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Autore: albalau    29/06/2013    2 recensioni
-Che sarebbe questa trovata?- domandò, leggermente irata, Temari.
-Oh, niente di che.- rispose con calma la donna.- Uno scaffale è crollato nell'archivio principale e i documenti si sono mischiati. L'Hokage mi ha detto di darli a voi, che dovete sistemarli. Tutto qui.-
Come tutto qui! Ma si rendeva conto della mole di lavoro che era capitata tra capo e collo? Quei fogli, come diceva la dicitura sulle scatole, contenevano nomi, missioni, incarichi e chissà quant'altro degli ultimi due anni!
Shikamaru quasi crollò sotto quel peso. Non ce la poteva fare...
-Ah, dimenticavo.- aggiunse Shizune mentre si allontanava.- Gli uffici sono chiusi per restauro, di conseguenza dovete trovare un altro posto per lavorare. Tsunade vuole che siano pronti entro due giorni.-
-Due giorni?!- esclamarono all'unisono.
Erano rimasti soli, ancora fermi. Con Shikamaru che imprecava mentalmente e Temari che cominciava seriamente ad arrabbiarsi.
-Quella donna è pazza.- mormorò.
-Mi tocca darti ragione.- rinforzò lui.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Shikamaru Nara, Temari | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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E son di nuovo qui! Allora, inizio col dire che questa storia è un pò lunga e se arrivate alla fine è un miracolo! Avevo intenzione di dividerla in due capitoli, ma alla fine ho deciso di non farlo, anche perché non sapevo dove troncarla...Piccoli appunti, la storia è ambientata dopo la Quarta Guerra e coloro che sono periti son tornati tutti in vita. Uno mi serviva assolutamente per una piccola parte, permettetemelo. Credo anche di essere un pochino scesa nell' OCC. Ammetto che il finale faccia anche pena, ma non sapevo come chiuderla...
Non aggiungo altro, solo buona lettura!
 
 
 
 
 
 

Erano immobili, stupiti e scioccati. Guardavano increduli prima le due scatole che tenevano tra le braccia, poi la donna davanti a loro.

-Su, non fate quelle facce.- gli disse Shizune.

In realtà si stava trattenendo a fatica dallo scoppiare a ridere. Le loro espressioni erano davvero uniche!

-Che sarebbe questa trovata?- domandò, leggermente irata, Temari.

-Oh, niente di che.- rispose con calma la donna.- Uno scaffale è crollato nell'archivio principale e i documenti si sono mischiati. L'Hokage mi ha detto di darli a voi, che dovete sistemarli. Tutto qui.-

Come tutto qui! Ma si rendeva conto della mole di lavoro che era capitata tra capo e collo? Quei fogli, come diceva la dicitura sulle scatole, contenevano nomi, missioni, incarichi e chissà quant'altro degli ultimi due anni!

Shikamaru quasi crollò sotto quel peso. Non ce la poteva fare...

-Ah, dimenticavo.- aggiunse Shizune mentre si allontanava.- Gli uffici sono chiusi per restauro, di conseguenza dovete trovare un altro posto per lavorare. Tsunade vuole che siano pronti entro due giorni.-

-Due giorni?!- esclamarono all'unisono.

Erano rimasti soli, ancora fermi. Con Shikamaru che imprecava mentalmente e Temari che cominciava seriamente ad arrabbiarsi.

-Quella donna è pazza.- mormorò.

-Mi tocca darti ragione.- rinforzò lui.

-E adesso? Mi spieghi come cavolo facciamo?- si era girata verso il ragazzo che stava ancora fissando sconvolto la porta del palazzo.

-Non lo so e non ho nemmeno voglia di pensarci.- sbuffò.

-E quando mai! Tu non hai mai voglia di fare niente!- lo rimbeccò.- Sta di fatto, però, che ci tocca. Per cui, spremi quelle meningi e fatti venire in mente un luogo dove possiamo andare. Possibilmente dove non ci sia nessuno che possa disturbarci, altrimenti non finiremo nemmeno fra due anni e non due giorni.-

Shikamaru abbassò il capo. Ma perché dovevano sempre mettergli alle costole quella schiavista? Non bastavano l'Hokage e sua madre a rovinargli la vita!

Borbottando cominciò a camminare, prendendo una direzione a lei sconosciuta.

-Dai muoviti.- le disse solo.

