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Autore: _marty    29/06/2013    4 recensioni
Clara trova per caso un negozio di talismani, ha bisogno di ritrovare qualcosa e lì, in quella stanza delle necessità, vede quel qualcosa o forse solo se stessa. « Le sembrava di vedere se stessa parecchi anni prima, una piccola Clara, una piccola parte di se persa in un qualche meandro della sua anima. »
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Remember me, special needs.






Si trovava in un momento di buio della sua vita, all’interno di un tunnel infinito senza nemmeno una lampadina a farle luce, da tempo non riusciva ad avere più un punto di riferimento, le sembrava tutto sbiadito attorno a se, si sentiva come se avesse un disegno cancellato a gomma proprio sul viso. La cura che aveva messo in quegli anni a costruirsi ora la faceva sentire come una persona senza volto, una persona fra tante, forse fin troppo comune.
Persa nella sua esistenza e, adesso, persa anche fisicamente.

I’m lost. Metaphorically. Existentially. (*)

Aveva avuto l’impressione di esserci ritrovata in quel negozio, non ricordava quali stradine avesse imboccato, era rimasta incuriosita da quel nuovo cartello e aveva seguito le indicazioni. Era da tempo che cercava un negozio di talismani, non si aspettava che lì dentro leggessero la mano o che facessero riti particolari, sperava solo di trovarvi qualcosa da tenere sempre con se, che le facesse trovare la strada di casa ogni volta che si sentiva troppo persa.
Non sapeva ancora se una pietra o un bracciale ma sentiva che quel qualcosa potesse essere lì dentro, che proprio lì avrebbe trovato quello che stava ricercando. In giro aveva visto parecchie ragazze insossare la mano di Fatima che, prima di diventare una moda e un ciondolo da inserire in quelle collane lunghe in plastica, aveva un significato ben preciso: anti-malocchio. Scacciavano e buttavano via ogni forma di malocchio e, per alcuni, dava anche una qualche tipo di benedizione. Per quanto le piacesse fisicamente quel ciondolo e pensasse che un po’ di fortuna potesse fare al caso suo, aveva pensato che dovesse fare una ricerca più accurata. Probabilmente in città c’erano altri negozi, più forniti, più vicini ma lei era stata colpita dalle insegne e, soprattutto, dalla porta del negozio: era in legno di quercia nera e dall’esterno sembrava quella libreria del film “Nothing Hill”, dove ti poteva capitare di incontrare una celebrità, aveva quel tocco che faceva impazzire Clara. Era entrata girando la vecchia maniglia di ottone e subito si era resa conto che quel posto doveva essere lì da tanto tempo, forse da prima che lei nascesse, ma di certo quella era la prima volta che lo vedeva. Sul concetto di vedere lei aveva sempre fatto discussioni immense, perché Clara si sentiva più attratta dal tulle bianco piuttosto che da quello rosa confetto?
Ci sono i ricordi, gli stati d’animo, le sensazioni, tutti elementi che ci differenziano l’uno dall’altro e che ci rendono unici e per quegli stessi motivi guardiamo alle cose in maniera differente, preferendo un colore piuttosto che un altro, definendo un profumo più gradevole di un altro e di questo la ragazza ne era convinta. Quel negozio esisteva da troppo tempo e solo ora i suoi occhi avevano deciso di farglielo vedere. Erano state determinate condizioni a portarla lì o forse la necessità di ritrovare qualcosa, quella cosa che sentiva di aver perso.
Entrando sentì la classica campanellina suonare per avvisare l’arrivo di un ospite, non le sembrò di scorgere nessuno nel negozio e così iniziò la sua esplorazione, il negozio era strapieno, riusciva a mettere anche una leggera confusione in testa per via di tutti quei colori vivaci accostati tra loro. Più si guardava intorno e più pensava di non essere nel posto giusto, aveva toccato con le mani i foulard appesi al tetto di tutti i colori dell'arcobaleno, aveva osservato tutte quelle pietre minerali che sembravano raccogliere un pezzo di spazio su di esse e aveva scelto un acchiappasogni azzurro, rigorosamente peloso, ma non riusciva a trovare quello che stava cercando.

