Anime & Manga > Lupin III
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Autore: MadAme_MadNess    28/06/2013    9 recensioni
"Questa è la mia banda, ora però, dicci chi sei tu!''. La ragazza era in piedi, davanti ad un tavolo di legno massello rotondo e davanti a lei aveva tre emeriti sconosciuti (...) La giovane deglutì e poi parlò:" Io... io... mi chiamo Maria... Maria Bienbella.''
Maria Bienbella, un nome che risuonerà spesso nella mia storia, un nome che incrocerà più destini e che si legherà profondamente con la banda del giovane ladro Lupin terzo, travolgendolo in una nuova avventura in compagnia dei suoi fidati amici (e nemici) di sempre.
Una fanfic incentrata sull'azione, l'umorismo ed i sentimenti, spero vi intrattenga piacevolmente (e dato che è la mia prima fanfic critiche e commenti sono ben accetti!). Buona lettura!
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Goemon Ishikawa XIII, Jigen Daisuke, Lupin III, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ciau Ragassuoli :D
Ok, si, lo so, non ho aggiornato da un bel pezzo...
So che alcuni di voi, o miei fedelissimi lettori (^^) stanno vivendo la mia stessa condizione: ESAMI UNIVERSITARI, SESSIONE ESTIVA!
Meglio che non commenti la mia situazione...
Altri invece in questo periodo hanno sperimentato il temibile insieme di esami del quinto anno della scuola media/superiore, comunemente detta Maturità. E se avete avuto già il risultato finale, qualunque esso sia, COMPLIMENTONI! Ora potete finalmente rilassarvi  :D
Aaaanyway, passando a cose più interessanti, eccovi il fatidico 21esimo capitolo.
Ooh, è tornato in scena Johnny! :D aspettatevi grandi sorprese xD
Come grandi, Enormi sorprese ci porterá anche la sua sorellona :D
Vaabbene, leggete e ditemi che ne pensate! :)
Grazie ancora a tutti i miei lettori vecchi e nuovi! :D
 

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18 Luglio, 1982.
 
Erano le 12:35 a.m., e nel poligono di tiro riservato ai poliziotti di una delle centrali di polizia dell'Arizona, due agenti si stavano sfidando in una gara che durava ormai da un'ora. 
 
Iavinòvic si sistemò gli occhiali scuri spingendo col mignolo l'astina di congiunzione delle due lenti fino a sentirla sulla fronte:" Complimenti, zei abbastanza duro da resistere fino al decimo round... Louis."
"Merci beaucoup, Borìs! Oh, non mi dirai che sei stanco? In fondo abbiamo appena cominciato e... Stai miseramente perdendo! Ohoh".
-"Zei solo in vantaggio di Uno Punto! Non dovresti sottovalutare tuo avversario cosí presto...".
 
Mentre i due poliziotti continuavano imperterriti nella loro sfida, nella stanza accanto un povero ispettore di polizia si stava abbandonando alla disperazione:" Non è possibile! Non può essere! È già passato un mese dall'ultima volta che Lupin si è fatto vivo e io non sono ancora riuscito a trovare nessun indizio su di lui, neanche uno straccio di prova per incastarlo!".
Un mese sprecato!

Zenigata si avvicinò ad una finestra, scostando leggermente la bianca tenda e appoggiando sulla fresca vetrata la fronte. Continuò a riflettere su una questione da non sottovalutare: il tempo.
 
 Non ne rimaneva più di tanto per avvalersi della collaborazione dei tre colleghi.
Con altri mille pensieri in testa, Zenigata iniziò seriamente a dubitare dell'opinione che i tre poliziotti si stessero facendo su di lui.
 
Su quest'ultimo aspetto aveva azzeccato in pieno!
Il russo e il francese non nutrivano tante speranze nella riuscita della missione. E ne tantomeno in lui.
L'ispettore non aveva la minima idea di dove Lupin fosse in quel momento, di conseguenza non immaginava i suoi spostamenti, né tantomeno si poteva tentare di acciuffare i suoi colleghi ladri.
Zenigata aveva fatto setacciare l'intera città di Phoenix, e non contento aveva dato l'ordine di far ispezionare ogni città che si trovasse nelle vicinanze del fiume Colorado. Ma anche questo tentativo andò in fumo e i poliziotti furono ormai convinti che l'ispettore stesse dando ordini a caso, preso da un raptus d'ira nei confronti del suo arci nemico. 
 