E lei, a malincuore, si costrinse a seguirlo, ignorando la destinazione. Dopo circa un quarto d'ora, si fermarono di fronte ad una grande casa, che scoprì, dalla targhetta posta sul cancello, essere proprio casa sua. Era la prima volta che la vedeva, ma doveva riconoscere che non era male. Abbastanza grande con un bel giardino.

Entrarono, posarono le scatole e si tolsero i sandali.

-I miei non ci sono. Dovevano raccogliere non so che cosa nella foresta di famiglia, per cui avremo tutta la calma che ci serve.- la informò con aria svogliata.

La precedette nel corridoio, camminando con calma, fino a giungere davanti ad una porta. Fece scorrere il pannello, avanzando all'interno della stanza. Temari si guardò intorno.

Non era molto grande. Le pareti erano state dipinte con uno scenario boschivo e con molti cervi. I colori, però, erano tenui e rilassanti. Intorno c'erano dei candelabri molto semplici e, notò, una scacchiera.

-È qui che io e mio padre passiamo il tempo a giocare a shogi.- le disse mentre spostava in un angolo la scacchiera.

-A perdere tempo, semmai.- lo punzecchiò.

-Tu alleni il corpo, io la mente.- disse un po' acido. Quell'osservazione di lei non gli era piaciuta.

E Temari lo comprese. Non avrebbe dovuto dirgli quella frase. Era un dato di fatto che lui fosse così geniale anche grazie all'impegno che metteva nei ragionamenti su quel gioco. Infatti era stata proprio la sua amica Ino a dirle che molte delle sue strategie vincenti derivavano da quel passatempo. Sapeva di doversi scusare, ma non riusciva a farlo.

-Mettiamoci a lavorare, abbiamo perso anche troppo tempo.- disse solo.

Si sedettero, cominciando a tirare fuori i documenti. Sfogliandoli, compresero che era ancora peggio di quello che pensavano. Nessuna data combaciava e trovarono che tutti erano mischiati. Un po' qua e un po' la. Senza contare che alcune note non riportavano nemmeno il numero di protocollo in altro, quindi, quello significava che dovevano leggere ogni singolo rapporto.

-Chi ha messo in ordine queste carte sarebbe da linciare!- brontolò la ragazza portandosi le mani alla testa.- è un gran casino!-

-Non tutti sono puntigliosi come te.- ecco la frecciatina.

Lo guardò torva.

-E non tutti sono svogliati come te. Immagino che ci sia la tua mano in questi rapporti. Troppa fatica scrivere un numero?-

-Ti informo che i miei rapporti sono sempre precisi.-

-Si, come no. Che c'è li fai controllare alla mammina?- domandò con malcelata ironia.

Shikamaru arrossì leggermente e lei lo notò.

-Non dirmi che ci ho preso!- era basita.

-No...- mugugnò abbassando la testa.- Lo fa mio padre.- continuò in un sussurro che scemava man mano che parlava.

Temari, che invece aveva sentito benissimo, prima sgranò gli occhi, poi scoppiò a ridere.

-Non ci credo! Dio, Shika, sei davvero un caso disperato.-

Ecco, quello era uno dei momenti in cui la odiava con tutto se stesso. Detestava che lo prendesse in giro, che lo deridesse, eppure...amava quei momenti quando sentiva quella risata.

-Si, si, adesso basta, finiscila.- borbottò.

Temari cercò di ricomporsi, asciugandosi le lacrime che scendevano dai suoi occhi per le troppe risa.

-Ok, facciamo finta di niente.- ma poi il riso ricomparve.- Farsi controllare i rapporti.-

-La smetti?!- aveva alzato la voce, ma non era arrabbiato veramente.

La kunoichi riuscì a smettere dopo qualche minuto, tornando a concentrarsi sul lavoro, anche se qualche leggero scoppio di ilarità ogni tanto si sentiva, come i mugugni del suo compagno di lavoro.

Il solo stava quasi tramontando e non erano nemmeno giunti a metà. Il pavimento era completamente coperto dai fogli, impilati uno per uno, ma nessun plico completo.

-Dove hai messo la missione 1739?- gli chiese osservandosi attorno.

-Vicino alla scacchiera.- le rispose senza guardarla.

Temari la individuò e, in ginocchio, percorse la distanza che la separava da quel plico. Non se ne rese conto, ma quel movimento ebbe il potere di catalizzare completamente l'attenzione di Shikamaru. Che deglutì a fatica.

