Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold
Segui la storia  |       
Autore: Birra fredda    30/06/2013    3 recensioni
La vita normale non è per tutti. Con vita normale intendo un qualcosa tipo: genitori rompiscatole, non permissivi, che credono i figli adolescenti dai santerelli del sabato sera, scuola odiata, professori visti come satana, compagni di classe con cui combinare solo guai, tanti trip in testa, escogitare modi per andare alla festa del secolo senza dire nulla ai genitori o mettere da parte dei soldi per il nuovo tour degli U2.
Ma io mi chiamo Nicole Haner mica per nulla, eh. E sono la figlia di Brian Elwin Haner Jr., meglio conosciuto come Synyster Gates, chitarrista degli Avenged Sevenfold, mica per nulla.
La mia vita non è normale, e proprio non so come potrebbe esserlo.
Genere: Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'You will always be my heart.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ho sempre pensato che Huntington Beach fosse una delle città più belle del mondo, una di quelle che quando la visiti non te la scordi più. Io, la mia città, ce l’ho incastrata nella pelle, scorre nelle mie vene, la respiro ogni giorno, l’assaporo ogni giorno.
Io Huntington Beach la amo.
Certo, per una come me che non sa andare e non vuole saper andare sulla tavola da surf non è proprio tutto rose e successo, ma diciamo che mio padre e la band hanno creato abbastanza popolarità alle nostre famiglie da bastarci per decenni.
Huntington Beach è una di quelle città che se ci nasci e ci passi la tua infanzia, quando la lasci anche solo per qualche giorno ne senti la mancanza. Ti manca il sole perpetuo, l’aria salmastra, l’appiccicume della pelle in piena estate, le grida dei surfisti alle cinque di mattina, la musica a tutto volume per tutta la notte.
Riesce a mancarti persino la nebbia che spesso avvolge ogni cosa di prima mattina, in inverno e in autunno.
E poi c’è il nostro bar preferito, il Johnny’s, che è amabile quanto la spiaggia, quanto il mare, i turisti e la musica dei Sevenfold a tutto volume nei lidi.
Il Johnny’s è grande e sviluppato su due piani, illuminato sempre e solo da candele, i muri sono dipinti con murales stravaganti e colmi di significato. Non appena si entra si percepisce all’istante un senso di pace, come se la testa si staccasse e fluttuasse per un po’ nell’aria. È tutto avvolto dall’odore dolciastro delle candele e della cera colata nei piattini e su qualche mobile di legno.
Il proprietario del Johnny’s ormai più che sessantenne ma sempre con quel sorriso pieno di vita stampato in faccia da far venire voglia a chiunque di fermarsi a chiacchierare, lascia scorrere nello stereo quasi sempre i dischi degli Avenged Sevenfold o, al massimo, musica comunque orientata sul rock o sul metal.
Come si potrebbe non amare un posto così?
Il bar, poi, è un vizio di famiglia.
Essendo il bar della nostra via, vicino soprattutto alle case di zio Matt e The Rev, per mio padre e la band era una tappa fissa. Proprio come lo è ora per noi, e qualche volta anche loro si lasciano andare ai vecchi tempi e vi tornano.
Comunque, proprio ora un giovane barista assunto da poco mi ha posato una Red Bull davanti, lo ringrazio con un sorriso per poi tornare a concentrarmi su Alicia che sta studiando latino per l’interrogazione imminente, tentando di spiegarmi perché è meglio usare il gerundio per tradurre il cum + congiuntivo che usare una proposizione causale, o concessiva, o temporale, o il periodo ipotetico.
Accanto a me, Connor, Jimmy e Nathan discutono animatamente di Football e Cherie sta rintanata in un angolo della panca con le ginocchia al petto, mezza addormentata.
Okay, non me ne frega un cazzo del latino. Ho persino provato a studiarlo, al primo anno, ma l’ho trovato così noioso che l’ho scaricato per fare piscina. Annuisco appena alla mia amica, sorseggiando la mia bevanda ghiacciata, e vago un po’ con la mente.
Torno indietro, a qualche mese fa.
 