Un'auto della polizia, in quel momento, si fermò all'entrata della caserma.

Un giovane poliziotto ne uscì e salutando sull'attenti il collega, si avviò verso l'entrata dell'edificio per poi raggiungere il poligono di tiro.

Appena Iavinòvic e De Rochefort si accorsero della sua presenza lo salutarono quasi allegri:" Hey Bienbella! Stiamo facendo una sfida, che ne dici di farci vedere quanto sei bravo con la tua Beretta?". 

Il ragazzo non cambiò la sua espressione, seria come sempre:" Non vi siete già allenati abbastanza?" esclamò, riferendosi alle sfide quotidiane che i due avevano abitualmente preso a fare ogni mattina.
 
Il russo posò la sua pistola, e si girò verso di lui:" Cosa altro potremmo mai fare, senza uno straccio di indizi o una pista da seguire per incominciare finalmente a lavorare?! È più di un mese che siamo qui a girarci pollici! Mi hanno scomodato da Russia per niente, quando avevo cose più importanti da finire!". 
Anche il francese ebbe da dire la sua:" Sono pienamente d'accordo! I poliziotti americani non hanno la benché minima idea di come acciuffare quei dannati ladri! E non capisco pourquoi Zenigata non sia ancora riuscito a scoprire nessun indizio sui loro movimenti, d'altronde insegue Lupin da una vita..."
 
-" Molto probabilmente si aspettava che noi gli dessimo man forte in una situazione delicata come questa. Ma a quanto vedo, vi ritenete estranei dal cercare informazioni in prima linea voi stessi, divagandovi in allenamenti improvvisati...". 
Il giovane poliziotto li stava squadrando per bene, quasi volesse rimproverargli che il loro apporto era stato a dir poco inutile nella missione. 
 
Iavinòvic si accigliò:" Come prego?! Noi abbiamo scandagliato tutti paesi al confine stato di Arizona e non abbiamo cavato un ragno da un buco!"
 
-" Avete cercato tanto... Ma non avete cercato bene" esclamò Bienbella, puntandogli i suoi occhi screziati addosso e mostrandogli una cartellina ocra che teneva nella mano sinistra.
 
Si fece spazio tra i due, continuando per l'ufficio dell'ispettore.
Entrò nella stanza seguito dai due colleghi:" Ispettore" disse mettendosi sull'attenti.
Zenigata si girò lentamente, accennando con la mano un lieve saluto e mugugnando un sommesso “Buongiorno Bienbella".

Quel ragazzo gli aveva ispirato fiducia dal primo momento: era stato l'unico a continuare le ricerche sul confine mentre l'ispettore, il francese e il russo si erano occupati di azioni di spionaggio e vari interrogatori alle vittime dei furti del ladro gentiluomo... risultate poi uno spreco di tempo. Era sicuro che anche il giovane italiano ora lo stava disprezzando come i suoi colleghi.   

Bienbella notò che l'ispettore era alquanto giù di morale, e la notizia che annunciava sapeva sarebbe stata di suo gradimento:" Signore, ho scoperto dov'era Lupin in questi giorni...".
 

Zenigata, con un balzo felino, si lanciò verso il povero ragazzo, avvinghiandosi a lui e strillandogli addosso:" LO SAPEVO! LO SAPEVO CHE NON ERA ANDATO TANTO LONTANO QUEL BASTARDO! Dov'è?! Dove si è nascosto?!"

 
Bienbella sgranò gli occhi, cercando di evitare lo sguardo assassino di Zenigata, avvinghiato a lui come una cozza.
-"Ispettore..." si limitò a pronunciare con un fil di voce il povero ragazzo.

Zazà si accorse che quella posizione era alquanto imbarazzante per entrambi e si staccò da lui, sistemandosi la giacca e schiarendosi la voce:" Ehm, si, dunque... Dove, dove è stato avvistato l'ultima volta?".