Ma che diamine, ci si muoveva così per posare un foglio? Ma non riusciva a distogliere lo sguardo. Percorse ogni centimetro del suo corpo con gli occhi, la curva della sua schiena, la linea dei suoi seni, le gambe lasciate scoperte dalla sua corta gonna. Benediva ogni volta quell'abitudine che aveva! L'espressione concentrata che aveva mentre leggeva il rapporto e controllava che combaciasse. Ridiscese con lo sguardo sulle gambe, poi, però, la sua attenzione fu catalizzata da qualcos'altro.

-Piaciuto lo spettacolo?-

-Non farti strane idee.-

Lei si sedette sui talloni, guardandolo con una certa malizia negli occhi.

-Veramente sei tu quello che si fa i filmini in testa.-

-Piantala. Stavo fissando altro.-

Ecco, adesso l'aveva spiazzata. Eppure non si era sbagliata, aveva sentito il suo sguardo sul proprio corpo, percorrerla interamente. E poi comprese il perché di quel diniego.

Era una vita che professava che le donne erano solo delle seccature, non poteva mica affermare di essere interessato a una di loro.

-E cosa stavi fissando, allora?- era curiosa di sentire che avrebbe inventato.

-La cavigliera che porti. Non immaginavo che ti piacessero delle cose così femminili.-

Temari sfiorò d'istinto il piccolo gioiello con la punta delle dita.

-Per quanto non ami le frivolezze, sono una donna anch'io, se non te ne fossi accorto.-

-Guarda che lo so bene, mica sono cieco.- le rispose incrociando le braccia dietro la testa e appoggiandosi alla parete.- Solo che mi è sembrato strano, niente di più.-

Lei lo fissò per un attimo,capendo perfettamente il senso della sua frase e, così, decise di spiegargli.

-Me l'hanno regalata Kankuro e Gaara per il mio compleanno.-

Shikamaru fece un'espressione stupita. Non credeva che quei due potessero avere un simile pensiero per lei. Va bene che era la sorella, ma erano pur uomini e ad un uomo simili idee non venivano.

-Li ha consigliati Matsuri.- gli disse dopo aver decifrato cosa dovesse passargli per la testa.

-Allora si spiega tutto. Ma che significano quei ciondoli che hai attaccato?- adesso era lui il curioso.

-Questo è il simbolo di Suna, dovresti conoscerlo, mentre questi tre sono le iniziale dei nostri nomi nella lingua antica del Paese del Vento. Mi hanno detto che in questo modo saremo sempre stati insieme, anche se lontani.- disse con un dolce sorriso che le aleggiava sulle labbra.

Rimase incantato ad osservarla. Da quel sorriso, dall'espressione serena che traspariva dai suoi occhi, comprese quanto lei tenesse e volesse bene a quei due pazzoidi dei fratelli. Fratelli strani, ma che tenevano a lei più che a ogni altro.

-È stato un bel pensiero.-

-Già. Ma ora finiamo almeno la prima scatola, altrimenti domani non avremo un attimo di tregua.-

Sospirò. Ecco che la Temari dolce spariva e tornava la schiavista.

 

Erano ormai le otto di sera quando si decisero a smettere. O meglio, quando lei decise di smettere.

-Mi hai stremato, te ne rendi conto? Nemmeno un pisolino di cinque minuti mi sono potuto concedere.- si lamentò stiracchiandosi.

-Non farla così tragica. Non sei mica morto!-

-Poco ci mancava.-

-Dai, andiamo a mangiare.- gli disse.

Ma più che una richiesta, a lui sembrò un ordine. Ed era implicito che dovevano uscire e pagare lui.

-Uff...- ma si apprestò a seguirla. Come sempre, del resto.

Entrarono in soggiorno, prendendo la via del corridoio, quando una voce femminile li bloccò.

-Dove andate?-

Si voltarono, incrociando la figura della padrona di casa.

-Mamma, ma quando siete tornati?- chiese stupito il ragazzo, che stranamente, non li aveva uditi rincasare.

-Circa due ore fa, ma eravate assorti nel vostro lavoro che non vi abbiamo disturbati.-

Anche Temari era sorpresa, non era da lei non accorgersi dei movimenti altrui. Diede la colpa al lavoro snervante che era stato affidato loro.

