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Autore: xCyanide    30/06/2013    4 recensioni
-Perché hai scelto me? – domandò il piccolo, lasciandogli un bacio dolcissimo tra i capelli. –Mi hai detto qualche tempo fa, che non avevi mai voluto toglierti i capelli dal viso, non avevi mai voluto scoprire i tuoi lineamenti dolci per paura che le persone ci leggessero dentro. Perché hai deciso che io fossi quello giusto? Quello che non ti avrebbe mai portato via la luce dagli occhi?
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Gerard si trovava davanti la sua tela, come ogni sera da anni. Era una sua routine, faceva sdraiare Frank tra i cuscini a terra, nel suo salone, e parlavano mentre dipingeva con trasporto.
Frankie spesso si chiedeva cosa gli passasse per la testa, cosa lo portasse ad essere così determinato e duro con se stesso. Chiunque altro avrebbe lasciato perdere e avrebbe appeso la carriera da pittore al chiodo dopo tutti i rifiuti che aveva subito. Ma Gerard era diverso, il suo amante lo sapeva benissimo.
Sapeva benissimo che una volta che si metteva in testa una cosa, un’azione, una situazione, la bramava e la otteneva a tutti i costi. Frank lo ammirava davvero tanto, non avrebbe mai avuto tutta la sua forza di volontà dopotutto.
Gerard aveva messo via tutta la solitudine che sentiva e aveva continuato a sognare. Ancora ancora e ancora. Aveva creduto in se stesso senza l’appoggio di nessuno, senza alcuna spinta dal mondo circostante.
Finché non si erano trovati, certo. Una piovosa notte d’inverno inoltrato avevano avuto la fortuna di entrare nello stesso bar per ripararsi. Frank l’aveva visto per bene, il ragazzo completamente vestito di nero ma con un maglione verde oliva si era seduto al bancone e aveva ordinato un caffè forte, niente latte, zucchero o dolcificante.
Quando poi, un gruppo di stupidissimi adolescenti aveva incominciato ad infastidirlo, Frank si era sentito in dovere di aiutarlo a tirarsi fuori da quella situazione schifosa. Anche se Gerard dal punto di vista intellettuale li avrebbe bruciati tutti, non era di certo un tipo propenso allo scontro fisico.
Per ringraziarlo, il ragazzo più grande (a detta di Frank, sembrava avere massimo trent’anni, cinque più di lui) aveva offerto un cornetto e un cappuccino al piccolo, che era stato davvero felice di mangiare.
Sei anni dopo, si rendeva conto che aveva fatto benissimo ad accettare quell’offerta.
Avrebbero fatto l’ennesimo anniversario a breve ed entrambi ne erano felicissimi.
Frank passò lo sguardo sul corpo del suo amante e sorrise sornione al pensiero che quel ben di dio fosse completamente suo. Aveva in mano la tavolozza con i colori sparsi sopra, un po’ mischiati per via della fretta e della poca attenzione che metteva nello spremere i tubetti, e tra le dita dell’altra teneva saldamente il pennello sporco di nero. I quadri di Gerard erano tutti un susseguirsi di sfumature scure, cupe, che passavano dal nulla più totale a qualche sprazzo di luce accecante.
Il più grande passava il peso da un piede all’altro rimanendo comunque fermo in un punto preciso e passava gli occhi vitrei sulla tela coperta di colore. Le figure che stavano prendendo forma rappresentavano quelli che potevano sembrare due innamorati abbracciati davvero stretti sotto i toni chiari della luna.
-E’ bello – sentenziò Frank indicando il quadro, anche se sapeva che Gerard non poteva vederlo per via della chioma di capelli castani che campeggiavano sui suoi occhi. –E’ davvero splendido Gerard, azzarderei a dire che è il tuo lavoro migliore.
Quest’ultimo si lasciò scappare una risata candida, dal tono davvero tenero e intinse con attenzione il pennello nel colore nero, per poi dare gli ultimi ritocchi al quadro già perfetto di per se. –Lo dici ogni volta che vedi una mia tela, Frankie – cominciò con voce nasale ma davvero piacevole alle orecchie. –Mi lusinga molto, ma davvero… non credo sia chissà cosa.
Frank fece spallucce e si sdraiò per bene tra i cuscini rossi, per rilassarsi, e chiuse gli occhi un pochino stanco. Erano le due del mattino, ma Gerard voleva a tutti i costi che lui gli facesse compagnia, dopotutto era domenica e avrebbero potuto permettersi di dormire qualche ora in più.
