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Autore: Nana Stonem    30/06/2013    23 recensioni
Questa è la storia di quattro ragazzi e delle loro insicurezze,
delle loro scelte sbagliate, delle loro paure e del loro modo di crescere. Non esiste buono o cattivo, ma solo la debolezza di chi si lascia prendere dalle emozioni, di chi non è abbastanza forte da negare ciò che prova, chi non abbastanza coraggioso da ammettere la verità. Sono ragazzi pieni di dubbi, speranze, desideri.
Sono confusi, stupidi, irrazionali, sono maledettamente umani.
Ognuno di loro nasconde qualcosa, chi un amore celato, chi un tradimento, chi un desiderio inaspettato.
Questa è la storia di Adam, Rachel, Ariel e Josh.
Tratto dal capitolo uno:
"C'è lui che parla e tu osservi la sua bocca. Vedi quelle labbra incresparsi, distendersi, allontanarsi, riunirsi. Te le immagini sulle tue, assapori nella tua mente la loro consistenza, il loro calore.
Ti chiedi cosa proveresti a baciarlo sul serio; vorresti essere capace di farlo: affondare le dita nei suoi capelli e attirarlo a te, vicino al tuo viso, così tanto da non aver bisogno di respirare a fondo per sentire il suo odore.
Ma sai che non c'è spazio per la fantasia, sai che lui non sarà mai tuo, sai che non dovresti nemmeno farli quei pensieri."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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[ Girotondo delle emozioni ]

di Nana Stonem

 
 
 

Capitolo 3: La gelosia non è mai cosa buona

 

Josh non si sente in vena di uscire, ma sono ormai troppe le serate che è riamasto chiuso in casa senza combinare nulla, ha dato buca a Rachel già diverse volte, ecco perché ha deciso di cedere almeno per stasera. È il compleanno di Mike, un amico di vecchia data che festeggia venticinque anni e ha organizzato una festa nella sua villa con giardino. Un party estivo è quello che gli ci vuole, è arrivato ormai da una mezz'ora, ha salutato tanta gente, si è preso da bere, ha cercato anche di conversare con Rachel, nonostante la sua testa sia altrove. Cerca di concrentrarsi per non pensare a lei, al messaggio che le aveva mandato, a come ci era rimasto di merda. Ci sta provando a rilassarsi, per una volta vorrebbe cacciare via quei pensieri che lo assillano da troppo, finché non si gira ed è un momento, tutta la realtà attorno a lui sembra congelarsi nell'attimo in cui i suoi occhi si fermano su un punto preciso, quello esatto in cui si trova Ariel.
Non riesce a credere ai suoi occhi, Ariel gli è di fronte, anche se lontana può guardarla perfettamente, nel suo vestitino bianco a fiori e le scarpe col tacco, è così vera, bellissima, vicina e allo stesso tempo lontana. Ride, scherza, con un uomo che non è lui. Una fitta di gelosia lo assale con una tale intensità da spaventarlo. Un ragazzo di bell'aspetto che le tiene una mano posata sul fianco, un gesto troppo intimo per un semplice estraneo. Josh sente la rabbia ribollirgli nelle vene. La odia, eppure l'adora. La desidera così tanto, quasi quanto vorrebbe punirla per quello che le ha fatto.

Josh, non contattarmi più ti prego, o dirò tutto a Rachel.

