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Autore: Paperetta    13/01/2008    3 recensioni
Non avevo ancora pensato di scrivere una fic su Rock Lee e Gai, ma poi ho visto una certa puntata e non ho potuto farne a meno! Non so ancora come finirà: intanto voi leggete, e io decido!
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gai Maito, Rock Lee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3

Il maestro provò a cercare alla solita panchina, ma il suo allievo non si trovava lì; allora provò al ristorante del ramen, alla palestra, senza trovarne alcuna traccia. L'ultimo posto in cui cercò era una piccola bancarella in centro; erano esposte diverse graziose statuette in legno, costruite e dipinte a mano.

Accidenti, Rock Lee... dove sei finito?” mormorò, ormai rassegnato a non trovare più il suo allievo. Tsunade era stata chiara, sarebbe dovuto partire entro due giorni e non voleva perdere quel poco tempo che gli era rimasto a girovagare senza meta per tutto il villaggio.

Sono qui, maestro” disse una voce alle sue spalle: Rock Lee era lì, in piedi. Più che dal suo sguardo, cupo e fisso a terra, Gai venne colpito dal suo abbigliamento; non indossava la tuta verde da combattimento – una delle tante, tutte uguali, che gli aveva procurato – come al solito, ma un paio di jeans scuri ed una semplice maglietta bianca.

Mi stava cercando?” chiese il ragazzo con voce roca; sembrava che avesse qualcosa in gola, come se fosse sul punto di scoppiare a piangere e stesse cercando in tutti i modi di trattenersi.

Per la precisione, è tutto il giorno che ti cerco. Dov'eri finito?”

... mi stavo allenando nel bosco. Mi dispiace, non succederà più.” Non c'era rancore nella sua voce, né tristezza, né qualunque altra emozione: era completamente incolore, come rassegnata e questa era una novità sconcertante in Rock Lee. Tanto che al maestro si strinse il cuore come in una morsa e anche a lui venne un groppo alla gola, che gli impedì di parlare per almeno un minuto. Rimasero lì, fermi, a evitare l'uno lo sguardo dell'altro. Finché Gai non prese la parola.

Immagino che tu sia a conoscenza di tutta la faccenda, vero?”

Rock Lee non rispose, anche perché si trattava di una domanda di circostanza e non ve n'era bisogno.

Allora perché non ti sei fatto trovare? Abbiamo già così poco tempo... non mi sembra il caso di perderlo in questo modo.”

Questa volta il ragazzo rispose con un mugugno, qualcosa che somigliava molto ad un 'già'. Era una scena straziante per chiunque conoscesse quei due, sempre così legati e affiatati. Gai non riusciva più a sopportare quel silenzio.

Per favore, Rock Lee! Dì qualcosa. Lo sai che non posso rifiutarmi e mi meraviglio di questa tua reazione: quando mai ti ho insegnato...”

MA CHE IMPORTA!!” gridò il ragazzo, guardando finalmente il proprio maestro negli occhi. “A cosa servono tutti i suoi insegnamenti, se adesso se ne va? Eh? Me lo dice? Lei ha accettato, ma non ha pensato a me!”

Certo che ci ho pensato! Che scemenze vai dicendo?” esclamò Gai, sorpreso: come poteva anche solo pensare che lui... assurdo! Doveva essere veramente sconvolto per parlare in quel modo.

La verità! Glielo avrò detto almeno cento volte quello che penso, quindi mi sembra incredibile che lei se ne vada davvero...”

Ma ti ho detto che non potevo rifiutare! Non c'era alcun modo. Non è colpa mia...”

LO SO!!” gridò. Ormai Lee aveva perso il controllo di sé, non sembrava più lo stesso.

Certo che lo so! Ma ho bisogno di dare la colpa a qualcuno, altrimenti... io...”

La rabbia cominciò a scemare e al suo posto arrivò la disperazione, all'improvviso. “Maestro, la prego... non se ne vada... la supplico!” cercò ancora di trattenere le lacrime, ma quelle presero infine il sopravvento. “Come... come faccio senza di lei? Senza i suoi... consigli... io non sono niente senza di lei... niente.”

Non dire così, ti prego” mormorò dolcemente, senza capacitarsi delle parole del suo allievo. Allungò le braccia per stringerlo a sé, come l'ultima volta, ma il ragazzo si ritrasse di scatto, guardandolo negli occhi:

Questa volta non funziona... così” disse tra un singhiozzo e l'altro. “Così... così mi farà soffrire... ancora di più... per favore, sto già abbastanza male...”

Cosa devo fare? Cosa devo fare? Non riesco a parlargli, non posso abbracciarlo... come faccio a fargli capire che sto soffrendo anch'io?

Non ebbe il tempo di riflettere oltre, perché Lee si allontanò all'improvviso, senza degnare il maestro di una parola o di uno sguardo.

Ehi! Dove stai andando?”

A casa. È meglio così, mi creda...”

Gai fu tentato tante di quelle volte, in quei pochi secondi che trascorsero, di correre verso di lui, dargli una bella strigliata e farlo rinsavire, che dovette aggrapparsi al tavolo della bancarella per trattenersi. Ma perché, poi? Da quando in qua era così arrendevole? Proprio lui! Quella situazione era talmente assurda – e dolorosa – che persino il ninja più ottimista di Konoha aveva perso ogni voglia di reagire. Veramente assurda!