-Non pensare nemmeno di addormentarti – lo ammonì Gerard, non appena Frank chiuse gli occhi per rimanere rilassato. Ma non l’aveva visto, era ancora perso nel proprio dipinto.
-Come…?
-Lo so e basta, so che sei pigro e stanco ma ho quasi finito – annuì convinto e spostò nuovamente il peso, stavolta sulla gamba destra. –Credo proprio che… darò un titolo a questo quadro sai?
Frank, per evitare di addormentarsi davvero, si alzò a sedere con attenzione sui cuscini di lana e riprese ad osservare il proprio amante dare pennellate attente e calcolate sulla superficie della tela.
Si chiese di nuovo come avesse voglia di dipingere, come riuscisse ad essere così tanto entusiasta e sospirò piano passandosi una mano tra i capelli. Se avesse potuto, avrebbe aiutato Gerard in ogni modo, gli avrebbe spianato la strada e si sarebbe alzato per dargli una mano. Spesso ci aveva provato, ma era stato sempre rifiutato dal più grande.
-E come vuoi che si intitoli? –domandò finalmente, dopo alcuni secondi di silenzio.
Non riusciva a smettere di osservarlo, non riusciva a staccare i suoi occhi dal corpo del suo fedele compagno perché una sorta di magnetismo quasi segreto a lui, gli imponeva di non perderlo mai d’occhio. Era come se volesse prevenire una sua caduta o qualsiasi altra cosa avrebbe potuto ferirlo in modo più o meno grave.
Si rese conto poi, in un lampo, che Gerard era l’uomo più bello che avesse mai visto, osservarlo lo rendeva davvero felice e appagato della sua vita.
Tutta la sua vita oramai orbitava intorno a Gerard e le sue passioni, a Gerard e i suoi sogni. Perché se il più grande sorrideva o era semplicemente felice, Frank poteva dirsi soddisfatto.
E Gerard sorrideva sempre, nonostante tutto, nonostante le delusioni, le sofferenze, gli insulti e le esclusioni. Il più piccolo era fiero dell’uomo che amava da matti, era fiero di quello che era arrivato ad essere dopo anni di lotte contro se stesso e contro la società e il mondo.
Poteva vedere indistintamente tutte le cicatrici che presentava Gerard sulle braccia, erano chiarissime, più della sua pelle attraversata da un milione di piccole lentiggini. La più grande lotta del suo compagno, era stata contro se stesso. E non aveva vinto.
Non capiva come Gerard potesse odiare la propria persona, quando invece Frank quasi non arrivava a venerarlo.
Ai suoi occhi, era l’essere più intelligente del mondo, quasi non appartenesse davvero alla razza umana. Aveva una mente così tanto sviluppata che chiunque lo avrebbe invidiato.
Gerard aveva la parte destra del cervello davvero funzionante al massimo, qualsiasi cosa entrasse a che fare con l’arte e la concezione diversa del mondo lui la capiva subito, senza alcuna difficoltà.
-“Noi” – rispose finalmente Gerard, con voce calma. –Perché questo quadro rappresenta la nostra storia Frank, il fatto che una volta che ci siamo trovati non c’è stato più un “me e te” ma un “noi”.
Il diretto interessato sorrise dolcemente e vide Gerard tastare lentamente lo sgabello davanti alla tela così da sedersi senza doversi girare a guardarlo, segno che  il dipinto era finalmente finito e che poteva essere appeso nel salone della loro casa, come la miriade di altri quadri che avevano attaccato.
-Quindi, quei due abbracciati siamo io e te? – domandò sornione Frank, davvero felice dell’idea del suo compagno. –E come mai siamo soli? Insomma, quello intorno a noi è un prato immenso, non ci sono altre persone?
-No – sussurrò Gerard, rendendosi conto di quel piccolo particolare, probabilmente durante il componimento dell’opera, non si era accorto di niente. –Non credo che qualcuno voglia dilettarsi della nostra compagnia, comunque – aggiunse un po’ avvilito.
-Ehi, non… non essere così demotivato. La tristezza non ti dona Gerard – sospirò il piccolo Frank, non gli piaceva vederlo così. –Sono sicuro che qualcuno ti noterà prima o poi, sei pieno di talento e sei una persona intelligente. E vogliamo poi parlare della passione che metti nei tuoi quadri? Del sentimento? Del tuo sorriso, quel sorriso che campeggia sul tuo viso nonostante tutto? Il mondo ha bisogno di un modello da seguire come te, okay?
-Il mondo non ha bisogno di un’altra persona senza speranza, ecco la verità – disse prendendo un respiro profondo. –Ho trentasei anni, oramai, sono un vecchio. Devo rassegnarmi all’idea che solo te apprezzi quello che faccio.
