Anime & Manga > Digimon > Digimon Adventure
Segui la storia  |       
Autore: Mami93    30/06/2013    2 recensioni
E' una storia che parla di due ragazzi e della loro storia. Hikari Yagami è timida e introversa, Takeru Takaishi spavaldo e allegro, ma il loro incontro è destinato a cambiarli entrambi. Un incontro casuale porterà ad un avvicinamento un po' particolare, quasi non voluto. E il tempo porterà loro delle novità.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hikari Yagami/Kari Kamiya, Takeru Takaishi/TK | Coppie: TK/Kari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La festa dei chiarimenti

La luce filtrata attraverso le palpebre chiuse mi sveglia, e ancora mezza addormentata apro gli occhi. Inizialmente una fitta di dolore mi attraversa la testa, non appena una lama di luce mi abbaglia, ma poi passa velocemente; come è venuto. Non sono nella mia stanza, di questo sono certa: le pareti non sono di questo colore. Solo adesso mi accorgo del calore che mi avvolge: giro la testa di lato e lì steso di fianco, con una mano a reggersi la testa c’è Tk che mi fissa con un sorriso beato sul viso.

“buongiorno! Finalmente ti sei svegliata!” sorrido di rimando anch’io e mi stiracchio. Il calore che sentivo è il suo braccio attorno alla mia vita

“buongiorno. Quant’è che sei sveglio?” chiedo

“da abbastanza tempo” risponde criptico. In testa mi vorticano ancora le immagini della notte passata insieme. Non so fino a che ora siamo andati avanti, ricordo solo che non ci bastava mai. Il suo corpo, così scolpito e perfetto, mi ha ipnotizzata e non riuscivo ad abituar mici mai, la sua dolcezza, nei baci, nella carezze, nei movimenti, l’imbarazzo iniziale non appena mi sono accorta di essere stata messa a nudo, ma sorpassata subito dopo… la sua mano scende ad accarezzarmi la schiena e ritorno al presente, guardandolo “a che pensi?” mi domanda

“a stanotte” confesso d’impulso. Il sorriso che gli si apre sul volto è tenero

“già, anch’io ci pensavo. Ti sembrerà banale detta così, però è stata la notte più bella che io abbia mai trascorso negli ultimi anni” mentre parla fa scorrere il suo sguardo sul mio corpo, avvolto dalle coperte che ricadono leggere sui fianchi. Il primo pensiero è quello di coprirmi maggiormente, ma poi, dandomi mentalmente della stupida, capisco che è inutile: non ci siamo amati tutta la notte? A cosa servirebbe?

“bhe, ti sembrerà banale detta così, ma è stato lo stesso anche per me” scoppio a ridere alla vista della sua espressione quando si accorge che l’ho copiato come un pappagallo. Si avvicina a me e mi sfiora leggermente le labbra

“oggi c’è una sorpresa per te” mi sussurra prima di baciarmi delicatamente. Io rimango immobile rimuginando su quanto mi ha appena detto. Non appena cerco di ricambiare il bacio lui si allontana con uno sguardo troppo furbesco negli occhi, poi si alza dal letto per cercare i vestiti. Mi stendo sulla chiena osservando ogni suo minimo movimento e restando nuovamente incantata alla vista di ciò che ha nascosto fino ad adesso sotto i vestiti. Non appena si è infilato un golf che esalta i suoi pettorali in maniera assurda mi decido a dare voce alle mie domande

“e quale sarebbe questa sorpresa?” chiedo, ma in risposta ricevo solo un sorriso e la porta di camera richiusa dietro le sue spalle. Mi accingo anch’io ad alzarmi per andare in cucina, dove trovo una colazione con i fiocchi già pronta che mi aspetta. Consumo il mio pasto mantenendo gli occhi fissi su Tk. Non appena appoggio il cucchiaio nella tazza lo vedo scattare, portandomi via tutto quanto da sotto il naso

“fila di sopra a prepararti che usciamo!” mi inatima, ma non posso ribattere en mostrare il mio stupore perché si è già girato per lavare le stoviglie. In silenzio e con più dubbi che mai mi dirigo nella mia camera, cerco distrattamente dei vestiti puliti nell’armadio e riesco, lasciando il letto deluso dal poco utilizzo a cui l’ho destinato. Finalmente, scesa, mi decido a chiedere spiegazioni

“mi spieghi dove dobbiamo andare?” ma il suo sorriso sornione mi fa intuire che non caverò un ragno dal buco

“sappi solo che stasera ci sarà una festa” strabuzzo gli occhi rallentando l’andatura.

