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Autore: arimika    28/06/2013    9 recensioni
VCG01 (Virtual Contro Game) è la nuova console. Pokémon The Great Challenge il nuovo videogioco.
Dodici Beta Tester vengono scelti in tutto il mondo per provare entrambi.
Ma non tutto va come deve andare.
Storia ad OC. Iscrizioni chiuse.
Il rating della storia può subire variazioni.
Genere: Avventura, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Pearl
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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  Sotto il gazebo di casa Serafin una ragazza dai colori scuri e dalle mille lentiggini stava leggendo l’ultimo libro del suo autore preferito. Era arrivata a metà del racconto in meno di tre ore tanto la trama e lo stile dello scrittore le piacevano: la storia era avvincente e i colpi di scena si susseguivano senza tregua lasciandola con il fiato sospeso e il desiderio di sapere il continuo a ogni capitolo.

- Mei!- gridò un bambino uscendo dall’imponente edificio qual era la loro casa, la ragazza non lo sentì.-  Mei!- le urlò ancora correndole incontro.

Distratta dalle urla che interrompevano la sua pace e la lettura girò la testa e vide il fratello che le stava venendo incontro.
Mentre lo aspettava, Mei posò il libro sul tavolo vicino al centrotavola creato dalla madre che non era altro che una composizione floreale con tulipani e girasoli.
Quando, con il fiatone, il piccolo fu arrivato, le consegnò un piccolo pacchetto di carta marrone e una lettera indirizzata a lei.

- Sei proprio un bravo bambino Akira, grazie per avermeli portati- disse prendendo le cose che il piccolo le stava porgendo sorridendo sornione e accarezzando i suoi corti capelli neri.La ragazza tolse l’involucro dal pacco, vide il contenuto e regalò al mondo uno dei suoi più bei sorrisi.



 
   La fabbrica abbandonata era sempre stata il ritrovo dei bulli della sua scuola.

Lei non era una bulla ma, semplicemente, un’impicciona senza scampo: le piaceva ascoltare le conversazioni degli altri senza che loro se ne rendessero conto e più di una volta aveva litigato con i suoi migliori amici per questo.
Era sera tardi e quei ragazzi se la stavano ridendo alla grossa ricordando ciò che avevano fatto alla loro vittima quella mattina.

Quando finalmente la ragazza nascosta nell’ombra decise che per quella sera era abbastanza iniziò a dirigersi con cautela verso l’ingresso.
Inciampò diverse volte nei lacci degli stivali che lasciava aperti maledicendosi più e più volte per quelli e la sua goffaggine.
All’ennesimo rumore sospetto i bulli iniziarono a cercarla mentre lei si appiattì contro una parete temendo il peggio, uno le si avvicinò pericolosamente, ma fortunatamente non la vide.
Dopo qualche minuto di silenzio, capì che per quella sera i ragazzi se n’erano andati quindi uscì di corsa dall’edificio tra la polvere e le ragnatele, scavalcò con facilità il cancello sgangherato, ma cadendo si sbucciò un ginocchio.
Imprecò in maniera poco fine: era la terza ferita che si faceva quel giorno!

La sua casa era a un paio di chilometri di distanza, e si avviò di buon passo verso la sua abitazione.

Era quasi l’alba quando finalmente lesse ‘’Tsukine’’ sul citofono; il postino era già passato per cui ritirò la posta e appoggiò il tutto sul tavolo della cucina senza nemmeno controllare, dopodiché andò in camera sua e mise gli auricolari con dei simpatici fiocchetti nelle orecchie ascoltando la sua musica preferita a tutto volume.

 

    - Per oggi l’allenamento è concluso!- disse un anziano signore con il volto scottato dal sole e rugoso per gli anni.

- Sì Sensei. – gli risposero gli allievi inchinandosi per rispetto prima di congedarsi.

Camminarono sul tatami in religioso silenzio che venne, altrettanto religiosamente, interrotto nello spogliatoio.

- Oggi il maestro ci ha fatto penare!- si lamentò uno con il fiatone.

- Sì, ma solo perché la prossima settimana ci sarà il torneo- due ragazzi si sorrisero a vicenda, poi quello che stava parlando continuò indicandone un terzo che aveva i capelli neri brezzolati e gli occhi color nocciola- ed il qui presente Max Sparks quest’anno deve assolutamente stravincere.

