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Autore: Nana Stonem    21/03/2013    32 recensioni
Questa è la storia di quattro ragazzi e delle loro insicurezze,
delle loro scelte sbagliate, delle loro paure e del loro modo di crescere. Non esiste buono o cattivo, ma solo la debolezza di chi si lascia prendere dalle emozioni, di chi non è abbastanza forte da negare ciò che prova, chi non abbastanza coraggioso da ammettere la verità. Sono ragazzi pieni di dubbi, speranze, desideri.
Sono confusi, stupidi, irrazionali, sono maledettamente umani.
Ognuno di loro nasconde qualcosa, chi un amore celato, chi un tradimento, chi un desiderio inaspettato.
Questa è la storia di Adam, Rachel, Ariel e Josh.
Tratto dal capitolo uno:
"C'è lui che parla e tu osservi la sua bocca. Vedi quelle labbra incresparsi, distendersi, allontanarsi, riunirsi. Te le immagini sulle tue, assapori nella tua mente la loro consistenza, il loro calore.
Ti chiedi cosa proveresti a baciarlo sul serio; vorresti essere capace di farlo: affondare le dita nei suoi capelli e attirarlo a te, vicino al tuo viso, così tanto da non aver bisogno di respirare a fondo per sentire il suo odore.
Ma sai che non c'è spazio per la fantasia, sai che lui non sarà mai tuo, sai che non dovresti nemmeno farli quei pensieri."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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[ Girotondo delle emozioni ]

di Nana Stonem

 
   
 

Capitolo 2: Essere confusi, ogni tanto è normale





Rachel non è mai stata brava a dire di no. Non ha mai detto no ai genitori quando l'hanno costretta ad iscriversi all'università. Non ha saputo dire no a Josh quando le ha chiesto di essere la sua ragazza. Non ha risposto no ad Adam quando le ha chiesto «Posso baciarti?» in quella fatidica serata.
Ha aspettato un anno e neanche un esame conseguito prima di rivelare ai genitori di non avere intenzione di laurearsi. È arrivata a tradire Josh per capire che non riesce proprio ad amarlo, nonostante tutti i suoi sforzi. Ci ha provato perché non ha mai creduto di meritare di più, si è limitata ad adattarsi a quello che la vita le aveva dato. Un lavoro con una paga decente per vivere, un ragazzo che le volesse bene, non pensava di poter mai desiderare di più, si era accontentata. 
A volte ci pensa, cerca con tutta se stessa di trovare il sentimento che l'ha spinta a dire sì, ma tutto le sembra offuscato, distante, spento. Come se fosse stata spinta soltanto dalle circostanze, non c'era stato nulla di abbastanza vivido in quella giornata da averle lasciato il segno. Di quel giorno ricorda il sole alto e forte nel cielo, gli occhi di Josh colmi di speranza, la sua voglia di non deluderlo. Era stato questo a spingerla a dirgli di sì, la luce che aveva visto negli occhi di Josh, la stessa che lei non sentiva di aver mai avuto, eppure abbastanza forte da poter bastare per entrambi, o almeno era quello che credeva. Come la spettatrice di un cortometraggio la scena gli balena nella mente per pochi attimi.

«Vuoi diventare la mia ragazza?»
Josh le stringeva le dita, cercava di trasmetterle il calore che sentiva ardere dentro. A lei si era chiuso lo stomaco, le era venuto quasi voglia di fuggire, incapace di dirgli di no avrebbe voluto semplicemente evitarlo, nascondere la testa sotto la sabbia.
Lo sguardo di Josh però era così forte, quell'amore che lei non riusciva proprio a ricambiare. Avrebbe voluto provare per lui lo stesso sentimento che lui le dimostrava. Lo desiderava con tutta sé stessa, ma era ben consapevole di non esserne in grado. Non si può scegliere chi amare, lo si ama e basta. Lei non lo amava, ma faceva di tutto per volergli un gran bene. Si era sentita meschina e bugiarda, ma aveva deciso di accettare. Pochi attimi di esitazione, i loro occhi che si scrutavano l'un l'altro, aveva fatto cenno di si con la testa, si era arresa.

