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Autore: CriSnix    30/06/2013    6 recensioni
"Sei come uno di quegli uragani che passano e distruggono qualsiasi cosa... ecco sei come un uragano che ha distrutto ogni singolo pezzo del mio cuore, BonHan." Yesung prese un sospiro cercando le parole giuste, ma sopratutto il coraggio. "Io ti amo BonHan e ho bisogno di sentirmelo dire da te almeno una volta." Ecco, l'aveva confessato. Infondo non desiderava altro da un mese. Di certo non se lo era immaginato così, voleva dirglielo all'orecchio sussurrandole che l'amava e che l'avrebbe protetta da tutto e da tutti, ma era davvero stanco di tutta quella situazione. Lei lo guardò negli occhi, reprimendo le lacrime pronte a sgorgare.
"Grazie" disse dopo un tempo che parve interminabile per Yesung "Ma non merito il tuo amore." continuò.

DISCLAIMER.
Con questo mio scritto, non intendo urtare la sensibilità dei cantanti che ho scelto per dar vita al mio scritto e non intendo affermare che gli avvenimenti narrati siano realmente accaduti. I personaggi non mi appartengono in quanto reali.
Enjoy!
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kyuhyun, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Yesung
Note: OOC | Avvertimenti: Triangolo
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Capitolo 1

Una giornata niente male...

“Sono le 6.45. Sono le 6.45. Sono le 6. 45...”

“Si, si. Ho capito...mi alzo...” farfugliò assonnata BonHan con la bocca impastata premendo sulla sveglia nel tentativo di spegnerla. Si stiracchio e sbatté gli occhi per abituarsi alla luce del sole.

“Il sole splende, gli uccellini cantano e inizia una nova giornata di lavoro!” disse positiva. Ripeteva quella frase ogni mattina, per darsi la carica. Era come un rito, come dare un fugace bacio alla fotografia di suo padre, le dava la carica per affrontare la giornata.

“Dongsaeng! Che ci fai sveglio a quest’ora?” rispose al cellulare BonHan

“Nuna, volevo svegliarti e ricordarti che mi hai promesso che andavamo a prendere un gelato insieme domani!” rispose una voce squillante dall’altro capo del telefono

“Ehi, pensavi che l’avevo dimenticato?”

“Si!” rispose suo fratello ridendo

“Tsk! Guarda i bambini di oggi...” rispose fingendosi offesa “Ora devo andare non fare arrabbiare alla mamma, hai capito? Ciao!” e riagganciò.

La verità? Se ne era completamente dimenticata. Suo fratello aveva da poco compiuto undici anni e ogni giorno che passava, le ricordava sempre di più suo padre, sia nell’aspetto e sia nel carattere.

“Il tempo passa...” pensò mentre beveva il caffè. Non appena ebbe finito, prese la borsa e uscì.

“Mmh? Che succede?” disse quando arrivò davanti al negozio di fiori. C’era una folla accalcata davanti all’entrata e una volante della polizia era parcheggiata lì

“Ajeossi, cosa è successo?” domandò la ragazza

“Pare che il fisco lo abbia confiscato...”

“Confiscato?!”pensò allarmata e con passo svelto si diresse verso l’entrata

“Ajumma! Cos’è successo?!”

“Oh BonHan! BonHan! Me lo confiscano, me lo confiscano!” urlò disperata gettandosi piangente tra le braccia di BonHan

“Perché?! Come è potuto succedere?!”

“La signora ha molti debiti da pagare al fisco... la confisca del negozio li risanerà.” Rispose il poliziotto mettendo i sigilli all’entrata del negozio.

“Ma non potete! E’ la sua vita questo negozio!” urlò BonHan cercando di trattenere la rabbia ma invano.

“Signorina, meglio il negozio che la casa.” E dopo aver detto questo, il poliziotto andò via, facendo sgombrare la folla.

“BonHan...cosa farò adesso?” domandò disperata la donna. La ragazza sospirò

“E’ incominciata bene la giornata” disse tra se e se.

BonHan accompagnò la donna a casa, si assicurò che informasse il figlio dell’accaduto e che arrivasse.

“Purtroppo, non possiamo fare niente per riaverlo indietro.” Proferì il figlio della signora. BonHan non sapeva molto di lui anche se la signora non faceva altro che parlare di lui, di quanto fosse orgogliosa che era un procuratore. Fondamentalmente, BonHan aveva solo memorizzato quest’informazione, resettando tutto il resto.

“Mi dispiace BonHan... so che questo lavoro era molto importante...”

“Ajumma! Non lo dica nemmeno! Adesso pensi solo a riprendersi, va bene? Io me la caverò.” Rispose la ragazza cercando di essere il più convincente possibile. Così, dopo aver salutato, BonHan si diresse verso il suo secondo posto di lavoro. Era una tavola calda che affacciava su una delle strade principali, vicino a tutti gli uffici, quindi era sempre pieno all’ora di punta.

“Annyeonghaseyo, Sajangnim.” Salutò BonHan inchinandosi appena entrata

“Sbrigati ad andare dietro il bancone, oggi siamo pieni più del solito.” Disse brusco il proprietario

“Subito!”

BonHan indossò velocemente il grembiule e andò dietro al bancone. Non amava molto quel lavoro, preferiva molto di più rendersi cura delle piante, anche se, non avrebbe potuto più farlo da quel giorno. Anche se non disdegnava l’ottima paga e soprattutto sapeva che quel locale non avrebbe mai fallito o chiuso.

“Licenziata?! Ma Sanangnim! Ho fatto qualcosa di sbagliato?!”

“No... semplicemente non sei abbastanza carina. Guardati! Spaventi i clienti conciata così.” Sputò maligno il proprietario guardandola dall’alto verso il basso con disprezzo.