Quando Rachel era andata via lui era corso ad aprire quel messaggio, non vedeva l'ora di scoprire cosa gli avesse scritto. Lo aveva letto ed era stato come ricevere uno schiaffo in pieno viso. Lo aveva minacciato, le era bastato usare quel semplice nome, quel punto debole per bloccargli ogni possibilità di controbattere.
Può immaginare come andrebbero le cose, Ariel racconterebbe a Rachel la sua versione dei fatti e la colpa ricadrebbe solo su di lui. Avrebbe potuto fingersi completamente disinteressata a Josh, incolparlo di essere stato solo lui a sbagliare. Del resto, non c'erano spettatori ai loro incontri, come avrebbe spiegato a Rachel gli sguardi carichi di desiderio che Ariel gli lanciava? Come gliele potrebbe riportare tutte quelle telefonate che avevano avuto, tutte le ore passate a parlare di qualsiasi cosa? 
I sentimenti inespressi che si erano annidati tra loro ed erano cresciuti fino a portarli a quel giorno, tanto forti quando facili da nascondere, almeno per Ariel. Lui sarebbe stato l'unico a finire nella merda. Eppure lei sembra non sentirsi uno schifo come lui si sente in quel momento, quel bastardo non fa che farla ridere e ad ogni sorriso che lei gli regala lui si sente sempre peggio. Dovrebbe esserci lui lì a scherzare con lei. Lei si diverte, lui si sente sul punto di impazzire. Vorrebbe andare via dalla festa e allo stesso tempo rimanere lì solo per trovare un modo di dividerli, di prenderla da parte e farla sua.
«Josh, ma che succede, sembri sul punto di esplodere». Oh si, sarebbe esploso volentieri, magari su Ariel e il suo nuovo amichetto. 
«Lascia perdere Rachel, sono di cattivo umore», Rachel gli poggia una mano sul braccio, l'istinto lo spinge a scostarsi così bruscamente da spaventarla. Si gira a guardarla e può vedere la sua stessa rabbia riflessa in quegli occhi preoccupati.
Forse non si sta comportando come il migliore dei fidanzati in quel momento, ma del resto ormai ha fatto già abbastanza, perchè preoccuparsi soltanto ora? Come se potesse rimediare ad un danno ormai fatto, non vorrebbe essere con Rachel in quel momento, dovrebbe essere un'altra la donna di fianco a lui in quel momento e la cosa gli brucia maledettamente.
«Vuoi che ce ne andiamo?», lei continua a fissarlo preoccupata ma i suoi occhi sono rivolti altrove. Continua a fissare Ariel e come per magia lei si ritrova a poggiare lo sguardo su di lui. Finalmente anche lei sa che lui è qui e può godersi lo sconcerto nei suoi occhi, sembra rimanerci di sasso, forse non è rimasta così indifferente come aveva creduto.
«No, voglio restare», Josh scuote la testa e decide di rispondere al messaggio di Ariel in una maniera piuttosto diretta.
Afferra la nuca di Rachel e senza pensarci due volte la bacia, lì in giardino davanti a tutti i suoi amici, ma soprattutto di fronte ad Ariel. Fa di tutto per far durare quel bacio più a lungo, vuole godersela la faccia di Ariel una volta che si saranno staccati, vuole sentire l'ebrezza di riuscire a ferire qualcuno che lo ha ferito a sua volta. Le schiude le labbra, lascia che la lingua si insinui tra di loro, è un bacio rabbioso, vuole essere volutamente sentito.
La rabbia si placa solo con la vendetta.
Decide che può bastare e lascia andare Rachel che lo guarda confusa, probabilmente incapace di spiegarsi il perché di quella scena. La faccia di Ariel è una maschera di dolore. 
Lo fissa con sguardo ferito, gli occhi da cerbiatta che tante volte gli hanno fatto battere il cuore ora sono più tristi che mai. Lui forse si sente meglio, ma non è ne è ancora sicuro. Irritato si rende conto che la vera soddisfazione gli sarebbe arrivata soltanto baciando Ariel, allora si che sarebbe stato appagato. Un bacio violento in grado di rubarle l'anima e poi lasciarla andare senza pietà. 
«Perché lo hai fatto, sembrava un bacio rabbioso», Rachel cattura la sua attenzione, lui alza le spalle non curante.
«Ma no, è che sei così bella stasera che mi è venuta voglia di darti un bacio più forte del solito», lei lo guarda e non sembra convinta, ma decide di lasciar perdere. 
È stupefacente come gli occhi di qualcuno siano in grado di esprimere tanto, il dubbio nello sguardo di Rachel, il dolore in quello di Ariel. Ancora più stupefacente è che Josh non si accorga di  qualcun altro che lo sta fissando. Il biondino di fianco ad Ariel lo sta guardando e il suo è uno sguardo di rabbia pura.