Tanto non ti innamorerai mai, adattati a quello che la vita ti offre.

Josh l'aveva stretta a sé come fosse la cosa più preziosa che potesse avere tra le braccia. La morsa allo stomaco le aveva quasi fatto mancare il respiro.
«Mamma, mi sono fidanzata», dopo qualche mese era arrivata la telefonata ai parenti. Voleva renderli fieri almeno in questo.

Lo so di essere soltanto una cameriera, ma almeno un ragazzo l'ho trovato, non sono poi così un disastro. Sai, non credo di amarlo mamma, ma sono solo dettagli.

«Oh, ma è fantastico tesoro! Quando ce lo presenti?». Fece un respiro profondo, cercando di essere forte, fare quel passo che avrebbe reso tutto più ufficiale. 
«Domenica prossima».
La risposta le sgusciò dalle labbra senza far trapelare alcuna esitazione, aveva fatto una scelta e ormai non sarebbe più tornata indietro.
Aveva scelto Josh per il suo amore traboccante, per il rispetto che aveva verso di lei, per il porto saldo che rappresentava.
Si erano conosciuti primavera, lei era chiusa in biblioteca, cercava di avere una tregua dai libri, la speranza di riuscire in qualcosa per gli esami estivi, nonostante i fallimenti cercava di illudersi di potercela fare. Avrebbe continuato a provarci fino all'estate, prima di abbandonare. 
In quella giornata di studio disperato lui le si era seduto di fronte, le aveva sorriso, qualche battuta scambiata e si erano accordati per vedersi per un caffè. Le era sembrato simpatico, d'estate si era fidanzati.



Stesa a letto stringe con forza un cuscino tra le braccia. È a forma di cuore, glielo ha regalato lui per il primo San Valentino insieme. Lei ha sempre odiato quegli stupidi pupazzi.
Ora le sembra l'unica cosa solida a cui appigliarsi. Sta cercando la forza di chiamarlo, di farsi sentire, di essere di nuovo presente. Lo sta evitando da una settimana ormai, prima o poi lui le avrebbe chiesto spiegazioni.
La sua mente è così confusa, non ha idea di cosa fare. Si chiede quand'è che tutto è iniziato a scivolare via, quando quel sottile filo che li legava aveva cominciato ad allentarsi sempre più. A momenti quel legame, ancora in bilico, si potrebbe spezzare, quei mesi passati insieme frantumarsi come un castello di sabbia. 
Dipende tutto da lei, da una sua scelta.

Quand'è che tutto è cominciato? Perché?

Una voce risponde prontamente a quella domanda.

Da quando hai conosciuto Adam.

Lui era riuscito ad entrare nella sua vita quasi con prepotenza, con l'arroganza di chi non si fermava a chiedere il permesso. Eppure le era piaciuto, quando Adam l'aspettava a fine turno e si fermava a parlare con lei, il modo in cui riusciva a darle piccole attenzioni in grado di farla sciogliere. Sapeva che non avrebbe dovuto farlo, vedersi con un ragazzo di nascosto, ma lui la attirava come una calamita, non riusciva a resistergli. Lo vedeva guardarla e sorriderle e lei stupida gli sorrideva di rimando, lasciando da parte ogni senso di colpa solo per godersi quei momenti. 
Si era illusa che sarebbero rimasti semplicemente quello, piccoli frammenti di vita da portare nei ricordi, incontri clandestini per provare qualche emozione in più, quello che era successo dopo non era previsto.

Suvvia, probabilmente voleva solo andare a letto con te, sennò perché farlo con una ragazza fidanzata? Se fosse stato davvero interessato ti avrebbe chiesto di lasciarlo, ma non lo ha fatto quindi smettila di pensare a lui.

