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Autore: Clarrie Chase    29/06/2013    1 recensioni
La storia è ambientata 5 anni dopo l'albo 29 di Monster Allergy.
Dal 2° Cap.:
Zick inspirò l’aria consumata dell’Antica Armeria e richiamò a sé tutte le sue forze per rimanere calmo: i passi lenti e costanti di Elena, accanto a lui, servivano da deterrente a quella brutta sensazione alla bocca dello stomaco che minacciava di mangiarlo vivo.
La nostalgia per un mondo a cui non apparteneva più da molto tempo.
Dal 3° Cap.:
« Non si consuma, se la fissi in quel modo? », lo prese in giro Teddy, avvicinandosi a lui ridendo. Zick gli mostrò la lingua: « Pensa a come guardi Lay, piuttosto. » replicò, prima di scoppiare a ridere.
Dal 4° Cap.:
« Fa tanto freddo. », sbuffò Elena, portandosi la coperta sopra gli occhi.
Evan sorrise, al buio. « Hai ragione. Credo che la caldaia sia di nuovo rotta. ».
« Di nuovo? », Elena spalancò gli occhi sorpresa, ma anche lei non si mosse, per evitare che la brandina scricchiolasse sotto il suo peso: « Zick non mi aveva detto che era rotta, prima. Avremmo potuto dormire da me, stanotte. ».
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Elena Patata, Zick Barrymore
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The Mistake

