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Autore: ELLEcrz    28/06/2013    14 recensioni
Klaroline is THE way!
Gli occhi di Caroline non guardano più Klaus allo stesso modo, questo la spaventa, la confonde, la cambia. La cambia ma non la rende diversa da Klaus.
“Noi siamo uguali, Caroline” [Cit. Klaus]
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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PERICOLO SPOILER EPISODIO 4x23

Canzone consigliata per l'ascolto: Rosi Golan - Been a Long Day http://www.youtube.com/watch?v=I2vDLM4Hamk (in pratica parla di questo capitolo ;) )

 

Graduation

-part 2-





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Continuai a fissarlo, incredula che fosse realmente davanti a me, avrei voluto allungare una mano e toccarlo per esserne assolutamente certa.
Lo fissavo ed i miei pensieri erano completamente bloccati, non pensavo a nulla, lo guardavo e basta, e lui faceva lo stesso.
Potevano essere trascorse ore come secondi.
Era vestito elegante, giacca e cravatta perfettamente legata al collo, il sole che lo colpiva faceva sembrare i suoi capelli color miele più biondi del solito.
Non distolsi lo sguardo nemmeno quando Stefan ruppe il silenzio. Tornò a parlare con Rick all'altro capo del telefono.
«È arrivato Klaus. Saremo lì tra un attimo.» lo avvertì ed interruppe la chiamata rivolgendosi questa volta all'ultimo arrivato.
«Klaus ti prego, non abbiamo tempo» la sua voce era sincera e supplichevole.
«Ti prego» aggiunse Elena.
Lo guardai più intensamente, trasmettendo la mia richiesta con lo sguardo anziché a parole.
Attese qualche secondo prima di distogliere il suo sguardo da me e rivolgerlo a Stefan.
«Molto bene.» lanciò a terra il tocco che fino a quel momento aveva tenuto in mano, non c'era più pericolo che le streghe ci attaccassero, con il suo arrivo si erano volatilizzate nel giro di un secondo. «Consideratelo il mio regalo per il diploma» sorrise divertito guardandoli entrambi.
Allungò un braccio invitando Stefan a fargli strada.
«Grazie» sussurrò lui e lo stesso fece Elena con un cenno del capo.
Stefan si incamminò seguito da Elena.
Klaus li guardò prima di voltarsi in mia direzione. Ero sicura stesse per dire qualcosa ma io gli impedii di parlare.
«Sbrigati!» lo sollecitai seria prima di sorridere.
Un leggero cenno di assenso fu seguito da uno dei suoi sorrisi luminosi, un ultimo incrocio tra i nostri sguardi e scomparve.
Non appena mi ritrovai sola la tensione che si era accumulata sino a quel momento si fece sentire tutta d'un colpo, una reazione strana mi invase. Era quell'emozione che ti afferra il cuore facendotelo sentire più vivo che mai nel tuo petto. Dura un paio di secondi, il tempo di rallentare il respiro, socchiudere gli occhi, sentire solo i battiti del tuo cuore, chiedersi cosa ti stia succedendo, sollevare una mano sino a poggiarla al petto, ed è già sparito.
Sospirai riaprendo gli occhi guardandomi intorno.
Volsi lo sguardo verso il palco, ormai mancavano solo una manciata di studenti. Schiarii la voce riportando entrambe le mani lungo i fianchi, riprendendo il completo controllo. Mi incamminai verso i posti a sedere degli studenti dell'ultimo anno, vidi Bonnie e la raggiunsi.
«Dove sono gli altri?» mi chiese bisbigliando.
«È arrivato Klaus, sono andati da Damon» la avvisai soddisfatta.
«Ha fatto in fretta» commentò.
Rimasi interdetta e non le risposi. In effetti, troppo in fretta. L'avevo chiamato nemmeno un'ora prima e pure per lui era impossibile arrivare così velocemente. I miei pensieri furono bloccati.
«Bene amici» tutti ci alzammo in piedi, i genitori alle nostre spalle sugli spalti iniziarono ad applaudire. Bonnie afferrò la mia mano, mi voltai verso di lei giusto in tempo per vedere due lacrime rigarle il suo bel viso, non resistetti e la seguii a ruota commuovendomi.
«Congratulazione alla classe di diplomandi 2013» concluse il sindaco tronfio. Tutti afferrammo il nostro tocco lanciandolo in aria, lo stesso facemmo io e Bonnie in contemporanea con gli altri senza però separare le nostre mani. Seguimmo con lo sguardo i vari tocchi, riuniti in cielo, finché non ricaddero a terra. Mi voltai di nuovo verso Bonnie, abbracciandola in mezzo alle urla di gioia e liberazione di vari studenti. Non mi importava se le nostre lacrime avrebbero finito per macchiarci la toga, stringevo la mia migliore amica, qui in questo giardino, nel giardino della scuola in cui tutto era iniziato, nel giardino in cui ci eravamo allenate mille e mille volte con le cheerleaders, nella scuola in cui avevamo litigato, avevamo riso, pianto, gioito. Nella scuola in cui erano successe troppe cose per potersele ricordare tutte ora. Anni di scuola che non avremmo mai potuto scordare.
