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Autore: Loogamberettus    30/06/2013    16 recensioni
La mia fronte grondava sudore: troppa gente in una sola stanza. Le braccia stanche di chi ballava ancora, si sollevarono, ognuno reggeva il proprio bicchiere di plastica contenente dell'ottimo punch. E la mia voce venne confusa con le centinaia di urla che scattarono non appena la band occupò il palco e iniziò a suonare il loro primo brano nella scaletta.
''E quello che sta cantando chi è?''
Chiesi, lanciando uno sguardo curioso al riccio con il microfono in mano e gli occhi guizzanti sulla folla.
''Beh, lui è..''- Niall prese fiato, dopo aver abbassato lo sguardo- ''Lui è Harry Styles''.
Si aprì una voragine nel mio stomaco e sentii il bisogno di allontanarmi.
Non era possibile, quel nome suonava orribilmente perfetto ed estremamente distante da me in ogni situazione.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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1.Saint Mary's Road

Dedicato a Rachel. Grazie per avermi ispirata.

Lasciai la forchetta cadere sul piatto ancora colmo di spaghetti e con lo sguardo di chi non voleva essere fermato, mi fiondai in camera dopo aver inciampato sul tappeto ai piedi delle scale. Ci misi qualche secondo di troppo a riconoscere la mia camera, eppure era l'unica con l'insolita maniglia tinta di rosso.
Una volta dentro, sbattei la porta con tutta la forza che potevo metterci. Volevo infastidire i miei genitori con il mio comportamento da adolescente arrogante ed immaturo, ma sapevo benissimo che questi non si sarebbero mossi da tavola e avrebbero continuato a litigare. Il che non mi entusiasmava per niente.
Era il primo giorno a Framingham, il primo giorno di pace dopo il trasferimento e tutto sembrava cadere a rotoli, di nuovo. Non era la casa il problema, bensì la famiglia.. e questo credevo di averlo capito solo io.
Il tono di voce dei miei genitori aumentava ad ogni parolaccia e per poco non mi scoppiava la testa. Così mi ricordai di quando, nella vecchia casa quando ero più piccolo, iniziavo a cantare le canzoni che sentivo alla radio. Cercai nei cassetti, ormai in disordine, un paio di pile da inserire nella radiolina poggiata sul comodino. Non appena le trovai mi affrettai a posizionarle nel piccolo vano.
Scelsi una stazione radio decente e spalancai la finestra. Un brivido mi percorse la schiena nel momento in cui mi voltai stendendomi sul letto. 
Chiusi gli occhi e forzai un sorriso, dimenticandomi del mio nome, del motivo per cui mi stavo distraendo inutilmente.. perché le loro voci erano ancora più vicine al mio rifugio. Mi affrettai ad alzarmi e cercare la chiave della porta, che fortunatamente avevo lasciato sulla scrivania, appena sopra il modulo d'iscrizione alla nuova scuola; la girai due volte verso sinistra. 
La seconda volta che la serratura scattò, non avevo più motivo per cui aver paura. Loro si erano fermati, rendendosi conto del mio disagio.
Si scusarono, senza nemmeno bussare, e mi augurarono la buonanotte. Mi preparai ad un nuovo litigio, perché sapevo che la mia reazione ai loro momenti di difficoltà non li incoraggiava ad essere pacifici l'uno con l'altra.
Sospirai leggermente quando la voce bisbetica di mia madre echeggiò mentre scendeva le scale, seguita da quella roca e profonda del marito. 
Quando il mio nome saltò fuori nella conversazione, la voglia di cantare a squarciagola mi passò e quella di scappare era ormai incontrollabile. Reagii d'impulso. Mi infilai le scarpe e il giacchetto e il mio volto fu subito fuori dalla finestra. Valutai la possibilità di saltare, dato che la distanza dal suolo alla mia camera non era poi tanta. 
Con prudenza mi sedetti sul cornicione e subito dopo aver sospirato saltai. Il cuore iniziò a battermi a mille quando i miei piedi si scontrarono con violenza sull'erba, schiacciandola. Mi ricordai di piegare le ginocchia, fortunatamente, e la caduta risultò mille volte più piacevole rispetto le precedenti a Doncaster.
Camminai svelto sul marciapiede, portandomi dietro le grida dei miei e l'ansia che iniziava a crescere in me. L'avevo fatto più volte, ma quella fu diversa da tutte. Saint Mary's Road, per me, era un vicolo cieco. Non avevo idea di come muovermi. Eppure qualcosa mi spinse a proseguire fino in fondo. 
Ricordo la fresca aria che la sera dominava il quartiere, le luci piacievoli e confortanti delle case che rigorosamente, si affacciavano sulla strada, perpendicolari.
Buttai lo sguardo sul lato opposto della strada e una porta bianca sulla sinistra mi incuriosì. Il vialetto era diagonale, diverso dagli altri paralleli. 
E attraversai, arrivando sul marciapiede di sinistra tenendo le mani in tasca, le spalle alte e lo sguardo di un cucciolo smarrito. 
Forse non fu proprio la porta ad attirare la mia attenzione, ma il ragazzo biondo seduto proprio davanti l'entrata.
Azzardai un cenno con la mano, ma il suo viso era completamente coperto dai palmi delle mani e il suo busto tremava. Mi resi conto che quelli che apparentemente sembravano colpi di tosse, in realtà erano singhiozzi trattenuti da troppo tempo. 
Cercai di tranquilizzarmi, anche se ricordo benissimo che respiravo ancora con affanno, le mie mani erano sudate e la giacca mi risultava stretta e appicicosa.
Tastai le mie tasche nella speranza di trovare un fazzoletto e con grande sorpresa ne trovai un pacchetto intero, così decisi di avvicinarmi e porgergliene uno.
-Uhm.. credo potrebbe servirti.- Balbettai quasi, e gli tesi il braccio.
Liberò il viso dalle sue mani ormai bagnate.
I suoi occhi di un azzurro candido e limpido mi rapirono. Abbozzò un sorriso e accettò il mio gesto di cordialità, forse leggermente troppo invadente. Presi ad ondeggiare su e giù, ricordando la canzone che pochi minuti prima stavo ascoltando.
-G..grazie.- La sua voce risultò essere leggermente impastata e rotta, non esattamente come la immaginavo. Si soffiò il naso con accuratezza e dopo aver sbattuto pesantemente le palbebre aprì di nuovo bocca, mentre io cercavo di distogliere lo sguardo dal mare che quelle iridi riuscivano a contenere..-Che ci fai in giro a quest'ora?-
Le parole mi morirono in bocca, la sua domanda mi colse di sorpresa, perché sinceramente pensavo mi chiedesse il mio nome, o che si presentasse e invece sembrò quasi capire, che non ero affatto a mio agio.


WRITER'S CORNER
Ho deciso di ricominciare a scrivere con una Larry (viva meee).
Che dire, l'inizio è banale, non c'è assolutamente nulla di nuovo.. spero di avervi incuriosito un po'.
Mi dispiace per i miei imperdonabili errori, ma sto cercando di arricchire il mio lessico e migliore un po' dal punto di vista grammaticale.
Avevo tanta voglia di scrivere, anche perché Mary mi ha aiutata.
La amo, è la mia musa (Ohw).
Spero di ricevere qualche recensione. Bai bai pipol <3

  
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