- Eh sì, noi dobbiamo morire per il nostro campione!- commentò un altro ragazzo provocando uno scoppio di ilarità generale.

L’interessato si voltò sorridendo: quell’anno sarebbe stato il migliore sul tatami del torneo nazionale, niente e nessuno avrebbe potuto impedirgli di ottenere la sua sudata e meritata vittoria.
Dopo anni di allentamento il Sensei l’aveva finalmente reputato in grado di partecipare alle regionali e, dopo la sua schiacciante vittoria su un energumeno, alle nazionali.
Non si sarebbe lasciato perdere per nulla al mondo la sua opportunità.




‘’ Fu così che il sogno dei due fu finalmente realizzato. Fine’’
 

La ragazza seduta alla sua scrivania aveva passato le ultime sei ore a scrivere le ultime pagine del suo libro per poter consegnarlo l’indomani al suo editore.
Uscì i fogli da un’antica macchina da scrivere, che nonostante avesse più di quarant’anni funzionava ancora perfettamente, anche se contrastava con l’arredamento della casa: era più adatta ad un museo che all’uso quotidiano.

Stiracchiò le braccia e si alzò lieta di avere finalmente terminato il suo lavoro. Sbuffò e spostò dietro l’orecchio un ciuffo dei  suoi bellissimi capelli indaco.
Prese in mano il manoscritto e rilesse con attenzione tutte e duecento le pagine da lei scritte negli ultimi sei mesi.
Sorrise in un moto d’orgoglio e scrisse il suo nome sulla prima pagina del racconto.
Indossò una giacchetta ed uscì fuori da quella che era la sua abitazione.
Camminò fino all’ingresso della sua Casa Editrice tra le strade affollate della sua caotica metropoli.

Raggiunse l’edificio a dieci piani, la porta scorrevole si aprì da sola permettendole di entrare e fu accolta dal consueto quanto penetrante odore di amuchina.
Salutò la segretaria che sedeva al bancone dell’ingresso.

- È pronto il vostro nuovo romanzo signorina Tachibana?

- Sì, può gentilmente chiamarmi il direttore editoriale?

- Certa…

- Sono già qui signorina Tachibana.- disse interrompendo la donna un ometto calvo e tarchiato con degli antiestetici occhiali da vista che stonavano con l’abbigliamento ed il suo comportamento formale.- prego si accomodi nel mio ufficio per le pratiche burocratiche.- lei lo seguì ed iniziò a firmare i consueti documenti che già altre due volte aveva compilato- bene! Deve dirmi altro signorina?- le chiese quando ebbe finito.

- Sì, per quanto riguarda il termine del prossimo romanzo, la data sarà questo stesso giorno dell’anno prossimo. Nel prossimo semestre sarò molto occupata, di conseguenza non potrò pubblicare altro.

- Ed i vostri fan? A loro non pensa?

- La prego di avvertirli.

- Ma… lei non può…

- Sì che posso, nel contratto è scritto. Avverta loro che Tachibana Airi Yume tornerà nelle librerie a partire dall’anno prossimo.

La ragazza uscì dall’edificio salutando chi incontrava e lasciando il capo editoriale basito di fronte alla fermezza della ragazza prodigio che a soli quattordici anni aveva debuttato ottenendo un successo internazionale.


 

    Era appena entrato nel bar più IN della città. Qui la gente più sofisticata o semplicemente chi ci teneva a far colpo veniva a sorseggiare il tè. Era di lusso, con grandi dischi di vinile appesi alle pareti, poster e statuette dei cantanti più famosi disposti in vetrinette. Gli mancavano solo le magliette con la scritta Hard Rock Caffè e sarebbe potuto benissimo essere uno di quei bar tanto famosi nel mondo intero.
Si avvicinò ad un tavolo e si sedette vicino all’aria condizionata: faceva molto caldo.
Non si capacitava ancora di come fosse arrivato ad accettare quell’appuntamento: probabilmente la calura gli aveva fatto male, nonostante tutto si era ritrovato nel bar più figo della città e questo era già un miracolo per lui. Poi si ricordò: lei doveva dirgli qualcosa di importante.
Stava aspettando da una mezzora quando controllò l’orologio, erano passate le cinque da un bel pezzo e della brunetta ancora non c’era l’ombra.
Era tentato di andarsene quando la vide entrare di corsa nel locale con fare trafelato. Le fece un leggero cenno con la mano che quella vide e si avvicinò al tavolo.