*******

 
Fa freddo qui, aggrappata al nulla. Fisso la luna, tremo ma non piango. Io sono forte, farò quello che devo fare senza pensarci troppo.
In questo momento bacerei papà per aver insistito con mamma per la splendida idea di costruire la casa con ben cinque piani. Diciamo che la soffitta resta quasi sempre inutilizzata, fino a ora però.
Porto alle labbra la mia bottiglia di Jack Daniel’s e bevo, mi piace il gusto del Whisky e in questo momento mi aiuta anche a distogliere l’attenzione da tutto il vuoto sotto i miei piedi.
Che poi, proprio dal piano più alto dovevo decidere di buttarmi?
Evidentemente sì, se voglio morire e non solo rompermi una gamba. E poi mamma mi farebbe rinchiudere in un manicomio, se solo restassi in vita.
L’aria afosa di Huntington Beach mi entra nei polmoni, l’aspiro con forza sapendo che non potrò farlo mai più. Alzo gli occhi al cielo, come per godermi un’ultima volta la bellezza della sua immensità. Fisso la luna, le sorrido.
Da casa mia si vede il mare, un’enorme distesa nera che non si sa dove combaci col cielo. Mi è sempre piaciuta la vista da quassù, di notte. E forse voglio proprio quest’immagine incastrata nella retina prima di gettarmi.
 “Ma non farmi ridere, Nic.”
Sussulto. La voce bassa di Johnny interrompe il mio ultimo saluto alla più bella visuale di sempre.
Mi volto a guardarlo, lentamente e ancora scossa dai tremori.
Lui si avvicina alla finestra, su cui sono in piedi, senza paura, con un ghigno disegnato sul viso.
“Johnny, io salto” gli dico. Ma la mia voce trema più di me e, evidentemente, non è abbastanza convincente.
Lui si ferma solo quando mi è così vicino da potermi fissare dritto negli occhi. Johnny ha sempre avuto una certa influenza con questi fottuti occhi scurissimi quasi quanto i miei. Quando fissa qualcuno così intensamente, sia con gioia che con tristezza, o, come ora, con autorevolezza, riesce sempre a disarmare l’altro.
Sta riuscendo a farmi dubitare di me stessa, di ciò che voglio fare in questo momento.
“Innanzitutto, dammi il whisky” mi dice, con voce ferma.
Io resto immobile. Che cazzo è venuto a fare quassù? Io voglio solo fissare un’ultima volta il punto infinito dell’orizzonte e farla finita!
“Poi, scendi da lì.”
Eh?
Fingo di non aver sentito, così mi giro nuovamente e guardo il vuoto sotto di me. È pauroso, ed è tremendo pensare che tra qualche istante il mio corpo riempirà il vuoto per poi schiantarsi al suolo.
E Johnny pare leggermi nel pensiero, dato che mi abbraccia i fianchi e mi tira giù dalla mensola. Cerco di divincolarmi per qualche secondo, ma so che servirebbe a ben poco e lascio perdere.
Non si può neanche morire in santa pace.
“Si può sapere che cazzo vuoi?!” grido, liberandomi dalla sua presa e guardandolo con sguardo truce.
Lui sospira e mi strappa la bottiglia di Jack Daniel’s dalle mani, cosa che mi rende ancora più nervosa.
“Sediamoci, mh.”
Cosa? Io sto per morire e tu  vuoi sederti?
Si siede a terra, appoggiando la schiena al muro. Non trovando nulla di meglio da fare, mi accascio al suo fianco.
Passa qualche secondo, Johnny beve un sorso di whisky e mi guarda con la coda dell’occhio.
“Lo sai che una volta anche tuo padre ha provato a suicidarsi?”
Spalanco gli occhi dalla sorpresa, facendolo scoppiare a ridere. Già, l’espressione di stupore identica in me, in Connor e papà ha sempre divertito questo deficiente.
“Avevamo vent’anni circa ed era appena finita una delle mega-feste a base di alcol organizzate da Jimbo, una anche piuttosto pesante devo dire. Io, Matt e Jimmy eravamo rimasti sobri, mentre Zack l’avevamo portato a letto presto e sbronzo come non mai. Avevano totalmente perso Brian. Lo abbiamo cercato ovunque, persino nello sgabuzzino e l’abbiamo trovato in bagno, nella vasca da bagno di Jimmy.”
Si blocca, sospira stringendo la presa attorno alla bottiglia di whisky. “Era nudo, la finestra era aperta e la vasca piena a metà con l’acqua totalmente ghiacciata. E, Nicole, aveva tentato di uccidersi tagliandosi le vene. L’acqua era rossa. Il suo corpo era ricoperto di sangue, carne letteralmente strappata via e profondi graffi.”
Questo non doveva dirmelo, non c’entra un cazzo e io voglio uccidermi in un modo più veloce e indolore.
“Io e The Rev l’abbiamo tirato fuori da lì, e per fortuna Matt è accorso un istante prima che Jimbo svenisse”. Beve un altro sorso, chiudendo gli occhi con forza. Mi domando come deve essere brutto vedere una simile scena e non poter premere il tasto ‘elimina’ dalla memoria.
“Nic, tuo padre è stato bravo a nascondere l’accaduto, altrimenti non si sa come avremo potuto sfondare con la musica, con lui rinchiuso da uno psicologo.”
Si mette in ginocchio e mi prende le mani, sorridendo appena.
“Tu non vuoi morire, piccola. Nessuno vuole davvero, davvero, morire. Alla fine siamo tutti attaccati alla vita, anche se a volte ci sembra che sia solo una puttana” mi dice, stringendomi con forza le mani nelle sue.
Io sospiro rumorosamente, come se volessi scacciare via le sue parole e tornare semplicemente alla mia occupazione suicida.
“Tuo padre non voleva davvero morire, noi l’abbiamo salvato e lui ce ne sarà per sempre grato.” Si blocca un attimo, cercando le parole giuste. “E ora non puoi impedirmi di salvare anche te.”
Sì, che posso.
“Se mi lasciassi andare, io salterei” ribatto, acida.
“Perché? Perché vuoi mettere fine alla tua esistenza?”
Non me lo sta chiedendo con disperazione, appigliandosi a questa domanda sperando che s’illumini o che io cambi idea. È solo una domanda, senza nessuna retorica dietro.
Mi sento colta alla sprovvista, so che i miei pensieri potrebbero sembrare folli. Ma, forse, a Johnny non interessa quanto folli siano i pensieri di una che si è quasi buttata dal quinto piano di casa.
“Mi sento oppressa, come se non andassi mai bene, come se non fossi mai abbastanza.” Gli spiego in un sussurro. “A scuola sono la nullafacente che sta sempre nell’ufficio della preside, a casa sono quella che passa il tempo a fare danni con Connor. Io non sono più nessuno, e nessuno più è disposto a starmi vicino.”
“Cosa credi che ci stia a fare io qui?”





-----
Ahm, okay, spero vi piaccia questa roba... Johnny l'ho amato, scrivendo questo capitolo :)

Grazie a tutti coloro che stanno leggendo e... boh, non so se devo continuare quindi... recensite, fatemi sapere cosa ne pensate :)
Echelon_Sun
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold / Vai alla pagina dell'autore: Birra fredda