“un’altra?” il ricordo della fatica che ho fatto al matrimonio di sua cugina è ancora troppo fresco per poterlo dimenticare. Tk si accorge della mia reazione e aspetta che lo raggiunga, prima di prendermi per mano per intimarmi a  camminare

“tranquilla, non sarà cos’ faticosa!” tenta di tranquillizzarmi, con scarsi risultati. Saliamo in macchina e lui prova a mettermi a mio agio facendomi chiacchierare, ma continuo a sentirmi stranamente a disagio. Improvvisamente il ricordo della notte appena trascorsa mi assale all’improvviso, e mi rendo conto che è passata sotto silenzio. Ora come dovrò comportarmi? È vero che si è pur sempre dimostrato affettuoso, ma se non volesse mostrarsi così con me in pubblico? Il mio silenzio attira la sua attenzione e mi chiede preoccupato

“a che pensi?”. Lo guardo un po’ allarmata e le parole mi escono di bocca senza pensarci

“cosa siamo ora io e te?” e adesso posso maledirmi per la mia linguaccia! Scoppia a ridere tornando a concentrare la sua attenzione sulla starda

“non so come mai, ma avevo il dubbio che ti stessi facendo questo domanda, sai?” ma la mia espressione seria lo costringe a rispondermi: “tu vuoi sapere cosa siamo ora? Mh…” finge di pensare. Come se fosse una domanda difficile! Io resto sulle spine fino a che “come vuoi tu” e adesso resto davvero spiazzata!

“come sarebbe a dire come vuoi tu?” No, aspetta, fammi capire, lasci a me tutto il peso di questa decisione? Stai facendo per caso scarica badile?

“Tu vuoi sapere se ora siamo fidanzati o meno?” continua a fingere di non capire

“bhe, si, più o meno. Vorrei solo avere una situazione un po’ più chiara, ecco” provo a spiegarmi

“ok, allora fai come vuoi” alla mia occhiata indignata si affretta ad aggiungere “se ti va di chiamarmi amorino o quegli stupidi nomignoli da innamorati fai pure, tanto per me è uguale!” non credo alle mie orecchie. Per lo stupore resto anche a bocca aperta, e mi affretto a chiuderla non appena me ne accorgo. Dal profondo sento salire una rabbia che cerco di non far trasbordare tutta su Tk

“ok, quindi a te che stiamo insieme o meno non ti importa, giusto?” cerco di controllare il tono di voce, ma non mi riesce troppo bene

“infatti” glissa noncurante. Ok, ora esplodo. Torno a guardare la strada, tanto per cercare di calmarmi, e pesante come un macigno mi arriva la consapevolezza che è stata “solo una notte di sesso”, come la definirebbe probabilmente Tk. Certo, non c’è nulla dietro; cosa pensavo di fare? Illusa. Una lacrima sfuggente mi cade sulla guancia. Stringo i denti e cerco di trattenere le altre che minaccaino di seguire la compagna ribelle. Cerco di non asciugarmela: attirerei l’attenzione e Tk capirebbe subito. Ci mancherebbe altro che pensi che ora piango per lui! No, non sono lacrime di dolore, queste, bensì di frustrazione, di rabbia, verso di lui e verso di me che sono così ingenua. Probabilmente quella goccia di sale solitaria ha attirato al sua attenzione perché allunga la mano ad accarezzarmi il viso. Capendo la sua intenzione allontano bruscamente la testa, voltandomi verso il finestrino; così facendo scaccio quella spia traditrice dal mio viso, ma non riuscendo a trattenere le sue gemelle mi ritrovo con due solchi di acqua salata sul viso.

“stai piangendo?” la sua spavalderia ora è scomparsa, lasciando il posto allo stupore. Logico, non si aspettava tale reazione da me, forse pensava che anche io sono fredda e calcolatrice come lui. Accosta la macchina lungo il marciapiede, la spegne e si volta verso di me. Io, Incazzata, deciso di non guardarlo. Solo quando mi costringe a voltarmi verso di lui incrocio i suoi occhi, e non hanno nulla dell’espressione che credevo avessero: preoccupazione e intensità, ecco cosa leggo in lui. “Kari, non so cosa tu abbia capito, ma credo che sia il caso di ricominciare da capo” il suo tono tenderebbe a tranquillizzarmi, ma in un impeto di ribellione decido di non voler più cadere nei suoi tranelli

“cosa c’è da spiegare: io e te abbiamo fatto sesso, tutto qui, non c’è nulla da spiegare. Solo una notte di sesso” la mia voce si incrina, ma mi ostino a mantenere il contatto. Ora perché sembra amareggiato? Abbassa lo sguardo e prova a prendermi le mani, che allontano prontamente. No, non ci riuscirai ad abbindolarmi come una fessa!

“Kari” continua a ripetere il mio nome. Perché continua ripetere il mio nome? Mi rende pazza. “Io ho detto che non mi importa se stiamo insieme o meno, ma non perché la il fatto di essere tuo fidanzato non mi cambi nulla, e nemmeno perché non mi interessa di te. L’ho detto perché per me quella è solo una stupida parola. Potremmo definirmi amici, fidanzati, sposati, conoscenti o persino parenti, quello che conta per me è che non cambi nulla fra noi” improvvisa, la consapevolezza delle sue parole mi colpisce in pieno. Capisco cosa intendeva, e stranamente concordo con lui. “a patto che tu continui ad essere quella di sempre, possiamo essere quello che vuoi!” mi appoggio al sedile, lasciandomi andare. sono davvero così sciocca? Anche Tk sento che si è rilassato, accanto a me, ma continua a tenermi d’occhio.