Forse erano state le due assi di legno scomposte a richiamare la sua attenzione o forse un piccolo movimento oscillante, continuo, o forse uno spostamento lieve di aria che l’aveva presa in pieno sul viso: il negozio aveva un piccolo retrobottega che valeva più di tutto, era meno caotico, ordinato e lì, in quella stanza piccolina, ci stava una bambina su una sedia a dondolo. Portava i capelli lunghi fino alle spalle e aveva due occhi grandi, verdi e fin troppo espressivi; guardandola le sembrava di vedere se stessa parecchi anni prima, una piccola Clara, una piccola parte di se persa in un qualche meandro della sua anima. “Sei da sola?”
La bambina che fino a quel momento non aveva notato la presenza della ragazza si girò verso di lei.
“Si.”
“Come ti chiami?”
“Clara e tu?”
“Clara.”
La piccola sorrise.
“Ti chiami come me.”
“Si.”
Continuava a dondolarsi in quella sedia, come se fosse quello l’unico scopo della sua vita, dondolarsi e aspettare il passare del tempo.
“Stai cercando qualcosa in particolare, grande Clara?”
“Si.”
“Posso darti una mano o pensi che sia troppo piccola?”
La grande Clara sorrise e pensò che attraverso la semplicità di una bambina sarebbe stata capace di trovare quel qualcosa adatto a lei, probabilmente i suoi occhi che avevano vissuto, visto, sentito più della bambina erano inadatti a quel compito, forse lei con la sua poca esperienza e con la sua genuinità sarebbe riuscita a vedere più lontano. In fondo il piccolo principe con parole semplici riusciva ad esprimersi meglio di un adulto troppo attento a mettere in fila le parole giuste, a lasciar trapelare quello che interessa e a trattenersi, in continuazione.
“Certo che puoi.”
La piccola balzò giù dalla sedia e prese per mano la ragazza.
Non le capitava spesso di essere presa per mano, era un modo per trasmettere un calore istantaneo, fare capire che si stava viaggiando sulla stessa lunghezza d’onda ma soprattutto insieme.
“Cosa stai cercando?”
“Qualcosa che faccia pensare a me.”
Sembrò capire, portò la mano libera vicino al collo ed afferrò una piccola collana con un fischietto a farle da ciondolo.
“Perché un fischietto?”
“Perché ti chiami Clara?”
Le lasciò la mano e le fece cenno con la testa di seguirla. Aveva fatto una domanda stupida, quel fischietto era di certo qualcosa che rappresentasse la bambina ma, non conoscendola, non avrebbe mai potuto capirne il vero motivo. Il ragionamento andava a riprendere il modo di vedere le cose, un fischietto per rappresentare la piccola Clara, ma cosa avrebbe rappresentato lei? Guardando da dietro la bambina, con quel vestito color panna e quei capelli annodati, le ricordò ancora se stessa e le sembrò, sempre di più, di fare un viaggio all’indietro. Il retrobottega sembrava più grande di quanto non si potesse immaginare e la piccola Clara si fermò proprio alla fine, indicò qualcosa e fece in modo che anche la ragazza riuscisse a vedere.
C’era un portagioie, tante pietre al suo internodi ogni colore immaginabile, azzurro, lilla, blu notte, ma c’era una pietra, più luccicante delle altre, che sembrava voler essere presa in mano; Clara assecondò questa richiesta che di esplicito aveva ben poco. Quarzo rosa. Quella pietra aveva una forma strana, ovale ma allo stesso tempo sferica, per niente uniforme ma bombata ai lati, da qualsiasi prospettiva la guardava cambiava forma e a tratti colore. Clara lo tenne un po' per le mani ed ebbe modo di sentirlo suo. Quella pietra parlava per lei, apparteneva a lei.
La bambina, nel frattempo, era andata a prendere un piccolo foglietto e aveva iniziato a leggere ad alta voce.
“Cristallo base del quarto chakra, è associato a tutto ciò che è legato al cuore, sia a livello fisico che a livello emozionale. La sua energia amorevole ci guida nel cammino dello sviluppo personale. Si attribuisce al quarzo rosa il potere di attrarre l’anima gemella a chi la indossa. Il suo significato ed il suo raggio d’azione, in realtà, è molto più profondo. Il quarzo rosa rappresenta il Cuore della Grande Madre Terra e ci parla di Amore, ci insegna l’Amore, quello con la “A” maiuscola, l’Amore assoluto. Agisce attraverso l’amore ed emana l’amore dell’Universo su tutto il creato.”

