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Autore: Nanek    28/06/2013    8 recensioni
Tratto dalla storia:
-Mi spieghi chi stai fissando?- continua lui, ma io continuo per la mia strada, fino ad arrivare al mio intento, riavere gli occhi di Luke Hemmings verso i miei.
Lo vedo sorridere di nuovo, abbassa lo sguardo solo un secondo, poi lo rialza.
Solleva la mano e mi saluta.
Mi sento arrossire, distolgo lo sguardo, ricomincio a pulire il bancone.
Altri occhi mi stanno fulminando: Ashton.
-Ma dimmi un po’, da quando in qua tu vai dietro ai minorenni?- ammicca, io non rispondo: idiota.
-June Irwin, per l’amor del cielo, Luke Hemmings ha tre anni in meno di te, ha solo diciassette anni, non ti sembra di essere un tantino nonna per lui?-
-Ashton Irwin, perché invece di rompermi le palle su cose che non esistono, non vai a dormire?-
che scocciatura di fratello.
-June, lo stavi spogliando con lo sguardo-
-Tu invece dovresti guardare meno siti porno e più libri di scuola, va a casa ora, mi stai scocciando, io sto lavorando.-
rispondo nuovamente, dando le spalle a mio fratello, sistemando le bottiglie.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Luke Hemmings, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

Let me be the one to save you



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*JUNE’S POV*

-June! Voglio un'altra birra! Muoviti!- urla un uomo che non ho mai visto prima d’ora.

Come cazzo fa a sapere come mi chiamo?
Beh, qui tutti sanno il mio nome, ma magari si rivolgono a me con un minimo di cortesia, non come questo cretino.
Comincia bene la serata, un maniaco, il casino, e pure una band che suona: tornerò a casa esausta, addio studio notturno, sta notte solo io e il mio bel lettone.
Verso la birra e la metto davanti agli occhi del tipo, sento la sua mano prendermi per il polso.

-Ti offro da bere!- mi urla nell’orecchio, tento di togliermi la sua presa di dosso.
-Devo lavorare, scusami- cerco di dire, ma le sue dita stringono più forte la mia pelle.

Guardo negli occhi colui che mi sta facendo un po’ troppo male, ha gli occhi spalancati e fissi su di me.
Non mi è mai successa una cosa del genere prima d’ora a lavoro: questa discoteca è sempre affollata, ma mai nessuno ha osato prendermi per il polso, di solito sono tutti troppo indaffarati a ballare, a ubriacarsi o a offrire da bere a qualcun altro, per la prima volta sto avendo paura.
Dovevo ascoltare mia madre e non accettare di lavorare in una discoteca.
Aveva ragione, dedicarmi solo allo studio e a lavoretti occasionali, non lavorare in un posto come questo, dove può succedere di tutto e nessuno può sentirti.
Sento la sua presa, sento il mio cuore battere più forte, i suoi occhi puntati su di me, la sua voce che si ostina a urlarmi dietro di sedermi e di bere con lui, non riesco a rispondergli.
Un’altra mano, poi, si appoggia a quella del cliente invadente.
Alzo lo sguardo, e vederlo qui mi sorprende.

-Credo che non voglia bere una birra, sta lavorando- gli urla all’orecchio, stringendo la mano dell’ubriacone che si affretta a lasciare il mio polso.
-Ora sparisci- lo minaccia, ma il mio cliente gli ride in faccia.
-E tu chi saresti moccioso?- lo sfida, dandogli un colpetto sulla spalla.
-Vedi quei due che ci stanno fissando?- continua il mio salvatore, indicandogli due uomini, robusti, dai pettorali sporgenti, che alzano lo sguardo verso di noi.
-Ecco, sono i miei fratelli, se vuoi essere preso a pugni da loro basta dirlo.- continua il mio cavaliere, spaventando a morte il cliente, che senza aggiungere altro si alza, e se ne va, quasi correndo.