“io.. io credevo che…” provo a giustificarmi

“credevi che il mio era solo un desiderio fisico!” conclude per me la frase. Quando gli rivolgo uno sguardo addolorato mi sorride, compiacente

“scusa” abbozzo. Ora rimango ferma, lasciandomi asciugare il viso dalle sue mani

“tranquilla, non ci eravamo capiti” scendiamo dalla macchina e Tk fa il giro per raggiungermi “Solo una notte di sesso?” mi chiede sorridendo, guardandomi dall’alto in basso. Gli tiro una gomitata sul fianco, abbassando la testa

“e dai, ero sotto choc!” mi difendo mentre mi porta il braccio sulle spalle e mi avvicina a se.

 

Continuo a fissarmi incredula. L’immagine che rimanda lo specchio non è reale. Anche nel riflesso il mio viso riflette la mia incredulità, ma il resto è finzione: non è reale il vestito che mi avvolge completamente, non esiste il ragazzo stupendo che intravedo dietro di me, è frutto della mia immaginazione tutta questa scena. Non ci posso credere, e per svegliarmi mi volto verso Tk, che da parte sua mi rivolge un sorriso incoraggiante

“che c’è, non ti piace?” chiede con una nota di preoccupazione

“scherzi? È che non mi sembra vero” si avvicina di qualche passo a me e mi osserva il mio riflesso da sopra la spalla

“sei bellissima” sussurra. Non posso fare a meno di concordare con lui, ma la bellezza non è mia, ma tutta opera del vestito. Mi avvolge completamente come se fosse stato cucito su di me, blu profondo, con un taglio che è secondo solo ai vestiti da passerella, uno spacco vertiginoso sulla coscia sinistra e le spalle avvolte da un foulard dello stesso colore. Mi sento una diva sul tappeto rosso, ma so che l’incantesimo si spezzerà presto, come è successo per Cenerentola.

“non posso accettare, lo sai!” lo riporto al presente. Appena entrati nella boutique non capivo cosa ci eravamo entrati a fare: già dall’esterno era chiaro che i clienti abituali erano persone importanti che hanno bisogno di presentarsi in un certo modo; e noi non eravamo proprio fra quelli. Non appena Tk ha annunciato il suo cognome il commesso si è diretto senza indugi nel retrobottega, tornando con una scatola finemente elaborata: evidentemente sbagliavo sul fatto che lui non era un cliente di questo negozio. Credevo che da quella scatola sarebbe uscito un abito da cerimonia per lui, invece con mia grande, anzi enorme, sorpresa ecco che davanti agli occhi mi ritrovo questo abito eccezionale. Al mio sguardo misto fra stupore e incredulità Tk mi spiazza con un

“è un regalo per te. Stasera sono stato invitato ad una festa e tu verrai con me”. al mio pronto rifiuto è seguito l’intimazione a provarlo da parte del commesso che, con mia incredulità, è scoppiato a ridere assieme a Tk quando ho bofonchiato un

“non ci entrerò neppure lì dentro”, e così adesso sono qui a non credere ai miei occhi.

“e perché non potresti semplicemente accettare un mio regalo? È più semplice di quel che sembra!”

“perché non potrei ripagartelo!” sbuffa divertito

“ma se è un regalo non devi ripagarmi nulla” si avvicina ancora di più a me,guardandomi dal riflesso sullo specchio “lo faccio con piacere”. Detto questo mi strappa un bacio, lento, al quale non riesco assolutamente a dire di no. “e con questo la discussione è chiusa. Rivestiti che devo ancora fare una commissione” mi sprona dopo che ci siamo separati. Lo seguo, e lo consiglio, in un negozio di smoking dove si prepara ad imbellettarsi per la serata, poi, davanti ad un bar, si ferma di botto. Io lo guardo interrogativa e vedo spuntare il suo sorriso sghembo. “se ti chiedessi di aspettarmi qui tu lo faresti?” ci penso su un attimo e annuisco. “perfetto allora prenditi un caffè in santa pace, io sarò di ritorno fra pochissimo” così dicendo lo vedo scomparire dietro l’angolo. Sospirando esasperata ma anche felice entro ad ordinarmi qualcosa da bere e torno fuori per sedermi ad un tavolino. Con tutta la calma possibile apro la bustina dello zucchero e la verso nella tazzina. All’improvviso sento una presenza acacnto a me che mi fa alzare lo sguardo: un ragazzo allampanato si trova accanto a me e mi guarda.

“hai bisogno?” domando gentilmente. Lui si sposta di lato per guardarmi in viso

“si. Potrei sedermi. Vorrei scambiare due parole con te” la sua voce profonda mi scuote e, con un cenno della mano lo invito ad accomodarsi. Non appena si è seduto, però, distoglie lo sguardo da me e si fissa le mani. È un ragazzo arino ma con tratti troppo severi, come quelli di un professore. I capelli rossi gli ricadono sulla fronte in ricci perfetti che gli conferiscono un’aria simpatica, subito smentita dalle forme spigolose del mento e del naso. Sembra parecchio magro, ma non malaticcio. Non riesco a giudicarlo da un primo sguardo.

