Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Fred Halliwell    30/06/2013    2 recensioni
[...] Anche quel giorno Armin si svegliò nel suo letto ben conscio che quella non sarebbe stata una giornata diversa dalle altre. Si stropicciò gli occhi, si alzò, si vestì e scese al piano di sotto con tutta la calma che possedeva, anche se dentro stava per esplodere.
Per carità, la sua vita infondo gli piaceva e Shingashima era un bel posto dove crescere per un bambino di dieci anni, ma sapeva che nonostante quello fosse un giorno speciale lo sarebbe stato solo per lui, mentre per il resto degli abitanti del distretto sarebbe stato un qualunque giorno di pace entro il muro Maria. Nonostante quello fosse il giorno del suo compleanno, nessuno gli avrebbe fatto gli auguri e tutti lo avrebbero additato come il bimbo strano che “parla come un eretico”. [...]
Fan Fiction ambientata nel 845, prima della caduta del Muro Maria. Come passavano le giornata i nostri eroi? Sarebbe bello scoprirlo dal punto di vista del caro Armin, no? XD Spero che vi piaccia, siate clementi per favore ahahah!
(Dedicata ad un mio amico che oggi compie gli anni ^^)
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Armin Arlart, Eren Jaeger, Mikasa Ackerman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ma salveee XD
Eccomi di nuovo qua a rompervi le scatole ^^
La mia precedente one-shot pubblicata in questa sezione (
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1930103&i=1) non ha avuto il successo che speravo, ma io non demordo XD anche se devo farvi una confessione u.u
 
[il seguente messaggio potrebbe non interessare a tutti XD quindi se volete ricominciate a leggere dopo le altre parentesi quadre XD]
Oggi, in data 30 giugno, pubblico questa storia per augurare buon compleanno ad un mio carissimo amico, precisamente colui che mi ha fatto scoprire quel fantastico manga che è Shingeki no Kyojin ^^
Credo di non poter rivelare il suo nome, né tanto meno il suo nickname visto che lui non si mai iscritto su Efp, ma nonostante ciò ho deciso di rendergli omaggio dedicandogli questa storia.
Spero che almeno sta volta la legga visto che da quel che so non ha mai letto niente di mio u.u …. Sta volta, però, credo che lo farà XD, non solo perché questo manga piace anche a lui ma soprattutto perché l’ho fatto impazzire parlandogli di una sorpresa che avrebbe “ricevuto” il girono del suo compleanno oltre al mio regalo. Spero che il link per una fanfiction sia sufficiente come sorpresa hahaha
Tra l’altro ho deciso di dare il punto di vista di Armin a questa one-shot e so per certo che è uno dei personaggi che preferisce u.u, anche se non sono certa che sia il suo preferito. Sta di fatto che alcune caratteristiche del caro biondino le rivedo nel mio amico ^^ quindi scegliere lui mi è sembrato appropriato. Magari questa sarà la volta buona che si deciderà ad iscriversi e a recensire qualcosina di mio ^^
Ma comunque … buon compleanno!
[fine, ora potete ricominciare a leggere XD]

 
Ora, però, smettiamo di parlare di stupidaggini e passiamo alla storia u.u …. Sta volta nessuno Spoiler u.u …la one-shot è ambientata prima (un giorno prima per essere precisi) della caduta del muro del 845 u.u …. Il punto di vista è di Armin, perché quello, per lui, era un giorno speciale u.u …. Spero vivamente che la storia piaccia e che mi recensiate abbastanza numerosi XD, magari potreste anche passare per il link che vi ho lasciato sopra, che ne dite? XD
Spero che i personaggi non siano scaduto nel OOC, purtroppo è sempre il mio timore ç.ç e spero anche di non aver fatto erroracci o di essere stata imprecisa nei particolari relativi al manga ^^'''
Buona lettura e fatemi sapere cosa ne pensate ok? E sieta clementi XD ^^
Baci!