-Comunque, accompagna la signorina Sabaku in bagno a dalle qualcosa con cui cambiarsi. E preparale la vasca. Poi vedi di farlo anche tu un bagno. Fra mezz'ora la cena è pronta.-

-Ehi, non sono mica il suo schiavetto!- protestò Shikamaru.

-Tu farai quello che ti ho detto, altrimenti ti farò rimpiangere di essere venuto al mondo.-

Quel tono imperioso gli impedì di ribattere. Quando sua madre lo usava, non poteva far altro che ubbidire.

Temari aveva un'espressione tra il divertito e lo stupito. Caspita, quella donna non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno. Era innegabile che fosse lei a comandare a casa. Ma non voleva imporre la sua presenza a nessuno, men che meno a quel pigrone che, si vedeva da lontano, desiderava solo andare a dormire. Cosa che, stranamente, voleva anche lei.

-La ringrazio, ma credo che tornerò in albergo.- disse alla signora Nara.

-Ah, niente storie. È tardi e non permetto alla sorella del Kazekage di uscire a quest'ora, per di più sola. Resterai qui stanotte. Shikaku ti ha già preparato la stanza. E adesso, muovetevi.- e con un sorriso, sparì dentro alla cucina.

-Quando Yoshino ordina, non si ribatte. È una regola non scritta nella nostra famiglia.- la informò Shikamaru.- Dai, vieni.- e la trascinò su per le scale.

La fece entrare nella sua stanza e aprì un cassetto, estraendone una maglietta e un paio di pantaloni.

-Non credo siano della tua misura, ma non ho altro. Ora aspettami qui, vado a preparare il bagno. E non toccare niente.- le intimò prima di uscire.

Temari rimase di stucco. Da quando decideva di imporsi così con lei e dirle cosa doveva o non doveva fare?

Sollevò le spalle, evitando di darsi spiegazioni. In fondo erano la sua camera e le sue cose. Lecito, no? Ma vagò con lo sguardo.

Era più ordinata di quel che si aspettasse, forse merito della madre. Sulla mensola sopra la scrivania, c'erano delle foto. Alcune lo ritraevano da piccolo, con i genitori. Altre con i suoi compagni di Team. Sbuffò. Nemmeno in una sorrideva, tutto il contrario. Ma riusciva a cambiare espressione ogni tanto?

Inconsciamente sorrise. Si, ogni tanto la cambiava e a volte sorrideva. Anche se raramente e lei aveva avuto la fortuna di vedere quel sorriso.

L'aprirsi della porta la distolse da quei pensieri.

-È tutto pronto. Quando hai finito scendi pure in cucina. Io andrò nel bagno esterno, così faremo prima.-

Annuì e si divisero.

 

La cena si stava svolgendo tranquillamente. La signora Yoshino era davvero un'ottima cuoca, constatò Temari. Parlarono di molte cose, di Suna, dei suoi fratelli, di com'era essere la sorella di un Kage e lei rispondeva ad ogni domanda. Poi il discorso cadde sul lavoro che stavano svolgendo in casa loro.

-Si, ho sentito del trambusto a palazzo.- disse Shikaku.

-E tu che ne sai?- domandò scettico il figlio.

Shikaku mandò giù un sorso d'acqua prima di spiegarsi.

-Sembra sia stato Naruto. Inseguiva Sasuke che non voleva fare non so cosa e hanno distrutto, accidentalmente, la parete dell'archivio.-

-Io lo ammazzo quel demente!- esclamò all'improvviso Temari.

Solo dopo aver pronunciato la frase si accorse degli sguardi dei presenti. Arrossì di vergogna per quello scatto e tornò seduta, fissando il piatto. Yoshino era stupita, Shikaku non più di tanto visto che conosceva il carattere della principessa di Suna. Shikamaru, invece, rideva sotto ai baffi.

Ecco il vero temperamento della ragazza saltare fuori e quando meno te lo aspetti.

-Smettila di ridere. È grazie a lui che siamo inguaiati con i documenti.- sibilò infastidita dal quel ghigno.

In effetti...Sospirò profondamente, dandole ragione. Naruto era davvero un idiota!

-Ormai il danno è stato fatto, ma ti assicuro che conoscendo la paz...cioè Tsunade, gli avrà già dato la punizione che meritavano. A lui e a Sasuke.-

-Infatti. Devono rimettere a posto tutti i muri degli uffici e sotto stretto controllo di una squadra ANBU, giusto per evitare una loro fuga.- li informò Shikaku.