La nostalgia mi invase, afferrandomi il cuore. Non volevo che tutto questo finisse, non ero pronta a dire addio e non lo sarei mai stata.
A malincuore spezzammo l'abbraccio per guardarci negli occhi ancora pieni di lacrime.
«Siamo un disastro» affermai scoppiando a ridere insieme a lei, mentre cercavo di asciugarmi le lacrime, invano, perché erano seguite da altre.
Riuscii a riprendere il controllo, ma la calma durò ben poco.
Bonnie mi butto le braccia al collo, abbracciandomi di nuovo, fortunatamente possedevo un buon equilibrio o saremmo entrambe finite a terra per quel gesto spontaneo che ricambiai all'istante.
«Grazie mille, Caroline» mi sussurrò Bonnie all'orecchio.
«Grazie a te» risposi, socchiudendo gli occhi e stringendola a me. Non so bene per cosa la stessi ringraziando. Per tutto. Per esserci stata per me anche quando non lo meritavo, per avermi aiutata, salvata, per aver condiviso questo viaggio che però era solo all'inizio.
«Mi mancherai» aggiunse in un singhiozzo.
«Non vado da nessuna parte senza di te» non potevo immaginarmi un futuro senza di lei, di questo ero certa.
Seguirono una manciata di secondi in cui nessuna delle due aggiunse nulla, in cui nessuno si intromise lasciandoci vivere quel nostro momento.
«Tesoro» una voce maschile alle mie spalle ci fece allontanare.
«Ehi papà» lo salutò lei, sistemandosi il viso.
«Signor Bennett» lo salutai imitando la mia amica e cercando di cancellare dal mio volto il disastro che le lacrime dovevano aver compiuto.
«Non era mia intenzione interrompervi»
«Meglio così o saremmo rimaste così in eterno» l'ironia della mia risposta mi fece sorridere.
«Sarà meglio andare» avvisò la figlia.
«Certo papà»
Li avrebbe aspettati una tipica cena genitori-figli dopo il diploma, mezzi ristoranti della città erano al completo.
«Buona cena» augurai sorridendo ad entrambi con ancora gli occhi lucidi.
«Anche a te Caroline, ed ancora congratulazioni» mi salutò gentilmente il sindaco.
Bonnie mi fissò per una frazione di secondo, lo sguardo fisso sul mio viso, i suoi occhi, anch'essi ancora lucidi, erano puntati suoi miei. Non capii cosa stesse facendo. Una frazione di secondo dopo afferrò il padre a braccetto, volgendomi uno occhiolino complice. Sorrisi ancora e li guardai mentre si allontanarono, in mezzo alla folla di genitori, orgogliosi dei loro figli, mentre io ero lì da sola. Il mio sorriso da luminoso si fece malinconico e non potei non pensare a mio padre. Lanciai uno sguardo veloce al cielo limpido, illuminato da un sole all'apice del suo tramontare.
Se questo mondo non fosse quello che è, se in ogni suo angolo non si nascondessero creature fameliche e pericolose, se io non fossi quella che sono, lui sarebbe stato qui oggi. Con la mia mano avvinghiata al suo braccio, avremmo attraversato anche noi questo giardino, avrei sorriso felice mentre lui mi ripeteva quanto fosse orgoglioso, mentre insieme programmavamo una vacanza estiva, il mio futuro.
Se avesse potuto vedermi ora, sarebbe stato orgoglioso?
«Congratulazioni tesoro» la voce di mia madre alle mie spalle mi fece sobbalzare. Aveva detto che non ce l'avrebbe fatta a venire, eppure eccola qui davanti ai miei occhi con la sua immancabile divisa.
Le andai incontro, mentre altre lacrime sgorgavano dai miei occhi, lente. Mi accolse in un abbraccio che non potevo rifiutare, di cui avevo bisogno.
Sapeva a cosa stessi pensando, non c'era necessità che glielo spiegassi.
«Siamo e saremo sempre orgogliosi di te, entrambi» sussurrò al mio orecchio. Si allontanò leggermente per afferrarmi il viso con entrambe le mani, portando il mio sguardo ad incrociare il suo. «Sei esattamente la persona che noi speravamo diventassi.»
Erano tra le ultime parole che mi aveva rivolto mio padre, prima di morire.
Asserì con il capo.
Il ricordo di quegli ultimi istanti era ancora, e sarebbe stato sempre, doloroso, ma riportarlo a galla ora mi dava speranza.
Sì, forse sarei riuscita a renderlo orgoglioso di me anche oggi.
«Grazie mamma.» Abbracciai per un istante mia madre prima di allontanarmi di qualche centimetro.
«Ti saresti anche potuta cambiare» le feci notare, ironicamente irritata.