BEFORE THE FALL
 

Anche quel giorno Armin si svegliò nel suo letto ben conscio che quella non sarebbe stata una giornata diversa dalle altre. Si stropicciò gli occhi, si alzò, si vestì e scese al piano di sotto con tutta la calma che possedeva, anche se dentro stava per esplodere.
Per carità, la sua vita infondo gli piaceva e Shingashima era un bel posto dove crescere per un bambino di dieci anni, ma sapeva che nonostante quello fosse un giorno speciale lo sarebbe stato solo per lui, mentre per il resto degli abitanti del distretto sarebbe stato un qualunque giorno di pace entro il muro Maria. Nonostante quello fosse il giorno del suo compleanno, nessuno gli avrebbe fatto gli auguri e tutti lo avrebbero additato come il bimbo strano che “parla come un eretico”.
Armin strinse i pugni con forza e si morse il labbro quasi a farsi male. Poteva parlare quanto voleva, ma nessuno avrebbe mai dato retta ad un bambino che blaterava sul mondo esterno e sulle meraviglie che vorrebbe vedere almeno una volta nella vita, nessuno avrebbe dato credito ai suoi timori, quelli che gli attanagliavano il cuore e lo tenevano sveglio durante la notte. Aveva paura e non temeva di ammetterlo. Come facevano gli altri a non avere paura, si domandava. Quel possente muro di 50 metri li proteggeva da 107 anni, ma per quanto ancora lo avrebbe fatto? Per quanto ancora avrebbe retto?
Lui, i giganti, non li aveva mai visti di persona e neanche ci teneva a farlo, ma chissà, forse prima o poi lo avrebbe dovuto fare. Questo pensiero lo fece rabbrividire.
Che codardo che era … un moccioso codardo!
Eren, il suo migliore amico, non era così. Lui era coraggioso e il suo desiderio di vedere ciò che c’era oltre le mura vinceva il timore dei giganti e gli aveva fatto prendere l’importante decisione di voler entrare nella Legione Esplorativa. Eren aveva la sua età cavolo! Come facevano ad essere così diversi? Come poteva un tipo forte come il ragazzo essere amico di un debole come lui?
Armin scosse il capo agitando i lunghi capelli biondi ed entrò in cucina. Suo nonno non c’era, ma gli aveva lasciato pane e marmellata per fare colazione e un biglietto con dei semplici auguri. Il ragazzo sorrise e mangiò con calma per poi risalire in camera sua per prendere il libro sul mondo esterno che aveva trovato e pazientemente nascosto.  Non voleva che il nonno si preoccupasse per lui, aveva fin troppi problemi e Armin sapeva che se qualcuno avesse visto quel libro, oltre a Eren e Mikasa, sarebbero stati guai. E solo per lui, ma anche per suo nonno.
Preso quello, lo ficcò in una sacca di iuta, ormai logora, e uscì di casa, passando tra gli stretti vicoli di Shingashima.
Come aveva previsto nessuno gli fece gli auguri e Armin continuò a camminare indisturbato, a capo chino, dirigendosi verso i campi più interni. Tutte le persone che incontrava lo guardavano dall’alto in basso, scrutandolo attentamente, ma per sua fortuna nessuno poteva immaginare cosa teneva stretto contro il petto in quella sacca marroncina. Passò dal grande portone che divideva Shingashima dal resto del Muro Maria e salutò Hannes, il soldato deputato alla guardia di quel posto. Come al solito lui e i suoi commilitoni erano ubbriachi e a stento si accorsero della sua presenza, ma l’uomo gli rivolse un lieve cappo col capo. Neanche lui gli fece gli auguri, forse troppo brillo per ricordarselo e più semplicemente forse non lo aveva mai saputo.