Sotto stretta sorveglianza? E dagli ANBU? Il loro lavoro, improvvisamente, non gli sembrò così duro.

Continuarono a mangiare restando in silenzio, ma dopo qualche minuto, Temari ebbe la bella idea di stuzzicare il ragazzo. Un po' perché era troppo che non lo faceva, un po' perché voleva vedere come si sarebbe comportato con i genitori presenti. Contava sul fatto che non avrebbe mai reagito, dandogliela vinta senza batter ciglio.

Infilzò con la forchetta l'ultima polpetta che aveva nel piatto.

-Ehi, ma che fai!-

-Ne avevi una in più, per cui questa è mia.- disse tranquillamente.

Ma non fece in tempo a portarla alla bocca, che lo vide scattare. Per fortuna che era allenata e si scostò appena un secondo prima che la raggiungesse.

-Ridammi la mia polpetta.-

-Altrimenti?-

Non le rispose, si lanciò su di lei con l'intenzione di recuperare il maltolto. Temari si girò, pronta a scappare, ma venne afferrata per la vita e, sbilanciata, cadde indietro sul pavimento, esattamente tra le gambe di Shikamaru. Un braccio del ragazzo le cingeva da dietro, mentre con l'altro cercava di prendere quella dannatissima forchetta che lei teneva a distanza.

-Ti ho detto di darmela, non ti spetta!- continuò imperterrito.

-Scordatelo,questa è mia!-

Sembravano seri, ma in realtà ridevano. Si spingevano, si tiravano, si dimenavano ma nessuno dei due voleva cedere.

I coniugi Nara li osservavano con interesse. Più che altro guardavano il figlio, mai stato così attivo. E un sorriso aleggiava sulle labbra di Yoshino, mentre Shikaku scuoteva leggermente il capo rendendosi conto che suo figlio si era completamente fregato. Travolto da quel sentimento che aveva sempre rifiutato. E che anche lei era nelle stesse condizioni.

-I geni Nara non sbagliano un colpo.- gli sussurrò la moglie essendo giunta alle medesime conclusioni del marito.

Intanto i due continuavano la loro lotta, ignari della scoperta dei padroni di casa.

-Molla!-

-Mai!-

-Bambini, avete finito?- la domanda posta con voce calma da Yoshino li fermò.

Improvvisamente si resero conto della posizione in cui si trovarono, ma non si sentivano imbarazzati dal loro comportamento. In fondo stavano solo giocando. Si, forse non era il caso farlo con i genitori di lui presenti, ma andava bene lo stesso.

In silenzio, ma continuando a sorridere si alzarono. Solo che Temari non si accorse che Shikamaru ne approfittò per “rubarle” la famigerata polpetta.

-Non vale!-

-Come si dice, in amore e in guerra è tutto lecito. Non avresti dovuto distrarti.-

Lei sbuffò, incrociando le braccia sul seno e mettendo il broncio. Che lui trovò assolutamente adorabile ed eccitante. E fece quello che nessuno si sarebbe mai aspettato.

Morse la polpetta e passò il resto a lei che, inconsciamente, aprì la bocca accettando quel gesto.

-Così ognuno ha avuto la sua parte.- le disse prima di sedersi nuovamente.

Yoshino era sconvolta da quel che il figlio aveva fatto. Ma da dove gli venivano certe idee?

-È andato, partito. Ce lo siamo giocato e credo che se ne renda anche conto.- constatò a bassa voce il marito, ricevendo un cenno affermativo della donna.

-A proposito Shikamaru, io e tuo padre dobbiamo uscire. Ci dobbiamo vedere con Inoichi e Choza per la nostra solita serata. Per cui rimetti a posto tutto e lava i piatti. E quando dico tutto, intendo tutto.-

-Ma mamma!- protestò.

Detestava essere trattato come un bambino, in particolare davanti a lei.

-Niente ma, fallo e basta.-

-Tranquillo Crybaby, ti aiuto io. Non ci tengo a sentire le tue lamentele per tutta la sera.- disse Temari, avendo recuperato almeno all'apparenza la sua solita espressione.

 

I piatti erano terminati, restava solo il lavello da pulire.

-Non era così difficile.- punzecchiò il ragazzo al suo fianco.

-Parla per te. Odio fare certe cose.-

-Alzò gli occhi al soffitto, esasperata.