-" Las Vegas, quartiere nord. Due sere fa è stata abbattuta una lussuosa villa di un certo De Golle, un malavitoso alquanto potente boss. Testimoni oculari hanno affermato di aver visto una jeep con degli strani individui a bordo, scappare dalla villa esattamente cinque secondi prima di una tremenda esplosione che ne ha causato il collasso. La polizia locale ha lanciato un appello agli stati vicini per rintracciare i presunti colpevoli, tra essi un uomo dalla giacca rossa, uno vestito di scuro ed uno con un abito orientale..."

-" SONO LORO! Lupin e la sua banda! Li abbiamo trovati finalmente!!! Forza, che stiamo aspettando, andiamo immediatamente a Las Vegas! Sicuramente avranno lasciato delle tracce o saranno ancora nascosti li! Quel maledetto, starà sicuramente pensando ad un trucchetto per liberarsi di me..."
 
Zenigata, scattante come una faina, uscì dalla stanza per recarsi chissà dove, scansando energicamente il russo ed il francese. Le sole parole che i tre poliziotti udirono mentre si allontanava correndo furono:" Questa volta non hai scampo, maledetto ladruncolo, ti arresterò!!!".
 

I tre si guardarono allibiti:" Finalmènte, forse riusciremo a fare qualcosa!" esclamò il francese, tirando fuori il suo orologio a cipolla dal taschino:" Par bleu! Sono già le 13:00! Mi è venuto un certo languorino! Che ne dite di una pausa pranzo?"

Il russo prese a ridere:" Ahaha! Proprio ora che abbiamo trovato tracce di ladro tu vuoi mangiare? Ah! Zenigata ci obbligherà a partire per Las Vegas immediatamente... Oh, comunque... Noi abbiamo ancora una sfida da concludere" esclamò con un sorrisetto, riprendendo in mano la sua pistola. Uscì dal gabbiotto, si posizionò davanti alla sagoma posta a 120 metri.
De Rochefort si sistemò la cravatta:" Facciamo che se perdi mi offri il pranzo, mon ami!"

Bienbella invece roteò gli occhi, riprese le cartelle con i documenti riguardo al caso, e tranquillo si avviò verso l'uscita.

Il russo lo volle persuadere:" Avanti Johnny, non essere timido, facci vedere se zei all'altezza di zituazione! Lupin sarà osso duro da battere e...". 

Si bloccò.
 
Il ragazzo si era voltato verso di lui.
Il suo sguardo severo era ancora più marcato di prima.

Camminò verso di lui, mollando le cartelle in mano al francese e, in un nano secondo estrasse la sua Beretta, puntandogliela addosso.


Il russo trasalì e stette quasi per lanciare un grido quando il ragazzo fece fuoco.

Il proiettile non lo colpì, anzi, gli passò ad almeno un metro e mezzo di distanza.
Era destinato per la sagoma, non per lui, ma lo spavento fu nettamente superiore alla sua fredda risolutezza.

Il ragazzo mise via la pistola, sempre tenendo sotto l'impulso dei suoi occhi Iavinòvic:" Non chiamarmi mai più in quel modo... Capito?!".

Il russo non comprese il perché di quel gesto, ma non volle controbattere.
Quel ragazzo sembrava piuttosto duro nonostante la giovane età.

Riprese i documenti dal francese, e uscì a passo deciso dal poligono.

De Rochefort osservò il bersaglio, per poi rivolgere il suo sguardo a Iavinòvic che sdrammatizzò:" Ah! Ragazzino che fa capricci! E dovrebbe essere grande investigatore risoluto, se non sta stare nemmeno a una battuta?!"

Il francese schiacciò un pulsante che attivò lo spostamento della sagoma verso di sé, fermandola quando fu abbastanza vicina per controllare il colpo del ragazzo:" Sarà un ragazzino, come dici tu... ma... è meglio non farlo arrabbiare". 
 
Il russo non lo diede a vedere ma sotto la sua giacca nera un brivido gelido gli percosse la schiena.

