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Autore: synn    30/06/2013    0 recensioni
Danneel sentì il terreno mancarle sotto i piedi. Strinse forte a sé il pelo del lupo e si morse un labbro. I suoi occhi si fecero vitrei ed il suo cuore iniziò a battere più forte. Vide suo padre con la sua spada stretta in una mano a combattere lord Elbereth Gildor. Rimase a guardare mentre il regno di Enif cadeva a pezzi e sentì le urla dei popoli maledire nomi a lei sconosciuti. Udì voci invocare il suo nome e la sua protezione. La principessa si morse un labbro fino a farlo sanguinare, riuscendo infine a tornare alla realtà. Lacrime fredde solcavano il suo viso ma nessuno parve accorgersene.
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Faceva freddo. Il bosco era coperto di una sostanza bianca e gelida che si scioglieva al contatto con la sua pelle calda. Il cielo era nero e Aranel aveva paura. Si chiedeva per quale strano fenomeno straordinario il cielo non fosse azzurro e limpido e perché facesse così freddo. Aveva una tale paura che ogni suo passo sembrava sprofondarlo sempre più giù, dove nessuno avrebbe mai più potuto ritrovarlo. Non era abituato a tutto ciò. Lui veniva da Enif, dove il caldo era all’ordine del giorno. I fiori coprivano ogni centimetro di terra e la luce del sole non mancava mai.

“Draug!” Il cuore di Aranel perse un battito e capì che era giunta la sua ora. Nel suo mondo, draug voleva dire solo una cosa: morte. Ovunque essi andassero, qualcuno moriva. Giganteschi lupi bianchi con occhi pallidi come la sostanza che ricopriva le piante di quel pianeta. Da dove veniva lui, nessuno aveva mai incontrato un draug ed era poi stato in grado di raccontarlo.

Aranel sguainò la spada ed attese. Per che cosa, lui bene non lo sapeva. Immaginava solo di dover pregare gli dei affinché quella bestia se ne andasse. Il suo cuore doleva per il pover’uomo che li aveva avvistati. Doveva esser già morto a quell’ora. La stoltezza l’aveva portato alla morte. Nessuno urla il nome di un draug davanti a uno di essi, salvo che non si cerchi di vedere i sacri Dei.

Qualcuno, in lontananza, rise. Era una risata che profumava di musica e Aranel non poté non pensare che ormai la sua fine dovesse essere più vicina di quel che pensasse. I vecchi del suo paese l’avevano riempito di storie riguardo la morte, quand’era in fasce. Era solo grazie a loro che sapeva quel che sapeva, sua madre non avrebbe mai lasciato che quelle cose entrassero nella testa del suo unico figlio. Si diceva che si sentisse così freddo da non riuscire più a muoversi, che una risata talmente bella riempisse le orecchie del povero malcapitato e che alla fine, non era mai così dolorosa come appariva esserlo. Aranel pensò che non poteva sapere se la morte era alle porte. Per fare freddo, faceva freddo, ma lui, da bravo Aerandir, non perdeva mai la speranza, e voleva credere con tutte le sue forze all’eventualità di uscire vivo da Andromeda.

Dei passi leggeri richiamarono la sua attenzione ed Aranel rimase in ascolto. Qualcuno si stava avvicinando velocemente e lui ancora si chiedeva se fosse un bene o meno.

“Chi sei?”

Aranel saltò dalla paura e si voltò con la spada stretta nella mano tremante. Si morse un labbro e rimase, incantato, ad osservare la figura che stava ritta davanti a lui. Aveva dei lunghi capelli bianchi ed occhi blu come il profondo oceano in cui era solito nuotare, ad Enif.

Non udendo risposta, si spazientì. “Luthien!” La ragazza chiamò, muovendo qualche passo indietro, e subito uno di quei terrificanti mostri bianchi si parò tra lei e Aranel. Il lupo ringhiò ed i suoi occhi si posarono sulla spada che Aranel teneva in mano.