-Tu odi fare tutto!-

Shikamaru le tirò un'occhiataccia.

-Sono stanco e devo riposare.-

-Tu dormiresti a qualunque ora del giorno, caro il mio pigrone.-

Lui sbuffò, lei sospirò. Ma possibile che non gli andasse bene niente?

Temari sentiva l'acqua fresca scorrerle sulle mani ed ebbe un'idea. Che mai servisse?

Il ragazzo le dava le spalle e lei attese il momento propizio. Appena si voltò...

SCIAFF!

Scoppiò a ridere, tenendosi la pancia con le braccia. La sua faccia era stupenda!

Bagnato sul davanti come un pulcino, con le gocce d'acqua che scendevano lungo il volto e gli occhi sbarrati. Fantastico!

-Tu...Io ti strangolo!- esclamò appena si riprese.

-Si, si sogna bello!-

-Maledizione Tem! Il pavimento è bagnato. Che gli dico a mia madre!-

Rimase interdetta. Non se l'era presa per la lavata, ma per il rischio di finire tra le grinfie materne!

-Che vuoi che sia, basta asciugare.-

Sempre sbuffando e brontolando cose del tipo “ tanto devo farlo io”, agguantò un grosso pezzo di carta e iniziò a passare il pavimento. Si fermò solo quando incontrò i piedi di lei.

-Uahu! Finalmente ti sei prostrato ai miei piedi!- lo canzonò.

-Manco nei tuoi sogni. E adesso togliti.- e le diede una leggera spinta.

Temari indietreggiò di un passo, ma non aveva calcolato che proprio sotto di le c'era una macchia d'acqua. Scivolò indietro, col serio rischio di farsi male.

Per fortuna il giovane la intercettò, prendendola tra le braccia ed evitandole lo scontro con lo spigolo del tavolo. Solo che il peso di lei e il precario equilibrio di lui, li fece ugualmente impattare col pavimento.

Erano li, distesi l'uno sopra l'altra, senza che nessuno dei due facesse alcun cenno a muoversi. Dopo secondi interminabili, che gli parvero minuti, fu Shilamaru a sollevarsi appena. Giusto per vedere le condizioni di lei. La vide con gli occhi sbarrati, sentì il suo cuore battere veloce. Capì immediatamente che tutto ciò non era dovuto alla caduta, ma ad altro. Precisamente al contatto che c'era tra loro. Senza rendersene conto, portò una mano sulla sua fronte, scostandole i capelli che le erano ricaduti sopra. In modo dolce, gentile. Poi scese ad accarezzarle lievemente la guancia. Solo un pensiero gli girava in testa, insistentemente. Voleva assaporare le sue labbra, labbra che aveva agoniato per anni, ma che mai una volta aveva osato sfiorare. Si riabbassò, piano dandole tutto il tempo di fermarlo, ma lei non lo fece. Stava quasi per giungere ad esse, quando il suono insistente del campanello lo fermò.

No, non doveva ascoltarlo, non aveva sentito. Ma quello, imperterrito, continuò.

-Dannazione!- imprecò appena, sbattendo un pugno sul pavimento.

Prese un profondo respiro e si alzò del tutto, lasciando Temari ancora distesa a terra.

La ragazza, rimasta sola, si mise seduta, portando una mano al petto. Avvertiva, sentiva il suo cuore battere velocemente. Fino a che punto erano arrivati?

Scosse la testa. Era inevitabile, ormai. Da troppo tempo continuavano con quel tira e molla, quel prendersi e lasciarsi senza effettivamente mai far nulla. Ma i loro sguardi, i loro battibecchi, le loro litigate erano solo un pretesto per negare ciò che sentivano e volevano. E forse era giunto il momento di mettere fine a tutto.

Ignaro delle conclusioni alle quali era giunta Temari, Shikamaru si apprestò ad aprire la porta. Non bastavano le scampanellate, ora si era aggiunto anche un bussare insistente.

-Arrivo.- disse sbuffando.

Accidenti! Chi cavolo rompeva adesso?

Aprì, trovando davanti a se il viso sorridente di Ino e quello tranquillo di Choji. Sbatté le palpebre. Ma che ci facevano...

-Ciao Shika! Dato che i tuoi sono fuori, siamo venuti a farti compagnia!- trillò la bionda.

