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Autore: _Kiiko Kyah    28/06/2013    2 recensioni
[ Afuro-centric ] [ Malinconico / Song-fic ]
I'm standing on a bridge
I'm waitin’ in the dark
I thought that you'd be here by now [...]

Le gocce di pioggia risuonavano rapide e fitte sulla nuca di un ragazzo, coperta da un berretto da baseball blu scuro. Da questo uscivano varie e scarmigliate ciocche dorate, residui della lunga chioma che il povero cappellino non poteva certo tenere completamente rinchiusa nella sua stretta presa che li stava soffocando.
Genere: Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Afuro Terumi/Byron Love, Kageyama Reiji
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: I’m with you, Terumi ~
Rating: Oh, ma verde.
Pairing(s): Nessuno.
Avvertimenti: Missing moments. 
Generi: Malinconico, Song-fic


[ I'm standing on a bridge 
I'm waitin’ in the dark 
I thought that you'd be here by now 
There’s nothing but the rain 
No footsteps on the ground 
I'm listening but there’s no sound ]


Pic. Pic.
Pic, pic, pic.
Le gocce di pioggia risuonavano rapide e fitte sulla nuca di un ragazzo, coperta da un berretto da baseball blu scuro. Da questo uscivano varie e scarmigliate ciocche dorate, residui della lunga chioma che il povero cappellino non poteva certo tenere completamente rinchiusa nella sua stretta presa che li stava soffocando.
Non che al biondo importasse gran che. Per quello che gli importava, un giorno di quelli li avrebbe tagliati molto corti, quantomeno nessuno lo avrebbe più scambiato per una femmina; se fosse stato fortunato avrebbero anche smesso di chiamarlo Raperonzolo.
Il biondo era lì fermo, appoggiato ad un muretto della strada, praticamente vuota. La pioggia tiepida non gli dava troppa noia, al contrario degli occhi, i quali gli trasmettevano un bruciore bollente e doloroso, in netto contrasto con quelle due o tre lacrime gelide come il ghiaccio scivolategli sul viso da poco.
Il suo cellulare aveva emesso una scintilla e aveva smesso di funzionare. Tipico. Le sue labbra altrimenti rosee si stavano lentamente screpolando per il vento. Un classico. I suoi abiti erano appiccicati alla pelle e stavano cominciando a fargli un po’ schifo. Niente di sorprendente per uno che aveva deciso di prendersi una polmonite sotto l’acqua.

[ I’m looking for a place 
I’m searching for a face 
is there anybody here I know? 
‘cause nothing’s going right 
and everything’s a mess 
and no one likes to be alone ]


A discapito di quanto poteva sembrare dal suo obiettivo, lui non era pazzo. Era solamente stanco. Stanco di dover sempre patire la visione di sua madre a letto malata, stanco di dover essere badato da quell’arpia di sua zia perché suo padre era troppo occupato con il lavoro, stanco di frequentare quella stupida scuola nella quale non aveva né amici né veri interessi da coltivare. Stanco di essere Afuro Terumi.
Voleva trovare un posto nuovo, un mondo nuovo, dei visi nuovi, una nuova prospettiva. Qualcosa che non lo facesse sentire male ad ogni cosa che colpisse la sua visuale, un qualcosa che in quei tredici anni non aveva mai trovato; nella sua vita aveva dovuto maturare in fretta per non affogare nella casi che era la vita stessa. E per farlo aveva anche dovuto restare solo. Odiava quella situazione, quel punto fermo dal quale non riusciva proprio a smuoversi.
Quindi... tanto valeva prendersi una polmonite piuttosto che tornare a casa dall’arpia per farsi fare una lavata di capo sull’ennesimo ritardo sul coprifuoco. No?

