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Autore: QueenD    29/06/2013    1 recensioni
''Si presentò una bambina, di neanche quattro anni.''
''Portò le sue mani nel mio viso, premendo il mio corpo sulla parete con il suo.''
L'incontro di un povero ragazzo la cui sorella minore ha un tumore, con una ragazza troppo pressata dai propri genitori. L'inizio di una storia d'amore avvincente, aggressiva, ma anche dolce. Tutto questo porterà...Spero vi piaccia, buona lettura!
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Non volevo cambiare casa. Non volevo lasciare i miei nonni, le mie abitudini, la mia vita. Fui colta di sorpresa, un giorno, mentre tornavo da scuola. ''Abbiamo trovato un'offerta di lavoro, dovremo lasciare il nostro quartiere e trasferirci a Manatthan.'', fu la frase che mi accolse dentro casa. Tristezza era quella che provavo, ma anche felicità, dato che qui la mia vita non era molto colorata. Mi arrabbiai nonostante tutto, non mi avevano avvertita di nulla, ero sempre l'ultima a sapere le cose. Dovetti accettare tutto, ovviamente erano loro che comandavano in casa. Sono una ragazza così, ribelle, ma allo stesso tempo timida, e sono anche molto chiacchierona. Ho appena 17 anni. Tra poco divento maggiorenne, e non desidero altro se non andare via dalla mia casa attuale. Stavo dormendo, quando sentì la voce di mia madre:''Hey tesoro, svegliati, è ora di andare!''. Ovunque mi giravo vedevo scatoloni. Sono andata in bagno, mi sono lavata e vestita, ho preso le mie cuffie e il mio mp3 e sono salita in auto. Poco dopo aver premuto il tasto play mi vennero in mente tanti di quei pensieri che dovetti staccare tutto. Avrei dovuto cambiare scuola, modo di vivere, cazzo stavo andando a New York. La mia vita sarebbe per caso diventata come quella di Blair, Serena, Chuck o Nate? No, loro appartengono all'alta società, si e no noi possiamo permetterci un auto che abbia l'aria condizionata, ma nonostante tutto non mi lamento. Come sarebbero stai i miei nuovi compagni? E i professori? Misi stop a questi pensieri e mi misi a fare la gare tra due goccioline nel finestrino, come una bambina, dato che pioveva. Il tempo era cupo, così come il mio cuore. Qual era la persona che mi dispiaceva lasciare più di tutti? Lui. Lui e solo lui, quello che non ha mai fatto caso a me, quello che diceva ''Non sei abbastanza femminile!'' oppure ''E addrizzale quelle chiappe!'', quello che nonostante tutto amavo da ben sei anni. Si, proprio sei anni. Ma ora basta, avrei cambiato vita, non avrei più indossato tute, ma solo pantaloncini e jeans stretti, col cazzo che non sarei stata femminile. Lui provocava, anzi provoca tutt'ora, in me qualcosa di diverso, altro che farfalle nello stomaco! Era alto, occhi scuri, come il carbone, una tartaruga scolpita a mano. ''Porca puttana, che figo'', pensavo ogni volta che lo vedevo. Ma pazienza, dovrò rassegnarmi, magari qui trovo ragazzi come quelli di tumblr. Arrivati nella nuova casa iniziai a visitarla. All'entrata c'è un lungo corridoio con a lato una scala. In fondo c'è la cucina e a fianco il salotto, a sinistra un bagno. Al piano di sopra, subito dopo le scale, c'è la stanza dei miei, più avanti quella di mia sorella Charlie, e finalmente la mia strabenedetta camera. E' enorme. Di fronte c'è una finestra che si affaccia sul piccolo giardino e la strada. A sinistra un letto matrimoniale tutto per me, a destra la TV, un comodino e infine anche l'armadio. Le pareti rosa chiaro e il pavimento in parquet. Restai incantata. Subito mi gettai nel mio nuovo letto, che aveva un profumo di pulito, e mi misi a fissare il soffitto, senza pensare a niente, solo che volevo ricominciare tutto da capo. Non pensai minimamente ad aiutare mia madre a sistemare, anzi, dato che dovevo ''rifarmi'' il guardaroba, non persi tempo e mi avviai, da sola e a piedi, per le stradette di Manatthan. Il mio quartiere era un vero e proprio paesino, senza taxi e smog, tipici di New York. Mi misi a guardare le vetrine e ne notai una in particolare: c'erano dei manichini che sembravano degli esseri umani, e il mio sguardo, pur non volendo, cadde nel gioiellino del manichino maschio. Fu proprio così che feci una figura di merda, infatti un ragazzo, alto, occhi verdi, capelli sul marrone-marroncino, mi sussurrò all'orecchio:''Hey, piccola, ti piace il pene?''