 

 

 

Ero di nuovo sola, in mezzo al giardino quasi deserto, il sole era ormai tramontato. Mia madre era dovuta tornare tassativamente in servizio, aveva minacciato di licenziarsi se oggi non fosse riuscita ad essere qui e vedermi ricevere il diploma. Mi era un po' difficile da pensare, ma immaginarmi la scena era esilarante.
Ero di nuovo sola, sola con i miei pensieri.
Ripercorsi velocemente quella giornata che di certo non mi sarei immaginata così, anche se le premesse non erano state delle migliori. Non era il mio sogno diplomarmi nel bel mezzo dell'inferno, con un Damon che rischiava la vita, rischiarla io stessa, minacciata da quelle streghe della cui morte ero responsabile. Non mi aspettavo di rivedere Klaus e che il rivederlo scaturisse in me una sensazione che non ero in grado di spiegarmi. Ripensai a quella strana emozione che mi aveva invaso non appena sentii la sua voce, non appena realizzai che fosse realmente lì. Ci aveva salvato, mi aveva salvato, e l'insicurezza che avevo provato in quell'ultimo periodo era svanita. Ero rimasta come ipnotizzata quando i miei occhi si posarono su di lui, ipnotizzata, incredula, felice.
Klaus, una volta l'incubo di tutti, tremavamo quando sentivamo pronunciare il suo nome ed oggi eravamo arrivati a supplicarlo, a gioire della sua presenza e non solo perchè ci tornasse utile, almeno per me così non era. Avevo avuto paura di lui in passato ed in parte conservo ancora quel sentimento che però era leggermente mutato, ero consapevole che non mi farebbe mai del male, non era di questo che avevo paura infatti, avevo paura di come potrebbe cambiare la mia persona se gli dessi la possibilità di starmi accanto. Avevo paura di me stessa, non per me stessa. Avevo paura perchè quel terrore che mi causava la sua vicinanza si era trasformato in gioia. Avevo paura perchè non potevo ammettere che saperlo accanto a me mi facesse sentire al sicuro, protetta. Eppure era così che mi sentivo e non potevo ancora soffocare quella sensazione.
Ammirai il palco sui cui poche ora prima ero salita. Seppur movimentato, quel giorno aveva significato molto per me, significava chiudere un capitolo ed iniziarne un altro, da domani avrei compiuto un nuovo passo su una strada sconosciuta ma con la sicurezza che quella già percorsa mi aveva donato. Non ero più così spaventata di quel domani.
Ripiegai la toga che stringevo ancora in mano e l'appoggiai insieme alle altre, un fruscio alle mie spalle mi avvertì che non ero più sola. Mi voltai per poterlo guardare di nuovo già consapevole che fosse Klaus che con passi morbidi e lenti mi si stava avvicinando. Gli rivolsi un veloce sorriso mentre lui avanzava con sguardo furbo e divertito. Una domanda mi aveva tormentato da quel pomeriggio e non esitai un attimo a porgergliela, senza vivere nella supposizione che mi ero creata.
«Come hai fatto ad arrivare così in fretta?» gli domandai muovendo anch'io qualche passo in sua direzione.
«Ero già per strada» Lo guardai stupita. «Ho ricevuto l'annuncio del tuo diploma» continuò estraendolo dal taschino interno della giacca mentre i nostri sguardi si posavano su quel cartoncino che un gli avevo inviato. Avevo supposto e sperato fosse quella la ragione per cui si trovasse già qui ma non volevo sperarci troppo. «Davvero molto velato» stinsi gli occhi colpevole, sorridendo imbarazzata al ricordando di quelle parole. «Deduco che ti aspetti dei soldi» convenne.
«Quelli» affermai «o un mini frigo» rivelai sicura guardandolo prima seria ma poi sorridente.
Distolse da me per un attimo lo sguardo.