Da quando Ariel era arrivata a quella festa aveva fatto di tutto per divertirsi, per cercare di dimenticare quello che aveva fatto, si era messa un vestito carino e le scarpe alte, si era truccata e si era lasciata convincere da Adam a partecipare a quell'evento.
Nonostante cercasse in tutti i modi di nascondere la sua angoscia Adam era riuscito lo stesso a scorgere qualcosa nei suoi occhi, ma non le aveva fatto domande. La conosceva abbastanza da sapere quando insistere e quando no, quella era una serata in cui voleva soltanto essere lasciata in pace e lui lo aveva capito. Ecco perchè aveva fatto di tutto per farla divertire, distrarre con annedoti stupidi e chiacchiere superficiali. Così è passata la prima ora della serata, nell'illusione di poter mettere da parte i pensieri tristi da parte, anche solo per poche ore. Vorrebbe sapere molto di più, Ariel lo sa, ma non ha la forza di farlo, non è ancora pronta ad aprirsi con qualcuno. 
C'è un po' di curiosità negli occhi di Adam, quella piccola parte egoista che vorrebbe conoscere tutto quello che è successo fino ad ogni dettaglio, riempire quel vuoto che si nasconde dietro l'incognita della tristezza di Ariel, ma si limita a fare altro.
«Te lo ricordi quando hai dato un calcio nelle palle a Scott?».
Basta ricordare questo annedoto per farla scoppiare a ridere, il suono che più di tutti Adam apprezza in quel momento. In piedi di fianco a lei, cerca di godersi quella fresca serata estiva.
«Guarda che se l'ho fatto è stato per colpa tua, sei tu che mi hai incitato».
Ariel se lo ricorda quell'episodio, uno dei tanti che dimostrano perchè Adam sia finito col diventare il suo migliore amico. Lui scoppia a ridere e la guarda complice.
«Non la smettevi di frignare perchè quel bastardo ti aveva rifiutata, ti ho soltanto aiutata a cacciare la parte più aggressiva di te».
Quanto poteva essere dolce e sensibile Ariel all'età di tredici anni, così tanto da rischiare di diventare lo zimbello delle medie e liceo, senza la presenza di Adam non sarebbe riuscita a diventare la donna che è oggi.
«Sai una cosa? Hai ragione, senza la tua presenza sarei diventata una di quelle ragazzine che piangono per ogni sciocchezza».
«Che ti dicevo? Grazie a me sei diventata un vero uomo, ecco perchè mi devi la vita».
Lei è pronta a rispondergli a dovere ma si blocca, è un attimo, gli occhi si girano d'istinto, guardano dall'altra del giardino senza un vero motivo e trovano quello che non avrebbe mai voluto. Josh è lì e c'è anche Rachel, il sorriso si trasforma in una smorfia di disagio, aveva sperato fino all'ultimo di non incontrarli. Lo sguardo di Josh è di fuoco, le lancia uno sguardo di sfida e poi afferra Rachel per baciarla.
È una scena che avrà già visto tante volte, ma mai come in quel momento le fa maledettamente male. La sta punendo, lo sa benissimo. Gli può quasi leggere nel pensiero, sentire la sua rabbia trafiggerla da lontano. Ce l'ha con lei per quel messaggio, ma lei non può fare a meno di aver fatto una scelta giusta, matura, anche se maledettamente dolorosa.
Il bacio finisce e lui la guarda intensamente, è come se le stesse urlando "È quello che hai voluto tu, ora ti tocca subire le conseguenze delle tue scelte".
Ha fatto la scelta giusta, ne è certa, eppure la giustizia sembra essere quanto più lontano possa trovarsi la felicità.