Stizzita, si sente una stupida. Una cretina ad aspettarsi qualcosa che mai sarebbe potuto accadere. Lasciare Josh e provare ad uscire con Adam. Scontrarsi con la realtà, scoprire che Adam l'ha già rimpiazzata con qualcun'altra. Spezzare il cuore di qualcuno e farselo spezzare a sua volta. 
Non è così che sarebbe andata. 
D'improvviso si alza in piedi, lascia il cuscino sul letto e corre a vestirsi.
Ha bisogno di uscire di casa, di correre dal suo ragazzo. Vuole dimostrargli il suo affetto, vuole renderlo felice.
Ha poche certezze nella sua vita ed una di quelle è proprio Josh. Sa di non amarlo, ma è certa che lui non sarebbe capace di farle del male. Lui non potrebbe mai desiderare un'altra donna. Mai.

 

«Ariel, lo so che non vuoi parlarmi, ma non credi sia arrivata ora di chiarire questa situazione? Fatti sentire, ti prego».
Josh ha un tono supplichevole, non sa più che fare, ha bisogno di parlare con Ariel di quello che è successo in università ma lei continua a non rispondere ai suoi messaggi.
Si odia per quello che ha fatto, per aver pronunciato il nome di Rachel quando avrebbe potuto semplicemente baciare Ariel e non preoccuparsi del resto. Il problema però è proprio il quel resto, uno spazio enorme occupato da una ragazza con cui ha deciso di prendere un impegno e che non ha ancora il coraggio di tradire. 
Forse non è il fidanzato migliore del mondo, ma ci tiene ancora alla sua Rachel. L'ha amata e desiderata tanto che gli era sembrato un miracolo quando lei aveva accettato di stare con lui. A pensarci adesso gli sembra strano, è come rivivere i ricordi di qualcun altro, di una vita che non gli appartiene più. Sa di essere stato innamorato di Rachel, ricorda quanto era forte il suo sentimento per lei, ma sono ricordi freddi, sempre più sbiaditi. 
Gli incontri con Ariel invece, il modo in cui si sono conosciuti, come quel sentimento clandestino sia cresciuto fra loro, quello è vivido più che mai. Nessuno dei due l'ha mai detto apertamente, ma è una cosa così palese ad entrambi da essere impressa nell'aria. Quella che inizialmente era una reciproca simpatia si è trasformata in altro e lui è stato abbastanza egoista da lasciar scorrere le cose senza far nulla per fermarle. Avrebbe potuto smettere di vedere Ariel, fare leva sul senso di colpa per chiudere ogni rapporto, ma non lo ha mai fatto.

Tanto non lo faresti mai, ti piace troppo Ariel per chiudere ogni rapporto con lei.

Odia quella situazione, perché Ariel gli piace da matti, si sente sul punto di impazzire ogni volta che c'è lei, ma è anche fidanzato con Rachel e dopo tutto l'impegno per diventare il suo ragazzo non sa se ha il coraggio di buttare tutto all'aria. 
Quando le aveva chiesto di diventare la sua ragazza le era sembrato di scorgere della titubanza nello sguardo di Rachel, a volte è assalito dal dubbio che gli abbia detto di si per non deluderlo, più che per vero amore. Poi ci ripensa.

Stiamo insieme da tanto, se non mi voleva mi avrebbe lasciato e basta, no? Semplice. Perché farsi tante paranoie?