. Non ebbi il tempo di rispondere che lui scappò. Che era un gran figo lo ammetto, che era maleducato ci metto anche la mano sul fuoco. Entrai da H&M e provai qualcosa, comprai shorts e t-shirt alla moda e un paio di scarpe con le borchie. Tornata a casa sistemai le mie cose. Non so perchè, ma quella sera stessa mi venne in mente quel ragazzo, i suoi occhi mi avevano lasciato un segno. Il giorno dopo mi alzai presto, feci la doccia, indossai pantaloncini marroncini, t-shirt rosa e scarpe marroni e accompagnata da mia madre mi avviai a scuola. L'imbarazzo era alle stelle, tu arrivi lì a 17 anni, ti vedi un pugno di fighi davanti e che ascolti? La mamma che dice ''Su tesoro, andiamo a scuola''. Volevo solo che evaporasse. Appena di fronte alla mia nuova classe dissi a mia madre di andarsene gentilmente e che me la sarei cavata da sola. Proprio mentre stavo per entrare un tizio mi rubò la borsetta (era il primo giorno di scuola, quindi nessuno aveva lo zaino) ed io un pò troppo forte urlai:''Coglione dove cazzo vai con la mia borsa!''. Dato che sono la ragazza più fortunata del mondo, aprì la porta il professore più severo dell'istituto. ''Sospensione'', disse. Quella sola parola bastò a far congelare ogni organo dentro di me. ''Scusi non volevo'' ''Non può sospendermi il primo giorno di scuola'', non servirono a niente queste suppliche. Chi l'avrebbe detto a mia madre? Nella mia testa ripetevo solo ''Merda, merda, merda, merda.'' Volevo uccidere quel tizio, cazzo se solo l'avessi tra le mie mani. Arrivata mia madre, il professore disse tutto e lei mi disse un minimo rimprovero. Ero stupefatta. Tornata a casa le cose andarono nel verso opposto. Era troppo bello per essere vero. ''Sei in punizione. Niente uscite, TV, cellulare, computer ed mp3 per un mese. Come diavolo ti permetti? Il nostro lavoro fatto in 17 anni è andato perduto! Che hai? Che ti è preso?'' Cercai di difendermi:''Mamma un idiota mi ha preso la borsetta, che dovevo fare? Baciargli il culo?'' continuò lei:''Non parlare in questo modo a tua madre, Hope! Potevi rispondere in modo più ''pulito''! Vergognati, sei un'irresponsabile!'' Volevo farla finita, così conclusi:''Ah se l'irresponsabile sono io, lui cos'è?''. ''Meglio che sto zitta sennò finisco in prima pagina negli omicidi commessi'' replicai a bassa voce. Salì in camera mia. Che minchia dovevo fare? Non avevo niente, proprio niente. Mi affacciai dalla finestra e vidi passare quattro macchine contate, però ad attirare la mia attenzione fu un gruppo di ragazzi vestiti di nero e si, al centro c'era proprio il ragazzo della vetrina, quello che mi disse quella cosa disgustosa. Guardai le sue mani, la borsetta, oh si era la mia borsetta! Lui mi fissò e mi riconobbe, ovviamente. Decisi di sgattaiolare dalla finestra, dovevo riprendermi le mie cose e fargliela pagare, cazzo ero in punizione per colpa sua. Ero sopra ad un albero, intenta a saltare, quando si avvicinò lui in persona. Ci fissammo, lui giù ed io su. Sembravamo Romeo e Giulietta. Mi aiutò a scendere, per sbaglio con la mia spalla colpì il suo naso nello scendere. I suoi occhi, Dio. Basta Hope, torna alla realtà, è lo sfigato del pene e della borsetta! Iniziò lui a parlare:''Questa è tua..''. Voleva sprofondare, lo si leggeva negli occhi. ''Ehm, si, è mia, proprio mia!'', dissi marcando il ''mia''. ''Non volevo, scusami''. ''Non volevi un cazzo'', fu la mia risposta aggressiva, ma non so, ci fu qualcosa nei suoi occhi che mi fece addolcire, forse quella faccia da cucciolo. ''Scusami, sono stata sgarbata'', cercai di recuperare. ''Ho dei motivi che giustificano ciò che ho fatto, devo dirteli? Si, devo rimediare. Vieni qui.'', disse, prendendomi per la vita. ''Ehm, sono in punizione per colpa tua, se magari giriamo di là (dissi indicando il verso opposto della casa) posso venire.'' Rispose:''Okay, andiamo''. Stavo andando con un completo sconosciuto, che stavo combinando? E' un perverso e anche ladro, come potevo andare con lui? Forse lo sto giudicando troppo in fretta. Avevo le guance rosse, sentivo caldo. Nonostante tutto decisi di accettare e ci incamminammo. Ma aspetta, i miei genitori? Sarei morta se si sarebbero accorti di me. Chiamai Charlie, mia sorella minore, di 10 anni, e le dissi di coprirmi e in cambio le regalavo questa fottuta borsetta. Mi rispose che mamma e papà erano andati a fare compere. Mi tranquillizzai.
  
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