Ecco, appunto. Se lo doveva aspettare. Solo che lui non ne aveva bisogno! Doveva assolutamente mandarli via.

Si grattò dietro la nuca con fare annoiato, restando sulla soglia.

-Vi ringrazio, ma contavo di andare a dormire presto.-

-Su, poche storie Stasera si fa festa!- continuò la ragazza, scostandolo ed entrando in casa.

-No, aspetta!- cercò di fermarla, senza ovviamente riuscirci.

-Lascia perdere. Lo sai anche tu che quando si mette in testa una cosa niente può farla desistere.- disse Choji posandogli una mano sulla spalla e seguendo l'amica.

Shikamaru maledì di aver aperto. E stessa maledizione arrivò col pensiero anche ai suoi compagni di squadra. Cavolo, stava andando tutto così bene!

Finalmente si era dato una mossa, decidendo di fare qualcosa per smuovere definitivamente il suo strano rapporto con Temari e, invece, erano arrivati quei due a rovinargli i piani!

Diciamo che forse poteva svegliarsi anche prima, ma il difficile periodo che avevano affrontato per via dell'Akatsuki, la guerra venuta subito dopo e il tempo voluto per la ricostruzione dei vari Paesi non l'avevano di certo aiutato. Si erano visti sempre meno e, in più, in quei brevi periodi le occasioni erano pure mancate. Lei si fermava per pochissimo tempo e lui la maggior parte delle volte era in missione. Ma quel giorno sembrava che il momento fosse arrivato.

Niente missioni, niente rientri a tempo di record. Meglio di così!

Si, tralasciando il casino che avevano fatto Naruto e Sasuke...Però, ripensandoci, forse avrebbe quasi dovuto ringraziarli.

Lavorare con lei a casa sua l'aveva messo in una posizione di vantaggio. Era tranquillo, rilassato e anche Temari sembrava a proprio agio.

Non l'avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura, ma ringraziava sua madre per non averli fatti uscire. La “scenetta” avvenuta durante la cena era stata del tutto imprevista. Sapeva, conoscendola, che quella scocciatura avrebbe cercato di stuzzicarlo ( come in effetti era avvenuto ) e ci aveva preso in pieno, ma era riuscito a volgere tutto a suo favore, spiazzandola. Il culmine era arrivato con la caduta in cucina. Solo che adesso aveva quei due in casa e non andava bene.

Con la testa bassa e il cervello che si stava arrovellando nella ricerca di un'idea che potesse essere utile, seguì Ino e Choji in soggiorno.

-Ma dai Shika! Hai la casa completamente libera per una sera e tu vuoi andare a dormire!-

Lanciò un'occhiataccia all'amica che lei non notò. Ma Choji la vide eccome.

Ok, constatò che le cose erano due. O lui era davvero stanco ( dato che le chiacchiere a Konoha girano veloci ), o aveva altro da fare e quell'altro doveva essere importante. Ancora prima capire a cosa fosse dovuto il suo comportamento, il mistero gli fu svelato.

-Ciao.- salutò Temari.

Ino sbatté le palpebre e Choji affondò il volto nel sacchetto di patatine che si era portato dietro.

-E tu?- domandò, sorpresa, la giovane kunoichi.

-Abbiamo finito tardi il lavoro e sua madre mi ha invitato a restare.- rispose con noncuranza.

-E a Yoshino non si può dire di no.- s'intromise Shikamaru.

-Su questo siamo d'accordo.- confermò l'amico.

Ino, nel frattempo, vagava con lo sguardo da lei a lui e viceversa. E, che se ne dica, arrivò subito alla conclusione più ovvia. Senza avvertire nessuno prese Choji per un braccio.

-Dai, andiamo a fare un giro. Ci vediamo domani. Ciao ciao!- li salutò sorridendo prima di sparire dietro la porta d'entrata.

Shikamaru sbatté le palpebre. Ma come, gli piombavano in casa rovinandogli il “suo momento” e poi sparivano così, senza che lui fosse riuscito a mettere a punto alcun piano?

-I tuoi amici sono strani, ma non mi stupisco. Qui a Konoha siete tutti un po' matti.-

-Ha parlato quella che cambia umore un secondo si e l'altro pure.- borbottò lui di rimando.

-Disse l'uomo che si rimbambiva a guardare le nuvole.-

Shiakamaru inarcò un sopracciglio prima di fare un leggero sorriso.