Aranel tremò un’ultima volta prima di gettare la spada ai suoi piedi. Alzò le mani in segno di resa ed il lupo parve calmarsi. Si sedette al fianco della ragazza e sbuffò, senza però mai abbassare la guardia. Nuvolette bianche uscirono dalle sue grandi narici.

“Chi sei?” Ripeté la ragazza, incrociando le braccia. Alzò un sopracciglio e rimase, come impietrita, a guardarlo. Si morse un labbro e poi fece roteare gli occhi. Aranel non riuscì ad aprir bocca e questo la irritò. “Luthien!” Chiamò ancora. Il lupo si alzò e cominciò a ringhiare di nuovo.

Aranel si tirò indietro ed il lupo balzò in avanti. “Aranel Aerandir, mia signora.” Il lupo si fermò ed andò ad accoccolarsi contro la gamba della ragazza. “Principe di Enif e di  tutta Pegaso.” Disse tutto d’un fiato.

“Enif è lontana. Cosa ti ha portato ad Alphetraz?” La ragazza alzò un sopracciglio, scettica. Il lupo, affianco a lei, si alzò ed il suo sguardo di ghiaccio si fermò su Aranel.

Il ragazzo non sapeva chi guardare. Sapeva che per rispetto avrebbe dovuto inchinarsi al volere della ragazza, ma il lupo lo terrorizzava a tal punto che del rispetto non poteva importargli di meno. Ghiacciato al suo posto, faceva girare lo sguardo tra lei e la belva, temendo il momento in cui una delle due si fosse spazientita.

“Luthi-”

“Sono stato mandato qui da mio padre, Re di Enif e di tutta Pegaso.” La interruppe, tenendo lo sguardo fisso sul lupo. “Porto un messaggio per re Seregon Malbeth, unico del suo nome e re di Andromeda e di tutti i quattro universi della Valle dei Re.” Aranel osservò spaventato la ragazza. “Potete portarmi da lui?”

Lei fece roteare gli occhi e mise le mani sui fianchi. “Come faccio a sapere che dichiari il vero?”  

Aranel si morse un labbro ed osservò, nuovamente, con ancora più terrore di prima il lupo, fedelmente seduto ad aspettare che la ragazza impartisse ordini. “Non mento, mia signora.”

La ragazza guardò il lupo che scosse il capo, guaendo quasi impercettibilmente. Lei sorrise e gli accarezzò il muso. Lo guardò un’ultima volta ed i suoi occhi parvero illuminarsi. “D’accordo.” Sospirò, sorridendo lievemente. La ragazza gli porse una mano. “ Sono Danneel Malbeth.”

Il cuore di Aranel accelerò ed il principe si inchinò. Le baciò una mano e guardò a terra. Non sapeva che cosa fare. Sua madre gli aveva detto tante volte che cosa avrebbe dovuto fare una volta alla presenza della famiglia reale di Andromeda, ma adesso che era lì e che sentiva lo sguardo di lei fisso sulla sua figura, era paralizzato a terra.

“Alzati, principe.” Danneel ridacchiò, ritirando la mano e colpendo dolcemente il lupo sul collo. Il lupo si alzò e così fece Aranel. “Ti porterò da mio padre ad una condizione.” Mormorò, facendosi sera tutto d’un tratto.

Aranel chinò il capo. “Tutto ciò che desidera, mia signora.”

“Smetti di chiamarmi mia signora.” Ordinò senza pensarci. Danneel si morse un labbro e socchiuse gli occhi. Detestava essere chiamata in quel modo. Aveva un bel nome e voleva che tutti la chiamassero così. Il lupo, ancora seduto affianco a lei, si agitò. “Non dovrai dire per nessun motivo a mio padre che ti ho trovato qui.”

Il principe annuì. “Come desidera, mia s-”

“Danneel.” Lo corresse ancor prima che Aranel potesse finire di parlare.

