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Autore: telesette    29/06/2013    3 recensioni
Sori non disse nulla, gli occhi fissi verso il basso e l'espressione assente, tuttavia lo stesso Mitamura non poté fare a meno di notare l'evidente tristezza nel suo sguardo...
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti, Yu Hazuki/Mila Hazuki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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L'ambulanza arrivò prima possibile.
Il povero Mitamura era conciato veramente male, tanto che non aveva ancora ripreso conoscenza, e Sori non poté fare altro che salire assieme ai medici onde raggiungere il più vicino ospedale. Incapace di proferire parola, mentre i soccorritori svolgevano il loro lavoro, Sori strinse la mano del suo allenatore mentre gli venivano applicate la flebo e la maschera dell'ossigeno.
Mitamura aveva un brutto taglio lungo la tempia.
La paura più grande era che l'incidente potesse avergli provocato una frattura cranica, se non danni permanenti al cervello, ma era impossibile stabilirlo al momento. Malgrado il bianco veicolo stesse correndo a sirene spiegate, Sori si sentiva in preda ad un'ansia terribile. Mai avrebbe immaginato che potesse accadere una cosa simile e, oppressa dai sensi di colpa, sentiva di essere lei la maggiore responsabile dell'accaduto.
Con quel suono acuto nelle orecchie, e il presagio di una tragedia inevitabile in mente, Sori chiuse gli occhi e pregò sottovoce che il Mister si riprendesse. Giunti finalmente a destinazione, gli infermieri presero la barella e attraversarono la corsia chiamando il codice rosso.

- Non tema, Mister - disse Sori, china sul lettino mobile. - Andrà tutto bene, cerchi solo di riprendersi...
- Signorina, la prego - esclamò un'infermiera, trattenendola bruscamente per le spalle. - Abbia pazienza, ci lasci fare il nostro lavoro!
- Ma...

Prima che Sori potesse anche solo replicare, l'infermiera la ignorò completamente e si affrettò ad aprire le porte affinché i barellieri potessero raggiungere la sala operatoria. Mitamura scomparve oltre il corridoio, lasciando Sori immobile e con gli occhi sbarrati dall'incredulità.
Tutto era accaduto realmente, eppure lei non riusciva ad accettarlo.
Non doveva succedere questo.
Mitamura non poteva morire in questo modo.
Sori avrebbe preferito mille e mille volte essere al suo posto, piuttosto che saperlo in una stanza d'ospedale tra la vita e la morte.
Se solo si fosse fermata ad ascoltarlo.
Se solo gli avesse dato il tempo di parlarle, di spiegarle...
E ora, forse, era troppo tardi per le spiegazioni.
Forse la loro storia era destinata a finire in modo tragico fin dall'inizio.

- No - fece Sori tra sé, scuotendo il capo con rabbia. - No, non è giusto... Non è giusto!
- Sori - esclamò improvvisamente un coro di voci concitate alle sue spalle. - Sori, per l'amor del cielo, cos'è successo ?!?

Le facce stravolte del signor Sashita e di tutta la squadra delle Seven Fighters al completo parlavano da sole.
Una volta appreso al telefono dell'accaduto, Sashita e gli altri erano corsi in ospedale per accertarsi sulle condizioni del Mister. Sori non sapeva cosa dire, lei stessa era all'oscuro delle condizioni di Mitamura, cosicché si limitò a descrivere per sommi capi la dinamica dell'incidente.
Sashita annuì, malgrado la forte preoccupazione per il suo amico Dani, tuttavia si disse sinceramente sollevato che a lei non fosse accaduto nulla di grave.
Dal momento che non potevano fare comunque niente, impegnando in branco i corridoi dell'ospedale, il vice-allenatore chiese ad Oki di riaccompagnare le altre alla palestra. Domani pomeriggio si sarebbe svolta la partita tra la loro squadra e le Orient, incontro valido per le qualificazioni di campionato e perciò impossibile da annullare. Oki e le altre si dissero d'accordo, malgrado l'evidente preoccupazione per la salute del loro Mister, ed obbedirono agli ordini di Sashita.
Solo Mila, leggendo l'espressione distrutta sul volto di Sori, decise di interrogare da sola la compagna per saperne di più.

- Sori, sei sicura di star bene? - domandò Mila, non appena il signor Sashita si allontanò per informarsi sulle condizioni di Mitamura tramite i medici. - Come mai tu e il Mister eravate presso quell'incrocio? Non sarà mica che...
- E' colpa mia, Mila - ammise Sori, incapace di sollevare lo sguardo. - E' tutta colpa mia, non potrò mai perdonarmelo!
- Non dire così - ribatté l'altra severa. - Non sei stata certo tu ad investirlo, non puoi sentirti in colpa per questo!
- Non capisci: Mitamura è finito sotto quella macchina, solo ed unicamente per colpa mia; se non fosse stato per me, lui ora non sarebbe in queste condizioni... Mi sento un mostro!
- Oh, Sori...