Il cuore della sagoma era stato centrato in pieno. Con solo un colpo. A 120 mt. 
 

------

 
 
-"Oh, no, no, No!!! Ho sbagliato ancora!".
 
Lupin era in piena fase "sclero totale".

Non vedeva la luce del sole da almeno una settimana, chiuso in casa per cercare di sbloccare il Commodore per la sua amata Fujiko che, intanto, se la spassava al mare ed in città, andando a far compere nei negozi più chic di San Diego, in California, a spese del povero ladro e dei suoi amici, ovviamente.

Il ladro era riuscito a trovare una sistemazione abbastanza sicura in un seminterrato di un palazzo poco distante dal centro. C'era spazio per tutti in quel mini-appartamento, ma nessuno si tratteneva in casa per molto. 

Jigen era perennemente fuori, a volte non tornava nemmeno per la notte! Nessuno sapeva dove né cosa stesse mai facendo.

Goemon invece amava passeggiare sulla spiaggia per giornate intere e, rilassato in riva al mare soleva meditare verso il calar della sera, insieme a Mary.

La ragazza ancora non era venuta a sapere della sua separazione dal gruppo.
Nessuno aveva il coraggio di dirglielo, ma lei già avvertiva qualcosa.

Goemon continuava a sperare nell'infallibile dialettica di Lupin, era convinto che il suo amico avrebbe trovato le parole giuste per salvaguardare almeno dei possibili ulteriori rapporti... Ma quella faccia da babbuino era troppo impegnato con quell'arnese infernale per concentrarsi sul discorso da fare alla ragazza!


Il samurai avrebbe voluto che Mary si fosse salutata in un modo accettabile almeno con Jigen.


Spesso pensava al suo amico:" Quel testone! Sa di non rivederla mai più e cosa fa?! Va in giro ad ubriacarsi!". Una volta tentò di parlargli della questione ma come risposta ricevette un sonoro:" Fatti i cazzi tuoi!".

Jigen non insultava i suoi amici, se non quando era seriamente arrabbiato o nervoso.
Il povero Goemon non sapeva cosa fare: far ragionare Jigen? Cercare di persuadere Lupin a parlare con Mary? Parlare lui stesso con lei per avvertirla della sua dipartita? 
 

La risposta la trovò la sera del 26 Luglio, appena tornato al nascondiglio. Ebbe fatto in tempo a vagliare la porta di casa che un tremendo temporale irruppe bruscamente, accompagnato da tuoni e fulmini a dir poco spaventosi. 

 
Notò che la luce della saletta era ancora accesa.

Entrandovi ci trovò Lupin che ticchettava le sue dita sul Commodore spento, Jigen che fumava appoggiato vicino ad una presa d'aria e Fujiko, intenta a sistemarsi il suo smalto rosso rubino sulla mano sinistra. 

-" Oh, bentornato..." sussurrò il ladro gentiluomo.

Quel tono particolare della sua voce gli fece venire i brividi lungo la schiena, sospettando già il peggio:" Cosa è successo?".

Lupin non fu capace di guardarlo negli occhi.
Goemon spostò il suo sguardo verso Jigen ma, niente da fare, il suo volto era completamente nascosto dal cappello abbassato.


Fujiko espirò:" Lupin ha finalmente detto a Mary di andarsene... E lei non l'ha presa tanto bene..."


-" Che cosa?!".

Il samurai estrasse la Zantezu-ken dal fodero, puntandola contro la donna che si ritrasse spaventata:" Aah! Goemon! Ma sei impazzito?!"

-" Non cercare di imbrogliarmi! Lupin non potrebbe mai far soffrire una ragazza! Se non l'ha presa bene è perché la notizia gliel'hai data Tu, con le tue insensibili parole, facendola sentire un peso per il gruppo dopo tutto questo tempo..."

-" Basta Goemon!".


La voce di Mary bloccò l'ira del giovane.

La guardò: era vestita di tutto punto, recava in spalla il suo zainetto di cuoio... Si stava preparando a partire.

-"Maria-san..."

