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Autore: LunaLove_good_    30/06/2013    5 recensioni
Nata per morire. Viva per combattere.
Trapassare cuori con la spada è facile, estrarre la spada dal cuore trapassato non lo è.
Perché quando il tuo unico scopo è portare sofferenza, tutto quello che l’amore può fare è uccidere.
Genere: Azione, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Cinque Guardiani, Jack Frost, Nuovo personaggio, Pitch
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È ormai notte inoltrata quando riprendo conoscenza.
Mi alzo confusa e con la testa che pulsa come se volesse esplodere, sputacchio un po’ di sabbia e cerco di levarmela dai capelli, con scarsi risultati.
Ma cosa diavolo mi è successo?
Serro gli occhi e tento di ricostruire quanto accaduto dopo che ho voltato le spalle alle tre mastodontiche piramidi, col solo risultato di farmi aumentare l’emicrania.
La strana Sfinge con la testa di drago compare immensa davanti a me, ricordandomi il motivo per cui sono venuta nel Sahara... Mi sono persa, non riuscivo a trovarla. Ma come ho fatto a raggiungerla?
Una serie di immagini sconnesse e annebbiate mi invade il cervello: il caldo torrido che mi manda in confusione, le allucinazioni, io che svengo...
Ma cosa cavolo ho visto? Quelle benedette visioni mi hanno letteralmente mandata in tilt!
Scuoto la testa, ma me ne pento all’istante quando sento un martello pneumatico picchiarmi le tempie: ma dove sono le pasticche antidolorifiche quando servono!?
Mi spazzolo via la sabbia dai vestiti e sbatto più volte il mantello, poi me lo rimetto sulle spalle ed estraggo la spada per controllarne lo stato.
Assicuratami che tutto è a posto, mi decido finalmente a guardami di fronte. La Sfinge è altissima ed imponente, la testa di drago davvero ben fatta, sembra quasi vera e mette in soggezione con la Luna immensa e piena come sfondo, mentre le zampe anteriori da leone sono alte anche più di me.
Fischio impressionata e cerco di fare mente locale nonostante il mal di testa. L’ingresso dovrebbe trovarsi proprio davanti a me, tra le due inquietanti e artigliate zampe di roccia, e per aprirlo devo cercare un qualche sorta di meccanismo nascosto tra le squame della testa gigante.
Annuisco tra me e me e volo fino a ritrovarmi in groppa al caro bestione millenario, quindi prendo ad arrampicarmi sul per le scaglie della testa. Le studio una per una, percorrendole con le mani in cerca di qualche protuberanza che potrebbe nascondere un tasto nascosto o altro. Passo poi a cercare nella grande faccia del drago, analizzando gli occhi, i denti e le narici, ma senza trovare nulla.
Sbuffo scocciata e mi accorgo della nuvoletta di vapore che mi esce dalle labbra. Deve fare davvero molto freddo, ma io, come al solito, non lo avverto per niente.
Mi passo una mano tra i capelli e continuo la mia ricerca, passando alle corna ricurve e alle scaglie dorsali che procedono appuntite per tutta la colonna vertebrale, ma la ricerca continua ad essere pietosamente infruttuosa.
Alla fine sospiro sconsolata e mi rassegno a ficcarmi nella bocca spalancata del bestione. Va bene che è solo un ammasso di roccia dimenticato dal tempo, ma mette in soggezione l’idea di dovermi fare strada tra quegli spuntoni comunemente definiti denti!
Ringrazio il cielo quando la totale assenza di luce non ostacola per niente la mia perfetta visuale, o avrei mandato al diavolo il Genio e chiunque altro e me ne sarei andata da sola a cercare i Guardiani... Okay, spero davvero di non essere così sprovveduta.
Mi metto carponi e comincio a passare le mani dappertutto, maledicendo in tutte le lingue esistenti la totale assenza di possibili nascondigli per passaggi segreti o ingranaggi vari.
Mi viene quasi voglia di mettermi a ridere, quando finalmente premo un pulsantino invisibile alla base della gola e uno strano rumore all’esterno mi annuncia l’apertura di una porta.