“innanzitutto; ci conosciamo?” decido di cominciare la conversazione. Questo suo comportamento mi incuriosisce e mi spaventa leggermente

“no” è la sua lapidaria risposta. Resto basita dalla brutalità con cui mi ha risposto, come se volesse eliminare il semplice pensiero che ci siamo già visti

“va bene, allora tu chi sei?” provo a indagare leggermente irritata da questo suo comportamento

“Shibuto Tataky” risponde fissandomi, come a controllare la reazione che mi provoca il suo nome. L’ho già sentito questo nome, ma dove? Sono sicura che sia legato a Tk…

“piacere, Hikari Yagami” mi presento, ma un suo cenno della testa mi suggerisce che non gli importa

“non so se Tk ti ha parlato di me” esordisce, e al mio sguardo curioso continua “Sono un suo amico del liceo” e così dicendo ecco il colpo di genio che stavo aspettando. Ora ricordo della giornata che abbiamo passato in mezzo al verde in cui mi ha confessato il suo tradimento all’amico Shibuto per causa di una ragazza. Lui ha parlato al plurale, ma non sapevo che fossero tornati amici. Comunque annuisco ad indicargli che ho capito.

“quindi sei venuto qui per…” li incito. Ormai mi sono stancata di giocare a questo gioco.

“sarò sincero: vi ho visti insieme in un negozio e senza volerlo vi ho seguiti” Senza volerlo? Come si fa a pedinare una persona senza accorgersene? Voglio vederci chiaro in fondo a questa storia.

“per quale motivo?” non mi piace questo ragazzo. Sarà per il suo mod di fare estremamente brusco e poco educato, però non mi ispira fiducia.

“da quanto lo conosci? Tk, intendo” precisa.

“da poco più di un mese, perché?” proprio non lo capisco

“e credi di conoscerlo?” continua il suo interrogatorio

“senti, mi dici cosa vuoi?” sbotto spazientita. Non mi va più di stare alle sue regole, ora o mi dice cosa vuole o mi metto ad urlare

“nulla. Non lo faccio per te, sarò sincero, ma voglio darti un consiglio: stasera tieni gli occhi e le orecchie ben aperti” la confusione che mi sta mettendo in testa è enorme, e io sono esausta e irritata

“per quale motivo dovrei starti a sentire? In fondo non ti ho mai visto e a quanto ne so non sei in buoni rapporti con Tk. Chi me lo dice che ti stai inventando tutto per ferirlo?” non riesco più a trattenermi, e alle mie parole resta sbalordito: evidentemente non si aspettava che conoscesse la loro storia

“hai ragione, non ho più avuto contatti con lui da parecchio tempo, ma credimi se ti dico che non è il bravo ragazzo che sembra. Sappi solo che sta nascondendo un’informazione che potrebbe farti pensare un po’. Chiediglielo se vuoi, ma non ti assicuro che abbia il coraggio di parlartene. In fondo non è cambiato, è sempre il solito bimbo irresponsabile di anni addietro” borbotta più a se che a me. io non ci vedo più dalla rabbia: come osa parlare così di lui quando nemmeno può difendersi?

“tu non sai proprio nulla. Quanto è che non ci parli? Non puoi saperlo se è cambiato, e credo che tu sia l’ultimo che possa dirlo. Non so neppure perché resto qui ad ascoltarti. Dimmelo tu allora che cosa mi starebbe tenendo nascosto di così terribile” lo incito a parlare. Il sorriso beffardo che gli si disegna sul viso mi invita a prenderlo a schiaffi, ma mi trattengo, in nome nelle buone maniere che evidentemente lui non conosce

“Che Dio non voglia!” esclama alzando le mani come ad arrendersi “non vorrei passare io a fare la parte del traditore: se mai vorrà dirtelo ti spiegherà tutto lui” Shibuto si alza in piedi pronto ad andarsene “sappi solo che per te provo tanta pena: sei l’ennesima vittima del suo enorme ego. Fai come preferisci, ma fossi in te seguirei il mio consiglio” detto questo si allontana con fare incedente e svolta l’angolo. Dal mio canto resto in piedi a fissare il punto dove poco fa ho visto sparire Shibuto, a bocca aperta.

“eccomi qui! Scusa se ci ho messo molto, ma c’era fila in negozio… Kari, stai bene?” mi riscuote Tk alle mie spalle. Cerco di riprendermi e di assumere un’espressione più rilassata mentre lo guardo

“si si, tutto bene. Ho solo visto passare una persona che credevo di conoscere. Allora, dove sei andato?” tento di scacciare i cattivi pensieri, ma quelli ritornano prepotenti a farsi largo fra gli altri pensieri. Solo incrociando il suo sguardo riesco a tranquillizzarmi un po’. Vedo allungarmi una scatola bianca con sopra uno strano simbolo. Tk me la passa e mi invita ad aprirla. Al suo interno trovo una collana con pietre blu marino collegate fra loro con elaborati giochi di fili. L’ultima pietra, quella più in basso che va a formare la punta dalla collana, ha una pietra d’argento incastonata nel mezzo. Io rsto a bocca spalancata e lo sguardo scettica

