubblico proprio come tutte le altre coppie.
Il primo a dichiararsi alla famiglia sarebbe stato Harry così poi avrebbe potuto chiedere consiglio a sua mamma rispetto alla situazione famigliare di Louis. Quella sera Harry aveva annunciato ai suoi che un suo amico sarebbe andato a cena da loro e aveva anche sottolineato il fatto che per lui quella era una serata speciale e che avrebbe voluto che tutto fosse andato per il verso giusto.

Alle 20.30 il campanello suonò e Harry corse ad aprire, prima di far entrare il castano uscì sulla veranda e si chiuse la porta alle spalle senza mai lasciare la maniglia. Lanciò un occhiata in giro per poi sorridere e sussurrare un “Ben arrivato” sulle labbra di Louis dove vi lasciò un leggero bacio. Poi entrarono in casa.
Le presentazioni furono fatte e in men che non si dica arrivò l’ora del dolce. La mamma di Harry era davvero simpatica e solare, proprio come il figlio. Aveva preparato una cena squisita e non aveva messo a disagio Louis con domande scomode, al contrario di Gemma. Gemma era la sorella maggior di Harry e sembrava molto sveglia, secondo il castano aveva già capito che non erano semplici amici infatti aveva fatto una battuta riguardo una banana o qualcosa del genere. Il padre di Harry era un uomo a modo, aveva un vocione profondo che contrastava con l’animo gentile e pacato. Tutto sommato anche lui metteva Louis a proprio agio.
Finito il dolce Harry si alzò in piedi e poggiò una mano sulla spalla di Louis che andò a poggiare una mano proprio su quella di Harry.

“Mamma, Papà, Gemma, io…hem…noi, dobbiamo dirvi una cosa. Ecco, Io e Louis non siamo solo amici, io e lui stiamo insieme. A dire la verità oggi facciamo quattro mesi.” Harry tirò un sospiro di sollievo e si asciugò il sudore dalla fronte con il dorso della mano. “Ah, come avrete già capito, sono gay.” Tutti scoppiarono a ridere a causa dell’ inutile agitazione del riccio.

La famiglia di Harry era fantastica, dopo la sua dichiarazione tutti si erano alzati e lo avevano stretto in un caloroso abbraccio di gruppo invitando poi anche Louis a partecipare.
Harry aveva parlato con sua mamma delle preoccupazioni di Louis e lei aveva risposte che non avrebbe dovuto preoccuparsi perché la sua famiglia sarebbe stata comprensiva, lui sarebbe rimasto lo stesso ragazzo responsabile di sempre, omosessuale dichiarato o no.

Una settimana dopo l’outing di Harry i due ragazzi si trovavano a cena a casa di Louis. Jay aveva preparato un pollo arrosto favoloso e le patate croccanti erano la fine del mondo. La nonna di Louis ovviamente si era cimentata in una torta che sembrava più buona del solito.
Mentre la vecchietta si accingeva a tagliare la torta Louis saltò in piedi tirandosi dietro Harry che sorrise perplesso.

“Nonna aspetta, noi prima dobbiamo dirvi una cosa.” La donna si sedette sulla propria sedia con le mani in grembo e sorrise soddisfatta. Lei aveva già capito, Lei sapeva già tutto.

“Mamma, Nonna…io so che per voi sarà difficile da accettare ma devo dirvelo, non posso più fingere, anche se a quanto pare non so neanche fingere bene. Io sono gay, lo sono sempre stato ma non ve l’ho mai detto perché sono io l’uomo di casa e volevo sembrare virile, volevo che mi consideraste un vero uomo, non che i gay non lo siano, intendiamoci, voglio solo dire che non volevo essere considerato da voi come una checca effemminata…ecco l’ho detto.” Jay, la nonna e Harry sorrisero soddisfatte dal discorso che Louis aveva appena fatto, capivano la sua agitazione. “Ah, ormai lo avrete capito ma io tengo lo stesso a dirvelo, io e Harry stiamo insieme e…credo di non aver mai amato nessuno come amo lui. Mamma, è importante per me. Lui è come la figura maschile che è sempre mancata al mio fianco, lui è quella parte di me che fino a quattro mesi fa non sapevo neanche mi mancasse. Harry è qualcosa di indescrivibile, davvero, lo amo con tutto me stesso e vorrei che voi lo amaste ameno un quarto di quanto lo amo io.” Il castano si voltò verso il compagno e dandogli un bacio a fior di labbra disse “Grazie Curly, grazie di esserci, ti amo.”