-" Fujiko non c'entra niente... É stato Lupin a dirmi di andarmene... Senti, capisco di avervi fatto correre pericoli enormi, sono stata un'egoista ad avervi obbligato a sopportare la mia presenza... Non sono stata d'aiuto, non credo potrò mai esserlo... Mi dispiace molto."

Goemon era allibito.

Avrebbe voluto gridarle di rimangiarsi tutte quelle scuse, sapeva benissimo che non erano vere!

-" Io... Non posso far altro che ringraziarvi per tutto quello che mi avete offerto in questo periodo... Una casa a New York con un lavoro, delle tecniche di combattimento e spionaggio... un'avventura a Las Vegas..." ridacchiò ripensando a quell'incredibile operazione nella villa di De Golle, per poi diventare immediatamente seria al ricordo della profezia di JD.

Alzò i suoi occhi screziati verso di lui:" Sei stato un ottimo maestro, Goemon-sensei. Grazie per tutto quello che hai fatto per me. Arigatou Gozaimasu." disse inchinandosi rispettosamente.
-" Grazie anche a te Lupin, a te Jigen e..." alzò un sopracciglio verso l'altezzosa Fujiko, mentre si soffiava sulle unghie per far asciugare lo smalto.

Avrebbe voluto spararle, dato che non era stata molto carina con lei, e mai lo sarebbe stata, ma doveva mostrarsi educata anche nei suoi confronti "... ehm... Bè, è stato un piacere conoscerti, Fujiko".
 
Mary si sistemò lo zainetto in spalla, lanciando un'ultima rapida occhiata ai ragazzi.

Goemon vide che si soffermò per qualche secondo su Jigen.

Una rabbia in corpo gli crebbe istantanea.
Non aveva ancora spiccicato una parola da quando era tornato a casa.

Cosa voleva dimostrare col suo silenzio? Di essere estraneo alla faccenda? Di non abbassarsi al livello di una "patetica" scena di addio come quella? O peggio, far finta di rigettare tutto quello che aveva passato con lei... e quello che aveva provato di lei?
 
Un lampo in quel secondo squarciò il cielo, un tuono fece sobbalzare tutti nella stanza.

-" Ma che sta’ succedendo là fuori?" Lupin si alzò incuriosito, andando a vedere una minuscola finestrella che dava sulla strada.
La aprì inconsciamente, ma di getto entrò un getto copioso d'acqua piovana che gli procurò una doccia istantanea.

Annaspando riuscì a chiudere la fessura, ripresentandosi ai suoi amici bagnato come un pulcino:" Piove, ecco che succede...". 


Nonostante il clima pesante che aleggiava nella stanza, Mary si mise a ridere


Aveva il morale a terra, ma Lupin era sempre uno spasso quando combinava i suoi soliti casini, rendendosi buffo agli occhi di tutti. 
Come al solito, la sua risata cristallina spezzò il gelido umore dei ragazzi, compreso Jigen. 
 

Alzò la testa, la vide ridere. 

 
Era stato in silenzio per così tanto tempo, immerso nelle sue preoccupazioni che gli avevano fatto da scudo, impenetrabile ad un attacco dei suoi stessi sentimenti.
Voleva proteggerla, allontanandola da sé, soprattutto per via di quella maledetta profezia!
Non aveva idea della donna che un giorno sarebbe morta a causa della sua pistola, ma nei suoi incubi continuava a immaginarsi quella scena, un vialetto scuro, la sua Magnum impugnata... e gli occhi vitrei e spenti di Mary, un buco all'altezza del cuore, in un lago di sangue.

Ma quella risata... 
Partita più fievole di un battito d'ali di una farfalla, aveva distrutto la sua fortezza di paure. Mary aveva quel dono: era l'unica che riusciva a tranquillizzarlo, con i più semplici gesti innocenti. 
 
Vedendo poi Lupin, con la sua solita espressione scimmiesca, non poté che concedersi dei sogghigni silenziosi. 
Anche Fujiko si girò per guardarlo e scoppiò in una risata quasi soffocante, così come Goemon.
 
-"Allora! La finite o no?!" esclamò il povero ladro, incrociando le braccia, lamentandosi delle risatine che ancora aleggiavano sui volti dei suoi amici.
 