“ho pensato che sarebbe stata benissimo assieme al tuo vestito” mi spiazza. Questa volta non provo neppure a protestare, gli butto le braccia al collo euforica, dimentica di quel che era sucecsso poco fa a questo tavolino del bar. Nel tragitto verso la macchina non faccio latro che ringraziarlo e promettergli che mi sarei sdebitata, ma ogni volta ricevo la solita risposta: “non voglio nulla in cambio. L’ho fatto con piacere”. Provo in vari modi a convincerlo che è troppo, ma secondo lui “ha ricevuto un aumento con il quale ogni tanto può permettersi certi eccessi”. Arrivati alla macchina, esausto, mi blocca prima che possa salire. “adesso basta. Te l’ho già detto un miliardo di volte: non voglio che tu ti preoccupi di questi regali. Ricordati che ciò che rende bella te è anche un punto a mio favore” dice prima di montare sull’auto facendomi l’occhiolino. Lo seguo a ruota, e non appena chiudo la portiera continua “se proprio ci tieni io so come potresti sdebitarti” allude con un sorriso enigmatico sul volto. Io mi avvicino e gli afferro il collo

“se vuoi posso darti un anticipo subito” l’unica cosa che vedo poco prima di chiudere gli occhi è la sua espressione: euforica, direi. Quando mi allontano da lui, volontariamente troppo presto anche per me, lo incito ad andare a casa, dove avremmo dovuto preparare un mucchio di cose in preparazione alla serata, ma entrambi sappiamo che impiegheremo il tempo in altro modo.

 

Non riesco ancora a credere a quello che vedo: l’abito mi sta meravigliosamente e la collana sembra fatta apposta per stare sul mio collo. Questa cosa non va bene: se continua così Tk mi vizierà troppo. I capelli sono raccolti dietro la nuca a trattenere i boccoli che ricadono dolcemente dietro. Decido che è il momento di mostrarmi, così esco dalla mia camera. Tk è lì che mi aspetta, e appena mi vede sgrana gli occhi.

“chiudi la bocca; stai sbavando?” lo canzono divertita. Lui mi prende sotto braccio, e sempre senza togliermi gli occhi di dosso, mi scorta fino alla macchina. Solo adesso che vedo tutta l’altra gente mi rendo conto che sono stra agitata. Comincio a sentire le gambe deboli e le mani che hanno un leggero tremito che non riesco a controllare. Resto muta durante tutta la manovra di parcheggio, e solo quando la macchina è spenta Tk si decide a guardare che cosa ho. Allunga una mano a prendere e mie e solo ora decido che è meglio distogliere lo sguardo da tutte le persone che stanno entrando

“sei agitata?” mi chiede dolcemente

“no” fingo, ma non ci casca

“sei bellissima e non hai nulla da invidiare alle altre donne che saranno là dentro” indica con un cenno della testa l’edificio illuminato

“attiro troppe attenzioni, così vestita” confesso i pensieri che mi vorticano in testa da qualche minuto

“certo, ma perché sei stupenda. Abituatici, perché ho intenzione di farti sentire così ancora parecchie volte” mi sorride incoraggiante e decidiamo di scendere. Appena entriamo veniamo assaliti da un chiacchiericcio sommesso e luci abbaglianti che si riflettono sui candelabri appesi ai soffitti e sugli specchi. Ovunque appoggio lo sguardo vedo persone eleganti con bicchieri in mano che parlano con altrettante persone perfette. Aspetto che il signore vestito da pinguino con lo sguardo fiero prenda il mio copri spalle e la giacca di Tk, poi entriamo. Una musica leggera si diffonde ovunque, e a me sembra davvero di essere entrata in quei film degli anni venti tipo “The Great Gatsby”. Un altro signore vestito simil-pinguino come il cameriere all’entrata ci raggiunge e stringe allegro la mano di Tk

“salve signor Takaishi. Sono lieto di vedere che è arrivato. E chi è la stupenda faciulla al suo finco?” chiede notando la mia presenza

“lei, signor Mawasi, è la signorina Yagami. Si è gentilmente offerta di accompagnarmi e io sono stato ben lieto di cogliere l’occasione per presentarvela, certo che avreste apprezzato la sua presenza.”

“ohhh, ma certo” esordisce con un sorriso e una risata euforica e nasale “ma certo. Lieto di conoscerla” allunga la mano per potergliela stringere.

“il piacere è tutto mio” glisso sul nome del signore, anche perché già non ricordo più quale è.