[ Isn't anyone tryin’ to find me? 
Won't somebody come take me home 
It's a damn cold night ]


La pioggia iniziò in quale modo a diradarsi, a farsi meno intensa e dolorosa sulla testa. Le iridi rosso sangue di Terumi si svuotarono mentre il suo viso si spostava pesantemente a scrutare privo d’espressione le nuvole che rapidamente stavano sloggiando dal cielo di Inazuma-cho. E né i polmoni né la gola facevano male in qualche modo, segno inequivocabile che non si era preso l’accidente che sperava.
Cosa pressappoco assurda considerando i quintali di acqua che l’avevano inzuppato, tuttavia era facile da credere considerata la sua immensa, mastodontica sfiga. Tutto sommato però aveva freddo, e non appena le nuvole scoprirono un angolo di cielo il ragazzo fu in grado di distinguere qualche punta di stelle, anche se la volta celeste era ancora dipinta di arancio giallastro per il tramonto da poco terminato.
L’aria umida conferì al biondo un’altra speranza di ammalarsi. Speranza di stare male, era strano –se non buffo- da recepire per qualcuno diverso da lui. Eppure lui lo recepiva, perché sapeva che nessuno l’avrebbe mai trovato, né tantomeno convinto del contrario.

[ oh why is everything so confusing 
maybe I'm just out of my mind 
yeah, yeah, yeah

It's a damn cold night 
Trying to figure out this life 
Won’t you take me by the hand 
take me somewhere new 
I don’t know who you are 
but I'm, I'm with you ]


Era fuori di testa? Bah, forse un po’ era pazzo, sì. Avrebbe sfidato chiunque a non diventarlo stando nei suoi panni. Riflettere sulla propria vita poi non era esattamente un ottimo modo per cercare di mantenere un autocontrollo mentale. Oramai la sua mente era più piena di maledizioni e di voglia di sparire che altro, il resto era confusione totale. Faceva anche troppo freddo per riflettere davvero. Non sarebbe arrivato a niente, davvero.

Un flash improvviso lo investì alla sua sinistra. Voltandosi pesantemente, il ragazzo riuscì ad intravedere la figura di un’automobile nera, grande e lucida, probabilmente apparteneva a qualche riccone. Il modo in cui la luce dei suoi fari si era accesa così all’improvviso gli provocò una smorfia, e abbassò lievemente la visiera del berretto per non rimanere accecato da quella luminosità eccessiva.
Non era ancora abbastanza buio per accendere i fari, insomma..! Evitò di imprecare, non ne valeva davvero la pena, anche perché l’auto stava rallentando. In condizioni normali probabilmente si sarebbe preoccupato o quantomeno incuriosito quando quella macchina si fosse fermata proprio sotto il suo naso, ciò nondimeno lui non era in condizioni normali, non che lo fosse mai stato.
Il finestrino posteriore, oscurato all’esterno, iniziò ad abbassarsi. Presto, davanti al tredicenne apparve il viso affatto rassicurante di un uomo il cui sguardo era coperto da un sottile paio d’occhiali da sole, il che dava alla figura già inquietante dell’uomo un’aria sinistra che al biondo non piacque per niente.
«Afuro Terumi?» l’interpellato sussultò nell’udire il suo nome, pronunciato in un tono di ricerca di conferma. Annuì senza pensare.
Come faceva quel tipo mai visto a conoscerlo, a sapere come si chiamava?
«Ti stavo cercando.» mormorò ancora quell’uomo, sorridendo o meglio ghignando «Anche la tua adorabile zietta ti stava cercando ~ » aggiunse sarcastico.
Il ragazzo evitò nuovamente di replicare. Però ispezionò attentamente il viso della persona che aveva davanti, ogni più minuscolo particolare dei suoi lineamenti.
Dell’interno dell’auto si vedeva poco, anzi praticamente niente.
Prese un respiro e si decise a parlare. «Cosa vuole da me.» bisbigliò non accentuando per niente la sua curiosità, più atono di così non poteva essere.
Quell’altro ghignò ancora, sempre più inquietante. «Dare una svolta alla tua vita.»

[ Take me by the hand 
take me somewhere new 
I dont know who you are 
but I'm, I'm with you 
I'm with you ]