Mary d'un tratto divenne triste, e il suo volto si incupì di nuovo: non riusciva a concepire che avrebbe dovuto abbandonare anche quel gruppo di amici... così simile ad una famiglia, per lei. Seria si sistemò lo zainetto e senza dire nulla, si avviò alla porta. 
 

Lupin, Goemon e Fujiko smisero di ridacchiare e, notata la ragazza che decisa girava la maniglia della porta per andarsene, si voltarono tutti verso Jigen.

 
Il ragazzo si trovò puntati addosso gli occhi sgranati dei suoi amici, in un'espressione che enunciava chiaramente:" Fai qualcosa!"
 
Perché? Perché proprio lui? Che cosa doveva fare?! 

Si girò verso Lupin per delle spiegazioni ma venne fulminato dal suo sguardo, che con gli occhi gli indicava la ragazza, intimandogli di fermarla. 
 

In un nano secondo capì che tutta quella messinscena era stata fatta per far si che lui la richiamasse a sé.


Tutti volevano che fosse lui e solo lui il solo a fermare Mary.
Era stata una decisione completamente assurda, volevano che la ragazza sparisse dalle loro vite ma al contempo non avevano il coraggio di separarsene! E a lui spettava il compito di sovvertire le sorti di quell'addio.
 
Lupin si stava seriamente innervosendo, stava mettendo mano alla fondina della pistola, quando un inaspettato vocione irruppe nel silenzio:" Maria!" 
 
La ragazza trasalì, spaventata da quel grido improvviso, girandosi affannata.


Era stato Jigen ad aver urlato in quel modo.

 
I suoi occhi strabuzzati, messi in penombra sotto il suo cappello e la bocca spalancata, incapace di emanare delle sillabe connesse tra di loro gli davano una strana aria tra il pazzo psicopatico e maniaco sessuale.
 
Maria era seriamente intimorita da quello sguardo.
 
Finalmente il ragazzo si decise a parlarle:" Ehm...
È... È meglio che tu non vada via proprio stasera... Con quest'acquazzone, intendo... Forse... Entro domani mattina avrà smesso di piovere... E potrai andare... Finalmente... No, cioè, volevo dire, se proprio devi... La mattina...Ehm...".
 

Lupin e Goemon gli rivolsero uno dei loro sguardi più confusi che mai, della serie:" Ma che cazzo stai dicendo?!". 

 
Al posto di convincerla a restare sembrava che la stesse spronando per andarsene il giorno dopo, il più presto possibile!!
I due amici non potevano intervenire, ma avrebbero voluto tanto farlo, a suon di calci nel sedere per il loro terzo socio! Stava rovinando tutto!
 
Ma Maria, delicatamente, richiuse la porta:" Si, forse hai ragione. É meglio che vada via domani mattina... ora non vorrei fare la fine di Lupin, ehe eh. Grazie per questo piccolo favore...allora, buonanotte".

-" Buonanotte" replicarono tutti.
 
Quando fu sparita dietro la porta della sua stanza, Lupin si accertò che ebbe chiusa la porta e, andando vicino al suo amico pistolero il suo classico ghigno di vittoria:" Bravo, finalmente l'hai capito...".
Jigen si portò una sigaretta alle labbra: l'unico modo che aveva per fargli capire che se avesse voluto replicare a quella sua frase l'avrebbe fatto urlandogli contro che l'aveva manovrato come un burattino per costringerlo a mostrare un po' più i suoi sentimenti verso di lei.
 
Fujiko sistemandosi i capelli si lamentò:" Oh, che seratina ragazzi! Io vado a dormire..."
-" Oh oh, ma Cherie! Vengo anch'io a fare la nanna con teee!"
-" No no, mio caro, tu resti in piedi fin quando non avrai sbloccato quel coso!"
-"Ma ma ma ma ma ma, Fujiko cara, come puoi essere così crudele con me?! Ci sto lavorando da più di una settimana, giorno e notte, notte e giorno…”
-“ Non mi interessa! Mi hai dato la tua parola che mi avresti aiutato! E ora, accendi quell’affare e mettiti al lavoro!!!” esclamò sbattendogli la porta sul muso.
 