Mila poteva solo comprendere lo stato d'animo di Sori, anche se non certo immaginare del tutto come potesse sentirsi. Entrambe si sedettero in sala d'aspetto, col cuore in gola e incapaci di proferire parola, mentre la rossa lampadina posta all'esterno della sala operatoria indicava che Mitamura si trovava adesso sotto i ferri di un intervento chirurgico.
In quella, Sashita si avvicinò alle due ragazze, pallido come un cencio appena lavato.

- Signor Sashita - esclamò Mila, schizzando subito in piedi.
- Allora - fece eco Sori. - La prego, ci dica come sta?
- E' presto per dirlo - sussurrò l'uomo debolmente. - Pare che abbia riportato un trauma abbastanza serio: un grumo di sangue al cervello, lo stanno già operando per rimuoverlo!
- Allora ce la farà - disse ancora Mila speranzosa.
- Non lo sappiamo - rispose Sashita, togliendosi gli occhiali e passandosi le dita sulle palpebre. - Se l'intervento va a buon fine, ha una probabilità di riprendersi oppure...
- Oppure?

Sashita tacque un momento prima di rispondere, segno che l'eventualità sola lo addolorava profondamente, tuttavia non poteva certo nascondere la verità alle ragazze con una pietosa bugia.

- Se il danno al cervello non si dovesse attenuare, anche dopo l'operazione, purtroppo c'è il rischio di coma irreversibile!

Sori sbarrò gli occhi inorridita.
Poiché doveva andare a telefonare in sede, onde informare i dirigenti circa le condizioni critiche di Mitamura, Sashita pregò Mila e Sori di non dire nulla alle altre almeno per il momento. L'indomani i medici avrebbero sciolto la prognosi e, qualunque esito avrebbe avuto l'operazione, la squadra aveva comunque l'obbligo di scendere in campo per sostenere l'incontro.
Sori era già nel gruppo delle riserve e, date le circostanze, Sashita non poteva certo pretendere di schierare in campo Mila come titolare. Sapendo di Mitamura, nessuna delle due ragazze era chiaramente in grado di giocare ai massimi livelli. Sashita aveva ceduto nel rivelare subito loro la gravità della situazione, perché colto da un chiaro momento di debolezza, ma l'indomani avrebbe dovuto sforzarsi di mantenere il silenzio col resto della squadra fino al termine della partita.
Certo nessuna delle Seven Fighters poteva dirsi tranquilla quella notte, ignorando lo stato di salute del Mister, ma ugualmente non aveva senso schierare una formazione destinata a perdere in partenza.

- Purtroppo non è possibile annullare l'incontro - sottolineò Sashita con rammarico. - Si tratta delle qualifiche per il campionato nazionale... Anche se non dovessimo vincere, l'importante è uscirne a testa alta!

Sori e Mila non dissero nulla.
Certo sapevano che, in qualità di vice-allenatore della squadra, Sashita non poteva ragionare diversamente. Tuttavia sapevano anche che non era certo orgoglio insensibile il suo: Mitamura e Sashita erano amici da anni, prima che colleghi e tecnici della squadra; nessuno poteva dire di comprendere lo stato d'animo di Sashita, se non immaginando appunto il peso opprimente sul cuore di costui.

- Suppongo sia inutile dirvi di rientrare nel vostro dormitorio, stanotte - osservò dolorosamente Sashita, rimettendo gli occhiali. - Ad ogni modo, ora come ora, non possiamo far altro che apettare!

Ciò detto, Sashita si allontanò senza aggiungere altro.
Sori drizzò il capo verso il soffitto, gli occhi pieni di lacrime e fissi nel vuoto, e non ci voleva molto ad indovinare quali potessero essere i suoi pensieri in quel terribile momento.

- Mister - mormorò. - La prego, non ci abbandoni...
- Coraggio, Sori - fece Mila, cingendo le spalle dell'amica con fare rassicurante. - Lo sai anche tu com'è il nostro allenatore, no? Sono certa... che andrà tutto bene, sì... Andrà tutto bene!

La voce rotta dai singhiozzi, perfino il proverbiale ottimismo di Mila sembrava venire meno questa volta.
Le due amiche si strinsero l'una all'altra, trovando conforto nel dolore reciproco, e pure continuarono ad attaccarsi in silenzio a quella debole speranza.

 

( continua )

   
 
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