-E non ti basta? – disse Frank, leggermente ferito dal modo in cui il suo amato lo stava sminuendo. –Non ti basta tutto il tifo che faccio per te? Tutto l’amore che metto nel parlarti?
-Frank, non è per te, okay? – il più grande abbassò lo sguardo, come se stesse cercando le parole giuste. –Tu sei perfetto. Semplicemente, mi ferisce il fatto che nessun mio quadro, nessuna mia opera farà mai parte di una grande mostra importante, in Italia magari!
-Tu hai la tua piccola mostra personale, nella nostra piccola casa mh? – Frankie si tolse la frangia dagli occhi per poterlo osservare per bene, poi si decise ad alzarsi dalla sua postazione per raggiungere il più grande e poggiargli piano le mani sulle spalle, da dietro. –A me questo quadro trasmette un sacco di emozioni sai? – prese a massaggiare lentamente la pelle di Gee, coperta da una leggera camicia scura e strusciò pianissimo il nasino tra i suoi capelli profumati. –Mi fa capire che mi ami da morire, come non ha mai fatto nessuno. Mi fa capire che con un solo abbraccio riesco a tirarti su di morale. Mi fa apprezzare molto di più il “noi” che abbiamo creato e stiamo portando avanti lentamente. E mi fa apprezzare anche, in modo molto più amplificato, il tuo talento.
-Ecco perché ho scelto di aprirmi a te – sussurrò a sua volta l’artista, portando con dolcezza una mano su quella del suo amante, per stringerla delicatamente. –Per le tue parole dolci, per il modo in cui sento il cuore battere due volte più veloce degli altri, il tuo modo così tenero ed infantile di cercare di tirarmi su il morale anche quando alzo un muro alto duecento metri tra noi. Trovi sempre il modo di farmi abbassare le difese.
-Perché hai scelto me? – domandò il piccolo, lasciandogli un bacio dolcissimo tra i capelli. –Mi hai detto qualche tempo fa, che non avevi mai voluto toglierti i capelli dal viso, non avevi mai voluto scoprire i tuoi lineamenti dolci per paura che le persone ci leggessero dentro. Perché hai deciso che io fossi quello giusto? Quello che non ti avrebbe mai portato via la luce dagli occhi?
-Perché sei come me – rispose tranquillo Gerard, con voce calma. –Perché entrambi indossiamo una maschera che non possiamo mai togliere, per nasconderci dagli altri. Altrimenti si renderebbero conto che non siamo come loro. La tua voce piangeva quando ti ho conosciuto, Frankie, e ho capito che avremmo potuto salvarci insieme. Che io avrei potuto essere il preferito di qualcuno dopotutto, e avrei potuto far sentire qualcuno speciale. La tua voce è stata la chiave di tutto.
-E come… come capisci che potrei essere un bell’uomo per te? – sussurrò titubante, non aveva mai azzardato a fargli una domanda del genere.
-Non mi importerebbe comunque, Frank, perché per me sei bellissimo. E poi credo di saperlo – disse pacatamente Gerard, con voce sempre misurata ma dolce. –Credo di sapere come sei anche esteriormente. Ti ho toccato tante volte, ho saggiato il tuo corpo nudo diverse volte in questi anni e tutto quello che le mie mani hanno sentito è stato di mio assoluto gradimento.
-Sei la persona per me – Frank si diresse lentamente davanti a lui, per fargli udire i passi e non farlo spaventare di un contatto inaspettato, e si sporse per poggiare due dita sotto il suo mento così da fargli alzare il viso. Gli occhi di Gerard lo investirono come sempre, vitrei e velati di bianco candido. Morti. Se avessero avuto ancora la loro primitiva funzione, probabilmente sarebbero stati verdi. Dello stesso verde del maglione di Gerard, quello del loro primo incontro. Verde oliva. O perlomeno gli piaceva immaginarli così. –E sei la persona più forte che io conosca, Gerard – aggiunse con voce davvero delicata, portando le dita alle guance del suo amato per carezzarle con delicatezza disarmante.
Le palpebre di Gerard vacillarono appena, prima di socchiudersi e nascondere parte degli occhi senza vita che possedeva. –Non osservarmi tanto, ti prego – sussurrò, stavolta era la sua voce a piangere. –Mi da fastidio, io… io mi vergogno di me stesso, lo sai.