-Uomo? Non ragazzino o Crybaby?-

La vide sobbalzare appena. L'aveva presa in contropiede.

-Beh, ormai hai compiuto i diciotto anni e con la vita che facciamo e quello che abbiamo passato puoi anche avanzare di grado.- cercò di arginare il fatto di essersi scoperta troppo.

Si, perché classificarlo come uomo era una gran passo avanti per lei. E lui lo comprese. Ormai, dal punto di vista di Temari, quei benedetti e maledetti tre anni non esistevano più.

Lei gli dava le spalle, guardando fuori dalla finestra. Lui le si avvicinò, con calma. E sapeva che lei non si sarebbe mai allontanata. Erano ad un soffio. Shikamaru le sfiorò la mano, accarezzando le dita di lei una ad una. Poi, senza fretta, risalì lungo il braccio, giungendo alla base del collo. Passò le dita tra i capelli chiari, massaggiandole la nuca, solleticando la pelle scoperta con il respiro. Temari si lasciò cullare dalle sue carezze, posando la testa sulla spalla di Shikamaru.

Il ragazzo le portò l'altro braccio intorno alla vita, sollevando appena la maglia che portava, toccando la pelle morbida del ventre con movimenti circolari. La sentì respirare a fondo, avvertì che si stava lasciando completamente andare nel suo abbraccio.

-Secondo me possiamo anche smettere di girarci attorno, non trovi?- le sussurrò la domanda nell'orecchio.

Temari sorrise, voltandosi lentamente e portando le proprie braccia intorno al collo di lui.

-E credo che fosse anche ora, no?-

Non aggiunsero altro, lasciarono che fossero i loro respiri, i loro baci e i loro corpi a parlare.

 

Erano passati tre giorni da quella fantastica notte.

Avevano portato a termine il lavoro affidatogli, anche se un po' in ritardo. Ma era un ritardo del tutto giustificato. Ancora se ci pensavano non potevano fare a meno di ridere.

Chiusi in quella stanza a riordinare fogli su fogli una piccola pausa ogni tanto potevano prendersela, o no?

Va bene, erano più le pause che il lavoro, ma non riuscivano a non darsi un bacio ogni tanto. L'unica nota stonata era essere stati beccati in pieno proprio da Yoshino. La donna aveva preparato loro un piccolo spuntino e aprì la porta per avvisarli, ma appena mise a fuoco quello che aveva di fronte, la richiuse con uno scatto, urlandogli di essere più discreti la prossima volta o almeno di avvisare. Non stavano facendo niente di che, ma per una madre vedere il figlio mezzo nudo sopra a colei che era divenuta la sua fidanzata da meno di quarantotto ore non era lo spettacolo ideale.

Comunque, a parte quella piccola parentesi, tutto stava andando a gonfie vele. A parte quella piccola spina nel fianco di Temari. Doveva ritornare a Suna. Il permesso che Gaara le aveva concesso stava scadendo e lei non poteva temporeggiare.

Così, quella mattina, stava li, appena fuori dal portone del villaggio con Shikamaru a fianco.

-Quando tornerai?-

Lei, per la prima volta, non riuscì a guardarlo e abbassò il capo.

-Dipende da mio fratello.-

Shikamaru alzò gli occhi al cielo, fissando una nuvola che solcava insolitamente veloce il cielo.

-Ti avviso che quando sarà non ti lascerò andare.- la informò sorridendo.

Le alzò la testa di scatto.

-Tu...- ma non terminò la frase, dato che la sua attenzione fu completamente attirata dal piccolo pacchetto che il ragazzo le lanciò.

-Aprilo.-

Con mani insolitamente tremanti, lo fece, rimanendo stupita e sentendo gli occhi inumidirsi. Dentro c'erano due piccoli ciondoli della stessa grandezza di quello che portava attaccati alla sua cavigliera. Uno raffigurava il simbolo di Konoha e l'altro era una lettera nella stessa lingua antica degli altri. E raffigurava una S.

-Così, fino a che non sarai nuovamente qui, saremo sempre insieme.- le sussurrò, fissandola intensamente negli occhi.

Poi, incurante di essere visto o meno, le sfiorò le labbra, con dolcezza, con passione. Si separarono e le gli regalò quello splendido sorriso che raramente si poteva vedere.

-Ti sei cacciato in un bel guaio con me.-

-Anche tu, seccatura.-

 

  
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