“Danneel.” Annuì lui, alzando finalmente lo sguardo che si posò sul lupo. “Non farò parola di questo incontro.”

La principessa si morse un labbro e socchiuse gli occhi. Non avrebbe capito se mentiva finché non l’avesse guardata dritta nelle pupille. Danneel si spazientì ed il lupo avvertì il cambiamento d’umore. Non poteva imporgli di farlo o sarebbe servito più o meno come una pillola per il mal di testa su una ferita di spada. Doveva farlo di sua spontanea volontà. Il lupo abbaiò ed Aranel distolse lo sguardo, che si posò finalmente negli occhi della principessa.

Danneel sospirò e, non notando niente di sospetto nelle pupille del principe, annuì. Il lupo si alzò e mosse qualche passo verso nord. “Vieni con noi.” Ordinò la ragazza, seguendo il lupo.

Aranel raccolse la sua spada e, tenendo lo sguardo basso, s’incamminò verso il palazzo di Alphetraz.

~

Quando Aranel e la principessa entrarono nella sala del trono, Re Seregon sedeva ritto sul trono di ghiaccio che si diceva esistesse da sempre. Aranel non poté fare a meno di rimanerne affascinato. Suo padre gli raccontò che il Re era stato eletto dai sovrani delle cinque galassie durante la loro formazione, e da allora la dinastia Malbeth regnava su Andromeda e sull’intera Valle.

Ogni famiglia sovrana possedeva un dono, e gli antichi decisero che a regnare sarebbe stato quello più potente. Le cinque dinastie erano tutte diverse e convivevano pacificamente da millenni. C’erano gli Hathol, ottimi guerrieri e fedelissimi della dinastia reale. I Gildor, esperti in materia di stelle e navigazione. I Felagund, cacciatori senza pari, in grado di sopravvivere nelle condizioni più estreme. Gli Aerandir, gli speranzosi. Coloro dei quali la speranza brillava anche nei giorni più bui. Ed infine, i Malbeth, a cui gli dei avevano concesso il dono di poter riconoscere sempre la verità. Erano stati proclamati protettori dei cinque popoli. Si diceva che la dinastia Malbeth avesse il dono della preveggenza, ma Aranel non ci aveva mai creduto per davvero.

Il re era un uomo giovane con i folti capelli scuri e gli occhi blu come il mare. Tutto il popolo di Alphetraz aveva gli stessi lineamenti dolci e segnati dal freddo pungente di Andromeda.
“Danneel Malbeth.” Re Seregon ridacchiò, e la sua voce riempì le orecchie di Aranel. “Pensavo avessimo un patto riguardo alle tue passeggiate.”

La principessa si morse il labbro inferiore e sorrise timidamente. Luthien si sedette e guaì. “Eravamo al sicuro.” Danneel arrossì e si guardò le punte dei piedi. “Scusa, padre.”

Seregon esplose in una possente risata. “Fino a che avrai il tuo lupo con te, so che non correrai alcun rischio.” Con un cenno del capo, il Re ordinò alla principessa di sedersi al suo posto, affianco al trono di ghiaccio.

“Mio Signore” Aranel s’inchinò non appena lo sguardo del Re si posò su di lui. “Sono Aranel Aerandir, figlio di Gaerys Aerandir, Principe di Enif e Pegaso.”

Il Re alzò un sopracciglio e gli fece cenno di alzarsi. “Parla, Aranel. Cosa ti porta qui ad Alphetraz, dalla lontana Enif?” Incrociò le braccia al petto ed inclinò la testa a destra, in attesa.