Tornò poi a guardarmi. «Ho preso in considerazione l'idea di regalarti un biglietto in prima classe per venire con me a New Orleans.» fui io questa volta a distogliere lo sguardo. «Ma sapevo quale sarebbe stata la tua risposta» non poteva esserne così sicuro, la vera risposta non la conoscevo nemmeno io «quindi ho optato per qualcosa che sapevo avresti accettato» gli rivolsi nuovamente lo sguardo incuriosita. Ci pensò un attimo «Tyler adesso è libero di tornare a Mystic Falls.»
Lo guardai fisso, senza battere ciglio, incredula. 'Tyler?' Mi ero proibita di pensare a lui e la facilità con cui ci ero riuscita era allarmante. «Cosa?» chiesi in un sussurro.
«Lui è il tuo primo amore» distolsi lo sguardo per un istante, sorridendo e isolandomi per un attimo. Tyler sarebbe potuto tornare, saremmo potuti tornare insieme e restarci per sempre. «Io voglio essere il tuo ultimo» quelle parole mi riportarono alla realtà e all'uomo che mi era davanti, con lo sguardo più sincero e dolce che gli avessi mai visto rivolgere. Lo guardai confusa «non importa quanto tempo dovrò aspettare.» il mio sorrise si spense e tornai seria e confusa.
Accadde in un istante, si avvicinò posando le sue labbra sulla mia guancia ed in quel momento il mio cuore si fermò per un istante ed un brivido percorse il mio corpo.
Si scostò di pochi centimetri, i nostri occhi fissi gli uni in quelli dell'altro.
«Congratulazioni Caroline» sussurrò mentre continuavamo a fissarci.
Sorrisi ed abbassai lo sguardo, ero completamente stordita e confusa, non sapevo cosa pensare, ma ero felice, felice per ogni cosa.
«Andiamocene di qui» aggiunse poco dopo offrendomi un braccio che afferrai subito con decisione. «prima che dodici ibridi arrabbiati decidano di attaccare briga.» risi quando lui si guardò intorno, guardingo, mentre percorrevamo insieme la passerella in mezzo al cortile.
Restammo in silenzio finchè non raggiungemmo il parcheggio e la mia auto.
Non mi andava già di doverlo salutare, non mi andava di dirgli un arrivederci che questa volta, rispetto alla prima, sarebbe suonato più come un addio. Avevo segretamente atteso questo momento, il momento in cui lo avrei rivisto e non volevo ora sprecarlo.
Come feci quel pomeriggio lo interruppi prima che riuscisse a parlare.
«Ti va una passeggiata?» gli proposi in leggero imbarazzo e tensione, volgendo lo sguardo dritto davanti a noi.
Sentii che sorrise, accondiscendente, muovendo il primo passo in direzione della strada. Ero troppo silenzioso e non era da lui, non era da noi evitare di aprire bocca quando potevamo farlo. Era stranamente freddo e distaccato e questo mi allarmò.
«Ripartirai subito?» gli domandai particolarmente interessata anche se sapevo che la risposta che avrei ricevuto non mi avrebbe fatto piacere.
«Già stasera. Il tempo di salutare la mia cara» pronunciò quella parola con ironia «sorellina e sarò di nuovo in partenza.»
«Per New Orleans?»
«Per New Orlenas.» confermò.
«Hai trovato dunque quello che cercavi?» chiesi. Avevo uno strano bisogno di sapere cosa stesse facendo là, non per il mio spasmodico desiderio di sapere ogni cosa, no, mi interessava davvero.
Arrestò il passo, allarmata mi voltai verso di lui «Avevo già trovato a Mystic Falls quello che stavo cercando» mi guardò intensamente facendomi capire che senza ombra di dubbio si stesse riferendo a me.
Rimasi interdetta ma spontaneamente risposi senza avere controllo sulle mie parole «e allora perchè te ne sei andato?» chiesi seria ed aspettando più che mai di ricevere una risposta.
Rimase stupito della mia risposa ma come me ribatté senza esitare. «Perchè quello che stavo cercando non aspettava ancora me.» ci guardammo «o mi sbaglio?» chiese sinceramente interessato.
«No» risposi secca ed irritata, riprendendo a camminare.
«Come sempre ho ragione» sussurrò compiaciuto.
