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Autore: addyson    30/06/2013    0 recensioni
Lei galleggia, nel vuoto. Lei vive, ma muore. Ogni passo che fa, è un errore in più.
Rileggendo il diario di tre anni fa, capisce quanto sbagliata sia. Quanto guasta e inutile sia, e sarà sempre.
Cerca in tutti i modi di sbarazzarsi del diario, lasciandolo marcire dentro un cassetto, per molti anni.
Ma ha paura, di vivere quell'incubo. La paura peggiore, però, è quella che se dovesse uscirne, morirebbe.
La sua vita è l'incubo. E c'è chi può salvarla.. o distruggerla.
Con l'arrivo di lui, lei muore definitivamente. 
È lacerata dentro. Lui non la salva, lui la rende ancora più piccola, ingenua. E matta.
Per tutti è una psicopatica, per lui no. Lui cerca di salvarla, ma nello stesso momento la riduce a pezzi.
L'incubo finirà? Lui la salverà? Lui la ridurrà a pezzi per poi andarsene? O sarà lei, a ridurre lui a pezzi?
Genere: Dark, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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27 settembre 2009
“Le strade, a quell'ora, erano vuote, silenziose. Prive di persone e di parole.
I lampioni illuminavano, in lontananza, il vicolo buio in cui ero andata a finire.
Stretta nella giacca di jeans, aspettavo che lui arrivasse.
Non mi vergognavo di ciò che facevo.. Perché dovevo preoccuparmene?
Era scritto nel destino. Probabilmente così Dio volle, e non opposi resistenza ad un destino che forse, in fondo, mi apparteneva.
E il fatto che la gente parlasse male di me non mi infastidiva - o meglio, non mi importava -, poiché il loro giudizio era ed è solo rabbia ed invidia verso chi era ed è felice, pur non avendo una vita splendida, umile.
Ero in pace con me stessa, nonostante ciò che facevo era terribilmente e irrimediabilmente sbagliato.
 
Quando arrivò, la prima cosa che fece fu porgermi la mano. La strinsi, lasciandogli nel pugno un centinaio di dollari.
 
Sesso, soldi, droga.
 
La mia vita si racchiude in queste tre parole. Non so cosa sono diventata, non più.”

 
Giravo le pagine, velocemente. Non sarebbe dovuto succedere. Tre anni. Tre maledetti anni. E io non ero mai cambiata, avevo continuato a vendermi, a cambiare, ad essere ciò che non sono, per cosa? Per vivere. Sì, perché in fondo era questo il punto. Io lo facevo per vivere, nonostante era grande la voglia di morire.
 
FLASHBACK.
-Cosa farai, poi, quando avrai la giusta età per levarti dalle palle!?- urlo mia madre -Farai la prostituta e ti drogherai!?-
-Forse sì!- gridai in tutta risposta -Così sarai contenta e non mi avrai più fra i piedi!-
Mi mollò uno schiaffo, e bastò quello per farmi uscire di casa, sbattendo la porta. Per non tornare mai, mai più."
 
Promesse. Mi ero promessa di non entrare mai più in quella casa, ma mi era toccato. O meglio, l'avevo voluto. Volevo farmi del male, facendomi mangiare dai rimorsi, dai sensi di colpa.
E mi tormentavo, la notte. Credevo di essere forte, quella a cui non importa proprio nulla.
La verità è che non era mai stato così. Ero quella più debole.
 
La mia debolezza era il mio essere forte.
 
"Il giorno in cui seppi che mia madre era morta, mi chiusi in un appartamento e non ne uscii più.
Divorata dai sensi di colpa e dai rimorsi. Se io l'avessi supportata, se gli fossi stata vicina.. Forse avrebbe avuto una vita più lunga, e bella. 
Tutto è cominciato, infatti, la sera dopo il funerale. 5 marzo 2008. ”
 
Tutto quello che feci, fu afferrare la penna, chiusa da un  anno dentro il diario.
Cominciai a scrivere.

 
23 marzo 2012
“Forse questa è l'ultima volta che ti scrivo, nonostante ti promisi un anno fa che non ti avrei scritto più. 
Ho diciannove anni, e ti scrivo da quando, a sedici, cominciai questa vita. Che vita non è. 
 È solo un terrificante incubo e io, sto solo cercando di auto convincermi, che un giorno potrò svegliarmi la mattina e dire 'È passato tutto'.
 
Perché quando mi sveglio la mattina, penso solo al fatto che sto per scrivere un altro capitolo, di un incubo senza fine.”

 
Riposi il diario nel cassetto. Non lo portai via, lo lasciai lì, dov'era sempre stato.
Forse un giorno sarei tornata.
Forse, prima di morire, sarei tornata, spezzando la promessa.
Forse, un giorno, quando l'incubo finirà, tornerò. E spezzerò la promessa. Per l'ultima volta.



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writer's wall.
Che cosa ho combinato? M-ma chi lo sa.
Mi tenevo dentro tutto questo 'rumore', tutto quest'incubo senza fine dentro. Ed era ora che lo tirassi fuori. E il mio sfogo è scrivere.. Perché non scrivere una ff, allora?
Una storia che si intitoli 'Sii il mio perché'.
Non punto ad avere mille recensioni, punto a entrare nell'anima di chi legge. Forse ci riesco, forse no. Questo, io, ancora devo capirlo.
Per scrivere questo prologo, ho ascoltato Nobody's Home di Avril Lavigne e Kill Me dei The Pretty Reckless.
Vi prego di non plagiare, ma sopratutto, se ci sono storie simili, io non le ho MAI lette. Tutto ciò proviene dal mio cuore, dalla mia anima, e non ho scritto per diventare una vip su EFP, ma perché è la mia salvezza.
 
Paaaarlando del capitolo.
Qui, troviamo una Madison/Addyson (devo ancora scegliere) piuttosto confusa. Ha paura dell'incubo, qual è la sua vita, ma ha anche paura di uscirne. Come che, se uscisse da tutto ciò, trovasse pericolo.
Sono tre anni che vive tutto ciò, tre anni più o meno, da quando ha iniziato una vita che non voleva avere, ma che ha dovuto avere per andare avanti.
Lei non se ne pente, lei è felice e triste allo stesso tempo. È libera e prigioniera.
C'è ancora tanto, ma tanto da scoprire.
 
-su facebook sono Meredith A. Myers
-su tumblr sono abrokenpieceofwhitepaper, «Reckless»
-su ask sono where did jesus go? †
   
 
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