Qualcuno bussa alla porta, è la voce di una donna e per poco si illude che sia Ariel. Apre la porta ed è Rachel, bella come sempre, con un sorriso un po' triste sulle labbra.
«Ciao amore», lo saluta e si stringe a lui, non prima di aver chiuso con forza la porta. Non ha il tempo di risponderle, le labbra di lei catturano le sue prima che possa pronunciare alcuna parola. Lui le afferra la vita e risponde con prontezza a quel bacio improvviso. Cerca la sua lingua mentre con le dita le percorre la schiena. Conosce ogni centimetro di quel corpo e lo ha sempre adorato, Rachel è avere qualcuno alla luce del sole, Ariel è il desiderio clandestino.
Continua a baciarla con foga e si sente un idiota. Desiderare così tanto un'altra donna mentre ne ha una davanti complemente a sua disposizione. Rachel non è Ariel, non ha lo stesso corpo, gli stessi occhi che trasmettono calore, eppure è altrettanto splendida.
Rachel sa di vaniglia, il profumo di quella crema per il corpo che le piace tanto. Non conosce il sapore della pelle di Ariel, non ha mai avuto il coraggio di toccarla davvero. Forse nella fantasia, mai nella realtà. D'un tratto si chiede cosa avrebbe provato se tra le sue braccia ci fosse stata Ariel. Baciarla, assaporare la sua lingua, esplorare i punti più sensibili del suo corpo. Scoprire la pelle nuda sotto la stoffa, sentirla sospirare, gemere sotto il suo tocco. Cosa avrebbe provato a portare Ariel fino all'orgasmo? La sola idea gli fa girare la testa, preda di un piacere assoluto. D'improvviso si scopre più eccitato che mai, Rachel lo sente, lo spinge verso la camera da letto e lui si sente un verme. Ancora una volta ha sovrapposto Ariel a Rachel.

 

 
Gira. La sua testa continua a vorticare senza sosta, con lentezza. Si sente ondeggiare, come fosse su una nave. Poi arriva la nausea, lancinante, improvvisa. Adam si alza di scatto dal letto, così velocemente da avere le vertigini. Ringrazia il cielo di trovarsi a casa sua, perché anche in questo stato non ha difficoltà a trovare il gabinetto. Vomita, per due volte, senza fiato.
Si accascia sul pavimento e per pochi attimi sembra non avere coscienza della realtà. Poi il respiro si fa più regolare, il mondo sembra assestarsi piano piano. Maledetto alcool, ne ha bevuto così tanto da non ricordare metà della serata. Non ricorda come sia finita, né come sia arrivato sano e salvo fino a casa. 
La presenza di qualcuno sulla porta lo fa voltare e per pochi attimi ha paura di essere ancora tremendamente ubriaco. 
Una bionda dal fisico mozzafiato gli sta sorridendo, Rachel?
«Ieri hai decisamente bevuto troppo, tesoro», una smorfia gli spunta spontanea, la voce è troppo stridula, troppo antipatica per essere quella di Rachel. La guarda meglio e le differenze cominciano a delinearsi. I lineamenti sono diversi, meno perfetti, lo sguardo di lei è fiero e altezzoso, irritante. Non è come lo sguardo puro di Rachel, non ha i suoi stessi occhi luminosi.

Ti prego, non dirmi che ieri l'ho scelta perché le somiglia così tanto a prima occhiata. 

La sua è una richiesta disperata, ma la risposta è già dentro di lui.

Lo sai benissimo che l'hai scelta per questo.

Si sente un idiota. Si era ripromesso di non cercarla più, di non pensare più a lei. Nel suo mondo non c'è spazio per una donna sola, si era già impegnato troppo con lei, non poteva continuare così. Ha deciso di lasciar andare Rachel da diverse settimane, dopo essere andato a cercarla a lavoro. Dev'essere stato l'alcol a fargli infrangere quella promessa.
«Sai amore, prima stavo frugando nel tuo portafoglio e ho trovato questa».
Adam comincia a pentirsi sempre più di quella scelta fatta la notte prima. Una ragazza che lo chiama amore, con una tale facilità, lo irrita. Non ha ben chiaro quello che lei gli sta dicendo finché i suoi occhi non cadono su quella foto che tiene tra le dita e uno stimolo di rabbia lo assale. Scatta in piedi e le si para davanti.
«Dove diavolo l'hai presa?» Il suo tono è così minaccioso da far sparire quel sorriso sicuro dalle labbra della ragazza.
«Dal tuo portafoglio, te l'ho detto».
«Non avresti dovuto frugarci» Adam è arrabbiato, confuso, frustrato. Neanche si ricordava quando aveva piazzato quella foto nel portafogli e non voleva che qualcuno la vedesse. La ragazza distoglie lo sguardo da lui, alza le spalle con finta noncuranza.
«Ero solo curiosa amore».
Di nuovo quella parola.
«Perché diavolo mi chiami amore?».
Si sente stanco, vorrebbe semplicemente far sparire quella ragazza dalla sua vista e buttarsi sotto la doccia.
«Stanotte hai detto che mi amavi».