Scosse il capo sconsolato, ma non diede troppo peso alla cosa. Più che altro la cosa strana era che in giro non si erano visti neanche Eren e Mikasa. Effettivamente, rifletté Armin, loro erano gli unici a sapere che quel giorno era il suo compleanno così, prima di attraversare il portone, si girò indietro, come a sperare di vederli uscire da qualche vicolo gridando a squarcia gola “Buon Compleanno Armin!”, ma niente. Possibile che se ne fossero dimenticati anche loro?
A quel pensiero chinò tristemente il capo in avanti, lasciando che la frangia bionda gli coprisse gli occhi velati di lacrime e oltrepassò definitivamente il grande portone del muro. Strinse con maggior forza la bisaccia, si morse il labbro quasi fino a sanguinare e cominciò a camminare nell’erba alta che delimitava i campi coltivati, finché non vide un buon posto dove fermarsi, ai piedi di un grande e possente albero, dalla chioma sufficientemente folta per ripararlo dal sole.
Fu lì che si sedette, con la schiena poggiata contro il tronco nodoso e il capo chino all’indietro per lasciare al vento la possibilità di accarezzargli il viso e i capelli. Dopo un po’, con circospezione, tirò il libro fuori dalla sacca e cominciò a leggere con foga. Mari, oceani, deserti, ghiacciai … quante cose meravigliose c’erano fuori dal Muro Maria, cose che lui non avrebbe mai visto. Passò un dito sul disegno di una spiaggia e provò ad immaginarsi la consistenza della sabbia sotto i piedi nudi e il rumore che avrebbero potuto fare le onde. Si chiamavano così, no? Onde!
Al posto suo, però, a correre sulla spiaggia c’era un ragazzo alto e con i capelli castani … era Eren, un Eren adulto che aveva avuto il coraggio di entrare davvero nella Legione Esplorativa e così facendo aveva potuto vedere quei magnifici posti che Armin avrebbe solo potuto sognare.
Un Eren che era sopravvissuto ai giganti per vederli.
Lui c’è l’avrebbe potuta fare, non era un debole come Armin, anche se … forse … forse avrebbe dovuto farlo anche lui … entrare nella Legione Esplorativa solo per riuscire a vedere i mari, gli oceani e le immense distese di sabbia che erano i deserti. Quanto gli sarebbe piaciuto tuffarsi in quell’acqua blu senza il timore di essere divorato da un gigante.
Reclinò nuovamente la testa all’indietro e chiuse gli occhi, lasciandosi trascinare dai pensieri e dal vento che gli solleticava la faccia. Un mondo senza giganti sarebbe stato un mondo perfetto, idilliaco … un mondo dove lui avrebbe potuto andare ovunque senza nessuna paura. Chissà, magari tra cinque anni sarebbe stato un cadetto dell’accademia militare, un soldato che faceva il suo giuramento alla nazione e al Re, un ragazzo, un uomo, con il coraggio di prendere in mano le redini della sua vita e di affrontare tutte le difficoltà che gli si presenteranno.
La divisa non gli sarebbe neanche stata male …
Con quel pensiero, senza neanche accorgersene si addormentò, e continuò ad immaginarsi il mondo fuori dalle Mura. C’erano lui, Eren e Mikasa, tutti e tre con le divise bianche e marroncine dell’esercito, tutti e tre con le “ali della libertà” (così veniva chiamato il simbolo della Legione Esplorativa), una bianca e l’altra blu, stampate sul retro della giacca, tutti e tre con il macchinario per la manovra tridimensionale sui fianchi, pronto per essere usato in caso di pericolo.
Con quello potevano volare sopra gli alberi, sopra le montagne per andare a vedere gli oceani. Già si immaginava Eren esclamare sorpreso << Wow Armin! E’ salato sul serio, proprio come avevi detto tu! >> prima di immergerci l’intera testa dentro. Troppo impulsivo come al solito, sarebbe stato ripreso da Mikasa che lo avrebbe tirato fuori dall’acqua prendendolo per la collottola.