Scendo con un salto e atterro di schiena alla Sfinge. Giusto il tempo di girarmi e una prima certezza riguardo quello che mi aspetta all’interno mi si fa strada nella mente: il Genio non ama i tappeti, ne è ossessionato.
Altrimenti dubito che avrebbe il coraggio di mettere almeno una trentina di quegli ammassi di stoffa sparsi per una sola stanza.
Mi preparo all’imminente crisi nervosa che sono sicura seguirà al mio incontro con lo Spirito ed entro.
L’aria è calda, diversi bracieri accesi sono sparsi un po’ dappertutto e un lieve strato di fumo nasconde il soffitto. Le pareti sono dorate e sorrette da strane colonne doppie e a spirale, con teste di felini feroci al posto dei capitelli, e l’aria è tipicamente araba.
Supero la stanza e raggiungo la porta in fondo, che mi dà accesso ad un cunicolo buio e lungo; il pavimento è ovviamente percorso da un tappeto scuro e sullo sfondo si intravede il rosso-arancione di altri bracieri.
Cammino con la mano ad impugnare l’elsa della spada, attorno a me un sacco di insetti zampettano inquietanti sui muri e ho l’impressione che ci siano dei pipistrelli attaccati al soffitto.
Il corridoio finisce e raggiungo una stanzetta con tre porte, una per ogni muro, e accanto ad ognuna strane armature che sembrano muoversi e seguire i miei movimenti si erigono argentee e dorate per il riflesso delle fiamme.
Mi guardo attorno, indecisa sulla porta da prendere per paura di perdermi, ma direi di non avere molta altra scelta che procedere a caso, cercando di ricordare ogni volta il tragitto percorso. Non sarà facile, ma non vedo mappe o indicazioni che potrebbero aiutarmi.
Potrei disegnare io stessa una pianta approssimativa del luogo, ma dovrei fare tante di quelle esplorazioni che, fino ad avere la certezza di potermi muovere alla ricerca del Genio, probabilmente Pitch avrà già trovato il modo di rimpiazzarmi.
Scelgo la porta a destra e incido con la spada un piccolo segno per ricordarmi la strada che ho preso, quindi faccio per avviarmi. Ovviamente sarebbe troppo facile procedere così, me ne accorgo quando sento quattro paia di occhi che mi squadrano minacciosi.
Sobbalzo e stringo la spada con tutte e due le mani. Attorno a me, i quattro cavalieri alias ammassi di metallo mi fissano con strane lucette laser che spuntano dalla visiera alzata dell’elmo.
Immagino che non abbiano intenzione regalarmi dei fiori e dirmi di fare attenzione durante il tragitto, vero?
Quasi mi viene voglia di mettermi ad urlare quando con rumori metallici cominciano a muoversi e a scendere dai piedistalli su cui si trovavano con tutta tranquillità e la flessibilità nei movimenti di una banda di robot con l’artrosi. Almeno posso sperare di riuscire a batterli, se combattono come camminano.
Mi circondano, io mi guardo intorno agitata per attaccarli al minimo segnale di pericolo, ma loro stanno fermi e mi fissano con quelle lucette rosse al laser che hanno al posto degli occhi.
Tendo le orecchie per evitare che mi sorprendano alle spalle e compio piccoli e lenti giri su me stessa con la spada alla mano.
Mi saltano addosso tutti e quattro nello stesso momento; io mi butto a terra con le ginocchia al petto e li sento cozzare tra loro sopra la mia testa.
Non si scoraggiano e tentano di afferrarmi, ma sono abbastanza veloce portarmi al sicuro in un angolo.
Respiro profondamente per calmarmi e mi impongo di non farmi prendere dal panico.
Loro si girano come se niente fosse e cominciano a venirmi contro con le braccia in avanti stile mummia.
Siamo nella patria delle piramidi, in fondo, no?
Mi accorgo con sgomento dell’agitazione che mi prende a vedermeli venire addosso, quando fino a qualche tempo fa non sapevo neanche cosa fosse la paura.