Lo guardo sorridere divertito, prendere posto, e rivolgermi la parola –A me però potresti offrire da bere, June Irwin- dice malizioso, rivolgendomi un sorrisetto fin troppo convinto.
-Luke Hemmings, che ci fai qui?- domando, versando un succo alla pesca in un bicchiere –lo sai che i minorenni non sono ammessi in discoteca?- continuo, mettendo del ghiaccio.

Lui continua a sorridermi, vedo le sue fossette formarsi sulle guance, gli occhi fissi su di me.

-Certo che lo so, ma tra poco devo suonare- mi spiega, sorseggiando un po’ dalla cannuccia –ma avevo sete, e sono venuto a scroccarti da bere, visto che ti ho pure salvato la vita- annuncia soddisfatto, facendomi ridere.
-è solo perché i tuoi fratelli sono ben messi e l’hanno spaventato, se no quello lì ti tirava una sedia in testa.- gli rispondo, indicando i due uomini.
-E chi ha detto che sono veramente i miei fratelli?- mi chiede, sorridendo ancora, facendomi l’occhiolino e alzandosi dalla sedia –grazie ancora del succo, June- e si volta, per poi incamminarsi verso la folla.

La sua testa sparisce in mezzo a tante altre e lo perdo di vista.
Tipo strano quello lì, e ci dovrò passare parecchio tempo insieme, lui e la matematica non vanno d’accordo neanche sotto incantesimo.
Abbasso lo sguardo, e comincio a raccogliere i bicchieri vuoti appoggiati al bancone; ma poi, le luci si abbassano, quasi buio, so che vuol dire: è il momento della band.
Il piccolo palco viene illuminato da una luce chiara, intravedo tre figure sopra, tre ragazzi, tre chitarre, la folla urla, li acclama, come se fossero chissà chi; li guardo da lontano, e quel viso da bambino lo riconosco, il mio “salvatore”, Luke.
Prende la chitarra, se la sistema all’altezza giusta, prova le corde, lo sguardo basso; dura solo un istante, e lo rialza verso il suo pubblico, le urla lo travolgono, si fanno sentire più forte quando un mezzo sorriso gli compare sul viso, e le sue immancabili fossette lo fanno sembrare ancora più tenero.

Saluta con la mano, mentre un altro ragazzo, moro, presenta la band: 5 Seconds Of Summer; il moro di chiama Calum, l’altro biondino Michael, e poi lui, Luke.
Quando il boato si calma, i ragazzi cominciano a suonare; l’atmosfera si riempie delle note musicali delle loro chitarre, corde che vibrano, dita che si muovono a ritmo, e poi, quella voce: una voce familiare al mio udito, che ho sentito fino a pochi istanti fa, ma che ora, sembra quasi cambiare, sembra prendere più energia, più sicurezza, una voce armoniosa, una voce che mi mette i brividi.
Fisso il biondino che mi ha aiutata con il cliente, lo fisso, e quasi non lo riconosco: lì, in quel palco, Luke sembra un’altra persona, non più timido, ma più sicuro di sé, più a suo agio, come se si stesse isolando, come se fosse finito in un altro mondo, dove può essere se stesso, dove quello che lo circonda non lo spaventa.
Mi incanto a fissarlo, come se quella voce fosse una calamita, come se fossi sotto ipnosi: mi lascio dondolare, e poi travolgere da quella canzone.

Lo sguardo di Luke si sposta, e si volta verso il bancone.
Forse me lo sto sognando, forse sono troppo stanca, ma mi sembra che mi stia fissando; mi fissa e accenna un sorrisetto, sembra giocare, un mezzo sorriso, che si accenna e poi svanisce, lo sento fissarmi, mi sento fin troppo osservata.
Lui non cede, e continua a guardare dalla mia parte.

-Ehy stupida- mi richiama una voce, sobbalzo dallo spavento.

Rivolgo lo sguardo verso l’idiota: mio fratello Ashton.
-Che cazzo ci fai qui?- chiedo, guardandolo sorpresa, non viene mai a trovarmi, e con i suoi amici di certo non viene a ballare dove lavoro io.
Mio fratello mi sbandiera le chiavi di casa davanti agli occhi.
-Le hai dimenticate a casa, come tuo solito, stupida- mi risponde, appoggiandole sul bancone.
-Oh, grazie- riesco a dire, prendendole, e rivolgendo lo sguardo verso il palco: i suoi occhi non stanno più guardando dalla mia parte.