E il povero Lupin non fece altro che andare, quatto quatto, a collegare il Commodore allo schermo della televisione, riiniziando a lavorarci su, come la sua donna gli aveva ordinato.

Goemon, mentre si dirigeva verso la sua stanza, non mancò di sorridere a Jigen che, inconsciamente ricambiò… per poi ritrovarsi lo spesso fodero legnoso della katana ritto in testa! “TACK!” e un insulto in giapponese “Sei un rimbambito”.
 

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27 Luglio, 1982.

Erano le tre di mattina, la casa era ancora avvolta nell’oscurità.
O meglio, la camera di Mary era ancora al buio. Lei si era appena svegliata.
 
Controllò una minuscola finestrella: la strada era libera e inumidita dal temporale, ma aveva finalmente smesso di piovere.

Poteva andarsene ora, senza che nessuna l’avrebbe vista...

 
Per evitare di avere ripensamenti, raccolse in fretta il suo zaino e, trattenendo le lacrime, aprì la porta della sua stanza.
Andò fino in salotto… e quando ci arrivò fu colpita da un piccolo particolare.
 
Lo schermo della TV era acceso, ma non vi erano programmi in onda… solo una schermata verdastra con una scritta in giallognolo:” Password:_ _ _ _ ...”.
 
Si avvicinò ad esso, e trovò qualcuno russare sdraiato sul divanetto di fronte alla tele.

Lupin era immerso nel suo mondo dei sogni, Mary era sicura che fosse crollato dal sonno dopo almeno una quarantina di tentativi andati a vuoto, a giudicare dalle tazze di caffè che vedeva appoggiate a terra.

Spostò ancora i suoi occhi su quella scritta luminosa. Password.


Dette uno sguardo al Commodore, abbandonato ai piedi del divano. Girò la testa per guardare Lupin.
 
Erano stati gentili con lei, le avevano anche permesso di evitare di vagare sotto la pioggia, concedendole di restare per l’ultima notte con loro.


Doveva ripagare quel favore.

 
Spostò le tazze vuote per farsi spazio davanti allo schermo, e raccolse il Commodore.

Si sedette gambe crociate sul pavimento e, posizionato il minicomputer su di esse, si sfilò lo zainetto e ne trasse fuori il suo diario rilegato in cuoio. Lo aprì, sfogliandolo intensamente, fino a che non trovò quello che stava cercando.
 
Estrasse dei fogli e bigliettini, diede loro una rapida occhiata e, appoggiandoli alla sua sinistra, riavviò l’accensione del dispositivo. Ad un tratto, prima che il computer potesse avviare il software di base, Mary fu pronta a schiacciare tre tasti in rapida sequenza.

Una schermata nera con dei codici bianchi le apparve d’innanzi.
 
Digitò un rapido comando e premette il tasto Invio.
Una serie di diciture ne scaturirono fuori. Continuò a digitare sulla tastiera, fino a che non trovò il suo vero obiettivo.

Identificò nella lista della memoria fissa la posizione della password:” Uh, furbo il ciccione, ha bloccato il computer dal Bios e non dal Software!” rimuginò mentalmente.

Aprì il contenuto della scritta selezionata. E una sequenza di cifre, alternate tra il numero 1 e lo 0, apparve istantaneamente, luminosa come un flash!

 La ragazza buttò il capo all’indietro:” Sudicio bastardo! Non solo hai criptato la password, ma anche tutte le sue informazioni sulla ROM!” strillò esasperata la voce nel suo cervello ”…questo sarà un lavoretto più lungo del previsto”.
 
Espose alla luce della TV i suoi appunti, sfogliando foglio per foglio, per trovare la parte che gli interessava in quel momento.

Non appena trovò la pagina desiderata la mise in bella vista davanti a sé e, presa una biro e un fogliettino di carta dal suo zaino cominciò a lavorare: man mano che si aiutava a decriptare il linguaggio binario con i suoi appunti, annotava sul fogliettino a destra in un linguaggio alfanumerico il contenuto di ciò che stava leggendo.
 