“bene, allora vi lascio girare un po’ per il salone. Mi auguro che passiate a trovarmi fra non molto, così potremmo scambiare quattro chiacchiere con più calma” e dopo aver strappato a Tk una promessa di futuro incontro, eccolo dedicare tutte le sue attenzioni ad una vecchia coppia appena entrata dopo di noi “oh, signori Gashui, come state?” così da poterci fare allontanare da lì. Io rivolgo prontamente uno sguardo ironico a Tk

“non sapevo fossi capace di utilizzare un linguaggio così colto” lo canzono, ma non fa in tempo a rispondermi che un omino grassoccio con due enormi baffoni e i capelli brizzolati lo chiama a se. Dopo le ennesime presentazioni seguo poco la loro conversazione, più interessata al luogo e ai personaggi circostanti: probabilmente in questa festa sono stati raggruppati i più importanti uomini della città, accompagnati dalle mogli tutte infiocchettate e da qualche individuo che non riesco proprio a capire cosa ci faccia qui. Una signora sui cinquanta coperta da capo a piedi da lustrini, con un poco naturale color rosa cipria su tutto il viso e una cofana marrone sulla testa chiacchiera, o meglio spettegola con una signorotta poco più alta di lei, molto piena, soprattutto sulla pancia, e un piattino stracolmo di dolcetti nella mano destra. Non mancano bei giovanotti e stupende ragazze che volteggiano nella sala da una persona importante ad un'altra ancor più importante. Finalmente Tk si decide a salutare i suoi interlocutori e mi prende sotto braccio conducendomi sicuro non so bene dove.

“mi è stato appena comunicato che tuo fratello e i miei amici si trovano non molto lontani da qui” io lo guardo stupita

“mio fratello?” chiedo esterrefatta

“si, l’ho invitato io. Si poteva invitare qualcuno, se si voleva. Ecco spiegato perché c’era qualche d’uno che sembrava essere capitato lì per caso. Quando finalmente riesco ad individuate Tai mi sento sollevata: almeno c’è qualcun altro oltre Tk che posso dire di conoscere.

“toh, veh chi c’è!” esordisce Davis. Quando tutti si voltano a guardare i nuovi arrivati non posso fare a meno di notare che mi fissano; tutti. Non appena mi accosto a mio fratello mi rivolge un sorriso di compiacimento.

“urca come sei bella Kari!” si complimenta Cody. Io, arrossendo, lo ringrazio

“è merito di Tk tutto questo” ma la sua risata mi smentisce

“forse dovresti ringraziare anche tua madre, sai?” la risata di Tai mi lascia basita: non sono ancora riuscita ad abituarmi totalmente all’affinità che c’è fra lui e il mio ragazzo. Peccato però che dopo qualche minuto Tk viene portato via da una coppia di signori che richiedono la sua presenza

“ho un fidanzato ricercato” esordisco prima che anche quei fenomeni dei suoi amici si dirigano verso non so bene chi. Guardo Tai sorridente “non credevo che ti avrei trovato qui, sai?”

“ho accettato solo perché c’erano anche Davis, Cody e Joe.” Precisa. Ci avviciniamo ad una coppia di signore che hanno afferrato Tai per una manica

“Ma io ti ho già visto. Chi sei?” gli domanda quella con quello che potrebbe essere un ermellino morto sulle spalle

“non saprei. Frequento sempre lo stadio, quindi…” ma non fa in tempo a finire che la signora con la coroncina in testa esclama

“calcio! Certo, ti avremmo sicuramente visto lì. Fra tutta quella gente sudata e urlante…” l’espressione di Tai non è delle più rassicuranti: mai offendere il SUO calcio.

“ma lei chi è?” domanda la prima “la tu ragazza?” la risata di Tai sembra averle offese, tutte quante

“no, è mia sorella” vedo lo sguardo della terza, la signora di prima con la cofana in testa, illuminarsi

“ma si, certo, sei la ragazza di Takaishi, non è vero?” il mio balbettare incerto conferma la sua ipotesi “certo, certo. Quel ragazzo è un portento. Mio marito, devi sapere che mio marito è il capo, ha personalmente voluto la sua promozione”

“certo, ma è anche un bellissimo ragazzo. Non è nemmeno lontanamente paragonabile con il figlio della signora Fashida” con queste parole gli occhi di tutte e tre vanno a posarsi, con tutta la cattiveria possibile,  sulla signora grassa che avevo visto parlare con la moglie del capo. Solo adesso capisco la falsità di queste donne.

“eh si, siete proprio carini insieme” ormai stanca di questa situazione provo a fuggire dalle loro grinfie

“già. Ehm, vorrete scusarmi ma ho appena visto una persona” afferro Tai per un lembo della giacca e lo trascino via da quelle tre streghe. “non ce la facevo più” esordisco. Mio fratello scoppia a ridere, poi mi indica un punto poco più in là

“la c’è Take. Perche non lo raggiungi?” mi invio nella direzione che mi è stata indicata, ma prima mi giro a vedere dove sta andando Tai: un ragazzo della sua età lo saluta calorosamente, come se fosse stato la sua salvezza in quel luogo di matti. Ora che la distanza è minore riesco a notare che con Tk ci sono i suoi amici, e tentenno un attimo: non vorrei disturbarli. Sembrano divertirsi, o almeno gli altri tre. Ridono beffardi, ma Tk sembra alquanto serio e quasi irrigidito. Improvvisa arriva a tradimento una strana sensazione: ansia. La maledetta è strisciata silenziosa fino ad inoltrarsi fra i miei pensieri, e rimbombano secche le parole di stamattina: “stasera tieni gli occhi e le orecchie ben aperti… sta nascondendo un’informazione che potrebbe farti pensare un po’… sei l’ennesima vittima del suo enorme ego”. Che cosa intendeva? Ma io mi fido di Tk, non posso dubitare di lui solo perché un suo vecchio amico mi ha messo la pulce nell’orecchio, ma d'altronde una volta che il seme della discordia è stato getatto… nessuno si è accorto della mia presenza, e ormai riesco a sentire cosa si stanno dicendo. No, non volgio origliare la loro conversazione, non è leale!