- Arachnia! Sei arrivata finalmente!- le disse a rimprovero.

- Scusami Gerard! Stavo giocando a Pokémon Giallo e non ho visto l’orologio.- gli rispose sorridendo.

- Vieni, siediti. Allora cosa dovevi dirmi?- le chiese subito fissandola nei grandi occhi marroni.

- Ah si. – frugò nello zainetto che aveva portato con sé ed estrasse dei documenti- queste sono le pratiche che il rettore dell’università mi ha dato per te.

- Grazie Arachnia. Questo è per te.- le porse un sacchetto- non pensare a male, mia madre mi ha letteralmente ordinato di comprarti qualcosa per sdebitarmi.

La ragazza aprì immediatamente il regalo, quando vide la collanina con il ciondolo a forma di ragno saltò addosso al ragazzo che stava guardando i documenti di ammissione abbracciandolo in un gesto tanto per lei naturale quanto per lui imbarazzante.

- Ehm… Arachnia potresti spostarti?- le chiese lanciandole un’occhiata spaventata.

- Zitto plebeo, questo è un privilegio che ti sto concedendo, approfittane.- disse lei accoccolandosi sul suo petto.

Arachnia Zirneklis non era intenzionata ad allontanarsi dal suo cuscino amico Gerard Wheatherly.


 
    Era la prima volta che Xain Woods si trovava in difficoltà in una partita a scacchi. Stava vincendo, quello sì, ma il distacco non era notevole e questo non riusciva a perdonarselo.
Il ragazzo seduto dall’altro lato del tavolo in mogano la guardava con un sorriso snervante che lei non riusciva più a sopportare. Spostò un ciuffo dei suoi disordinatissimi capelli marroni scuro per calmarsi e successivamente un pedone in avanti di due caselle.

Il giovane di fronte a lei la guardava imperturbabile. Lei spostò di nuovo lo sguardo sul gioco e si accorse di aver commesso un errore, uno sbaglio imperdonabile, ma era troppo tardi.

- Scacco matto- commentò quello approfittando della mossa dell’avversaria.

Al loro livello ogni sbaglio si pagava caro, Xain lo sapeva bene e non riusciva a perdonarsi per quello. Era la finale, aveva buttato alle ortiche sei ore della sua vita perdendo in modo tanto miserabile il torneo.

Scattarono le foto, lei sorrise con la coppa piccola ed il suo attestato a certificare il suo umiliante secondo posto.

- Ci vediamo al prossimo torneo- le disse quello porgendole la mano, quasi a rincarare la sua dolorosa sconfitta.

- Certo- disse lei con il più falso dei suoi sorrisi.

La ragazza si voltò ed uscì dalla stanza senza voltarsi indietro inghiottita dall’oscurità dell’hotel più lugubre dell’intera Roma.


 
    Quella ragazza era semplicemente troppo carina, non c’era altra soluzione, non avrebbe potuto fare altro.
Quando le si era avvicinato l’aveva bellamente salutata.

- Ehi ciao angioletto, come ti chiami? Io sono CJ.- le chiese presentandosi.

La ragazza aveva dei lineamenti delicati oltre che due grandi occhi azzurri e dei biondi capelli lisci ad incorniciarle il volto.  Indossava un cappellino grande di paglia per riparare la pelle diafana dal sole ed un vestitino rosa confetto con la gonna a balze.

- I-io sono Monica.- gli rispose quella balbettando.

- Bene Marilena, che dici? Non fa troppo caldo? Che ne dici di venire a bere qualcosa con me?- la prese per mano cercando di portarla verso il bar più vicino dove sarebbero stati al riparo dalla calura pomeridiana.

- Ehm, non posso, sto aspettando una persona. E comunque non mi chiamo Marilena!- disse quella ritirandosi dal contatto con il moro.