Passò una buon’ ora prima che finalmente poté arrivare a trovare la tanto agognata Password. Fremette dall’eccitazione quando la finì di tradurre.
 

Ora restava solo una cosa da fare. Riavviare il computer e vedere se la Password era corretta.

 

 Intanto, si cominciava ad intravedere uno spiraglio di luce rosea dalla finestrella della camera di Jigen.

Il pistolero era già sveglio.
Si alzò dal letto, stiracchiandosi.

Lanciò un’occhiata al suo Rolex. Erano quasi le 5.
Non aveva chiuso occhio tutta la notte, animato nel profondo da un terribile pensiero. Quello che gli salì in gola quando, uscito dalla sua camera, si avviò in quella dirimpetto.

Bussò lievemente… si decise ad aprirla.
 
Vuota.
 

Mary non c'era più.

 
Camminò a capo chino, verso la porta dell’appartamento, voleva uscire da quella casa.


Quando, fermatosi di colpo, sentì del rumore provenire dal salotto. Era come un ticchettio, rapido e irregolare. Un rumore che non era naturale.

Estrasse la sua Magnum e silenzioso si introdusse nel piccolo corridoio che sboccava nel salottino. Il rumore proveniva da lì!

Si nascose dietro una parete ma… non notò nulla di sospetto. Percepiva la fonte del rumore dietro al divano.
 
Ripose la pistola con una lieve smorfia:” Quel pazzo di Lupin starà ancora smanettando su quell’ammasso di circuiti…” rifletté tra sé.


Volle avvicinarsi comunque al divanetto, per vedere se i suoi tentativi avessero portato qualche sviluppo produttivo…

 
Maria intanto aveva ri-avviato il sistema, aspettava solo che la schermata di richiesta Password apparisse.
 

-“Eccola!”
 

Digitò decisa la parola chiave appena scoperta e inspirò a fondo, quando premette il pulsante Invio sulla tastiera…

 

…nello stesso istante Jigen si accorse della figura immobile di Lupin, dormiente sul divano, e dei capelli castani della ragazza a gambe crociate, davanti alla TV.

 
Lo stupore di rivederla non poté essere contenuto e, senza indugio, cacciò uno strillo di gioia:MARIA!


Inutile dire che alla ragazza salì il cuore in gola dallo spavento e terrorizzata urlò di paura, girandosi verso chi l’aveva chiamata.
 
E
per incorniciare quel magnifico risveglio mattutino, anche Lupin si svegliò di soprassalto, aggiungendo anche lui una bella serie di urletti da fare invidia a un soprano!


Ansimando per riprendere fiato, si girò verso Jigen che, allibito guardava verso Mary:” Sei… sei ancora qui...!
 

Mary cercò di diluire l'affanno respirando regolarmente ma, fissando accigliata Jigen, prese la prima cosa che le capitò sottomano e, con una forza inaudita, la scagliò in faccia al pistolero.


Una spessa tazza di caffè centrò in pieno la fronte del ragazzo, che cadde al suolo con un sonoro tonfo:” Mi hai fatto prendere un colpo, deficiente!”

 
La ragazza si mise a raccogliere i suoi appunti, sparsi per terra, quando si sentì due occhi puntati addosso.
 
Lupin spostava velocemente lo sguardo tra lo schermo della TV e il viso paffutello di Mary, per infine soffermarsi su quest’ultimo.

La ragazza notò che aveva i capillari degli occhi esplosi... il che gli conferiva una certa aria da tossico-dipendente.
 
-“ Ti senti bene, Lupin…?”
 

Il ragazzo replicò, con la bocca ancora impastata dal sonno:” Cosa… come… come hai fatto…?” indicando lo schermo.

 
Mary si voltò.

Lo schermo della TV non era più nero e bianco. Ora presentava uno sfondo arancione, delle icone digitali, dei collegamenti per certi programmi, delle cartelle dati…

 

Sgranò gli occhi, rimase senza fiato: “ Ce l’ho fatta… l’ho sbloccato!”

  
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