***

« Ehi, Candace! », gridò un ragazzo dai capelli arancioni, correndo lungo il cortile dell’Oldmill High School, raggiungendo la ragazza con la giacca verde borchiata che lo aspettava al cancello. Lei gli sorrise, osservandolo mentre si piegava sulle ginocchia per riprendere fiato dopo la corsa.
«Sei un po’ fuori allenamento, Evan? », scherzò lei, mentre il ragazzo si rimetteva in piedi a fatica.
«Semmai il contrario », replicò lui, scrutandola con i suoi grandi occhi blu, « Ieri notte ho fatto le ore piccole sul Manuale del Domatore. ».
I due amici iniziarono ad avviarsi verso casa; Candace si morse il labbro, preoccupata: «Ancora con questa storia? Credevo che tuo padre avesse accettato il fatto che tu non voglia diventare un Domatore come lui. ».
«Ed è così, infatti », replicò il ragazzo, calciando un sassolino che si trovava sul marciapiede. Candace roteò gli occhi: «Non capisco qual è il tuo problema. », affermò, corrugando le labbra.
Evan incrociò le braccia al petto, immusonito. « Non avrei voluto deluderlo. Da un paio di settimane, ha iniziato a portare Liz all’Antica Armeria… Liz, capisci? », domandò, come se fosse un oltraggio. « E allora? E’ tua sorella! » replicò la ragazza, squadrandolo di traverso.
«Ma ha solo 13 anni! » protestò a gran voce Evan, spalancando le braccia per avvalorare la sua esclamazione. Candace sbuffò: « E allora? A 13 anni è già un geniaccio dell’informatica. »
Questa volta fu Evan, a roteare gli occhi: « Non ha visto ancora niente del mondo, e mio padre vuole confinarla tra quelle mura ammuffite ancora prima che possa farsi un’idea di quello che si perde qua fuori, con la gente normale. »
« Quindi – iniziò Candace, piano – per te, la tua non è una famiglia normale? », gli domandò, impettita. Evan sapeva bene che Candace viveva con la zia, a causa della prematura scomparsa dei suoi genitori svariati anni prima dovuta ad un incidente stradale, e sapeva altrettanto bene quanto lei adorasse Liz e i loro genitori.
« Non intendevo questo. », borbottò il ragazzo, ammansendosi.
« Il tuo problema è che pensi troppo, Evan. Prima, non volevi che tuo padre facesse di te un Domatore. Ora, ti alleni di nascosto per diventarlo e ti lamenti del fatto che tua sorella riceve più attenzioni da te. Se il problema è ricevere l’approvazione di tuo padre, potevi pensarci prima. » commentò amaramente la ragazza, affannandosi.
Evan avrebbe preferito scomparire, che sentirsi fare ancora quel discorso. Ma Candace continuò, addolcendosi: « Chi ti ama, ti accetta così come sei, Evan. E i tuoi genitori ti amano. »
Il ragazzo non aggiunse altro, così continuarono a camminare in silenzio; Evan accompagnò Candace a casa, che si trovava a pochi isolati dalla sua, e tornò indietro.
Non c’era nessuno ad attenderlo, ma non si sorprese: da quando suo padre aveva iniziato ad addestrare Liz, passavano tanto tempo all’Antica Armeria. Suo padre era diventato piuttosto paranoico, ultimamente; era convinto che fosse necessario rinserrare i ranghi dei Domatori, e che presto ci sarebbe stata una nuova guerra. Per questo aveva insistito con lui riguardo l’addestramento, e per lo stesso motivo, quando Evan aveva rifiutato, suo padre aveva immediatamente ripiegato sulla piccola Liz, la sua piccola fotocopia vivente.
Se chiudeva gli occhi riusciva quasi ad immaginarla, lei, con i suoi corti capelli blu e la sua corporatura gracilina, a imparare le posizioni giuste per ottenere il massimo profitto dal Gesto Dom. Sentiva anche la voce orgogliosa di suo padre, e le risate divertite di sua madre.
Evan posò lo zaino nell’ingresso ed andò in sala, stravaccandosi sul divano: era raro che ci fosse quella quiete, in casa sua. Il suo cellulare iniziò a squillare in quel momento: il ragazzo gettò una rapida occhiata al display e rispose. Era sua madre.
« Ev, caro, sei a casa?»
« Sì, mamma. »
« Bene! Ascolta, siamo all’Antica Armeria, ma tuo padre ha dimenticato il borsone con le sue attrezzature in camera nostra. Puoi portarcele, per favore? Ci sono anche Henry e Clare Thaur. »
«… Arrivo, ma non penso di fermarmi. »
Evan riattaccò e si alzò dal divano di malavoglia; salì in camera di suo padre e si caricò il borsone sulle spalle. Passò da davanti la camera di sua sorella per tornare all’ingresso, quando la sua attenzione venne attirata da un paio di Telepattini azzurri posati scompostamente sulla scrivania.
Sorrise tra sé e sé: usandoli avrebbe risparmiato un bel po’ di tempo. E Henry e Clare – che lui detestava profondamente – non avrebbero avuto il tempo di incastrarlo in una qualche stupida sfida da Domatori. Facendosi scudo di questi pensieri, Evan indossò i Telepattini e si concentrò, immaginando l’ingresso dell’Antica Armeria, quindi, usò il Dom per attivarli: un dolore lancinante gli percorse le gambe fino a raggiungere la sua spina dorsale. Tentò di gridare, ma si era già teletrasportato. Come se il dolore immenso che ancora provava non fosse abbastanza, atterrò nella neve: Evan sobbalzò, gelando nella sua divisa scolastica primaverile. Come diamine era possibile che ci fosse la neve a Maggio??
 