Lui la guardò con i suoi occhi verde acqua e si sentì toccare ad una spalla, si girò ed un pugno lo colpì in pieno volto.

- Così impari a molestare la mia ragazza.- un ragazzo aveva abbracciato la giovane.

- E tu non lasciarla troppo tempo al sole che la sua bellezza sfiorisce.- gli rispose rabbioso e contrito

Quella sera aveva dovuto mettere della carne sull’occhio che era diventato gonfio e livido, maledisse mentalmente i rimedi del Vecchio, come chiamava suo padre, che era fissato per i metodi di cura risalenti all’epoca della Seconda Guerra Mondiale.
OC: Christopher Jeremia Willsock                      AUTORE: Cristo96
 



    - Ci vediamo stasera Autumn!

- Certo- rispose la ragazza raccogliendo le sue cose dall’armadietto e salutando l’amica.

Aveva i lunghi capelli rossi sciolti, con i boccolo che le ricadevano qua e là e gli occhi grandi e spiritati. La frangetta le copriva gli occhi di un apparente insolito colore: erano viola.
Indossava come al suo solito una gonnellina a balze nera e una maglietta rosa cipria.

- Ti aspetto alle otto sulla collina dietro casa mia.

Erano le sei del pomeriggio di un sabato sera. Quella notte ci sarebbe stata una tempesta meteorica e per nulla al mondo Autumn Brighton aveva intenzione di perdersela.
Era un fenomeno raro che si ripeteva con difficoltà; era rimasta affascinata dai video e dalle foto delle più recenti che ritraevano una pioggia di stelle.
Quella notte sarebbe valsa la pena di passarla in bianco.

Finalmente la sera arrivò e con lei anche le meteore. In migliaia solcarono il cielo lasciando la rossa e la sua amica a bocca aperta.
Nel buio della notte comparivano colorate scie luminose in uno spettacolo di luci stupendo e meraviglioso.
L’alba le colse ancora intente a rimirare le stelle.


 
     Era da circa mezz’ora che camminava e non era ancora arrivato, si maledisse per la ventesima volta in cinque minuti per non aver aspettato l’autobus e accorciato di molto il tempo da impiegarci.
Doveva essere di ritorno a casa entro un’ora o non avrebbe fatto in tempo, non che ai suoi genitori importasse poi così tanto che lui fosse a cena puntuale, ma quella volta avevano ospiti importanti: dovevano incontrarsi con i genitori di quella che a breve sarebbe dovuta essere la sua promessa sposa.
La famiglia in questione era molto ricca ed il loro matrimonio avrebbe portato molti vantaggi; quella cena era… come dire… una sorta di incontro prematrimoniale.
E lui ne aveva le tasche piene di tutta quella roba da ricchi e aristocratici.
Una goccia d’acqua bagnò la punta del suo naso, in breve scoppiò un acquazzone e lui, come fortuna voleva, non aveva portato con sé l’ombrello. Iniziò a correre e quando fu finalmente arrivato, dieci minuti dopo, era bagnato come un pulcino, sempre meglio di apparire di fronte ad una fumetteria in una limousine.
Entrò nel negozio in silenzio strisciando le scarpe sullo zerbino e biascicando qualche parola di scusa per il pavimento bagnato.
Si recò nell’area delle nuove uscite e controllò i manga presenti. Poco male se si era bagnato tutto, ora avrebbe acquistato l’ultimo numero del suo preferito.

- Ehm… - un borbottio lo fece girare. Sulla porta c’era una ragazza dai capelli neri che lo guardava imbarazzata- ciao, sono la figlia dei proprietari. Ecco… se devi comprare quel manga paga a me il suo prezzo di copertina.

- Certo- rispose quello porgendoglielo e dandole i soldi.

Lui fece per andarsene ma fu fermato da lei.

- Ecco… Come ti chiami?- gli chiese.

- Philip.- gli rispose quello eludendo con gli occhi lo sguardo di quella.

- Bene Philip, so che sei un cliente abituale perciò… ecco… tieni!- gli diede un ombrello e sparì nel retro rossa in viso.

- Grazie – biascicò a mezza voce spostando una ciocca dei suoi capelli rossi a lato della faccia e si avviò sotto il diluvio verso casa sua sotto un ombrello con i fiorellini.