Non dissi più nulla, continuammo, perciò, silenziosamente a camminare verso casa.
C'era un vento caldo che mi sfiorava la pelle, segno che la stagione estiva era ormai alle porte.
«Dove trascorrerai l'estate, Caroline?» mi domandò leggero tutto d'un tratto mentre volgeva lo sguardo al cielo, rischiarato e ricoperto di stelle, lo seguii sino a ritrovarmi anch'io a fissare quei punti luminosi.
«Non ne ho idea» rivelai affranta. Non avevo programmato nessun viaggio né nessun tipo di vacanza, sarei probabilmente rimasta a Mystic Falls, ad invidiare chiunque fosse partito e tornato.
«È un vero peccato.» sussurrò addolorato anche lui distogliendo lo sguardo dalle stelle.
Lo guardai con la coda dell'occhio, aveva uno sguardo che non ero in grado di decifrare, era come spento, pensieroso e stanco allo stesso tempo. Forse avrei fatto meglio a non proporre quella passeggiata, forse avrei dovuto semplicemente salutarlo e lasciarlo andare, solo che non volevo, se questo mi rendeva egoista, bene allora ero egoista, ma volevo godere della sua compagnia per quanto mi fosse concesso perchè per quanto mi potesse mettere in difficoltà la sua presenza accanto, allo stesso tempo, quando non eravamo impegnati a litigare, mi sentivo a mio agio. Sapevo che avrei potuto affrontare ogni tipo di discussione, avremmo potuto parlare di ogni cosa e lui sarebbe stato in grado di reggere il discorso e mi avrebbe ascoltato, io lo avrei ascoltato perchè mi affascinava, aveva vissuto su questo pianeta per secoli e ne conosceva ormai ogni suo angolo, ogni sperduto meraviglioso sprazzo della terra, aveva incontrato ogni sorte di cultura, imparato lingue tra le più svariate, conosciuto di persona leggende della storia, molti dei quali senza il suo aiuto probabilmente non sarebbero ricordate oggi nei libri.
Sì Klaus mi affascinava, ma era pur sempre Klaus.
Quando mi accorsi dove eravamo arrivati strinsi leggermente ed involontariamente la presa al suo braccio, eravamo nel vialetto di casa mia, eravamo già arrivati. Potei immaginare come la delusione si dipinse sul mio volto.
Mi accompagnò fin sotto al portico e fino all'ultimo rimasi aggrappata al suo braccio.
«Eccoci qui, tesoro.» il suo tono era soddisfatto.
Guardai la porta d'entrata per poi volgerle le spalle e voltarmi verso di lui, iniziando a giocherellare con le chiavi di casa.
«Buon viaggio allora» gli augurai senza sapere che altro dire «e grazie» lo guardai sincera «grazie per oggi e per essere venuto» sorrisi imbarazzata abbassando lo sguardo.
Sorrise «Mi domando quando smetterete di aver bisogno del mio aiuto» commentò ironico ed entrambi ridemmo.
«Allora presto» lo salutai.
«Non così presto» mi corresse lui.
Il mio sorriso si spense e mi rabbuiai. Perchè non così presto? Sarebbero trascorse settimane, mesi, di certo non anni né tantomeno secoli. Cercai di ribattere ma dalla mia bocca non uscì nessun tipo di suono.
«Buona fortuna Caroline» mi fissò dritto negli occhi «spero troverai quello che cerchi. Così come me.» mi rivolse un sorriso non completamente sincero.
Mi si formò un groppo alla gola, l'ansia e l'incapacità di gestire quella situazione mi stavano disorientando, mi sentivo impotente. Sentivo che non c'era nulla che potessi dire, non sapevo nemmeno come si parlava. Controllai i respiri affinchè non accelerassero così come i battiti del mio cuore, che avevano deciso di fare a modo loro in quella giornata.
Perciò rimasi lì, immobile, pietrificata e spaventata da quelle parole, da quell'addio che mi stava rivolgendo.
«Ricorda le mie parole.» sussurrò per concludere, mi guardò ancora per un istante e poi si voltò, dandomi le spalle e ripercorrendo a ritroso il vialetto di casa. Più si allontanava più il groppo alla gola si faceva sentire, più la stretta al cuore era intensa.