Stringo la spada e mi lancio in avanti, menando tre fendenti a tre diverse armature che, lente e impacciate, non hanno nemmeno il tempo di provare a schivarmi. Si sente il tonfo sordo dei due gambali e dell’elmo che ho mozzato che cadono sul tappeto.
Il cavaliere senza testa crolla in un ammasso di ferraglia, io mi giro e penso agli altri tre. Scatto e salto, in meno di un attimo si ritrovano senza gambe e cadono anche loro disfacendosi.
Non ho il tempo di esultare che qualcosa di freddo mi afferra una gamba e mi fa cadere sbattendo il naso sul tappeto che fortunatamente attutisce il colpo.
Scalcio e tento di liberarmi dalla presa ferrea dell’armatura, la colpisco sull’elmo e quella crolla all’istante in un insieme confuso di argento e oro.
Mi rialzo e mi guardo intorno, cercando di capire da dove è spuntata, ma vedo soltanto i quattro ammassi di metallo sparsi a caso nella stanzetta.
Respiro pesantemente per riprendere fiato, mi giro e pianto con violenza la mano sulla maniglia della porta che avevo scelto. Non riesco neanche ad aprirla, il rumore del metallo che cozza contro altro metallo mi costringe a girarmi inorridita.
Inutile dire che i cavalieri sono di nuovo intatti a fissarmi con gli occhietti rossi e inquietanti.
Mi trasformo in sabbia nera e li travolgo prima che possano fare nulla, ma si ricompongono di nuovo; tento ancora in tutte le maniere possibili, mozzo teste, gambe e braccia, ma loro continuano a tornare in piedi.
Maledizione! Ma come diavolo si sconfiggono questi cosi?
Guardo i bracieri, ma non serviranno a molto, a meno che non voglia dare fuoco all’intera Sfinge con me dentro, quindi mi scatto ancora e trafiggo di nuovo tre di loro, senza accorgermi del quarto alle mie spalle che mi afferra con tutte e due le braccia e mi immobilizza.
Mi agito per liberarmi, ma quello mi stringe ancora di più e mi mozza il respiro. La vista mi si colora di mille puntini rossi, annaspo alla ricerca d’aria e meno calci da tutte le parti per cercare di liberarmi.
L’assenza di ossigeno mi manda in tilt, continuo a muovermi in preda al panico, con il cuore che sembra volermi sfondare il torace.
Poi un gambale vola, e io mi ritrovo riversa a terra a cercare di non dare di stomaco e di farmi passare la paura. Mi porto una mano al petto, infuriata con me stessa per il grande terrore che non riesco a controllare, poi afferro una spada e stendo per l’ennesima volta le altre armature.
Calmati, Fonhìas, va tutto bene, stai calma.
Meno un pesante sospiro e mi massaggio le tempie con una mano, mentre con l’altra tento di reggere la spada e di controllare il respiro tenendola al petto nello stesso momento.
Alle mie spalle sento ancora i rumori metallici dei cavalieri che si ricompongono, ma li stendo tutti con un calcio prima che possano fare nulla. Quindi mi alzo, raggiungo la porta che avevo scelto e comincio a correre forsennatamente lungo tutto il corridoio, tirandomi il cappuccio sul viso nella speranza di non essere vista al buio che regna sovrano. Quando raggiungo il termine, mi trasformo in sabbia e mi avvicino allo stipite per vedere all’interno. Nessuno.
Mi ricompongo al centro di questo ampio salone respirando pesantemente, mentre realizzo quello che ho fatto: sono scappata davanti a un nemico. Io! Io che dovrei ridere in faccia al pericolo me la sono data a gambe!
Vorrei prendermi la testa tra le mani, mettermi a correre per allontanarmi maggiormente e tornare indietro a stendere le quattro armature tutto nello stesso momento.