Una mano si sventola davanti al mio naso –Ehy? June?- continua mio fratello.
-Che c’è ancora?- sbuffo.
-Ma che è? Ti sei incantata?- continua lui.
-Va a casa Ash, è tardi- lo liquido, senza togliere lo sguardo dal palco.
Sento la sua mano scuotermi le spalle –Ehy? June! Non fissare così! Sei ridicola-
-Ashton vai a farti i cazzi tuoi altrove?- che rompi palle.
-Mi spieghi chi stai fissando?- continua lui, ma io, continuo per la mia strada, fino ad arrivare al mio intento, riavere gli occhi di Luke Hemmings verso i miei.

Lo vedo sorridere di nuovo, abbassa lo sguardo solo un secondo, poi lo rialza.
Solleva la mano, e mi saluta.
Mi sento arrossire, distolgo lo sguardo, ricomincio a pulire il bancone.
Altri occhi mi stanno fulminando: Ashton.

-Ma dimmi un po’, da quando in qua tu vai dietro ai minorenni?- ammicca, io non rispondo: idiota.
-June Irwin, per l’amor del cielo, Luke Hemmings ha tre anni in meno di te, ha solo diciassette anni, non ti sembra di essere un tantino nonna per lui?-
-Ashton Irwin, perché invece di rompermi le palle su cose che non esistono, non vai a dormire?- che scocciatura di fratello.
-June, lo stavi spogliando con lo sguardo-
-Tu invece dovresti guardare meno siti porno e più libri di scuola, va a casa ora, mi stai scocciando, io sto lavorando.- rispondo nuovamente, dando le spalle a mio fratello, sistemando le bottiglie.
-Ci vediamo a casa- mi urla, o almeno credo, il rumore di una chitarra lo copre, ma non ci faccio caso.
 
Non so esattamente da quanti minuti io stia lavorando sotto ipnosi, come se fossi in trans, ma la cosa non è affatto spiacevole.
Faccio tutto senza pensarci, continuo a servire cliente dopo cliente, a versare bibite su bibite, ho le mani che fanno tutto da sole: sono stanca.
Do un’occhiata all’orologio, quasi le due, la discoteca si sta svuotando, meglio, così tra pochi minuti posso andarmene senza problemi.
Non ho più alzato lo sguardo verso il palco dopo quel saluto: Luke Hemmings mi imbarazza, chissà come farò con le ripetizioni.
Però.. sarà passata una settimana e lui non mi ha ancora chiamato, quindi magari non gli serviva davvero il mio aiuto, o magari era solo per sembrare gentile, o magari per provarci con me.
June Julie Irwin. Ma che razza di pensieri fai? Ma dico sei scema? Hai bevuto? Ma che razza di discorsi. Vergogna, un bambino di diciassette anni, piccolo e immaturo, che non capisce nulla, uno zuccone a scuola, che ha bisogno di ripetizioni, un bamboccio, addirittura più piccolo di tuo fratello!
June, non devi più pensare una cosa del genere, ma guarda te!
Alludere davvero a una cosa del genere, sono stanca, non connetto più troppo bene.
-Ehy Karl, io vado, sono fusa- accenno al mio collega, se così si può chiamare.
Senza aspettare la sua risposta mi metto la giacca, mi dirigo verso l’uscita.

 
Resto fuori casa mia, seduta sulla sedia sotto al portico, mi prendo una sigaretta.
L’odore di fumo mi invade.

-Lo sai che fumare fa male?- mi rimprovera una voce, sobbalzo dallo spavento.
-Chi sei?- chiedo, non vedendo nessuno, alzandomi in piedi.
-Io sono- continua, sento una risatina –Colui che fissi mentre lavori, piccola June- il fumo mi va di traverso, tossisco nervosa.
Mi do colpi al petto con la mano: vai così June, le figure da chilo sono tue.
-Sei ancora tra noi? Mi servono le ripetizioni sai- riprende la voce, la sento più vicina a me.

