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Autore: GiU_pItBuLl    11/01/2008    7 recensioni

“E poi il mostro sono io e la mia gente” pensò Dokarath; “i vampiri uccidono solo il necessario per la sopravvivenza, solo in casi rari per il gusto di farlo… Invece voi umani che vi definite misericordiosi, gentili, docili, amorevoli… Che ne dici anima????”.

Ma nessuna voce gli rispose… Sorrise fra sé, ancora una volta gli umani si dimostravano per quello che erano veramente: animali… bestie che si illudevano di avere il dono della ragione…

Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Salve a tutti! Sono nuovo di Fanfiction e questa è la mia prima FF... spero vi piacerà e sarete in tanti a commentare. Accetterò anche i commenti negativi, ovviamente, l'unica richiesta è: x favore fate critiche dettagliate così che possa imparare dai miei errori e migliorare! Grazie, buona lettura a tutti!

Odore di odio, paura, gioia, tristezza…

…Puzza di sentimenti umani...

…Ecco cosa arrivava alle sue narici…

Eccoli li tutti ad arrancare sotto il peso delle loro emozioni che li costringevano, li bloccavano, ne vincolavano la libertà… Che brutta sorte…

Sputò a terra in segno di disprezzo e ammirò il suo riflesso in una pozzanghera vicino ai suoi stivali. Due occhi giallo-verdi, incastonati in un volto pallido sotto un cappuccio marrone che nascondeva nell’ombra il suo volto, risposero al suo sguardo. Sorrise a se stesso e subito risaltarono i suoi canini più grandi del “normale”.

Purtroppo quel fardello di sentimenti era capitato anche a lui. Gli dei avevano davvero dimostrato di avere un gran senso dell’umorismo quando lui era nato. Era figlio di un principe dei vampiri, l’ultimo custode del dono di nutrirsi della mente oltre che del sangue delle sue vittime; e di una popolana, sporca, lurida, semplice umana. Rabbrividì al solo pensiero del suo destino… come ogni volta d’altronde… Un vampiro dotato di una mezza anima e di sentimenti umani… I suoi muscoli si irrigidirono in preda alla…

-…Collera mio caro Dokarath- disse quella insopportabile voce nella sua testa che si risvegliava quando meno era gradita; -…collera… un sentimento proprio degli umani che odi tanto-.

Il mezzo vampiro sospirò e tento di calmarsi. Quella stramaledetta voce per quanto fastidiosa aveva ragione. Che bel dono che gli avevano fatto. Avevano dato voce alla sua anima… Uno stolto mago aveva tentato con quella (secondo lui geniale) mossa di salvarsi la vita, ma Dokarath aveva solo provato più gusto ad colpirlo con il pugnale nel suo collo e a tagliarli la sua amata testa.

Ma il “dono” era rimasto, e così Dokarath si trascinava dietro da ormai due lunghissimi anni quella odiosa voce che gli ricordava la sua maledettissima parte umana…

Ma la sua dannata madre non gli aveva lasciato solo quello… No, molto di più e, Dokarath doveva ammetterlo, anche cose positive: poteva camminare alla luce del sole senza morirne e poteva anche nutrirsi di alimenti “normali” oltre che di solo sangue e menti.

Ma pose presto fine quei pensieri inutili che gli facevano perdere tempo. Non aveva di certo fatto 5 giorni di marce forzate per specchiarsi in una pozzanghera. Chiuse gli occhi e rimosse tutti i pensieri che gli attanagliavano la mente, e con un salto straordinario raggiunse il soffitto della casa a lui vicina e saltò di soffitto in soffitto verso la sua meta… silenzioso come solo i portatori di morte come lui sapevano fare…

Un omaccione alto e robusto stava sistemando le mercanzie della sua bancarella: vasi, stoffe, tutto quello che era rimasto dalla mattinata di vendita…

Il suo nome era Borth, era stato allungo un soldato, ma poi si era ritirato in cerca di un lavoro più stabile e tranquillo. Ma evidentemente nel suo destino la pace non era contemplata. Il nuovo governatore del paese aveva imposto gravose tasse per mantenere il suo maledetto “esercito di pace” e quindi la gente aveva meno da spendere e di conseguenza anche lui aveva meno denaro da spendere alla taverna…

-Esercito di pace- bofonchiò con la sua voce profonda; -che idiozia!!!! E come mantenere uno stagno per farci nuotare i gatti!!! Saprei io cosa farti governatore del mio …- ma non riuscì a completare la sua imprecazione perché improvvisamente due braccia dalla forza smisurata lo bloccarono, un pezzo delle sue pregiate stoffe gli fini in bocca a mò di bavaglio, e venne trascinato in un angolo buio. Qui vede rudemente sbattuto contro un muro e si vide puntato un coltello alla gola da un uomo vestito con un saio grigio scuro con un cappuccio che gli copriva il volto.

-Hai chiamato delle guardie, avvisato qualcuno della mia presenza qui, o fatto altro che potrebbe danneggiarmi in qualche modo? Fai cenno di si o di no con la testa, io ti consiglio il no- disse l’uomo incappucciato con una voce dura, malvagia, che fece tremare e impaurì Bhort se possibile ancor di più del pugnale che si ritrovava a troppa poca distanza dal suo pomo d’Adamo. Immediatamente scosse la testa in senso di negazione.