 
 
 
    Era tutto una questione di secondi, di attimi, di momenti: trovare il soggetto e fotografarlo non era affatto semplice.
Essendo molto bravo non si stupì quando gli chiesero di fare alcune foto al panorama offerto dalle strade di Kyoto.
Aveva viaggiato qualche ora e, in compagnia della sorellina Robyn, erano finalmente arrivati alla città dei mille templi. Si recarono subito all’hotel dove avevano prenotato e pagarono per la notte.

- Io esco- le annunciò alla fine scoprendola a specchiarsi; in fondo non erano così diversi loro due: avevano gli stessi capelli neri leggermente mossi, medesimi occhi quasi neri e stessa carnagione abbronzata.

- Ok Clark, io dopo vado a comprare qualcosa di buono da mangiare.

Depositatele valigie, il ragazzo iniziò a scattare numerose foto ai giardini semplici in stile giapponese tradizionale, ai meravigliosi fiori che erano sbocciati nonostante fosse una giornata coperta e nuvolosa e agli edifici dai rossi tetti spioventi.

Ma mancava ancora qualcosa in quelle foto… poi vide un albero di ciliegio e premette il bottone della macchina fotografica, ora sì che le sue foto erano complete.
Tornò all’hotel e fu così che quella sera si addormentò per la stanchezza e la pancia troppo piena di onigiri.
 


       Concentrati. Tira di più la corda. Mira bene.

Erano questi i commenti che Reira Akai si sentiva dire da quando aveva incominciato a tirare con l’arco i suoi dardi.
Ora, alla ‘’veneranda’’ età di diciotto anni poteva finalmente affermare di non avere più bisogno di un maestro che la correggesse due volte ogni tre secondi.
Quella volta aveva voglia di qualcosa di diverso, prese l’arco e montò a cavallo e si esercitò nel lanciare le sue frecce su bersagli in movimento. La sua mira non si poté dire delle migliori in quel caso, ma ogni volta la saetta centrava una qualsiasi parte colorata: non se l’era cavata male dopotutto.
Ma questo a Reira non bastava e si ripromise di esercitarsi e migliorare.
Il vento si alzò e la ragazza dai capelli rossi a caschetto decise che era tempo di ritornare a casa. Riportò l’animale nella scuderia, accarezzò la sua testa e passò la mano sui suoi finimenti prima di abbandonarlo con un semplice ‘’Grazie’’.
Si cambiò la tenuta da cavallerizza e indossando quella da kendo: questa volta Kenta non avrebbe potuto batterla tanto facilmente!



 

OC: Mei Serafin                                                        AUTORE: Ronniestregatto
OC: Tsukine Giulia                                                  AUTORE: Lady_Kitsune
OC: Max Sparks                                                       AUTORE: PRINCE OF FLAME
 OC: Airi Yume Tachibana                                      AUTORE: Fear
OC: Arachnia Zirneklis                                           AUTORE: Euphemia         
OC: Gerard Wheatherly                                          AUTORE: arimika
OC: Xain Woods                                                      AUTORE: FrecciaDiLuce
OC: Christopher Jeremia Willsock                      AUTORE: Cristo96
OC: Autumn Brighton                                             AUTORE: PervincaViola
OC: Philip Evans                                                     AUTORE: f9v5
OC: Clark Bale                                                        AUTORE: Novalis
OC: Reira Akai                                                        AUTORE: Class of 13 
 

 
 
 Allora... ciao a tutti! E con questo capitolo ho presentato tutti i Beta Tester, mi scuso con Class of 13 per aver usato il suo OC come Beta Tester, al posto di PNG, ma mi sono accorta di avere un deficit di personaggi.
Con questo non dico che gli altri due personaggi che sono PNG siano stati sfavortiti, semplicemente ho fatto un sorteggio ed è uscita lei. In ogni caso anche i PNG avranno un ruolo importante durante lo svolgimento del gioco.
Spero di non essere caduta nell'OOC, grazie a chi ha messo questa storia tra seguite e preferite, a chi ha recensito e a chi mi ha inviato il suo personaggio.
arimika




 
 
 

  
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