Per non soffermarmi troppo sul miscuglio incredibile si emozioni che mi si ammassano nel petto e nel cervello, mi guardo intorno e mi scopro in una grande sala rettangolare, dai pavimenti talmente lucidi che un paio di occhi azzurri rispondo al mio sguardo ogni volta che abbasso la testa. Il soffitto alto è costituito da una volta a botte sorretta da diversi contrafforti addossati alle pareti laterali.
Sicuramente mi trovo sottoterra, mi è impossibile pensare che un posto così grande possa trovarsi in quella Sfinge che, per quanto immensa, non l’avrebbe mai contenuto.
Roteo la spada tra le dita e la rinfodero, continuando però ad impugnare l’elsa in caso di pericolo. Percorro il salone a passi svelti e silenziosi, col cuore che mi balza in gola ogni volta che sento un qualche rumore che possa essere riconducibile alle armature che vengono a prendermi camminando come robot, fino ad arrivare ad una porta che dà accesso ad una scalinata che sale e scende.
La guardo, indecisa sulla direzione da prendere, ma alla fine rinuncio a pensarci più di tanto e, memorizzando a dovere la strada e i dettagli del salone che mi lascio dietro, mi fiondo in discesa. Nuvolette di polvere si alzano ad ogni mio passo e mi fanno starnutire più e più volte, ma riesco ad arrivare intatta fino al pianerottolo successivo. Sotto di me si srotola una scala a chiocciola che credo raggiunga direttamente le viscere della terra.
Io decido di fermarmi qui e brucio in un solo scatto l’ennesimo buio, tetro e ‘intappetato’ corridoio, fino a ritrovarmi di fronte ad un’altra scalinata che procede verso il basso. Man mano che scendo il paesaggio cambia, le pareti piastrellate vengono sostituite da muri di roccia brulla, e, quando oltrepasso l’ultimo gradino, un’inquietante caverna gocciolante ha totalmente sostituito lo sfarzoso palazzo arabo in cui mi trovavo fino a poco fa. L’unico dettaglio che resta uguale è il tappeto per terra.
Ma mi spiegate a che scopo mettere quei rettangoli di stoffa in un buco scavato a caso nel terreno!? E che diavolo ci fa una caverna sotto la sabbia del Sahara!?
Sbuffo e scuoto la testa seccata, ma vengo bruscamente zittita dal branco di pipistrelli che mi vola sulla testa in un insieme di versi striduli e battiti d’ali. Mi abbasso e mi trattengo dal lanciare un urlo, rialzandomi solo quando il silenzio torna a regnare.
Riprendo a camminare e un senso immane di sollievo mi prende quando vedo una lampada d’ottone pendere da una stalattite ricurva.
Come ci è finita lì? Non ne ho la più pallida idea.
La afferro e la strofino come da tradizione, fino a che un vapore azzurrino non comincia ad invadere l’aria.
Una testa allungata sotto un turbante spunta dal nulla, assieme ad un busto massiccio e a due gambe tozze e vagamente sfumate, che si trasformano in nuvolette scure all’altezza dei piedi.
«Cosa tu vuole!? Tu è qui per rompere a me scatole, ya?»
Alzo gli occhi al cielo e mi trattengo a stento dallo sbattermi in fronte una mano. «Ho...»
«Tu ha tre desideri e deve muoversi a parlare, altrimenti io caccia e manda al diavolo, comprende, ya?»
Inarco un sopracciglio. «Eh?»
«Tu è Spirito di Pitch Black, ya?»
«No.» borbotto irritata, con una tale ironia nella voce che persino Sophie potrebbe percepirla.
«Ah... Allora mie informazioni mi avere tradito...» farfuglia tra sé e sé, portandosi una mano gigante al petto.
Ma a che razza di idiota sono venuta a chiedere aiuto!?
«E chi è tu?»
Quanto vorrei sbattergli un cinque in faccia! «Mi chiamo Fonhìas Oneyron e sì, sono uno Spirito di Pitch. Contento?»
«Cosa vuole tu?» fa ancora.
«Toglimi una curiosità: ma perché sei arabo e parli tedesco?»