Il principe di sentì a disagio. Sembrava tutto così in pace. Aranel sapeva che il messaggio che portava con sé era di estrema importanza e che dalla reazione del regno di Andromeda dipendeva l’intero destino della Valle dei Re, ma si chiese se il re suo padre avesse scelto bene mandando lui a chiedere aiuto. “Porto pace e guerra, mio signore.” Aranel si guardò i piedi e schiarì la voce. “La casa Gildor ha invaso territori estranei. Il Cigno ha disobbedito alle sacre leggi della Valle. Fonti certe assicurano che il prossimo bersaglio sarà Pegaso. Vengo a implorare protezione per il mio popolo.”

Danneel ghiacciò sul suo trono. Invadere territori estranei significava bandire la casata colpevole di tale violazione, e minacciare di riversare le truppe in uno dei continenti della Valle era ancora più inaccettabile. Una grande guerra minacciava la Valle dei Re.

“Quanto certe sono, queste fonti?” Re Seregon corrugò la fronte e si alzò in piedi. Iniziò a camminare lungo tutto il perimetro della sala del trono, senza mai fermarsi un attimo.

Aranel abbassò lo sguardo nuovamente. “Spie di Pegaso, mio signore.”

Il lupo avvertì il brusco cambiamento d’umore di Danneel e guaì. Si alzò sulle zampe ed attese, appoggiando il muso sulle gambe della principessa. La mente della ragazza iniziò a viaggiare per mondi e galassie, provando ad immaginare che cosa avrebbe portato una guerra nella Valle. Probabilmente solo distruzione ed inimicizie, ma sapevano tutti che violare le sacre leggi era imperdonabile.
Re Seregon si fermò e lanciò uno sguardo d’intesa al maestro di corte, il quale, con un cenno del capo, socchiuse gli occhi. Danneel capì ed il lupo guaì nuovamente, stringendosi ancora di più alle gambe della principessa, come a rinnovare la promessa della sua eterna presenza accanto a lei.

“La guerra è alle porte.”

Aranel chinò il capo e tirò un sospiro. I soldati a guardia della sala del trono si mossero ed i suoni delle armature che cozzavano una contro l’altra risuonarono sordi. Danneel chiuse gli occhi con un sospiro ed accarezzò il pelo di Luthien. Il viso del Re era impenetrabile. Il suo sguardo era perso nel nulla e, quando si riprese, digrignò i denti.

“La dinastia dei Gildor dev’essere distrutta o la Valle dei Re cadrà.” Sentenziò Seregon, muovendo qualche passo verso il trono. “Siano mandati dei messaggeri verso Perseo e Pesci per avvertire i rispettivi sovrani del pericolo che la nostra Valle sta correndo.” Ordinò, sedendosi sul trono di ghiaccio. “Radunate le truppe. Partiremo tra otto giorni.”

Danneel sentì il terreno mancarle sotto i piedi. Strinse forte a sé il pelo del lupo e si morse un labbro. I suoi occhi si fecero vitrei ed il suo cuore iniziò a battere più forte. Vide suo padre con la sua spada stretta in una mano a combattere lord Elbereth Gildor. Rimase a guardare mentre il regno di Enif cadeva a pezzi e sentì le urla dei popoli maledire nomi a lei sconosciuti. Udì voci invocare il suo nome e la sua protezione. La principessa si morse un labbro fino a farlo sanguinare, riuscendo infine a tornare alla realtà. Lacrime fredde solcavano il suo viso ma nessuno parve accorgersene. Quello era tutto ciò che la guerra avrebbe portato alla Valle: dolore e morte. “Ma padre…”  

“Niente ma, Danneel.” Re Seregon le impedì di parlare, e lei capì che ormai la decisione era stata presa. “Violare le leggi sacre comporta la mobilitazione di tutte le galassie, lo sai. La casa Gildor andrà distrutta ed il consiglio degli anziani si riunirà ancora una volta per decretare la nuova famiglia che regnerà sulla galassia del Cigno.”

Danneel guardò a terra. Sapeva bene che non c’era niente che potesse fare per dissuadere il Re suo padre dal partire per la guerra. Il pericolo era imminente e le leggi erano state violate. La guerra era alla porte.
  
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