L’incappucciato gli assestò un pungo in faccia e gli levò la stoffa dalla bocca. Sangue prese a scorrergli dal naso e appena riconquistò una vista sufficientemente chiara vide che l’uomo che gli stava davanti si era levato il cappuccio e lo riconobbe all’istante: era Dokarath, il mezzo vampiro assassino. Lo vide intento a leccarsi le nocche lorde del sangue proveniente dal suo naso e gli chiese a gran voce: -Lord Dokarath, perché mi avete trascinato qui e dato un pugno?-

-Il tuo sangue ha sempre avuto un buon sapore Bhort, la tentazione è forte, abbassa i toni prima che ceda ad essa e faccia di te un succulento pasto-

Bhort rabbrividì e si diede dello sciocco. Era logico che era lui, solo lui avrebbe potuto prenderlo di sorpresa in quel modo, solo lui poteva avere una forza tale da immobilizzarlo così facilmente… ma soprattutto, solo lui possedeva una voce così agghiacciante…

-Ho delle buone notizie per voi…-

-Lo so già altrimenti non sarei qui…-

Spiazzato Bhort continuò: -Sapete, qui al villaggio abbiamo un nuovo governatore… Un tipo influente, ma con molti nemici che…-

-Non mi annoiare con queste chiacchere… Sei il mio agente infiltrato non il mio cantastorie! Arriva al dunque! Chi è il mandante, dove lo trovo-

-Il mandante, come Vi stavo dicendo, è il nuovo governatore… parlerete con un suo emissario. Non so nient’altro.-

Non sapeva altro? Dokarath non ne era convinto… Guardò fisso negli occhi il suo infiltrato e il tempo rallentò attorno a lui… Gli occhi di Bhort si illuminarono di azzurro e una luce bianca ferì gli occhi di Dokarath per qualche secondo ma ebbe subito i suoi risultati, vista la blanda resistenza del veterano, era dentro la sua mente. SI trovava in una sorta di stanza dalle pareti scure, con il soffitto a cupola, davanti a lui c’erano vari dipinti rappresentanti i ricordi di Bhort. Questi erano illuminati da luci di colore diverso, ed ad ogni gesto della sua mano venivano sostituiti da un altro ritratto… Prese a scorrerli pigramente fin quando arrivo alla conversazione che avevano avuto pochi secondi prima. Il ritratto di loro due che parlavano riluceva di bianco. Voleva dire sincerità, verità…

Soddisfatto, Dokarath si ritrasse dalla mente dello scagnozzo e il tempo tornò a fluire normalmente.

Bhort strabuzzò gli occhi e si guardò attorno con aria stupita e comprese immediatamente quello che era successo, guardò impaurito Dokarath e lo vide sorride e si rilassò. Era un rischio contrattare con quell’essere, ma era anche appagante perché gli si poteva dire tutto tranne che non mantenesse gli accordi presi. Collaboravano da un anno e non aveva mai tradito la parola data e aveva permesso a Bhort di arricchirsi rapidamente e senza neanche sporcarsi le mani o lavorare troppo: lui cercava i mandanti, si informava sulle vittime, Dokarath le uccideva e gli dava il 20% dell’incasso.

Quello che lo intimoriva di più era la possibilità che Dokarath uccidesse anche lui, ma fin ora era filato tutto liscio, e quel sorriso lo dimostrava. Certo, non era un bello spettacolo: si vedevano chiaramente le sue zanne assassine e trasudava malvagità, ma era comunque un sorriso quindi un buon segno.

-La persona che ti verrà a cercare è…-

-Lo so già, l’ho visto nella tua mente, e so anche perché dovrò uccidere. Piccoli sconfinamenti, tasse non pagate in tempo, furtarelli…-

“E poi il mostro sono io e la mia gente” pensò Dokarath; “i vampiri uccidono solo il necessario per la sopravvivenza, solo in casi rari per il gusto di farlo… Invece voi umani che vi definite misericordiosi, gentili, docili, amorevoli… Che ne dici anima????”.

Ma nessuna voce gli rispose… Sorrise fra sé, ancora una volta gli umani si dimostravano per quello che erano veramente: animali… bestie che si illudevano di avere il dono della ragione…

Ma il tempo delle riflessioni era finito… Aveva di meglio da fare che stare li a pensare sulla meschinità di quella razza inferiore.

Si avvolse nel suo mantello, che riflettendo la luce del sole divenne color mattone celandolo alla vista di occhi imprecisi, e salto sul soffitto della casa vicina e di tetto in tetto fino a sparire alla vista di Bhort.

-Lord Dokarath???- chiese dubbioso l’ex-soldato.

Una scritta rossa comparve nel muro vicino a Bhort

“Il tuo compito è finito x stavolta, ti cercherò io a cose fatte per ripagarti del tuo lavoro”.

La scritta rimase impressa giusto il tempo che Bhort la leggesse, e poi scomparve, ma lasciò nell’aria un odore strano e malsano… Odore di sangue… La caccia del vampiro era iniziata…

  
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