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Autore: Words    28/06/2013    1 recensioni
E' la storia di un ragazzo, un ragazzo qualunque, senza genitori e senza speranza, ma che con l'aiuto di una nuova ed ennesima famiglia affidataria cerca di rifarsi una vita.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Tornato a casa pranzai con Alex e Simona, ero ancora un po’ turbato dall’incontro con Marta. Non so perché, ma c’era qualcosa in lei che mi faceva smuovere l’anima.

Guardai un po’ di tv e comincia a fare i compiti. Facevo il 3° superiore ed ero sommerso dai compiti, non solo perché il liceo era impegnativo, ma avendo da poco cambiato scuola dovevo continuamente recuperare buona parte di programma che non avevo ancora studiato. Questa cosa la odiavo a morte.

Senza nemmeno accorgermene si fecero le 20 circa, Alex mi chiamo dicendomi che la cena e pronta, di sbrigarmi perché dovevano darmi una notizia importante. Una notizia? Il mio cuore cominciò a battere all’impazzata, non so per quale ragione, ma ero spaventato a tal punto da non riuscire più a muovermi. Mi passarono tantissime cose per la testa: dovevo ricambiare famiglia? Dovevamo trasferirci? Era successo qualcosa di brutto? Non ce la feci più a pensare e passai, il più lentamente possibile, in sala da pranzo.
Alex e Simona erano seduti e stavano aspettando che io arrivassi, mi guardavano sorridendo, con la voce che mi tremava chiesi qual’era la notizia tanto importante. Alex, fece un sorriso enorme e mi disse: “fra poco non sarai più solo, avrai un marmocchio tra i piedi, sempre che tu non te ne vada, io e mia moglie aspettiamo un bambino”. Quelle parole risuonarono nella mia mente come la notizia più bella degli ultimi 16 anni. Non credevo alle mie orecchie, da sempre, la mia vita era stata un susseguirsi di spiacevoli eventi, ma finalmente, dopo aver visto morire i miei genitori, aver cambiato così tante famiglie da non poterle contare  sulle dita, essere stato in comunità per tre mesi, avevo ricevuto una notizia che mi aveva fatto battere il cuore, ma di emozione.

Restai immobile per qualche istante, poi andai ad abbracciare la mia nuova famiglia.
Sì, perché dopo tanto tempo, sentivo di appartenere ad un progetto, ad un’idea, ad una famiglia.
Avevo voglia di piangere, non so il perché, in fondo conoscevo quelle persone da poco più di una settimana, ma la loro felicità era anche la mia. Chiesi di andare un attimo nella mia stanza, chiusi la porta, presi la foto di mia madre e pregai. Sentivo la sua mano sulla mia spalla, sentivo che potevo essere felice, o almeno lo speravo. Chiusi gli occhi e riuscii persino a sentire il suo profumo, la sentivo vicina, come non mai.

Ad un tratto mi venne in mente Marta, la sua storia, i suo occhi cielo, pregai Dio affinché il brivido di felicità che stavo attraversando io, lo potesse vivere anche lei.
Un giorno, un ragazzo in comunità, vedendomi pregare, mi chiese come io potessi ancora credere in Dio dopo tutto quello che avevo passato, al tempo non risposi non essendo sicuro di avere la risposta, forse adesso l’avevo trovata. Dio non ti abbandona, e questa ne era la prova, tutti noi nasciamo con uno scopo nella vita, e anche se ancora non avevo trovato il mio, Dio mi dava la forza di andare avanti e di non smettere di cercare la mia strada.
Ero felice, come non mai. Una nuova vita nel ventre della mia nuova ‘madre’ significava un nuovo inizio.
   
 
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