“Abbastanza carina?! Le pare una motivazione logica?! Sanangnim, la prego mi serve questo lavoro, devo pagare la scuola di mio fratello, le bollette, l’affitto...!” pregò BonHan esasperata cercando di trattenere le lacrime.

“Non sono affari che mi riguardano, e adesso se vuoi scusarmi, ho da fare.”

Si, la giornata non poteva essere delle migliori.

BonHan uscì in silenzio trattenendo le lacrime fino a quando uscì dove si abbandonò allo sconforto e al pianto.  Si sfogò in un urlo liberatorio, sbattendo i piedi a terra. Era arrabbiata, anzi, frustrata. Era davvero così importante il suo aspetto? Si sedette sul ciglio della strada per un tempo che a BonHan parve infinito. In un solo giorno, aveva perso gli unici lavori che aveva... o no? Forse era arrivata la sua occasione per mostrare il suo talento. Si asciugò le lacrime con il dorso della mano e si alzò in piedi.

“BonHan! E’ arrivata la tua occasione!” disse a sé stessa e corse a casa. Non appena arrivò, senza neanche togliersi la giacca, si fiondò sul computer e riprese a scrivere, dov’era rimasta la sera precedente. Arrivò a scrivere dieci capitoli, abbastanza da presentarli ad un editore, ma prima di farlo, li avrebbe fatti revisionare dal suo bibliotecario di fiducia. Così, appena ebbe finito di stampare, uscì diretta verso la biblioteca.

“Allora? Cosa ne pensate?” domandò impaziente al bibliotecario. Era un uomo anziano con un paio di occhiali a mezza luna con uno sguardo saggio e gentile. Aveva molti contatti con diverse case editrici e sapeva il fatto suo su quello che cercavano gli editori.

“...Non male. L’ambientazione negli anni trenta è suggestiva, un salto nel passato. Anche la lotta per l’indipendenza dall’occupazione giapponese è avvincente come lo è il protagonista principale, Joo Won, è ben caratterizzato...ma...”

“Ma...?!”

Il vecchio sospirò, restituendo la risma di fogli a BonHan e disse:

“Ma è una storia trita e ritrita. Storie del genere, forse andavano bene qualche anno fa, ma adesso i lettori cercano altro.”

“Tipo?”

“Qualcosa di vero, di reale. Una storia che può capitare a tutti, qualcosa di personale.” Concluse il bibliotecario

“Personale...” ripetè BonHan per fissare il concetto.

“Ti do tempo un mese e poi ritorni qui con una storia personale, va bene?”

“Va bene, Seonsaengnim...” sospirò la ragazza e detto questo uscì.

“Un mese di lavoro sprecato...” disse avvilita BonHan riponendo il manoscritto nella borsa. Per riprendersi dalla giornata e schiarirsi le idee, decise di andare in un bar a bere qualche drink. BonHan non era solita bere e non lo reggeva nemmeno, ma in quel momento voleva solo dimenticare di quella terribile giornata.

“Un Soju...e lasci qui la bottiglia.” Ordinò sedendosi al bancone. Il cameriere velocemente la servì e la lasciò sola con la bottiglia di alcolico.

“Aish... e adesso che faccio? Dove lo trovo un altro lavoro?” pensò guardando il fondo del bicchiere

“E per di più devo ricominciare tutto da capo con il mio romanzo...aish...” continuò ancora. Bevve tutta la bottiglia, pagò il conto e uscì dal locale, ma prima di imboccare la via di casa, fu attratta dalle urla che provenivano dal retro del bar.

“Senti, non voglio creare problemi, quindi andate via!”

“Noi invece li vogliamo creare problemi! O hai paura di prendere qualche destro?!”

“Ma che succede?” pensò BonHan affacciandosi al vicolo dove vide un gruppo di uomini, più o meno della sua età minacciarne un altro. Si avvicinò al gruppo cercando di non farsi vedere, ma quando uno di quelli stava per sferrare un pugno al ragazzo, BonHan decise di intervenire. Una sola cosa non sopportava ed era la violenza.

“Sgonfia i muscoli informe massa di escrementi di pappagallo.” Urlò pungente, per farsi notare “Faresti meglio a tornare nel locale e a trombarti qualche maiale su un bancone.” Continuò maligna

“E tu chi cazzo sei?! Una troietta?!” domandò uno di quelli con un sorriso provocatorio

“Come tua madre del resto.” Rispose a tono BonHan

“Allora vieni qui a prendere la tua botta serale!” sputò quello con lo stesso tono provocatorio.  Era visibilmente ubriaco, ma a lei non importava, non era una scusa. Così si avvicinò all’uomo sotto lo sguardo incredulo del ragazzo accerchiato. Quando fu abbastanza vicino dal sentire l’odore nauseabondo dell’alito del tipo, BonHan sorrise beffarda e gli sferrò una ginocchiata in mezzo alle gambe, provocando la caduta del uomo e il suo urlo soffocato.

“Ecco...hai avuto la tua botta.” Disse soddisfatta, spostandosi i ciuffi di capelli che le ricadevano davanti agli occhi. “C’è ne per tutti!” continuò rivolgendosi agli altri ottenendo come risposta solo l’immediata fuga della combriccola.

“Stai bene?” domandò BonHan avvicinandosi al ragazzo

“Si tutto apposto, grazie.” Rispose cordiale lui

“Si può sapere cosa volevano da te? Non sembri il tipo da farsela con gente come loro...”

“Infatti non lo sono.” Rispose grattandosi la nuca imbarazzato. “Comunque, grazie...”continuò sorridendo gentile.

“Comunque prego... mi chiamo Park BonHan, tu invece?”

“Io sono Kim JungHoon, il manager dei Super Junior.”

 

   
 
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