Perchè  l'ho detto?

Si maledice da solo per l'ennesima volta. Mai più alcol. Una promessa poco credibile, l'unica che è in grado di formulare al momento.
«Senti, ero ubriaco, ok? Non puoi davvero prendere sul serio le parole di uno in certe condizioni. Scusami ma ora mi faccio una doccia, sai dov'è la porta».
Non le dà il tempo di ribattere, le chiude la porta in faccia e lascia che il getto dell'acqua lo investa. La sente borbottare da sola, lamentarsi, un colpo alla porta e la sua voce più alta del normale.
«Non credere di essere tu a cacciarmi fuori, sono io che me ne vado, hai capito?».
Dopo queste parole il silenzio e la porta d'ingresso che sbatte. Finalmente è solo.
Pensa a quella foto, a quando l'ha rubata da casa di Ariel, pensa alla bellissima ragazza che ritrae.
I ricordi di quella nottata lo assalgono, non può farne a meno. Non vorrebbe pensarci, ma sa che ormai è troppo tardi per tornare indietro.
La voce di Rachel che pronunciava il suo nome in preda all'orgasmo, il suo inguine comincia a pulsare maledettamente.
Le dita di lei che gli graffiavano la schiena, le sue cosce strette ai suoi fianchi, e la mano di Adam scende fino a fermarsi tra le sue gambe, sul sesso che gli brucia più che mai.
I baci, le carezze, le spinte, le parole non dette, gli sguardi carichi di significato. Ha il fiatone, per il cuore che batte all'impazzata, per quell'eccitazione che lo sta portando al limite.
Le sue labbra carnose, le gambe, il seno, ogni piccola parte di quel corpo che lui si è impegnato ad esplorare con ardore.
Il desiderio, l'eccitazione, la voglia, la passione, ogni cosa si confonde fino all'esplosione. È tutto finito.
Si lascia andare contro la parete e aspetta che il respiro torni ad un ritmo normale.
Esce dalla doccia e trova la foto di lei sul letto, tra le lenzuola disfatte. La guarda quasi con rabbia, la causa di tutto il suo malessere, ma anche il suo più grande desiderio. La riposa dove si trovava prima, nel suo portafoglio, sempre con lui.

 