Il cuore di Afuro perse un battito. No, stava sognando. Non era possibile. Perché quella frase, che alle orecchie di chiunque altro, detta da un adulto ad un ragazzino sarebbe parsa ambigua, inquietante e da evitare, per lui era come una calamita.
«Che significa.» domandò, di nuovo atono; la nota d’interesse stavolta però c’era, eccome se c’era.
«Significa che stavo pensando di offrirti una borsa di studio per la Zeus
L’interpellato saltò sul posto per la sorpresa. E l’emozione, anche. La Zeus. Aveva detto la Zeus?! Aveva sentito parlare di quella scuola, ne aveva sentito parlare davvero molto. Se gli sarebbe piaciuto andarci? Assolutamente sì! Solo che suo padre, da nord-coreano doc., non era mai stato d’accordo sul mandarlo in una scuola giapponese.
Il realismo –anche dicasi pessimismo cronico- prese il sopravvento. «Perché dovrebbe pagarmi gli studi alla Zeus? Io neanche la conosco.»
«Io però conosco te.» sorrise nuovamente, quel suo sorriso storto e spaventoso, che tuttavia Terumi avrebbe imparato a sopportare e agognare. «Togliti il cappello.» aggiunse poi, lasciando ancora di stucco il suo interlocutore.
Totalmente confuso, il minore eseguì quel comando e una cascata di morbidi capelli dorati avvolse le sue spalle fredde e bagnate dalla pioggia, riscaldando il suo collo spoglio e le sue gote pallide di gelo.
«Ho in mente grandi progetti per te, Aphrodi
Il ragazzo non rifletté troppo su quel soprannome. Pensò solo che gli piaceva. Pensò solo che ormai “Afuro Terumi” lo aveva in effetti stancato da tempo. La sua vita lo aveva stancato da tempo.
«La mia famiglia...» cominciò titubante, ma fu interrotto.
«La tua famiglia starà a meraviglia» lo rassicurò quell’altro «Sei perfetto. E’ da molto, molto tempo che ti stavo cercando, e finalmente ti ho trovato
Trovato.
Lui era stato appena... trovato?
Quella parola risuonò nella sua testa bionda più di una volta, più di cento volte, come un rimbombo infinito. Era stato cercato e trovato da quell’uomo che aveva intenzione di cambiare la sua vita, portarlo alla Zeus e fare di lui qualcuno.
Perché Terumi-- no, Aphrodi, era perfetto.
«Chi è lei?» chiese ancora, prossimo al cedimento delle proprie gambe. Stava quasi per piangere.
«Kageyama Reiji. Ma per diventare l’Aphrodi che ho in mente, vorrei che mi chiamassi Comandante
La mente del ragazzo era vuota quando decise di salire su quell’automobile, era vuota quando tornò a casa a fare le valige, era vuota quando entrò per la prima volta nella grande scuola chiamata Zeus e quando aveva incontrato per la prima volta lo sguardo di altri ragazzi della sua età, i cui occhi scintillavano allo stesso suo modo, vuota quando indossò per la prima volta una divisa simile ad un abito dell’antica Grecia, vuota quando decise che somigliare ad una ragazza era un prezzo da pagare per mantenere la perfezione dei suoi capelli e la sua perfezione in generale, vuota quando cominciò ad agognare la soddisfazione del suo Comandante.
Ma era piena, piena, stracolma di sensazioni indecifrabili quando si convinse di essere Aphrodi, la punta di una squadra composta da dei, quando si convinse di essere un dio perfetto.
Perché Kageyama l’aveva preso per mano e l’aveva portato in un posto nuovo, in un mondo nuovo, a contatto con dei visi nuovi e una nuova prospettiva.

[ Take me by the hand 
take me somewhere new 
I dont know who you are 
but I'm, I'm with you 
I'm with you... ]




Angolo della p(i)azza ~
wtf, che titolo è per l’angolo? Vabbè chissenefrega.
Allora... qualcuno di voi ha mai sentito una grande affinità fra Afuro Terumi e Avril Lavigne? Io sì. Non lo so perché, ma sentendo le canzoni di Avril mi viene in mente lui.
Comunque, questa canzone era perfetta, voglio dire, dovevo per forza dedicarla al nostro Terumi♥
Poi si può considerare questa song-fic come un modo di ammutolire un’idea bellissima che ultimamente mi sta venendo per una long ispirata alle canzoni di Avril, e ho intenzione di pubblicarla un giorno o l’altro, anche se per quanto mi riguarda penso che aspetterò di finire “Guardarti e sorridere”, ovvero l’unica fic fra le mie che sta andando davvero avanti. Sì, c’è anche la storia ad oc su One Piece, anche quella sta andando avanti, e devo finire “~limbo”... grrr, ho detto che aspetterò e aspetterò.
Ora me ne vado.
Baci,
Anna ~
  
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