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Autore: Eleven    11/01/2008    7 recensioni
Breve storia vincitrice del secondo premio al Primo Concorso Santa Brigida indetto dal Comune e nato dalla collaborazione di alcuni enti della mia città per valorizzare il quartiere.
La storia di una serata, finita forse come tante altre, di un ragazzo, schiavo della droga.
Lievemente non-sense, accenni fantasy. Buona Lettura,
Hermy.
Genere: Triste, Suspence, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Breve storia vincitrice del secondo premio al Primo Concorso Santa Brigida indetto dal Comune e nato dalla collaborazione di alcuni enti della mia città per valorizzare il quartiere.

Per quanto io nomini una via, non credo sia importante poiché l’argomento trattato è noto a tutti. Questa storia parla dell’illusione, e della disillusione anche, di chi, come molti in questo quartiere, finisce quotidianamente o quasi nel circolo vizioso della droga.

Buona lettura.

 

Premio S. Brigida, 2007

 

Una figura barcollante percorreva via Balbi, quella notte. Era un giovane, probabilmente ubriaco, che sembrava vagare senza meta. Prese poi una salita che gli parve adatta, e salì per qualche metro, fino ad arrivare sotto ad un’imponente arcata.

Il ragazzo, zoppicante, si sedette su uno dei gradini di mattoni rossi, appoggiato alla colonna che sosteneva un arco, e confusamente si tirò su una manica, per iniettarsi in vena la sua dose quotidiana di fittizia felicità.
Sentiva il suo stesso respiro invadere pesante l’aria, si sentì inutile come mai prima di allora, e si chiese se esistesse qualcuno in grado di porre rimedio a tutto questo. Vedeva scorrere la sua vita come un film, ogni giorno inesorabilmente uguale al precedente, sospirando ad ogni sorriso che scorgeva sui volti illuminati dalla felicità dei passanti, che incrociava per un attimo, un attimo in cui forse l’invidia, forse il senso d’inferiorità che provava, lo portavano a chiedersi il perché di tanta serenità.
Chissà se un tempo era stato felice, non lo ricordava. La tristezza, il dolore, la solitudine e poi la rassegnazione che provava in quel periodo sembravano averlo accompagnato per tutta la vita. Il volto ora segnato da una profonda stanchezza, dal male di vivere, portava invece un tempo i segni dell’amore, dell’amicizia?
La barba incolta di qualche giorno e i suoi riccioli scuri arruffati lo facevano sembrare più vecchio, e pareva attendesse, ogni minuto che passava, il sopraggiungere della morte, mentre dentro di lui qualcosa cercava disperatamente di aggrapparsi ad una qualunque speranza di vita, combattendo contro quella stanchezza che l’avrebbe portato a lasciarsi andare via da quel mondo che gli appariva freddo e crudele.
Ogni particolare di quel posto gli sembrava squallido, in un turbine di colori scuri che lo facevano impazzire. Le tempie gli pulsavano, sembrava che la testa dovesse scoppiargli da un momento all’altro. Improvvisamente si accorse che foglie d’edera di un vivo colore dorato pendevano dalla meravigliosa arcata e crescevano, tendendo i loro sottili rami verso di lui; quanta bellezza in quella pianta, e quanto calore gli trasmettevano quei colori vivi!
Un arcobaleno comparve nel cielo, e la scalinata si ricoprì d’erba, lasciando il ragazzo senza parole. Allora si alzò, incredulo, stupefatto e piacevolmente sorpreso. Fu in quel momento che vide quella donna meravigliosa che si trovava di fronte a lui. Non era una donna normale: dal suo capo non scendevano riccioli di capelli, ma d’acqua, e la sua pelle era innaturalmente candida, non un’imperfezione contaminava quel miracolo di purezza, pareva una ninfa del mondo antico.
Era scalza, portava una corona di fiori e una veste vaporosa bianca, che la copriva solo fino a poco sopra il ginocchio, gli occhi di un verde brillante splendevano ridenti ed invitanti. Il ragazzo la guardava rapito, chiedendosi cosa stesse succedendo. Ovunque il piede di quell’essere affascinante si posasse, sbocciavano fiori meravigliosi.

Si sentì irrimediabilmente attratto da lei, e quando la creatura si mosse oltrepassando l’arcata, il giovane sentì il suo corpo muoversi per seguirla, senza dover dare alcun ordine mentale, e questo non gli dispiacque.
Si sentì affidato a qualcosa di più grande. Da quella che gli parve una magnifica fortezza alla sua sinistra, proveniva una melodia celestiale, che amplificava l’effetto che quell’essere che racchiudeva in sé tanta bellezza e sensualità aveva su di lui, mentre lo conduceva verso un’altra salita colma di vita e colore. La donna saltellava allegra ed in breve indusse anche il ragazzo a fare lo stesso, mentre salivano ancora, ed ancora.

-Mi condurrà in paradiso, forse?- si domandava, con il cuore colmo di un’euforia che a lui era rimasta a lungo sconosciuta. Giunsero infine in un piccolo vialetto, che la creatura ricoprì rapidamente di fiori danzando sorridente sotto gli occhi del ragazzo. Forse era quasi felice.
Non appena gli parve di aver curato tutti i mali che la solitudine e i vizi gli avevano procurato, tutto divenne improvvisamente tetro, il cielo si oscurò, e i fiori subito appassirono, l’erba si incenerì ed un tuono zittì la dolce musica che fino a quel momento li aveva accompagnati. Il giovane si rivolse dunque alla splendida creatura, che ora era ferma in piedi davanti a lui, e gli dava le spalle.
Sfiorò con la mano il braccio di lei, affinché si girasse e lui potesse leggere nei suoi occhi una spiegazione di quel che stava succedendo, ma ciò che vide non fu quel trionfo di bellezza e sensualità che aveva trovato in quel viso, bensì un volto sfigurato e crudele, dagli occhi iniettati di sangue e con un ghigno di malvagità sulle labbra.

Un urlo fuoriuscì da quelle tremanti del ragazzo, che si svegliò sudato e boccheggiante appoggiato ad un cassonetto della spazzatura.

 

 

 

 

 

   
 
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