Il Genio ci pensa su un attimo. «Io non parla tetesco.» annuncia. «Io conosce ya come unica parola, ma io parla cercando di imitare gente di teteschia perché io ama come loro parla ma non capisce loro lingua.»
Okaaaaay... «Sei strano.» decreto.
«Io ora fa te domanda, ya?»
«Ya...» sbuffo, sconsolata dalla lunghezza con cui si presenta questa sfiancante conversazione.
«Perché tu cerca di uccidere Guardiani?»
La domanda a bruciapelo mi fa letteralmente saltare per la sorpresa, spalancare gli occhi e boccheggiare alla ricerca d’aria e parole per diversi minuti, sotto il suo sguardo critico e marrone scuro.
«Non sa rispondere?» mi chiede, guardandomi da sotto le sopracciglia cespugliose e gonfiando le guance in maniera estremamente buffa.
Perché cerco di uccidere i Guardiani?
Perché non saprei cos’altro fare, perché non ho mai conosciuto altro che la guerra, perché morirei se non lo facessi.
Sono motivazioni abbastanza buone? A me sembrano patetiche e ingiustificate. Uccidere qualcuno perché non sapresti cos’altro fare nella vita.
Morire perché quel qualcuno morirebbe se non ti facesse fuori... È giusto? No. È la scelta infame di chi ha troppa paura di provare a cambiare il proprio destino.
Vorrei non essere così anch’io.
Non rispondo, resto rigida ad arrancare alla ricerca di una risposta diplomatica che mi tiri fuori dal pallone in cui mi ha mandata questa domanda, e il Genio deve accorgersi della mia confusione, perché scuote la testa e perde quella strana espressione vagamente svitata che aveva fino ad ora.
«Io spera solo che tu non ha ucciso Babbo Natale solo perché non sapeva cos’altro fare di tua vita.» mormora.
Il mio stomaco sprofonda con un tonfo a queste parole: effettivamente, con un accurato studio delle mie azioni, è esattamente quello che ho fatto.
North ha fatto davvero bene a risparmiarmi?
Scuoto la testa e non dico niente.
Poi il Genio riacquista la sua faccia da psicopatico privo di qualche rotella. «Allora? Tuoi tre desideri?»
Il brusco cambiamento del tono della conversazione mi lascia spiazzata per un attimo, poi cerco di ritrovare il mio solito cipiglio ironico per non sembrare più in difficoltà di quanto non sia. «Datti una mossa a spiegarmi le regole, o ti giuro che spedisco te e la tua lampada dentro al Vesuvio!»
A lui escono letteralmente gli occhi dalle orbite, se li prende in mano, li fa esplodere e poi se li fa ricrescere nel faccione allungato. «Tu è piuttosto aggressiva, ya.» mugugna.
«E tu la prossima vittima della mia aggressività se non la pianti con tutti questi ya!» ribatto.
«Io parla tetesco, non può non dire ya!» esclama lui offeso, incrociando malamente le braccia grosse.
Io lo guardo stizzita e aspetto che parli.
«Regole essere solite: tu non può far innamorare qualcuno di te, non può far tornare indietro da morte, né indietro nel tempo e tu non può usare desiderio per chiederne altri.»
Liquido la questione con un gesto della mano: non sono limitazioni che potrebbero mettermi in difficoltà, e, quanto alla questione dei tre desideri, mi saranno più che sufficienti.
«Allora, tuo primo desiderio?» Il Genio si stacca una mano da un polso, la spolvera con l’altra e poi se la rimette a posto, passando a fare la stessa cosa dall’altro lato.
Potete spiegarmi perché diamine l’Uomo nella Luna doveva scegliersi tutti quanti i più svitati per suoi Spiriti!?
Meno un pesante sbuffo e cerco di mettere a tacere l’indecisione e il senso di colpa prematuro per quello che sto per chiedere. Liberare Pitch significherà far sprofondare i bambini nel terrore, scatenare una nuova guerra che probabilmente vedrà i Guardiani sconfitti, e io di certo morirò comunque, se non perché non eseguo gli ordini, perché il mio signore non avrà più bisogno di me. Vale davvero la pena seminare l’inferno se la fine è in ogni caso già scritta?