A quel punto avrebbero preso a discutere … o meglio Eren avrebbe cominciato con le sue solite storie mentre Mikasa lo ascoltava in silenzio rispondendo a monosillabi come faceva sempre. Armin sorrise dolcemente guardando i suoi due migliori amici comportarsi come avevano sempre fatto e quella loro ipotetica versione adolescente venne nuovamente sostituita dal loro aspetto attuale, quello di due bambini di dieci anni.
Fu a quel punto che Armin si svegliò di soprassalto, spalancando gli occhi azzurri e accorgendosi solo in quel momento di essersi addormentato. Il cielo era già rossastro, ormai era quasi il tramonto e lui era rimasto lì a dormire tutto il giorno!
Richiuse il libro, le cui pagine erano state sfogliate dal vento, e lo nascose nuovamente nella bisaccia, poi si alzò velocemente, pulendosi dalla polvere e dalle foglie. Doveva muoversi a tornare a casa o suo nonno si sarebbe preoccupato e non voleva di certo aggiungere altre ansie a quella che già aveva. Armin, così, prese a camminare silenziosamente, riattraversando i campi oramai deserti, il grande portone e infilandosi di nuovo nei viottoli di Shingashima.
Fece si e no, due angoli quando, sfortunatamente, non si imbatté nel solito gruppetto di bulli che lo infastidiva sempre. Quello che sembrava il “capo” (in pratica quello più grosso e brutto) lo indicò da lontano con un derisorio << E’ arrivato l’eretico >> e quel richiamo subito l’intero gruppo circondò il biondino, che non potette fare altro se non lo stringersi al petto la bisaccia con il suo “tesoro”. Il capo notò il gesto e provò a strappargli l’oggetto dalle mani << Molla eretico! Facci vedere cosa nascondi! >>
<< No! >> urlava il ragazzo << È mio, non avete nessun diritto di prenderlo! >> e continuava a reggere con forza. Chissà perché andava sempre a finire così.
Un altro del gruppo stava quasi per dargli un pugno, lo aveva già alzato per aria, quando la voce di un altro ragazzo lo fermò << Ehi! >> strillava << Lasciate in pace Armin! >>
Il bullo che era stato fermato si voltò verso il vicolo da cui veniva la voce e anche il biondino fece lo stesso. Da quella direzione stava arrivando Eren correndo a tutta velocità, con lo sguardo cattivo e una mano già stretta a pugno, pronto a fare a botte, mentre nell’altra reggeva un pacchetto di cartone avvolto nello spago << È Eren Jaeger! >> disse quello << Questa è la volta buona in cui lo pestiamo per bene >> non appena fu abbastanza vicino, infatti, gli bastò una mano per spingere il castano per terra, facendolo atterrare col sedere proprio sul pacchetto che trasportava, schiacciandolo sotto il suo peso << Ehi Jaeger! >> lo schernì quello vedendo il castano rialzarsi come una molla << Fatto male? >> e rise forte insieme al suo gruppo.
<< Mai quanto te ne farai tu! >> abbaiò quello in risposta, lanciandosi contro il bullo e spingendolo contro il muro.
Il capo del gruppo fece una mezza risata di scherno << Sei venuto a prenderti qualche altro pugno? >> non appena ebbe finito la frese, però, dietro di lui intravidero anche un’altra figura, più minuta di quella del bambino, ma ai loro occhi decisamente più spaventosa: Mikasa Ackerman!
Se Eren era forte e coraggioso, Mikasa lo era cento volte di più. Era capace di fare tutto, e di farlo bene, e quando Armin ed Eren (e a quest’ultimo capitava spesso visto il suo temperamento emotivo) finivano nei guai lei riusciva sempre a salvarli e ce la fece anche quella volta, soltanto lanciando un’occhiataccia al gruppo di bulli e bloccandone uno contro il muro difronte << C’è Mikasa >> esclamò il bullo che tentava di rubargli la bisaccia, mollando all’istante << Andiamo via >> e gli altri non se lo fecero ripetere due volte, correndo il più lontano possibile dal trio, compresi quelli colpiti dai due nuovi arrivati.