Una mano mi batte piano sulla schiena –Ci sei June?- domanda di nuovo.
-Certo che ci sono, sto benone- rispondo, respirando a fondo, che figura da idiota.
-Te l’avevo detto che il fumo fa male- mi canzona di nuovo, e io sbuffo.
-Ho vent’anni, so cosa fa bene e cosa no alla mia salute, Luke Hemmings- dichiaro, e solo in questo momento mi rendo conto di quanto acida io appaia agli occhi della gente.
-Tu piuttosto, che ci fai ancora in giro di notte? Mammina non si preoccupa?- accidenti a te June, di male in peggio con la gentilezza, se non viene più a ripetizioni sappi che è solo colpa tua, da quando sei così acida? Povero ragazzo, sarà libero di fare quello che gli pare no? No, tu devi sempre essere l’antipatica di turno.
-Mammina dorme, e sapeva che stavo fuori fino a tardi per la band, e io, so badare a me stesso: non fumo, non bevo, non ha da preoccuparsi- mi risponde lui –ad ogni modo sono passato perché dopo il concerto eri già andata via, e volevo chiederti per le ripetizioni- conclude.

Faccio un tiro con la sigaretta, butto fuori il fumo.
Mi alzo in piedi e accendo la luce, in modo tale da vedere in faccia con chi sto parlando.
-Sì hai ragione- continuo –ma potevi anche chiamarmi, non era un problema-
-Perché spendere soldi per nulla quando si può discuterne di persona?- mi sorride, e sì, brava June, accendi la luce e lasciati travolgere dalle fossette di Luke, bel lavoro.

Gli faccio segno di sedersi su una sedia, gli chiedo se vuole da bere, ma lui rifiuta gentilmente.
Si siede davanti a me, e comincia a parlare: mentre io, con la mia testa, comincio a perdermi.
Devo constatare che ha delle gambe lunghe e magre il ragazzo, quei jeans sono da svenimento, poi quella camicia mica male, mi pare di averla vista in una vetrina in centro, al manichino stava bene, ma su di lui.. devo dire che è uno spettacolo.
June mi raccomando continua a fare pensieri strani che tanto nessuno ti scoprirà mai.

-Ehy June? Mi stai ascoltando?- mi richiama lui, ehm, no non ti stavo proprio calcolando di striscio, ma sono dettagli.
-Bella camicia- è la mia risposta, e qui vorrei sprofondare.
Luke resta impietrito, gli occhi spalancati, si morde con nervosismo il labbro: beh insomma, che ho detto di male? È un complimento mica una critica.
-G-grazie- taglia corto lui, abbassando lo sguardo –ma io stavo parlando dei miei pessimi voti in matematica- continua a dire.
Forse l’ho messo in imbarazzo, povero piccino, sarà abituato solo ai complimenti della mamma e della nonna.
-Scusa non volevo metterti a disagio, è che volevo regalarne una ad Ashton- mento, ma almeno ha rialzato lo sguardo e la sua faccia è meno imbarazzata, faccio un altro tiro con la sigaretta.
Lo sento deglutire, e poi riprende –Mia mamma insegna matematica, e sarebbe una delusione dirle che faccio schifo in quella materia, mio padre mi ha consigliato di chiedere aiuto a qualcuno, senza farglielo sapere, così siamo tutti contenti e posso finire l’anno in pace-
-Sei un tipo tenero, carino da parte tua- confesso, ed ecco che Luke riabbassa nuovamente lo sguardo: non è un tipo molto abituato a questi complimenti insomma, devo annotarmelo da qualche parte.
-Sai, Ashton non si sarebbe mai sognato di fare una cosa del genere per compiacere nostra madre- continuo, cercando di sdrammatizzare un po’, il biondino davanti a me alza nuovamente lo sguardo.
-Quindi, mi darai una mano? Pagherò quanto vorrai, ma almeno insegnami, quella materia è la mia spina nel fianco- afferma, e io annuisco.
-Me la cavavo bene in matematica, non c’è nessun problema, te lo garantisco- lo rassicuro, e lui mi sorride.
-Grazie June- quasi sussurra.
Sorrido, e spengo la sigaretta sul posacenere –Dai allora, raccontami di questa band, sono curiosa- incrocio le braccia, mi metto in ascolto.