Passo più e più volte le dita sull’elsa della spada, mordicchiandomi le labbra. No, non ne vale la pena. Eppure sono talmente terrorizzata dall’idea di sparire nel nulla... che farei qualunque cosa pur di ritardare quel momento.
Forse North ha sbagliato davvero: in me non c’è proprio niente da salvare.
«Desidero che tu rompa il sigillo che impedisce a Pitch di attaccare, così che lui possa tornare libero.» sputo tra i denti.
Il Genio mi guarda intensamente, di nuovo senza la sua espressione da pazzoide. «Tu è sicura di quello che sta per fare, ya?»
«Sì.» mormoro incerta.
«Sei davvero sicura, Fonhìas? Sei a conoscenza di quello che stai per fare? Lo vuoi davvero?» Lo sento parlare in maniera normale per la prima volta, il che significa che la sto combinando proprio grossa, se per farmi accertare delle mie stesse intenzioni il Genio ha deciso di mollare i suoi vari ‘ya’.
«Io non credo che lo voglia.»
Io salto e sguaino la spada, sorpresa oltre ogni dire di trovarmi Jack Frost spuntato dal nulla che mi fissa appeso ad una stalattite col suo bastone ricurvo.
Devo cominciare a sentire il freddo, non posso allarmarmi così ogni volta che vedo il ragazzo-candeggina a pochi metri da me!
«Che ci fai qui?» sbotto.
Lui ridacchia. «Che dirti... North non era in condizione di venire e Dentolina deve recuperare i vari dentini che si è persa, quindi non potevamo mandare nessuno dei due. Calmoniglio ti avrebbe ammazzata all’istante, mentre con Sandman sarebbe stato complicato ascoltare quello che aveva... ehm... da dire.» mi illustra tranquillamente. «Dunque sono dovuto venire io a recuperarti.»
«Illuminante.» commento, inarcando un sopracciglio. «E cosa avreste da dirmi?»
Lui si scompiglia i capelli bianchi. «Nulla di che, in effetti. Solo che non dovresti realizzare il tuo desiderio.»
Io mi giro di scatto verso il Genio. «Ma tu non dovevi esaudire le varie richieste senza battere ciglio e senza fare domande!?»
«Solo con umani, quando loro potere ancora vedere me.» dice. «Con Spiriti è diverso, ya.»
Magnifico!
Torno a guardare Jack Frost, sorprendendomi quando lo vedo perfettamente a suo agio, con il suo solito mezzo-sorriso in faccia. Solo gli occhi sono stranamente malinconici. Mi domando cosa lo spinge a non attaccarmi, perché tenta in tutti i modi di evitare lo scontro con me limitandosi a chiacchierate brevi e ambigue.
«Credi che rinuncerò a liberare Pitch?»
Lui scuote la testa. «No. Voglio solo sapere perché lo fai.»
Non lo so perché! Smettetela di chiedermi il perché di tutto! «Non ti interessa.» rispondo, gelida.
«E invece mi interessa eccome! Dalla tua scelta dipenderà la felicità di milioni di bambini, e non mi sembra il caso di far soffrire così tanto degli innocenti solo perché non hai idea di quello che stai per fare.»
L’eco accompagna le sue parole, e ogni mia certezza crolla del tutto.
Il Genio ci guarda confuso e si passa una mano dietro al turbante. «Io è di troppo, ya. Chiamate me quando sapere cosa fare.» E in una nuvola di vapore torna nella lampada che cade a terra tintinnando.
«Perché non mi uccidi, dannazione!? Sarebbe tutto più semplice, per me e per voi!» In realtà non credo in quello che ho detto.
«I Guardiani non sono assassini, Fonhìas.» mi risponde Jack, scendendo a terra e ghiacciando all’istante il pavimento su cui poggia i piedi scalzi. «Anche con Pitch... I miei compagni tentarono di salvare anche lui, ma lui non voleva essere salvato.»