***
 
Zick sbuffò annoiato, trascrivendo sul suo quaderno a quadretti l’ultima riga del logaritmo che un suo sventurato compagno di classe stava svolgendo alla lavagna.
Matematica Avanzata era senza dubbio la materia più noiosa che avesse mai frequentato; Elena era stata molto più furba di lui, scegliendo di seguire Scrittura Creativa.
Il ragazzo dai capelli blu prese a mordicchiare distrattamente il tappo della penna che impugnava, mentre il suo sguardo correva oltre le finestre, al paesaggio innevato: ricordava bene l’ultima volta che aveva nevicato a Oldmill. Erano cambiate così tante cose da allora…
Tanto per cominciare, aveva ancora i suoi poteri, all’epoca.
 E le cose con Elena erano decisamente più chiare.
Anche in quel momento, solamente pensando a lei, Zick sentì il suo battito accelerare e il bisogno di concentrare la sua attenzione altrove. Senza accorgersene, invece di numeri e lettere – sconclusionate – prese a scarabocchiare il nome di Elena lungo i quadretti.
Resosi conto dell’errore, non poté fare a meno di arrossire furiosamente e strappare il foglio in fretta e furia, attirando l’attenzione dell’insegnante su di sé.
« Stai seguendo, Barrymore? », gli domandò il professore con tono inquisitorio, scrutandolo da dietro due spesse lenti rotonde. « S-sì, prof. » balbettò maldestramente il ragazzo, in imbarazzo.
La ricreazione fortunatamente suonò proprio in quell’istante, e l’insegnante non volle indagare oltre. Zick raccolse le sue poche cose nello zaino ed uscì in fretta dall’aula, diretto al corridoio dell’aula di Scrittura Creativa, dove avrebbe trovato Elena.
Si fermò con la spalle contro una fila di armadietti grigi, cercando con lo sguardo l’amica: eccola!
Elena era piegata per terra a raccogliere i suoi quaderni in compagnia di un ragazzo che Zick non conosceva: lui aveva i capelli castani e anche da inginocchiato era possibile intravedere il suo fisico atletico. Stavano dicendo qualcosa – impossibile sentirli, a quella distanza – e il ragazzetto sconosciuto sembrava imbarazzato, al contrario di Elena che pareva perfettamente a suo agio. Quel giorno, Elena portava i suoi lunghi capelli rosso-arancio sciolti, ed alcune ciocche ribelli le incorniciavano il volto roseo, su cui spiccavano i suoi brillanti e grandi occhi castani.
Raccolsero le cose della ragazza da terra e il tipo agguantò lo zaino con agilità, sottraendolo alla presa di Elena. Lei rise e tese le braccia verso di lui, per strappargli lo zainetto dalle mani.
Zick sentì qualcosa contrarsi nella sua pancia mentre osservava quella scena, ma non fece niente per intervenire o rendere nota la sua presenza: era curioso di vedere Elena alle prese con altri ragazzi all’infuori di lui. I due si salutarono e presero direzioni diverse, e finalmente Elena scorse Zick: sul suo volto comparve un grande sorriso e lo raggiunse subito dopo.
« Ehi! Allora, come sta andando Matematica Avanzata? », gli domandò, mentre componeva la combinazione del suo armadietto di fianco a lui.
Zick si mise le mani in tasca fingendo indifferenza: « Beh, è Matematica Avanzata. Sta andando. » rispose vago, sbuffando appena. Elena mise prese alcuni libri dallo zaino e li lasciò nell’armadietto, quindi lo richiuse ed insieme si incamminarono verso la mensa.
« Chi… chi era quel ragazzo? », le domandò Zick, continuando a fare il disinvolto.
Elena rise appena: « Si chiama Jess, frequenta Scrittura Creativa con me. ».
« Ah… cosa voleva? », volle indagare Zick, soffiandosi via la frangetta blu dagli occhi.
Elena sospirò con aria afflitta: « Sono un paio di settimane che fa il super carino con me; non lo sopporto quasi più. ». Zick sentì come se si fosse liberato di un peso dal petto e sorrise, sollevato.