-Smettila – disse perentorio Frank, con la voce leggermente più alta per sembrare più autoritario. –Sei bellissimo… – continuò, perdendosi nei lineamenti dolci dell’artista per l’ennesima volta in tutti quegli anni. Le labbra sottili di Gerard erano semi aperte e lasciavano intravedere la parte terminale dei piccoli denti appuntiti e da bambino che possedeva. Il suo naso all’insù, che lasciava immaginare le sue vere origini francesi*, lo rendevano ancora più tenero agli occhi di chi lo osservava. Il più piccolo si chiese come facesse Gerard a vergognarsi di se, come riuscisse a darsi del mostro anche se non poteva effettivamente provarlo. –Non puoi vergognarti del tuo essere così bello, amore mio.
-Tu sei bello, Frankie – sussurrò di rimando l’artista, portando con attenzione le mani sui fianchi di Frank, a tastoni per trovare le sue anche e stringerle tra le dita. –Il tuo essere è dannatamente perfetto.
-Allora… se mi dici così, se mi dici che sono perfetto, dovresti ascoltare anche quello che ti dico, che ne pensi? – domandò Frank sporgendosi per far toccare delicatamente il suo naso a quello di Gerard, più delicato. Il più grande a quel contatto chiuse gli occhi, come per godere di ogni singolo dettaglio di quella posizione dolce. –Sei il mio artista preferito Gerard.
-Io non sono l’artista preferito di nessuno Frank. Sono cieco e nessuno apprezzerebbe mai delle opere di cui nemmeno l’artista è soddisfatto – sussurrò sulla sua pelle tirando su col naso per via delle lacrime che non poteva versare. –Tu lo dici perché mi ami, lo dici perché sai che questa situazione mi fa schifosamente male.
-Se sostieni davvero questo allora… comincia a chiamarmi Nessuno da oggi okay?
Riuscì finalmente a rubare un piccolo sorriso a Gerard che si sporse verso di lui per baciargli in modo davvero dolce le labbra. Frank sospirò sulla sua pelle e chiuse a sua volta gli occhi come per immaginare un mondo in cui tutti apprezzassero Gerard per quello che realmente era.
Gerard era cieco, si, nessuno oltre Frank avrebbe mai detto che i suoi quadri fossero realmente belli.
Frankie li trovava sciocchi, si privavano di scorci sulla mente del suo amato, che era davvero affascinante e che trasportava in mondi e galassie migliori, solo per dei stupidi pregiudizi.
Ma da una parte si sentiva lusingato, lui era l’unico che aveva completa vista sulla bellezza di Gerard, che poteva dire di conoscerlo a fondo.
Ed era la cosa migliore che gli fosse mai capitata.
 
*so che Gerard non è francese ma mi piace pensarlo
 
xCyanide’s Corner
Era da tanto che non pubblicavo qualcosa, e ho deciso di scrivere questa cosa per una persona davvero speciale. Ash, questa stupidissima OS è per te, so che non è il massimo e so che di certo  non risolverà niente ma magari ti strapperà un piccolo sorriso.
L’importante per me è ricordarti che ai miei occhi sei perfetta, che nonostante quello che dicono gli altri sei bellissima. E non smetterò mai di ripeterlo. Posso urlarlo finchè non ho più voce se vuoi.
Ti voglio un bene indescrivibile, ci vediamo tra pochissimi giorni.
E per chiunque altro, spero sia piaciuto questo piccolo scempio e se volete lasciate una recensione c.c
Mi eravate mancati, aaaaah.

Vi devo però delle spiegazioni. Vi chiederete come faccia un cieco a dipingere se ovviamente non può vedere. Andando all'artistico, ho imparato che il cervello umano possiede infinite risorse e che soprattutto la parte destra è come adibita alle cose irrazionali e quasi inconcepibili. Per sviluppare questa sfaccettatura della nostra mente, i miei professori mi hanno fatto disegnare al contrario o direttamente bendata. E' possibile disegnare bene anche senza vedere, con molto esercizio e prove su prove. Gerard, i primi anni della sua vita li ha passati senza problemi, ha osservato il mondo in modo che gli rimanesse impresso in mente, poi probabilmente per un malattia ha perso la vista. Ha avuto anni ed anni per provare a dipingere nonostante la sua assenza visiva e ora è davvero bravo, anche se per pregiudizi schifosi nessuno lo prenderebbe per una qualsiasi mostra. 
Ho deciso di spiegarlo perchè altrimenti sarebbe sembrato davvero inverosimile, mentre è possibile che una persona dipinga senza l'uso della vista, dato che il nostro cervello è fantastico. Siamo noi che non lo sappiamo usare. (:

Alla prossima,
xCyanide
  
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