“… così agitato. Ti ha fatto uno strano effetto. Fino a poco fa avresti saltato dalla gioia”

“si, ma questa situazione è diversa” commenta Tk sulla difensiva

“no che non è diversa: tu hai fatto una scommessa e l’hai vinta. Ti meriti tutti i soldi che ti dobbiamo” esclama serio Davis

“no ragazzi, non qui, non vorrei mai…” prova malamente a difendersi, ma le parole gli muoiono in gola

“che ti scoprisse. Certo. Però devi ammettere che è stato fatto tutto con estrema legalità: insomma, nessuno a forzato Kari a fidanzarsi con te, no?” scherza Cody

“no, infatti, però mi fa uno starno effetto parlarne” il tono della voce di Tk mi fa intuire che stia sorridendo. Da quando ho sentito il mio nome ho aguzzato le orecchie: di che stanno parlando? Cosa centro io con una scommessa?

“si, ma è anche fortuna, però. Guarda un po’ te il caso: proprio il giorno della scadenza tu salti su con il fatto che vi siete messi insieme. Non è vero che ti sei visto messo alle corde? Di la verità, non ti è mai piaciuto perdere, vero?” I tasselli del puzzle cominciano a mettersi a posto e le idee ora mi sono molto più chiare. Un improvviso singhiozzo mi sale alla gola, non riesco a trattenerlo del tutto e mi esce uno starno suono strozzato. Con gli occhi fissi sulla schiena di Tk lo vedo girarsi improvvisamente. Non voglio sentire neppure una parola, così lo attacco subito

“Ora capisco il tuo improvviso cambiamento di ieri. Da quanto tempo voi quattro avevate scommesso su di me?” sento gli occhi che cominciano ad inumidirsi

“no Kari, aspetta, non hai capito…” prova a difendersi Tk, ma non intendo ascoltare ulteriori stronzate dalla sua bocca. Solo adesso noto quante bugie mi sono state dette

“no, infatti. Sono io che sto fraintendendo, vero? Quindi voi non avete scommesso sul fatto che ci saremmo fidanzati, giusto? E scommetto che è stato tutto un puro caso che ti sei accorto di quel che provavi proprio l’ultimo giorno della scommessa, eh?” Davis, Cody e Joe sono letteralmente gelati sul posto, ma Tk prova ad avvicinarsi a me. indietreggio di qualche passo; voglio mettere la maggiore distanza fra noi due.

“non è così. Io non ho finto Kari, devi credermi” sbuffo sfoggiando un sorriso divertito

“no, ci credo. E dimmi, magari il fatto di avermi anche portato a letto ha aumentato a posta in gioco? Quanto ti è valsa la mia performance? Venti, trenta Yen?” le lacrime scendono a sbavarmi probabilmente il trucco, ma non riesco a fermarle

“no Kari, non è vero” continua a provare a convincermi, ma con scarsi risultati. Alzo le mani per fargli capire di non toccarmi, perché ormai la distanza fra noi è minima. Al contrario Tk abbassa le braccia afflitto, e nel suo sguardo leggo dispiacere, tristezza. O forse è sconfitta?

“ora mi sono chiare tante cose. Il tuo continuo interesse nei miei confronti non era dato da qualcosa di vero” prova ad aprire bocca, ma io non glielo permetto “Shibuto aveva ragione stamattina: sei un bimbo irresponsabile, egoista e non sei cambiato affatto dal liceo” queste parole lo lasciano scioccato sul posto, e io ne approfitto per andarmene. Lungo la strada mi sento prendere per le spalle da qualcuno, ma non mi divincolo, perché capisco subito che è mio fartello

“Kari, che è successo?” mi domanda preoccupato “ti ho visto discutere con Tk e…” si blocca alla vista delle mie lacrime

“portami a casa, ti prego” lo imploro. Senza ulteriori domande mi prende per le spalle e comincia  a farsi largo fra la folla. Appena mi ha depositata in macchina si china alla mia altezza

“aspettami qui, torno subito. Vado a prendere le giacche e poi andiamo”. Mi parla in tono dolcissimo e io gliene sono davvero grata. Lo guardo sparire di nuovo fra tutta la gente e non distolgo gli occhi dalla porta Finché non lo vedo ricomparire. Dietro di lui c’è Tk che gli parla concitato. Tai si blocca sull’ultimo scalino e gli rivolge finalmente la parola. Mi sembra amareggiato, ma non arrabbiato. Se fosse successo tempo addietro probabilmente gli avrebbe spaccato la faccia, ma non è comunque quello che voglio. Tk continua a rivolgersi a mio fratello, il quale, alla fine gli dice una sola parola, scuote la testa dispiaciuto e si dirige verso di me. io resto a fissare Tk distrutta fino a che anche lui non mi nota. Appena si accorge che lo sto guardando scuote la testa, come se fossi arrivata alla conclusione sbagliata, ma non riesco a pensare ad altro. Tai risale in macchina e senza una parola mette in moto. Solo quando siamo tornati sulla strada principale si decide a rivolgermi la parola: “ora mi spieghi che cosa è successo?”. Guardo i lampioni passarmi accanto con poco interesse. Sospiro.