Lui sorride nuovamente, e come se avessi finalmente beccato un argomento giusto, comincia a parlare a raffica.
5 Seconds of Summer, il nome del gruppo, fondato da lui, e ora composto da un bassista, il ragazzo moro, Calum, il suo migliore amico da sempre, una persona simpatica e fenomenale quando si tratta di scrivere canzoni, e un chitarrista, Michael, l’altro biondo, anche lui amico suo, il più divertente del gruppo, l’unico che sa parlare alle ragazze senza sprofondare nell’imbarazzo, l’amico che tutti vorrebbero, entrambi più grandi lui, di pochi mesi; e poi, c’è lui, chitarrista e cantante.
Suona da sempre, se la cava con le parole delle canzoni, e suona pure il piano: un piccolo talento insomma.
Mi spiega che inizialmente “lavorava” da solo, facendo cover, e postando i suoi video in youtube.
-Ma ti supplico June, non andare a vederli, faccio paura- mi dice, e la prima cosa che farò appena se ne andrà sarà andare a curiosare.
Mi spiega ogni cosa, tutto quello che combinano all’interno della band, dei loro video, del loro modo di ridere in continuazione, e della loro necessità di trovare un batterista.

-Ci vuole un po’ di batteria, ma non troviamo mai quello giusto- mi dice, e mi illumino.
-Mio fratello suona la batteria- annuncio –Ash se la cava, puoi chiedere a lui- e mi mordo la lingua: a mio fratello questi tre stanno in culo da morire.
Luke sembra leggermi nella mente –Noi e tuo fratello.. beh, diciamo che non scorre troppa simpatia sai.. non per offenderlo, ma si crede troppo chissà chi- abbassa lo sguardo.
-Lui pensa lo stesso di voi- annuncio, e Luke ride.
-Immaginavo- e si alza –credo andrò a dormire, domani ho scuola- e sorride nuovamente.
Mi alzo anche io –Io vado a vedere i tuoi video- sorrido, e lui alza gli occhi al cielo.
-Ci vediamo domani alle quattro allora?- chiede conferma, io annuisco –Puntuale mi raccomando- gli dico, e lui fa un cenno con la testa, per poi salutarmi ed allontanarsi.
-Buonanotte June-
-Buonanotte Luke- lo saluto, e appena lo vedo voltare l’angolo, entro in casa: ho dei video da guardare.
 


 
 
Note di Nanek
Eccoci qua con il capitolo 2 care lettriciiii =)
Ma che abbiamo qui? Insomma: un Luke molto tenero a quanto pare, molto bravo a suonare (ma che novità :D ) ma meno bravo in matematica; una June alquanto bizzarra, che non si fa problemi a fantasticare sul biondino Lol io la stimo questa ragazza, e un Ashton che non sta troppo simpatico ai 5SOS e che da della vecchietta alla sorella XD che fiol!
Detto questo, spero vi sia piaciuto =) e detto questo, passiamo ai ringraziamenti, perché io VI ADORO!

Grazie mille a voi che avete messo la mia storia tra le preferite <3 irwinsmile  Niallerswife  wayland vi adoro <3
Grazie mille a voi che avete messo la mia storia tra le seguite <3 hishelley_  MonyMOFO  perfectouis vi adoro <3
Grazie mille a voi che avete recensito <3  Niallerswife   Tommos_girl93  irwinsmile  dnalife vi adoro <3
Grazie mille a voi che avete letto e avete lasciato la vostra visita <3 vi adoro <3


Bene, vi prometto che posterò prima il prossimo capitolo =) e vi suggerisco di non perdervelo ;) perché sarà mooooooolto interessante ;)
Aspetto i vostri commentini <3
A presto!
Nanek
  
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