 
«Josh, da quanto tempo era che non lo facevamo?», Rachel è stesa di fianco a Josh, il corpo coperto da un lenzuolo e lunghi capelli sparsi sul cuscino. Lui si allunga verso di lei e le stampa un bacio a fior di labbra. Non ha idea di quanto tempo sia passato, forse un mese o anche più, negli ultimi periodi sono stati distanti più che mai.
«E chi se lo ricorda...l'importante è che ora stiamo insieme, non credi?» .
Josh è rilassato, si sente meglio ora. Sono stati insieme a letto ed è stato grandioso, la cosa dimostra che entrambi si desiderano ancora, non ha nulla di cui preoccuparsi, la relazione è stabile e lui può farcela a mettere il pensiero di Ariel in secondo piano. Forse le cose sarebbero andate per il verso giusto piano piano, chissà, magari col tempo potrebbe tornare ad amarla come prima. Non ha dubbi sul desiderio che prova verso Rachel, ma da quando Ariel è entrata nella sua vita è come se qualcosa si fosse offuscato.
La luce che solo Rachel era in grado di emanare si era affievolita. L'unica donna della sua vita ora non le sembra più così speciale. È come se quella bolla in cui l'aveva rinchiusa per tanto tempo fosse scoppiata, ciò che la ergeva al di sopra delle altre è sparito. Gli piace Rachel, ma si sente attratto anche dalla sua migliore amica. È un pensiero completamente malsano, sbagliato. Dovrà fare una scelta prima o poi, ma per adesso si limita a dare le spalle a quel problema impellente, sarebbe rimasto con Rachel e con Ariel in qualche modo sarebbe andata. Per ora preferisce rimanere così com'è, lasciando che sia il destino a fare il suo corso.
Rachel si allunga a fargli una carezza sul viso, gli sorride con un po' più felicità negli occhi. Si sente meglio ora, sa di aver fatto la cosa giusta. Stare con Josh è la scelta più saggia.
Lui che riuscirà sempre ad amarla e non farle del male. Mentre lo osserva però le sembra di scorgere qualcosa di diverso in quegli occhi, sono rabbuiati, pensierosi. Si sente osservata, quasi studiata, giudicata. Per pochi attimi ha la sensazione che tutta la luce che Josh le ha sempre trasmesso si sia spenta. Eppure le sembra impossibile, così tanto da considerarla una semplice paranoia.
«Ti amo». Non è vero, ma ha bisogno di dirlo, se continua a dirlo ad alta voce forse anche il suo cuore crederà che sia così. Josh si sente trasalire a quelle parole, non è abituato a sentirselo dire spesso da Rachel.
«Anch'io», a dirlo si sente un po' nervoso, bugiardo, ma fa finta di nulla. Per ora può ignorare i problemi e godersi semplicemente quell'appagamento momentaneo. Si alza in piedi con la scusa di volere del caffè, indossa un paio di pantaloni e le chiede se anche lei ne vuole una tazza.
«Volentieri» è la sua risposta, ancora stesa a letto non ha voglia di alzarsi. Manca ancora tempo prima che il suo turno al bar cominci, vuole rilassarsi tra le lenzuola.
Josh si avvia di fretta verso la cucina, ha bisogno di stare da solo per qualche attimo. 
Prepara il caffè col cuore che gli martella nel petto, non è abituato a mentire, è sempre stato un ragazzo sincero. Si sente chiuso in trappola. Prende il cellulare e si accorge di aver ricevuto un messaggio, il mittente è Ariel, gli basta leggere quel nome per sentirsi meglio. Non ha il tempo di leggerlo perché Rachel lo ha già raggiunto e ha paura di farsi scoprire. Il suo primo istinto è di chiudere il messaggio e lanciare il cellulare il più lontano possibile. Troppo tardi. 
«Chi è al telefono?» 
«Ariel, mi ha chiesto se ci sono la settimana prossima», Josh distoglie lo sguardo da lei, con la scusa di cercare le tazze nella credenza.
«Come vanno le ripetizioni?» La voce di Rachel è rilassata, non circospetta come si sarebbe aspettato.

Oh al diavolo! Non è una veggente, non può mica leggerti nel pensiero.

«Tutto ok», la voce gli esce un po' incrinata, ha il maledetto difetto di cambiare tono quando gli capita di dire una bugia. Difetto che spera con tutto sé stesso Rachel non abbia mai notato.
«Ok, mi fa piacere, ora vado a prepararmi che tra poco devo avviarmi a lavoro», detto questo si avvia verso la camera da letto e a Josh sfugge un pesante sospiro.

È andato tutto bene, respira.

 

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Buon pomeriggio! Dopo uno spaventoso ritardo finalmente arrivo con questo secondo capitolo, come prima cosa ringrazio tutti quelli che hanno letto, commentato, aggiunto la storia tra seguite/preferite/ricordate e quelli che (se ce ne saranno) lo faranno in futuro.
Allora, per ora siamo all'inizio, i personaggi quindi non sono ancora ben delineati e sono tutti un po' confusi, diciamo anche egoisti...ma del resto tutto noi abbiamo dei segreti, ho pensato di basare la mia storia su situazioni reali, sentimenti non corrisposti, sensazioni che non si vogliono provare, bugie, amore che va', amore che viene....e roba simile!
Ariel manca in questo capitolo ma sarà sicuro importante nel prossimo, questa parte l'ho dedicata al trio Rachel/Josh/Adam come avrete notato....

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Alla prossima!

Nana Stonem.

   
 
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