 


«Mi fa piacere notare quanto tu ti sia dimostrato maturo in questa occasione».
Ariel non ha resistito, è corsa a parlare con Josh non appena lo ha visto da solo. Lui la fissa con sguardo da finto tonto, le fa venire una voglia matta di prenderlo a cazzotti.
«Non so di cosa tu stia parlando».
La frase del secolo, l'idiozia peggiore che qualcuno possa dire. È come se ci provasse un gusto perverso nell'irritarla volutamente, quasi glieli volesse cacciare dalle mani quegli schiaffi che lei a stento sta trattenendo. Come se non fosse stato già abbastanza difficile per lei dare un taglio a quella storia, come se non stesse già soffrendo da sola, la rabbia di Josh non è davvero necessaria a peggiorare quella situazione.
«Sai una cosa? Comportati come ti pare, tanto hai ragione, la storia andrà avanti così e io non farò nulla per cambiare la situazione».
Cosa avrebbe potuto fare, prenderlo a schiaffi per davvero? Urlargli contro? No, perché Josh non le appartiene e Rachel potrebbe arrivare da un momento all'altro, non si sarebbe fatta scoprire per un motivo così stupido, avrebbe chiuso la questione in modo breve e senza ulteriori dolori. 
Josh ci aveva sperato quasi di sentirla urlare, arrabbiarsi, avrebbe voluto sentire la gelosia nella sua voce. Eppure quella risposta è capace di trasmettergli solo freddezza. La invidia quella calma apparente, perchè lui dentro sta ribollendo.
«Hai ragione, è meglio così per tutti, tanto lo sai che Rachel mi piace di più di te».
Se il suo scopo è minare la già scarsa autostima di Ariel, ci è riuscito. È come un incontro di pugilato, in fin di vita cerchi un appiglio su cui riprenderti e invece arriva quell'ennesimo colpo capace di stenderti ancora di più. Perchè se il precedente non era stato abbastanza forte, quello è stato perfetto per farla andare KO.
«Meglio così per tutti».
L'ennesima frase scontata, priva di significato. A nessuno importa cosa è meglio. Si è sempre alla ricerca della propria felicità, ma quando questa sembra essere una meta irraggiungibile, è meglio fingersi altruisti.
«Infatti», Josh le dà ragione, eppure non smette di fissarla. Se la divora con gli occhi. Vorrebbe essere cattivo come vuole sembrare, ma è solo in grado di sentirsi un verme. Ariel continua a guardarlo con sguardo ferito, nonostante cerchi in tutti i modi di nasconderlo, e lui si sente sempre peggio. Vorrebbe afferrarla per le braccia e spingerla a sè, senza darle il tempo di rendersi conto di cosa stia succedendo, abbracciarla, baciarla, toccarla, qualsiasi cosa pur di far smettere quell'agonia. Non lo fa, non può farlo, piuttosto sa soltanto farle del male, con quelle stupide risposte bastarde. È il suo modo di difendersi. Perchè se si aprisse, se dicesse davvero tutta la verità, quanto sia in grado di desiderarla con ogni fibra del suo essere, andrebbe tutto a puttane.
Rachel, Ariel, la loro amicizia, i loro cuori spezzati.
È da bastardi, eppure sa che quella costretta a sacrificarsi di più in questa storia è proprio Ariel, lui perderebbe la ragazza, lei la sua migliore amica. Ariel che fa di tutto per celare la rabbia, le ferite che si porta dentro, pur di non sembrare debole ai suoi occhi.
«Sono uno pezzo di merda», è una giustificazione, un modo di dire di lasciarlo perdere, perché è fatto così.
«Lo so fin troppo bene, ma neanche io sono una santa».
Ariel sente di doversi fermare, di doversi allontanare da quello sguardo che non la smette di scavarle dentro. Perchè lui la rende debole, così tanto da spingerla a fare una sciocchezza. Josh continua a guardarla e lei si sente sciogliere sotto il suo sguardo, quanto vorrebbe stringersi a lui e fregarsene di tutto il resto. Quanto ha desiderato di essere al posto di Rachel quando Josh l'ha baciata in quel modo? Per quanto possa provarci, più cerca di respingere le emozioni e più queste non fanno che tornare a galla più forti che mai. Deve allontanarsi prima che la razionalità venga spazzata via da quel maledetto sentimento che è l'amore. Comincia a indietreggiare, incapace di avere la razionalità di fare altro.
Fuggire, per ora, sembra essere l'unica soluzione.