Mi voltai, non potendo resistere ulteriormente. Guardai le chiavi di casa cercando quella giusta, ma non stavo realmente cercando, in quel momento non sapevo nemmeno come fosse fatta quella chiave che possedevo da quando ero bambina. Pensavo solo a quello che stava succedendo, quello che era successo. Se ne stava andando, non per quella notte, non per domani, o il giorno a seguire. Se ne stava andando e non sarebbe più tornato, non mi avrebbe più cercato.
Deglutii mentre le conclusioni a cui ero giunta si facevano chiare.
'Non sarebbe più tornato.'
Gli occhi mi si fecero lucidi.
«Klaus..?» urlai il suo nome voltandomi.
«Klaus» ripetei ma il vialetto era vuoto.
Corsi là dove l'avevo visto l'ultima volta, là dove sarebbe dovuto essere, là dove mi aspettavo di trovarlo.
«No» sussurrai.
Se n'era andato. Scossi la testa e trattenni il respiro. Non avrei perso il controllo, non avrei permesso ai miei nervi di saltare proprio ora, ai miei respiri di accavallarsi li uni agli altri impedendomi di respirare. No!
'Se n'è andato. Ora puoi ricominciare a vivere una vita normale, una vita normale insieme a Tyler'. Mi ripetei.
Tyler.
Sorrisi pensando che lo avrei potuto rivedere, stringere di nuovo tra le mie braccia, baciarlo di nuovo, ma mentre sorridevo due lacrime, senza che me ne accorgessi, mi rigarono il volto.
Non potevo, non era giusto, non dovevo, ma lo feci, ci pensai. Non era a lui che stavo pensando ora, non era lui che volevo vedere. Il cuore mi si strinse dal dolore. Amavo Tyler e di questo ero certa ma ora ero altrettanto certa di un'altra cosa, ero certa che perdere Klaus mi avrebbe fatto soffrire più di quanto potessi immaginare, più di quanto fossi in grado di sopportare.
Oggi era il giorno in cui la mia giovinezza si concludeva, quegli anni di insicurezze e rimpianti. Non volevo rimpiangere qualcosa che sarebbe potuto accadere, solo per paura, solo perchè ero insicura. Non volevo aver nessun tipo di rimpianto, non volevo guardare all'indietro un giorno e pensare a come sarebbe stato se avessi agito diversamente, maledicendomi per non averlo fatto. Non volevo nascondermi dietro alle mie paure. Non volevo rimpiangere di aver perso Klaus.
Tornai a respirare dopo interminabili secondi.
'Non voglio perdere Klaus.' Pensai, ma era esattamente quello che stava accadendo.
Guardai alla mia sinistra, poi alla mia destra, la strada era deserta. Mi voltai verso casa, ogni luce era spenta.
Non sapevo cosa fare.
'Cosa vuoi Caroline?'
'Non lo so'
'Lo sai invece, lo sai e più ti sforzerai di nasconderlo più soffrirai'
'Io amo Tyler'
'Sì lo ami'
'È con lui che voglio avere un futuro'
'È vero, lo vuoi ma non puoi averlo e lo hai sempre saputo'
'Perchè no?'
'Perchè non è lui il tuo futuro, non è Tyler che ti fa battere il cuore a suo piacimento,'
'Klaus lo distrugge'
'Klaus lo ferma, Klaus ne accelera i battiti, Klaus tiene a quel cuore più di quanto non faccia tu stessa, Klaus vuole che quel cuore batta, colmo di gioia e voglia di vivere'
'Klaus ha fatto soffrire quel cuore.'
'Questo non cambia le cose'
'Klaus non può cambiare
'Non può cambiare dici? È cambiato per te e lo sai anche tu.'
'Non mi posso fidare di lui'
'Eppure lo vuoi accanto'
'No'
'Si'
'No'
'No?'
'Sì'
'Allora corri Caroline'
'Per dove?'
'Corri e vai a prendere c'ho che vuoi, non aver paura, non puoi più nasconderti dietro ad una scusa, non puoi perchè sai che lui non è più quel 'mostro' da temere. Corri prima che sia troppo tardi. Corri prima di rimpiangere questa occasione per il resto della tua eternità. Corri Caroline, Corri.'