« Da quando gli ho detto che non c’è niente tra di noi mi fa una corte spietata. », continuò Elena, immusonita. Zick la guardò sorpreso: « Che cosa?? »
« Non sono stata io a mettere in giro quest’idea! », replicò Elena, mentre insieme varcavano la soglia della mensa e si mettevano in fila verso il bancone.
« C-certo. », rispose Zick, anche se in realtà la sua esclamazione era riferita al fatto che Jess le facesse una corte spietata. All’improvviso, Elena sobbalzò dalla sorpresa e si appiattì contro il petto di Zick, come se cercasse di nascondersi. Il ragazzo si irrigidì all’improvviso, non osando respirare: « Non voltarti! », sibilò Elena, piagnucolando: « E’ arrivato Jess. »
Zick obbedì, continuando a guardare il pavimento senza fare una mossa. Cercò di ridere, nervoso: «Cosa ti fa credere che stia cercando te? ». Elena si aggrappò con una mano al colletto della maglietta di Zick, per attirare la sua attenzione: i loro volti erano così vicini che i loro nasi quasi si sfioravano. Elena lanciò una rapida occhiata alle spalle del ragazzo e vide Jess, in piedi sulla soglia della mensa, con in mano un quaderno che inequivocabilmente le apparteneva.
« Ha in mano i miei appunti. Sono sicura che è qui per restituirmeli. », sbottò, improvvisamente di malumore. « Zick, non mi lascerai da sola con lui, vero? », lo implorò con gli occhi, mentre Jess – che nel frattempo l’aveva vista – si avvicinava a grandi falcate.
Zick annuì, mordicchiandosi le labbra, e Jess si piazzò davanti a loro in quell’istante.
« Ellie, ho dimenticato di darti questi, prima! », esclamò il ragazzo, sorridente, porgendo ad Elena il suo quaderno.
Zick inarcò le sopracciglia contrariato dalla confidenza che  Elena si separò di malavoglia da Zick, ostentando un sorrisetto simpatico mentre riprendeva i suoi appunti. « Come sei gentile, Jess- ma potevi anche tenerli fino a domani, tanto non mi servono per il momento. », rispose la ragazza, inarcando le sopracciglia chiare.
« Scusate… ho interrotto qualcosa? », domandò a quel punto il ragazzo, notando che Elena era ancora pigramente posata contro il petto di Zick. Al contempo parve notarlo anche lei e fece per allontanarsi, ma Zick le mise un braccio intorno alle spalle e la spinse contro di sé: « Veramente sì. », rispose il ragazzo, con un sorriso sornione.
Dal viso di Elena traspariva visibilmente la sua espressione sorpresa, mentre con gli occhi correva dal volto confuso di Jess all’aspetto sicuro di Zick, senza dire una parola.
Il sorriso educato di Jess gli morì sulle labbra, e il ragazzo fece un incerto passo indietro: « Ah… Allora, Elena, ci vediamo a lezione. », mormorò, mentre senza aspettare una risposta si allontanava veloce come era arrivato. Elena si rilassò, sospirando di sollievo: « Grazie mille, Zick! », esclamò, abbracciando forte il ragazzo dai capelli blu. Zick rimase piacevolmente sorpreso da quell’abbraccio e lo ricambiò maldestramente, stringendo le braccia intorno alla stretta vita di Elena.
Sembrava così fragile, tra le sue braccia. E quand’è che si era creato così tanto divario di altezza fra di loro? Adesso, per guardarla, doveva guardare in basso. Era così piccola e carina.
Si separarono dopo alcuni momenti, e finalmente arrivò il loro momento di riempire il vassoio e andarono a sedersi al loro solito tavolo in mensa, vicino alla finestra.
Il resto della giornata scolastica trascorse tranquillamente, ma Zick non poteva fare a meno di pensare alla brutta sensazione che aveva provato vedendo Elena in compagnia di quel Jess. Non riusciva a togliersi dalla mente nemmeno quello che aveva provato abbracciandola, e il coraggio che aveva avuto nel trattenerla contro di se per tenere Jess lontano da lei. In compagnia di Elena si era sempre sentito coraggioso, ma quello che aveva provato in quell’istante non era coraggio…
Poteva essere solo gelosia.
 