Armin, stravolto, si fece scivolare a terra, contro il muro, semi nascosto da una cassa di legno, mentre Eren alzò i pugni in aria, strepitando dietro al gruppo di fuggiaschi << Ecco bravi! >> esclamò felice << Fuggite o vi avrei riempito di pugni >> e si mise a ridere convinto di aver fatto una grande azione.
Armin e Mikasa si lanciarono uno sguardo eloquente, ma nessuno dei due osò proferire parola, per non smontare l’entusiasmo del loro amico. La ragazza, intanto, si piegò per prendere il resto del pacco che trasportava l’amico << Eren >> disse solo richiamando la sua attenzione.
<< Oh no! >> si lamentò quello assumendo un’espressione triste osservando l’oggetto schiacciato << Peccato, era venuta così bene, ora non sarà più un regalo così bello >> lanciò un’occhiataccia nella direzione dov’erano scappati i bulli << Tutta colpa di quegli stupidi >>
<< Tutta colpa della tua impulsività e del tuo sedere vorrai dire >> lo rimproverò Mikasa con il suo solito tono apatico.
Eren non si diede neanche la pena di arrossire e, colto in fragrante, preferì cambiare argomento, rubando il pacco dalle mani di Mikasa e porgendolo ad Armin con un grande sorriso stampato sul volto << Buon Compleanno Armin! >>
Il biondino spalancò gli occhi per la sorpresa, prendendo il pacco stropicciato con mano tremante << Per me? >> domandò incredulo fissando i due amici.
Eren sollevò un sopracciglio guardandolo come le fosse diventato scemo << È il tuo compleanno no? >> gli fece un enorme sorriso e trentadue denti << Certo che è per te! >> poi si inginocchiò difronte a lui e si mise in attesa.
Armin sentì gli occhi pizzicargli, troppo commosso per dire qualcosa << Che aspetti? >> lo interruppe Mikasa con un sorriso appena accennato << Aprilo no? >>
Il ragazzino, ancora seduto a terra, annuì di scatto e aprì il pacchetto, troppo felice per trattenersi. Com’era stato stupido a pensare che nemmeno Eren e Mikasa si sarebbero ricardati della sua festa, davvero ingenuo da parte sua. Loro due erano i suoi migliori amici, gli unici su cui poteva contare. Se aveva bisogno, loro c’erano sempre e ed erano pronti a difenderlo da ogni difficoltà.
Probabilmente Eren avrebbero dato anche un braccio per lui!
Questo lo onorava e lo rattristava al tempo stesso. Non avrebbe mai voluto essere un peso, ma alla fine si ritrovava sempre a dar loro fastidio. Quando aprì il pacco, però, si rese conto di quanto infondate fossero le sue paure. All’interno della scatola di cartone rovinata, c’era una piccola tortina bianca, con sopra una scritta fatta con una specie di gelatina rossa. La scritta diceva: “ Buon Compleanno Armin!”, anche se la parola compleanno era quasi del tutto sbiadita e le lettere erano state storpiate dal sedere di Eren durante la caduta. Tra l’altro, sulla sinistra, c’era la lieve impronta di una dito che aveva rubato un po’ di panna.
<< Ormai l’aspetto non è più granché >> gli disse il sopracitato ragazzo fissando leggermente disgustato l’opera sua e di Mikasa, sporgendosi in avanti facendo leva sulle ginocchia << Ma ti assicuro che quando l’abbiamo messa nella scatola era più bella … e anche più buona >> e gli fece l’occhiolino.
Ecco trovato il padrone del dito che aveva rubato la panna!