 

 

 

 

Erano settimane che non mettevo piede in quella casa, quell'enorme villa teatro di momenti importanti, di momenti indimenticabili.
La osservavo dall'esterno, così buia e... vuota.
La porta dell'entrata si aprì, sgranai gli occhi ed mio cuore si fermò.
'Rebekah'
Stava uscendo di casa con una valigia, non mi vide. Si rivoltò per chiudere la porta. Se ne stava andando, avevo fatto tardi. Mi portai una mano al petto stringendola a pugno là dove il mio cuore sarebbe dovuto battere, socchiudendo gli occhi.
«Caroline?» la voce stranita di Rebekah mi riportò alla realtà, riaprii gli occhi guardandola. «Che ci fai qui?» chiese curiosa avvicinandosi.
Guardai alle sue spalle, l'enorme villa buia. «Nulla.»
Seguì il mio sguardo guardando anche lei la casa, seguirono un paio di silenziosi secondi.
Che stupida ero stata. Che sciocca e codarda. Cos'avrei dovuto fare adesso? Andare a New Orleans, presentarmi alla sua porta e..
«Klaus è ancora dentro.»
Mi voltai verso di lei socchiudendo leggermente la bocca.
Sorrise divertita, scuotendo leggermente il capo in senso di dissenso per poi allontanarsi.
Sorrisi anch'io, rincuorata.
Distolsi per un secondo lo sguardo e lei scomparve, tornai quindi a fissare la villa intimorita nuovamente.
'Corri Caroline'
Mossi un passo sul ghiaino senza aspettare ancora, non c'era più tempo, non c'era altro a cui pensare.
Entrai orientandomi subito seppur immersa nell'oscurità. La casa era completamente buia, ogni luce era spenta e l'unico bagliore luminoso proveniva dal salone, dal caminetto acceso.
Inspirai ed espirai prima di compiere un altro passo. Sentivo, come l'ultima volta che ero entrata in quella casa, lo scoppiettare delle fiamme, ma ora, a differenza di allora, sapevo perchè mi trovassi qui. Non ebbi perciò alcun tipo di esitazione quando percorsi il corridoio fino ad entrare nel salone, nessuna finchè non lo vidi. Mi dava le spalle, fissava le fiamme con le mani unite dietro la schiena, pensieroso e silenzioso, l'unico movimento era quello del suo costato, che si dilatava e si restringeva dopo ogni lungo respiro.
«Cos'hai dimenticato adesso?» chiese all'improvviso divertito, spezzando quell'atmosfera.
Dimenticato? Ripensai alla valigia con cui Rebekah uscì di casa, pensava fossi lei. Eppure anch'io avevo dimenticato qualcosa.
«Di dirti di sì.» pronunciai stringendo i pugni lungo i fianchi, sicura.
Si voltò immediatamente incredulo, con un espressione confusa in viso. «Caroline?» chiese dubbioso.
Avanzai in sua direzione, con passo svelto e deciso, quando ne restò uno a separarci mi fermai, le mani sempre stretta a pugno, mentre la sua espressione non mutò. «Perchè sei qui?»
Lo guardai dritta in viso. «Perchè ti sbagliavi.»
La sua espressione assunse un velo di curiosità, aspettava che continuassi. «in marito a cosa?» mi sollecitò.
Feci un lungo respiro, non avevo intenzione di tirarmi indietro ma questo non cambiava il fatto che fossi terrorizzata.
«Quello..» mi bloccai, strinsi gli occhi ed i pugni con maggiore forza. «Quello che stavi cercando ti stava aspettando.» pronunciai con liberazione riaprendo gli occhi e guardandolo.
Mi fissava, confuso e meravigliato.
«Stavo aspettando che tornassi Klaus.»
Distolsi lo sguardo.
Mi avrebbe aspettata per sempre, ero io quella che non era disposta ad aspettare.
«Te ne sei andato, volevi andare avanti perchè qui non c'era più nulla per te» parlavo velocemente senza lasciar spazio ai pensieri, esprimendoli direttamente, lui mi ascoltava ancora confuso «La tua partenza è stata una liberazione, per tutti, tranne che per me. Ho provato ad andare avanti, finalmente libera dalla tua presenza, ho provato a smettere di pensare a te ma non ci sono riuscita, non che i tuoi messaggi in segreteria siano stati d'aiuto.» sorrisi e lui fece lo stesso.
«Ti ho spedito l'invito perchè speravo fossi qui, perchè la tua presenza qui mi avrebbe reso felice più di ogni cosa.» non potevo credere di aver appena pronunciato quelle parole eppure era così, le avevo dette ed erano più sincere che mai, non mi stavo più nascondendo né pentendo.
Avvicinò il suo viso al mio, sorridendo compiaciuto e felice, a mio avviso.
Lo guardai negli occhi, a poca distanza dai miei.
Avevo paura, paura di mostrarmi così debole davanti a lui. Distolsi lo sguardo. Sentivo solo i battiti del mio cuore.
«Caroline» sussurrò il mio nome.
'Vai a prendere c'ho che vuoi, non aver paura'
Inspirai.
Avrebbe cambiato ogni cosa ma non avevo più la forza per rimandare quello che era inevitabile. Socchiusi gli occhi. Non aver paura Caroline, prenditi quello che vuoi, prenditi Klaus.
«Sei stato un mostro»
«Caroline»
«Hai ucciso Jenna, e secondo il tuo piano originale ci sarei dovuta essere io al suo posto.» sorrisi incredula.
«Caroline»
«Hai torturato i miei amici, hai messo in pericolo la mia vita centinaia di volte, hai ucciso la madre di Tyler.»
Tornò ad allontanarsi.
«Ma nonostante le cose orribili che hai fatto non riesco più a vederti come l'incubo che eri, il mio mostro che sei stato. Una volta mi hai chiesto se sarei stata in grado di dimenticare, allora non ti risposi, fiera com'ero, ma si, Klaus, posso.»
Fui io ora ad avvicinarmi, e questa volta non mi fermai a pochi centimetri da lui, colmai quello spazio baciandolo. Non mi sorprese che ricambiò immediatamente il bacio, aspettava questo momento da tempo.
Sollevai le mani sino a poggiargliele sul viso.
Il bacio durò interminabili secondi. C'era passione, ma non rabbia. C'era desiderio, un desiderio colmato.
«Perciò non hai sempre ragione» gli sussurrai mentre lui con con il dorso della mano sfiorava delicatamente la mia guancia.
«Non sono mai stato così felice di sbagliarmi.» sussurrò di rimando, chinandosi dolcemente a baciarmi di nuovo.