***
 
Elena scese gli scalini dell’Oldmill High School insieme ad un gruppetto di primini – quelli che uscivano dalle aule per ultime: si era attardata nel bagno delle ragazze per assicurarsi che Jess non si trovasse fuori dall’aula pronto a prenderle nuovamente lo zaino – e rovesciare ancora tutto il suo contenuto per terra. Jess era veramente gentile, ma anche decisamente insistente.
Quasi scivolò mentre scendeva l’ultimo gradino: dannato ghiaccio.
Lasciò che i primini la superassero, osservando temporaneamente rapita la neve candida che ricopriva ogni cosa; riprese a camminare risvegliandosi dai suoi pensieri, e vide il profilo tremante di Zick aspettarla vicino al cancello.
Affrettò il passo correndogli incontro, sorridente e con la mano alzata in segno di saluto. Lui, nel vederla arrivare, le sorrise dolcemente, dimenticando immediatamente gli interminabili minuti di attesa al freddo.
« Zick! Non eri obbligato ad aspettarmi. », disse lei, guardandolo: aveva le guance e il naso rosse per il freddo. Lui tuttavia continuò a sorriderle, come se non sentisse il peso dei 4 gradi sotto zero che vivevano in quei giorni. « Lo sai che ti aspetto sempre! », esclamò lui, invitandola ad incamminarsi al suo fianco.
Percorsero il lungo tragitto verso casa loro raccontandosi le loro rispettive giornate scolastiche: da quando avevano iniziato a frequentare il liceo, non passavano più tanto tempo insieme a scuola.
Poco dopo arrivarono a destinazione, ed Elena trovò sulla porta di casa un biglietto in cui i suoi genitori l’avvertivano del fatto che a causa di una riunione importante inerente alla catena di supermercati per cui lavorava suo padre avrebbero trascorso un paio di giorni fuori città, e che i gemelli erano stati portati con loro per evitare di sovraccaricarla di responsabilità.
« Se vuoi, puoi mangiare a casa mia. », le propose Zick, vagamente preoccupato per l’amica.
Elena parve pensarci qualche secondo, ma annuì sorridendo, così i due si recarono a casa Barrymore. Una volta entrati, lasciarono gli zaini nell’ingresso ed entrarono in cucina, dove Greta stava armeggiando per i fornelli con fare esperto.
Fuori dalla cucina, Elena sentiva il canto stonato dei tre Bolli ospitati da quell’oasi di detenzione e dovette reprimere un sorriso nel vedere Zick che discorreva tranquillamente con sua madre riguardo il pranzo, sordo a quella melodia disarmonica. Erano trascorsi ormai 5 anni da quando aveva perso i suoi poteri, eppure Elena faceva ancora fatica ad abituarsi, e si sentiva terribilmente in colpa ogni volta che i suoi occhi – o le sue orecchie – captavano un qualsiasi segno del mondo che Zick le aveva fatto conoscere vite fa.
A mascherare il suo disagio, vennero in aiuto i passi pesanti di Zob per le scale: « Greta! », chiamò il Domatore a gran voce, « Dov’è la chiave dell’auto?? ».
Zob atterrò nell’ingresso con un balzo, attirando l’attenzione di tutti nella casa: mostri, fantasmi, e anche dei tre in cucina. « Che succede, papà?  », gli domandò Zick, vedendolo preoccupato.
« Oh, Zick, sei già a casa! Ben tornato, figliolo. E ciao anche a te, Elena! », salutò lui, di buon umore. Greta, però, incrociò le braccia al petto: « Le chiavi dell’auto? Dove vorresti andare? E’ quasi ora di pranzo! » esclamò infatti la donna, indispettita.
Zob si fece serio: « C’è stata un intrusione nell’Antica Armeria! Timothy ha convocato tutti i Domatori per interrogare il colpevole! »
Zick abbassò lo sguardo, sul volto aveva un’espressione vagamente triste. Elena non poté fare a meno di notarlo, e pareva essere stata l’unica a farlo: « All’ora di pranzo? » ripeté Greta, incredula.
« Sì, cara, all’ora di pranzo. », confermò Zob, un po’ preoccupato per la reazione della moglie.
Come guidata da una mente a sé, Elena allungò la mano fin quasi a sfiorare quella di Zick, abbandonata lungo i suoi fianchi: aveva un’espressione così assorta…
« Posso venire anch’io, papà? ».
I presenti ammutolirono, guardando Zick sorpresi. Persino Elena non se lo aspettava, e ritirò velocemente la mano, mordendosi la lingua. Greta e Zob si lanciarono un rapido scambio di sguardi e poi il Domatore annuì, la voce appena un po’ tirata: « Ma certo, perché no? Potete venire entrambi. ».
 

***
 

Aloors <3
Se siete arrivati fin qui vi ringrazio ^^
L'idea per questa fanfiction l'avevo in mente da parecchio tempo, anche se originariamente non era nata per Monster Allergy, questo è più un adattamento, per così dire xD Come vi sembra? Fatemi vedere che ci siete, se no mi scoraggio e non riesco più a scrivere xD 
A presto!

L. L. 

 

   
 
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