“cosa ti ha detto prima?”

“non ho capito. Parlava di uno sbaglio. Ho solo intuito che era dispiaciuto e che voleva parlarti, ma gli ho detto che non mi sembravi in vena. Gli ho chiesto di lasciarti stare per stasera”

“grazie” sussurro, grata della sua delicatezza.

“dove ti devo portare?” mi domanda all’improvviso

“a casa di Takeru. Devo riprendere la mie cose” quante cose che dovrei raccogliere sparse in giro, ma decido che lascerò lì la maggior parte di ciò che non mi serve.

“e dopo dove andrai?” chiede preoccupato

“non lo so. Starò per un po’ dalla mamma, poi deciderò sul da farsi. In questo momento è tutto confuso…” trattengo a stento un singhiozzo, ma le lacrime escono imperterrite quando la sua mano si avvicina a sfiorarmi una guancia. Tai, quanto vorrei in questo momento potermi rannicchiare sulle tue gambe come facevo quando ero piccola e avevo bisogno di conforto. Arrivati intimo Tai ad aspettarmi dieci minuti: il tempo necessario a radunare i vestiti e gettarli nella valigia. Appena entrata mi dirigo nella mia camera, mi spoglio del vestito e arraffo i vestiti che trovo in giro. Le scarpe le butto alla rinfusa, afferro un foglio e una penna. Appena entrata nella camera di Tk deposito sul suo letto la collana e il foglio che ho scribacchiato velocemente: “Questa te la restituisco, non la voglio più. Del vestito credo che tu non sappia di che fartene, perciò mi auguro che bastino come rimborso” assieme al foglio butto qualche bigliettone sul letto,a ripagarlo dell’abito. Afferro al volo la valigia e torno in strada, da dove Tai non si è mosso. Risalita in macchina gli chiedo di ripartire, e in silenzio ci dirigiamo a casa dei nostri genitori. Solo quando alzo finalmente gli occhi mi accorgo che non siamo dove credevo di essere: “Tai, perché siamo venuti da te?” il suo silenzio mi rende agitata. Finalmente si decide a spiegarmi

“in questo moneto non hai bisogno semplicemente di un letto in cui dormire e un tetto sulla testa. Se andassi dalla mamma non ti sentiresti meglio. Ora quel che più hai bisogno è una spalla su cui piangere e qualcuno su cui contare” mi sussurra serio. Lo guardo, e la sua dolcezza mi fa finalmente sorridere. Gli stringo le braccia al collo, e mentre le lacrime riprendono a scendere copiose, mi lascio invadere dal piacere di un fratello con il cuore bello come una rosa appena sbocciata.

 

Angolo autrice:

Salve. Scusatemi se non sono prodiga di allegria, ma questo capitolo mi ha messo un po’ di tristezza. Il mistero è stato svelato, dunque. Lo immaginavate? Voglio sapere le vostre opinioni, or su dunque. Mi è piaciuto scrivere questo capitolo, anche se è una cosa tristissima, ma non vedevo l’ora di vederlo compiuto. Ad essere sincera ci ho messo un casino di tempo a concluderlo, ma ne è valsa la pena. Chissà, forse avevo paura a versi compiuto il penultimo capitolo… ebbene si, mi spiace rattristarvi, ma il prossimo sarà quello definitivo. E adesso posso svelare il mistero del film che avevo accennato nei commenti del primo capitolo. Avverto subito che c’è un solo particolare che accomuna il film alla mia fic! Nella commedia “come farsi lasciare in dieci giorni” i due protagonisti intraprendono la loro relazione dopo che ognuno ha scommesso sull’altro con gli amici. Lei scommette di farsi lasciare in dieci giorni, lui di riuscire a restare con lei per più di dieci giorni. Alla fine si scopre tutto. Ora, in comune c’è solo la scommessa (che nel mio caso fa solo Tk), la scoperta da parte della donna e il relativo troncamento della relazione. Ora vorrei fare una breve digressione sulla festa: l’atmosfera che immagino si respiri a questa festa super chic è tipo quella che si vede nel film di Jack Clayton con Robert Redford e Mia Farrow “The Great Gatsby”(il grande Gatsby, tratto dal romando di Francis Scott Fitzgerald) ma con meno eccessi. Le signore tutte imbellettate le ho appositamente descritte ridicolizzandole, perché me le immagino perfette in quel contesto: snob e spocchiose. Ok, adesso mi piacerebbe sapere che opinioni vi siete fatte di questo capitolo, e mi auguro di rivedervi tutte e tutti qui per l’epilogo della storia. Grazie di tutto e un immenso bacione pieno d’affetto

Mami

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Digimon > Digimon Adventure / Vai alla pagina dell'autore: Mami93