«Che significa?»
«Davvero non conosci la sua storia? Non sai com’è nato l’Uomo Nero?»
Scuoto la testa confusa. Cosa vuol dire? Pitch era altro prima di essere la fonte della paura e degli incubi dei bambini?
«Allora non sta a me raccontartela.» mi dice. «Ti basti sapere che i Guardiani provarono a salvarlo, perché lui non era perduto, e tu neanche. Pitch Black è sempre stato il più grande rimpianto di North e gli altri, per questo lui ti ha risparmiato... perché non voleva commettere due volte lo stesso errore, per riparare ad uno sbaglio che è costato caro tanto a lui quanto a Pitch.»
«Lui ha detto che i Guardiani gli hanno tolto tutto...» mormoro, con un uragano di sensazioni in petto che mi sembra di impazzire.
«La storia è un po’ più complicata di così.»
«Ma io...»
«Maledizione, Fonhìas!» perde le staffe lui. «Credi forse che una guerra sia roba da niente!? Credi che sia giusto far soffrire la gente per un motivo che nemmeno tu conosci!?»
Stringo l’elsa della spada e mi preparo ad estrarla. «Tu non capisci!» urlo, stringendomi i capelli con una mano.
«Sei tu che non capisci...»
Mi scaglio contro di lui e tento di colpirlo con un affondo, ma Jack para il colpo col suo bastone magico, ricoprendomi la spada di brina laddove le due armi hanno cozzato. Provo di nuovo, ma continua a fermarmi.
Sopra di noi, le stalattiti tremano furiosamente, testimoni pericolose del nostro scontro.
La caverna si ricopre di neve che ci vortica attorno, le mani e il mantello mi si ricoprono di un lieve strato di ghiaccio.
Lo Spirito della Neve si difende alla perfezione, con il viso determinato e l’aria di chi sa quello che fa. Tutto il contrario di me, insomma.
Tento un ultimo disperato affondo, lui para prontamente e mi immobilizza contro una parete, l’uncino del suo bastone sotto il collo.
Sento lo stomaco spappolarsi e l’aria mancarmi dai polmoni. Mi agito e cerco di liberarmi. «Lasciami andare!»
«Perché lo fai?» mi domanda ancora.
Smetto di lottare e mi accascio contro il muro di roccia. «Io sono una sua creatura, una creatura di Pitch. Se lui non mi vorrà più, sparirò nel nulla.» rivelo infine, sconfitta e stanca.
Jack Frost inarca le sopracciglia e mi fissa strabuzzando gli occhi azzurri. Non se lo aspettava.
Mi lascia andare e si allontana da me, guardandomi sconvolto con la schiena al soffitto della caverna.
Io cado con un tonfo sordo, accompagnata dall’eco tintinnante della spada. «Se non lo libero sparirò soltanto con qualche giorno di anticipo, in fondo la mia fine è già segnata.» Tanto ormai...
Lo Spirito della Neve mi guarda, prima intensamente e poi con gli occhi vacui, come se stesse sovrappensiero e non mi vedesse davvero. «Allora questo cambia le carte in gioco.» mormora, sorridendo amaramente.
Anche io gli mostro lo stesso sorriso.
Prende la lampada, la strofina e guarda il Genio con occhi determinati e sicuri. «Sì, lo vuole.» decreta. «Desidera che il sigillo su Pitch Black sia rotto.»
Il Genio spalanca la bocca e la mascella gli arriva letteralmente a toccare il pavimento. «Ma... davvero?»
Questa volta sono d’accordo con lui, mi volto verso il Guardiano con espressione stravolta.
Jack annuisce sbrigativo «Sì. Forza, che aspetti?»
«Ya, ya.» Fa spuntare dal nulla un libro grande almeno quanto lui, lo sfoglia distrattamente mormorando frasi in arabo, poi le sue mani cominciano a brillare.
«Abbra Kadabra!»
Non succede niente.
«Forse non era così, yaya.» fa, confuso. «Avada Kedavra!»