 


«Allora è quello il tuo ragazzo?», oh si, quella voce, è proprio quella che ha aspettato con ansia di ascoltare.
È scappata da Josh dopo quel bacio, incapace di comprenderlo, senza alcuna voglia di capirlo davvero. Non riesce a pensare al suo ragazzo e al motivo della sua rabbia, è troppo egoista per farlo, ha visto Adam e non ha fatto altro che pensare a lui, a un modo di incontrarlo, di raggiungerlo senza farsi vedere. È corsa a rifugiarsi in cucina, nella speranza di essere trovata da lui, come se fosse una caccia. Si è seduta su uno sgabello, le braccia poggiate al bancone, lui non ci ha messo troppo a raggiungerla.
«Chiudi la porta», gli dice, ha paura di essere scoperta ma lo desidera troppo per preoccuparsi di altro. Pensava di averla superata, di essere capace di non pensare a lui, reprimendo con forza ogni pensieri su di lui. Poi lo aveva visto e tutti i suoi sfronzi erano andati in frantumi, come uno specchio ridotto in mille pezzi la sua volontà si era annullata. 
«Non pensavo di trovarti così disponibile», la voce è traboccante di acidità, quella causata dalla gelosia, dal desiderare qualcosa che non si può avere. Il bacio doveva avergli bruciato parecchio.
«Non essere stupido, non voglio che qualcuno ci veda parlare, semplicemente».
Rachel sa fingersi calma, razionale, sa nascondere bene il fuoco che le brucia dentro dal momento in cui ha incontrato quello sguardo. Lui chiude la porta e comincia ad avanzare verso di lei, può quasi sentirlo nell'aria il desiderio misto alla rabbia, ma non può lasciarsi andare di nuovo. Era venuta soltanto per vederlo, per parlare con lui, ascoltare la sua voce, un palliativo momentaneo per accontentarla almeno un po'.
«Ti prego Adam, non avvicinarti», ha paura ad averlo troppo vicino, lo sa che non riuscirebbe ad avere alcuna forza di volontà se fosse alla sua portata. Lui la guarda confuso, le iridi chiare la osservano circospette, cercano di capirla.
«Hai paura?» Adam si aspettava di essere furioso con lei, di volerla soltanto insultare, denigrare, ferire. Invece l'unica cosa cui è in grado di pensare è a come covincerla a lasciarlo avvicinare. Forse si è lanciato verso di lei con troppa fretta, ha lasciato trasparire il desiderio che gli ribolle dentro con troppa facilità.
«Si, ho paura, ma non di te».
Ha paura di se stessa, di non essere in grado di mantenersi. Si era fatta una promessa, non sarebbe ricapitato più, mai più. Le era sembrato semplice pensarla così, a mente lucida, lontano da quel corpo che per lei è peggio di una calamita.

Eppure sei arrivata fin qui, ti sei fatta seguire e hai desiderato che lui arrivasse, lo sai benissimo che non puoi evitarlo.