<< È … è perfetta … >> commentò Armin ancora commosso dal gesto degli amici << Non dovevate preoccuparvi tanto per me! >>
Eren si rimise seduto in modo più composto e lo guardò con un cipiglio severo, che non si addiceva molto al suo viso ancora infantile << Non dire assurdità! >> e gli diede un bonario schiaffetto sulla testa << Sei il nostro migliore amico, questo era il minimo! >> anche Mikasa accennò il suo consenso con un lieve movimento del capo, così il castano continuò << Te l’avremmo anche data prima, ma non ti abbiamo trovato da nessuna parte … dov’eri finito? >>
Il biondino ci mise qualche secondo per ricollegare il tutto, poi rispose: << Sotto un grosso albero appena oltre il portone >> disse << È un posto tranquillo, c’è ombra e un bel venticello >>
Gli occhi verde smerando di Eren si illuminarono di eccitazione e si voltò trionfante verso Mikasa << Ci andiamo vero? >> le chiese a bruciapelo << Domani, quando dobbiamo andare a raccogliere la legna, potemmo fermarci un po’ lì a riposare >> sorrise anche lei mentre Eren continuava imperterrito il suo discorso << Così potemmo stare in pace solo noi due >> aggiunse infatti << Senza che mamma a papà si mettano in mezzo alle nostre discussioni >>
Armin rise vedendo il volto impassibile di Mikasa assumere una lieve sfumatura rosata e notò che stava trattenendo il fiato. Sicuramente la mente della ragazza si era fermata al “solo noi due”.
<< Perché ridi Armin? >> chiese Eren non prestando più attenzione alla mora, che a quel punto poté tornare a respirare normalmente << Ho detto qualcosa di strano? >>
Il biondino scosse il capo e sorrise << No nulla >> poi tornò a guardare la torna.
Vedendo quel gesto al castano venne da chiedere << Che fai? Non l’assaggi? >> Armin non aveva la minima intenzione di mangiare quello schifo, ma il sorriso contagioso di Eren non poteva essere deluso, così si fece forza e assaggiò un pezzo di torta, prendendolo dal lato meno schiacciato. Forse, come aveva detto l’amico, prima era molto buona, ma dopo tutto quel tempo (e dopo l’urto con il sedere di Eren) era diventata immangiabile << Buona vero? >> chiese quello.
Armin poteva giurare di aver visto delle stelline negli occhi verdi di Eren, così non ce la fece a digli la verità << Si molto >> si costrinse a dire << Davvero molto buona, grazie >>
Sia il castano che Mikasa sorrisero di cuore e poi si guardarono soddisfatti.
Davanti a quella scena, Armin sentì gli occhi pizzicargli di nuovo. Che fortunato che era ad avere degli amici così. Il solo averli accanto gli faceva passare ogni timore, ogni paura, perché sapeva che con loro vicino sarebbe stato in grado di fare qualsiasi cosa.
Lanciò un sguardo al grande muro he li proteggeva dai giganti. Li aveva protetti per un secolo, perché avrebbe dovuto cedere proprio ora? Non c’era motivo di temere, ora lo sapeva. Avrebbe vissuto tanto altri compleanni come quello, in compagnia di Eren e Mikasa, nulla sarebbe cambiato e avrebbe vissuto per sempre con loro lì a Shingashima. Mai quella cittadina gli era sembrata tanto accogliente e sicura.
 

Armin non poteva neanche lontanamente immaginare
cosa sarebbe successo il giorno dopo, perché …
in quel giorno l’umanità ricordò …
il terrore che si prova nel vivere sotto le loro regole …
l’umiliazione di essere rinchiusi in gabbia come uccelli …
<< Non può essere quello è un muro di 50 metri d’altezza! >>mormorò Armin terrorizzato.
<< E’ uno di loro >>gli rispose Eren con voce tremante << … Un Titano! >>
 
… E l’avventura ebbe inizio ...

  
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