Decise di lasciar perdere per il momento, ma di sicuro ci avrebbe riprovato il giorno dopo. Anche se avesse dovuto colpirlo con tutte le sue forze per farlo tornare in sé.

Deve comprare qualcosa, signore?”

***** ***** *****

Rock Lee non si fece trovare per tutto il giorno. No aveva la minima voglia di affrontare nuovamente il suo maestro; sapeva che un'altra discussione lo avrebbe fatto scoppiare in lacrime, e questa era una di quelle volte in cui non voleva mostrarsi debole di fronte a lui. Passò tutto il tempo a casa a letto e nella foresta ad allenarsi, ma non ebbe mai occasione di incontrare il maestro; si disse che probabilmente non aveva più voglia di cercarlo e fargli cambiare idea... ma Lee sapeva che questo non sarebbe servito a niente, perché era perfettamente consapevole che Gai non aveva alcuna colpa, che era stato costretto dalle circostanze ad accettare l'incarico e che ci teneva che lui non soffrisse. Lo sapeva bene. E malgrado ciò si era comunque comportato come un bambino viziato che non sa accettare di perdere qualcosa, che pesta i piedi e dà la colpa al primo che capita solo per sentirsi un po' meglio: era cosciente anche di questo, ma non voleva ammettere di avere torto. Per questo sperò di non incontrarlo e, quando lo vide per strada, si dileguò senza farsi vedere.

Poi la sera, mentre cenava da solo in camera sua, ripensò a tutti i momenti che aveva trascorso col suo maestro; momenti meravigliosi, da quando lo aveva conosciuto e gli aveva promesso di renderlo un ninja straordinario anche senza le arti marziali; quando gli aveva insegnato tutte quelle tecniche straordinarie; quando avevano trascorso le giornate ad allenarsi e a scherzare; fino a quando lo aveva assistito, prima e durante l'operazione, e anche dopo, sostenendolo come nessun altro aveva saputo fare: e si diede dello stupido tante di quelle volte, dopo aver pensato a tutto questo, che perse il conto. Come aveva potuto essere così stupido? Trattare così il maestro? Comportarsi in modo così infantile e superficiale?!

Doveva assolutamente uscire a cercarlo, parlargli. Lasciò la cena a metà e si fiondò per strada; cercò ovunque, in ogni luogo della città in cui avrebbe potuto trovarlo e anche nei posti più improbabili, ma non lo trovò da nessuna parte. Un timore si fece strada dentro di lui, ma non voleva nemmeno pensarci... sarebbe stato troppo doloroso.

Si recò infine al palazzo dell'Hokage, dove ancora non aveva controllato e si recò subito da Tsunade, nel suo ufficio.

Buonasera, signorina.”

Buonasera Rock Lee. Cosa ci fai in giro a quest'ora?” gli chiese gentile, con un'ombra di preoccupazione sul volto.

Non riesco a trovare il maestro Gai: lei l'ha visto? Sa dov'è?”

...”

Quel silenzio non fece altro che alimentare le paure di Lee.

Per favore... lei lo sa, non è vero?”

Si, Rock Lee... è partito, circa un'ora fa.”

Il suo cuore saltò un battito. Gli sembrò che qualcuno gli stesse conficcando qualche lama nello stomaco, perché il dolore che provò era sicuramente pari a quello.

Doveva essere piuttosto evidente il suo stato, perché Tsunade lo sorresse per le spalle.

Devi sederti, stai male” disse, ma Lee non l'ascoltava. Non riusciva nemmeno a crederci. Un'ora... era via da un'ora, e lui non gli aveva detto niente per scusarsi... un'ora...

Lo raggiungo?” chiese.

Cosa? Raggiungerlo? Non lo so...”

Stava camminando o correndo?”

Camminando” rispose Tsunade, senza mollare la presa dalle spalle del ragazzo. “Non dev'essere andato lontano, ma dovresti...”

Non le lasciò il tempo di terminare la frase: si liberò con uno strattone e scappò via, fuori dal palazzo.

L'avrebbe trovato. L'avrebbe trovato e si sarebbe scusato, anche se poi sarebbe ripartito comunque: non poteva trascorrere tanto tempo col rimpianto di aver parlato in quel modo al suo maestro.



NdA. Buongiorno! O meglio, buonanotte: all'una di notte non ho niente di meglio da fare che spappolarmi il cervello davanti al computer! Questo capitolo mi ha intenerita (mi commuovo da sola... roba da matti!), mi è piaciuto scriverlo: scusate, non è triste Rock Lee senza la sua tuta? Non è più lui! E poi è depresso... sono piuttosto cattiva con lui, mi va di farlo soffrire!

Ora rispondo alle recensioni:

Lady Of Evil Nanto86 – Questo fato sta attraversando un periodo un po' sadico, a quanto pare! Oppure sono io? In realtà non volevo aggiornare così presto il secondo capitolo, ma avevo solo quell'occasione prima di oggi e ne ho voluto approfittare.

Ayumi Yoshida – Anche a me viene da dire 'povero Lee', ma sono io che lo sto torturando! Non mi sembra molto coerente in effetti... però le previsioni della nostra cara Hokage non erano sbagliate, mi dispiace...

Tra poco aggiornerò con il quarto e ultimo capitolo; voi intanto leggete e recensite, così mi fate contenta e mi risollevate l'umore. Buonanotte^^

  
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