Ancora nulla. Io e Jack ci guardiamo con le sopracciglia aggrottate.
«Apriti Sesamo!»
Poveri noi!
«Va bene, basta, ya!» Muove appena lei dita e un vapore colorato e brillante ne fuoriesce.
Il pavimento trema. La temperatura scende ancora di più. Una consapevolezza agghiacciante scende nella grotta...
Pitch Black è tornato.
«Che cosa hai fatto, Jack!?» urlo.
Il ragazzo mi guarda col suo solito mezzo-sorriso. «Continui a non capire: i Guardiani non vivono a spese degli altri. Non terremo imprigionato Pitch a prezzo della tua vita, non siamo così meschini e codardi. Se è la guerra che vuole, l’avrà. E noi vinceremo.»
Frantuma a terra una sfera di neve e un portale per la Conigliera si apre.
«E i bambini?»
«I bambini... li proteggeremo. Gli incubi dovranno passare su di noi prima di avvicinarsi a loro.» afferma. «Giusto per darti un consiglio,» dice poi. «fossi in te cercherei di scoprire qualcosa in più sul padrone che segui con tanta fiducia, Pitch nasconde molto più di quello che sembra.»
Ma di cosa sta parlando? «E come faccio, scusa?»
Lui mi risponde con un ghigno, ed entra nel portale prima ancora che possa pensare di costringerlo a rispondermi, lasciandomi da sola con un mare di domande e un’immensa gratitudine per avermi salvato la vita. Morirò comunque, ma è piacevole sapere che qualcuno ha provato ad evitarlo...
«Ragazzino pallido è tutto svitato, ya?»
Fisso il Genio. «Ya...» sussurro sconfitta.

[Stai attento alla verità,
perché sarà sempre l’unica cosa
che non vorrai mai davvero scoprire]









***









Okaaaaaay...
*la popolazione mondiale al completo cerca di strangolarla*
Fermi! Posso spiegare!
*tutto il mondo scoppia a ridere*
Dico sul serio!
Diciamo solo che, come Night Fury96 mi ha fatto giustamente notare, Jack Frost è decisamente troppo gentile con la nostra Fonhìas. Al di là del fatto che i Guardiani non uccidono, dubito che avrebbe davvero messo così in pericolo i bambini. Effettivamente, dietro al suo comportamento c'è molto più di quello che sembra. Dubito potrete indovinare cosa, credo che la mia mente bacata sia anche troppo cattiva per permettervi di interpretare le mie intenzioni u_u
Naaaaaaaah, scherzo. Tranne sul fatto che Jack non è un idiota e che davvero nasconde qualcosa, come la frase a fine capitolo già annuncia.
Via alle scommesse lol.
Altra precisazione, le mummie compariranno nel prossimo capitolo, in effetti non dovevano esserci le armature qui, cronologicamente e geograficamente, ma che dire... Tutto si spiegherà! Anche se questo non è un dettaglio chissà quanto importante.
A parte questo, amo il Genio. Non lo so, vorrei spupazzarlo! Inutile dire che, anche se l'ho descritto in modo del tutto diverso, me lo sono immaginata come quello della Walt Disney X'D
Dal punto di vista stilistico, questo cap non mi piace molto, mi sembra a scatti, preferisco gli altri, ma non sono riuscita a sistemarlo :/ Vi assicuro che il prossimo verrà meglio.
Il prossimo capitolo è già in fase di scrittura, arriverà entro venerdì, credo, spero che qualcuno vorrà leggerlo per sapere come va avanti la storia :)
Ringrazio Night Fury96, Manga_9000, Lirah, BeyonBday, dianadreamer e pheiyu per le loro mitiche (cit: Homer Simpson) recensioni, DarkshielD per averla aggiunta tra le preferite e Frost__confined life per averla messa tra le seguite (non ho dimenticato nessuno, vero?)
*si mette ad inchinarsi di qua e di là al loro cospetto*



E niente, vi lascio con il Genio e i suoi amati tappeti :*
  
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