Alla parola sviluppo personale o forse a quella di Amore con la “A” maiuscola, Clara aveva sbarrato gli occhi ed era fuggita con la mente in un posto diverso, più sicuro, che aveva un significato ben più profondo rispetto a quel retrobottega.
Era tornata indietro, a un pomeriggio d’inverno di molti anni prima.
Nevicava incessantemente da almeno un’ora e Clara sentiva il bisogno di guardare dalla finestra la neve depositarsi in quei cumuli che si erano venuti a creare nel giardino di casa; c’era solo un posto dove era possibile vedere tutto, la sua mansarda. Lì oltre ai giocattoli vecchi, le bambole spettinate e i mobili corrosi dal tempo, c’era una finestra grande, alta quanto Clara, davanti la quale la bambina amava sedersi, con le gambe incrociate, sul caldo parquet a osservare la pioggia e la neve, in quella danza di colori che le appagavano la vista. Aveva dodici anni quel pomeriggio, esattamente dodici anni e 24 giorni perché il suo compleanno era stato poco meno di un mese prima, forse per quel tempo o forse per la speranza che aveva riposto in quella nevicata aveva scritto su un foglio una lettera.
Aveva letto su un giornale che avevano inventato un programma per il PC in grado di mandare email nel futuro: la spedivi il giorno stesso ma poi il destinatario l’avrebbe ricevuta giorni, mesi o addirittura anni dopo. Dovevi solo decidere il giorno di consegna e quella email sarebbe arrivata a destinazione ma Clara non era in possesso di quel software, né, tantomeno, sarebbe stata capace di farlo funzionare. Nonostante ciò sapeva di poter fare lo stesso, nel suo piccolo, sapeva che se avesse scritto una lettera nel presente e l’avesse conservata in un qualche punto della mansarda, successivamente l’avrebbe ritrovata e riletta. Quel giorno voleva lasciare un messaggio a se stessa, voleva racchiudere tutta la speranza per il suo futuro in una lettera e fare in modo che un giorno, quando la Clara grande ne avesse avuto bisogno avrebbe avuto modo di leggersi e tornare indietro.
La Clara di dieci anni prima prese un foglietto, una penna e iniziò a scrivere. Scarabocchiò più volte, cancellò le parole che non le suonavano bene e nella sua semplicità scrisse quella lettera a se stessa.


Cara Clara,
ti scrivo questa lettera perché tu sarai me tra dieci anni.
Stiamo già crescendo e a poco a poco l’ottimismo verso gli altri e verso il futuro sta diminuendo, quindi ti chiedo solo una cosa: qualunque cosa succeda, qualsiasi evento la vita ti riserverà stringi i denti e vai avanti. Abbiamo un sogno, hai un sogno, sarà difficile portarlo a termine ma alla fine quando ci riusciremo sorriderai, tanto. Se un giorno non ti dovessi riconoscere più, leggi questa lettera e pensa a questo momento in cui l’abbiamo scritta, ai tuoi sogni, al nostro futuro e vai avanti.
Sempre, Clara, sempre.



Non fu difficile tornare alla realtà e al retrobottega.
Aveva trovato quel qualcosa che cercava.
“L’ho trovata.”
La piccola Clara le sorrise, ancora.
“Lo so.”
“Dove posso pagarla?”
“Non c’è bisogno. Prendila, è tua.”
“Grazie.”
Clara posò la pietra in borsa e salutò la bambina, la sentì sussurrare qualcosa ma non riuscì a cogliere le sue parole. Alla fine, mi hai trovata.
Uscì dal negozio e cominciò a percorrere il primo pezzo di strada per tornare a casa, poi si girò un attimo per dare un’ultima occhiata al negozio ma di esso non c’era nessuna traccia, batté le ciglia più volte ma niente.
Forse quella era la sua Stanza Delle Necessità; appare al bisogno, ti lascia qualcosa e poi, semplicemente, scompare.




note autrice.
I’m lost. Metaphorically. Existentially.(*) citazione Damon Salvatore di The Vampire Diaries.
Clara cercava qualcosa ma in realtà solo se stessa. Quel negozio di talismani non so se esiste o meno ma nella mente di Clara c'è, è vivo, le ha fatto vivere un momento importantissimo della sua vita e l'ha aiutata a riprendere da dove aveva lasciato. A volte è semplice lasciare, abbandonare, fuggire ma poi alla fine torniamo tutti dove il cuore ci dice di appartenere. Spero che la storia sia di vostro gradimento ♥ La storia si è classificata prima al contest Affari tuoi? contest di scrittura indetto dal mio forum fanfiction italia !
   
 
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