 

 

 

 

So can I have a moment
Just to say hello
Can u let your anger go
It's been a long year
And I'm finally ready to be here”

 


 

Spazio autore:

Ho avuto un po' di problemi con gli esami, scusatemi.

Comunque ecco che finalmente la mia storia ha inizio, che rimanda un po' al primissimo capitolo. Finalmente Caroline era pronta.
Spero di non avervi deluso e spero che questo ''vero'' inizio vi abbia intrigato nel continuare a leggere la storia.

Stranamente ci si accorge della reale importanza di una persona quando o la si ha persa o si è sul punto di perderla. Si Klaus l'avrebbe aspettata per sempre, aspettato ma non avrebbe fatto altro se non aspettare, spetta a Caroline andarlo a cercare quando sarebbe stata pronta, e la mia di Caroline lo è.
Bene, non mi dilungo :)
Spero di ricevere le vostre critiche su questo capitolo, perchè è un punto critico visto che adesso sarò io a scegliere come andranno avanti le cose, ed i vostri commenti saranno fondamentali.

Ringrazio ovviamente chi ha recensito lo scorso capitolo:

thevampirediaries
Mery1992
pillyA
Miss love94
winner_

Grazie anche a coloro che hanno aggiunto la storia alle seguite, ricordate, preferite. Siete un 80ina *-*

Grazie anche ai lettori silenziosi e quelli che mi lasciano un parere su Twitter.

Un bacio a tutti e buone vacanze!
ELLEcrz.


PUBBLICITA': Pubblicizzo la mia nuova storia interamente dedicata alla coppia Mabekah, insomma Matt e Rebekah. » Original trip.
Magari fra di voi si nasconde qualche fan di questa coppia :) fateci un salto se vi va ;)
  
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