Adam sembra non aver capito il senso della frase, ma la risposta sembra averlo convinto ad avvicinarsi a lei, ignorando le sue proteste. Così Rachel si alza, gli dà le spalle, respira forte. Ha bisogno di razionalità, quella che l'ha sempre accompagnata per tutta la vita. Ne ha bisogno per ignorare il cuore che batte all'impazzata, il desiderio che monta, l'attesa di sentirlo vicino. Lui continua a camminare verso di lei, fino ad arrivargli alle spalle. Rachel fa un respiro profondo e Adam le mette le mani sui fianchi. Chiude gli occhi e lascia che lui le si avvicini abbastanza per sentire il suo petto contro la schiena. 
«Rachel, non hai idea di quanto ti desideri». Lui si è abbassato per sussurrarle all'orecchio e lei d'istinto ha piegato la testa di lato, come ad affrorsi a lui volontariamente. Le labbra si muovono, il suo respiro scende sul collo e Rachel sente il collo fremere. Lui le lascia un bacio sulla pelle bollente, poi un altro e un altro ancora, Rachel si morde le labbra, nella voglia frenetica di girarsi e baciarlo davvero. Può quasi gustarlo sulle labbra il sapore e la consistenza di quella bocca, il ricordo del loro ultimo incontro è ancora vivido nella sua mente. I baci continuano, sembrano voler ripercorrere il collo con una lentezza esasperante. Il respiro di Rachel ormai è un affanno, la mente è offuscata, appannata dall'unico istinto che la invade completamente, l'attrazione.
La lingua comincia ad accompagnare le labbra, in una tortura senza fine.
Rachel ad occhi chiusi afferra i capelli di Adam, li stringe forte tra le dita, cerca un appiglio che sembra non riuscire a trovare. Le mani di Adam dai fianchi cominciano a salire su, fino a posarsi sul seno e a stringerlo con forza. 
«Rachel.»
Non è in grado di dire altro, se non il nome della donna che lo fa impazzire così tanto. Si gode il tocco del suo corpo sotto le dita, quel respiro affannato, i fremiti, perché sa che è lui a causarli. La sta torturando, si sta torturando egli stesso. Il calore della pelle sotto la lingua, quel profumo inconfondibile, la voce rotta dal desiderio che si trattiene dall'urlare il suo nome. Tutto di Rachel lo fa impazzire, completamente, senza alcuna pietà. Avrebbe dovuto punirla, invece si trova ad essere schiavo di lei, di nuovo. Schiavo di quel desiderio che solo lei è in grado di accendere, schiavo del suo consenso, di poterla prendere lì e placare anche per pochi attimi quella lussuria irrefrenabile.
«Adam, baciami».
Una supplica, la voglia disperata di porre fine a quella tortura.
Non ha bisogno di sentire altro, deve farlo, ha bisogno di farlo, prima che il suo corpo esploda del tutto.
La fa girare su sé stessa fino ad averla di fronte, quasi si sente mancare quando incontra i suoi occhi offuscati, lucidi, preda di una voglia di irrefrenabile, la stessa che lui sta provando in quell'istante. È come se stesse guardando sé stesso, invaso da un desiderio troppo forte per essere descritto a parole.
Ma qualcuno bussa alla porta, l'incantesimo si spezza. Per Rachel è come svegliarsi da un sogno, una bellissima fantasia in cui si era lasciata trascinare anche se non avrebbe dovuto. Scappa via senza dargli possibilità di reagire.
Fuggire, per ora, sembra essere l'unica soluzione.


 

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Salve a tutti!
Allora, questo terzo capitolo è stato davvero sudato, affrontare tutti e quattro i protagonisti, nello stesso posto per di più, è stata parecchio dura. Sono tutti così alle prese delle loro emozioni che mi sfiniscono, cerco di mettercela tutta per trasmettervi quello che provano e spero di riuscire nell'intento anche se in minima parte. Stavolta hanno avuto maggiore spazio Ariel e Josh, il cui ultimo ha avuto modo di assaporare la gelosia, è una testa calda più di quanto sembri, Adam invece su questo è meno incline a portare rancore, gli basta riavere Rachel per dimenticare tutto il resto, non si farebbe tanti problemi. 
Bene, ora che le due protagoniste sono entrambe fuggite dai loro sentimenti, cosa succederà?

Grazie a tutti quelli che hanno recensito, aggiunto la storia tra seguite/preferite/ricordate, e anche chi ha messo il 'mi piace' su facebook!
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E tutto partì da una scarpa (OS)

Alla prossima!
Nana Stonem.

 

   
 
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