Le due donne non avevano interrotto Louis durante il suo discorso, una lacrima era scesa dall’occhio azzurro di Jay e un sorriso era rimasto stampato sulle labbra rugose di Sarah. Evidentemente entrambe avevano accettato la cosa del tutto, probabilmente lo avevano sempre saputo, come aveva detto Harry, Louis non sembrava virile neanche lontanamente.
Il primo bacio a scuola, quello davanti a tutti, non quello nascosto nei bagni, era arrivato. Tutto era stato favoloso, Harry aveva preso Louis per i fianchi e lo aveva appoggiato al proprio armadietto, lo aveva fissato negli occhi celesti e aveva poggiato le proprie labbra sulle sue. Non era stato un bacio programmato, non era stato fatto per fare outing. Era venuto e basta, così, dal nulla. Il corridoio si era zittito e tutti i ragazzi avevano cominciato a sorridere, qualcuno aveva addirittura applaudito. Harry e Louis, Louis ed Harry non potevano desiderare nulla di meglio.
Adesso Louis doveva dirlo solo a qualcun altro. Doveva dirlo ai suoi migliori amici che erano ancora chissà dove a viaggiare. Decise di farlo con una mail, una di quelle serie e lunghe, una di quelle dove si riesce ad imprimere i propri sentimenti.

*Ciao amici miei! Volevo ringraziarvi per le cartoline che mi avete mandato, state visitando dei posti fantastici e sono contento che vi stiate divertendo, vorrei poter dire che mi piacerebbe essere lì con voi ma ahimè non posso.  Qui è tutto favoloso, sono successe molte cose che tra poco vi spiegherò ed io sono felicissimo, come mai prima d’ora.
Ragazzi, io non so bene come dirvelo però devo farlo perché siete i miei migliori amici e non posso continuare a far finta di nulla.
Io non gay, sono fottutamente stra gay e ultimamente sono venuto a sapere che praticamente tutti se ne erano accorti a causa dei mie atteggiamenti poco mascolini. Vi prego ditemi che ve ne siete accorti anche voi, così vi ho evitato la batosta.
Va bhe, detto questo arriva la news più importante. Quasi cinque mesi fa ho inontrato una persona, all’inizio pensavo fosse un buon amico, non sapevo neanche fosse gay ma dopo qualche confessione strappalacrime mi sono accorto di essere attratto da lui. Questo lui si chiama Harry, viene nella nostra scuola ed è davvero fantastico. È bellissismo: capelli mori e ricci, occhi verdi e luminosi e un cuore grande come una casa. Penso che la sua dolcezza di direttamente proporzionale alla sua altezza…e vi avviso, è davvero molto alto.
Da quando è arrivato lui è cambiato tutto nella mia vita, ora mi sento completo, mi sento caldo dentro e bello fuori, vorrei tanto farvelo conoscere al più presto quindi muovete quei tre culi da vagabondi e tornate a casa (anche perché mi mancate un sacco).
Dicevo, Harry è la parte di me che mi è sempre mancata, secondo me siamo come un puzzle, uno pezzo senza un altro attaccato non ha alcun senso.
Va bene la smetto con tutte queste smancerie tanto so che non siete tipi romantici quindi non potete capire.
A presto ragazzi, un bacio, Louis.

P.s so che me lo chiederete quindi ve lo dico subito per evitarmi figure imbarazzanti in futuro: no, non abbiamo ancora consumato, abbiamo deciso di aspettare.*

Adesso sembrava andare tutto per il verso giusto, Louis era innamorato e aveva trovato la figura che aveva sempre desiderato al suo fianco.
Harry aveva imparato ad accettarsi e a capire quanto bello potesse essere stare insieme ad una persona come Louis.
Che ci volete fare, l’ Amore è Amore e quando è così è destinato a durare nel tempo.
La persona che ami è in grado di prendersi ogni cosa di te senza toglierti niente, è in grado di non deluderti e di promettere cose che sa di poter mantenere.
Il loro amore era una promessa, lo era sempre stato, la promessa era nata quando Harry si era accorto di volere Louis con tutto sé stesso e quando Louis si era reso conto che tutto ciò che gli mancava era sotto ai proprio occhi e rispondeva al nome di Harry.
La loro promessa sarebbe stata mantenuta.
 
 
 
 
 
 
 

Eccomiiiiiiiiiiiii! ciao a tutti!
Per prima cosa vorrei dire che scrivere questa Os è stato un parto, ci ho messo tipo due mesi emmezzo.
Va beh, sono soddisfatta però, non so perchè ma mi piace molto. Ho pensato che se avessi trovato una storia così in giro per efp mi sarei senza dubbio messa a leggerla, non voflio tirarmela eh, solo che è proprio un genere che non so...mi appaga!
Spero che piaccia anche a voi, un bacio.
-Giulia-

P.s Non l'ho riletta tutta quindi perdonatemi eventuali errori o sviste! :) 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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