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Autore: Silny    30/06/2013    3 recensioni
Hai svegliato il demone che speravo avessi ormai sconfitto
Siamo affondati nel rosso cremisi dieci mila volte per poi perdere...
Mi hai tenuto stretto e io ero al tuo fianco, senza potere
Ti ho visto distruggerti e ti ho dato la caccia
C’è un vuoto in me che le parole non possono riempire
"Non sapremo mai cosa sarei diventata senza di te..."
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
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Amore e morte non sono altro che sinonimi
La mia piccola cavia

Kasandra stava lì, immobile, davanti alle sbarre della cella. Era disgustata da quella scena. Jhona ed Eléah parevano così affiatati e innocenti insieme...
"...Invidiosa?..."
Quel sibilo.
"Fa silenzio... smettila..."
Una risata bassa e silenziosa, una risata di scherno.
"Te lo ricordi? Anche tu... eri così alla loro età..."
Kasandra non rispose, non poteva. Strinse la presa attorno al suo braccio, fino a sentire dolore.
"Ti piaceva...essere amata..."
Ero lo stesso sibilo di molti anni prima, ed era potente come allora. Lo stesso sibilo, lo steso demone.
"Smettila di tormentarmi!"
"Come sei ingenua....ricordati... che io e te... abbiamo un patto... ricordalo sempre.... Kasandra..."
Quando quella voce sparì dalla sua testa, un colpo d'aria parve invaderle il corpo. Nessuno l'aveva sentito, in quei sotterranei bui, umidi e ammuffiti. Soltanto lei era in grado di percepire odori, suoni e sensazioni al di sopra delle capacità umane.
Fece scoccare la chiave nella serratura ed Eléah si svegliò quasi subito, abituata com'era a percepire i più piccoli cambiamenti nell'ambiente. Quando riconobbe la figura della donna dinnanzi a lei, al di là delle sbarre, i suoi occhi divennero liquidi e iniettati di paura. Si ritrasse all'improvviso verso il fondo della cella e si coprì il volto senza ritegno. Tremava. 
Jhona si svegliò lentamente, incosciente e non curante di quanto stesse succedendo. Posò lo sguardo su Eléah, che era sfuggita alle sue braccia e poi lo spostò su Kasandra.
"Stai tranquilla, non sono venuta a prendere te, bastarda!"
Quasi le venne da ridere. Godeva nell'avere così tanto potere. Godeva nel vedere il terrore al suo passaggio.
"Alzati marmocchio! Abbiamo da fare."
"Cosa?"
Spazientita si piegò su di lui lo prese per una spalla e lo sollevò con la forza. Una volta messo in piedi lo trascinò con sè fuori dai sotterranei.
"Dove mi stai portando?"
"Odio la gente che fa troppe domande, ancor di più se sono poco più che dei bambini!"
Provava un disgusto così forte che quasi sentì un conato di vomito salirle su per la gola.
"Non sarò una delle vostre cavie!!"
Jhona puntò i piedi e si liberò dalla presa della donna. Kasandra stupita, rimase di spalle e sorrise.
"Ma non sarai una nostra cavia..."
Si voltò per guardarlo meglio negli occhi, gli stessi occhi che quella notte l'avevano tormentata e che i suoi non avevano saputo sfidare.
"...per te ho progetti più grandi..."
Si voltò di nuovo, soddisfatta, e riprese a camminare. Jhona rimase immobile per pochi istanti e poi la seguì. Era certa che lo avrebbe fatto.
Attraversarono cunicoli e scale, all'interno di un edificio in vecchia pietra che non sembrava tanto diverso dal palazzo di suo padre. Una volta varcato il portone del salone centrale, si ritrovarono nel cuore del paese. L'edificio portante quindi era all'interno del villaggio stesso. Le persone che vi abitavano parevano serene e spensierate come gli abitanti di un qualsiasi altro villaggio. Quella gente trasformava in bestie i propri simili, ma nessuno sembrava preoccuparsene. Ognuno di loro era impegnato nelle proprie faccende. Addirittura i bambini giocavano allegri negli sprazzi di prato che si intravedevano tra un sentiero e l'altro.
"Forza...prendi questa."
Kasandra gli aveva lanciato ai piedi un pugnale, intorno a loro si estendeva un'arena ovale e degli spalti, probabilmente per eventuali spettatori.
"Qui a Celastra abbiamo una sorta di teatro, se così ti piace chiamarlo. Donne, uomini e bambini assistono quasi tutte le sere a squartamenti di esperimenti mal riusciti e perciò inutili..."
Giocherellava anch'essa con un pugnale tra le mani e parlava con un tono piuttosto soddisfatto, mentre Jhona a quelle parole rabbrividì.
"Durante il giorno invece, viene utilizzato come campo d'addestramento quindi, buona fortuna, prendi la tua lama e colpisci!"
"Colpire cosa?"
Jhona si chinò e raccolse il pugnale. Quando sollevò nuovamente lo sguardo Kasandra era già voltata di spalle, intenta ad allontanarsi.
"Ma colpire cosa?!" gli gridò lui da lontano.
Si voltò appena per guardarsi attorno e allora lo vide. In tutto il suo sconcerto, vide una figura scura avvicinarsi. Era un uomo, o almeno lo era stato. Si avvicinava lento, zoppo, chino su un lato. La sua pelle era completamente nera carbonizzata, per alcuni tratti mancava. La carne sotto lo strato superficiale era nera anch'essa. Gli occhi privi di pupille, completamente bianchi, inespressivi. Qualche rado capello bruciato sulla testa bitorzoluta e scorticata. Teneva la bocca spalancata ma non parlava, non gridava, si avvicinava solo a passo lento e titubante con una mazza chiodata fra le mani. La trascinava come fosse un peso morto, e trascinava il suo stesso corpo praticamente privo di vita. Jhona era paralizzato; erano quindi questi gli esperimenti mal riusciti. Non era in grado di muovere nemmeno un muscolo.
Intanto quella creatura si avvicinava e a pochi metri dal ragazzo stava già caricando il colpo, lento sì, ma di una potenza inaudita.
Quando vide la mazza calare sulla sua testa riuscì istintivamente a bloccarla con il corto pugnale che si ritrovava e fargliela scivolare di mano. Ma la sua camminata era inarrestabile, continuava ad avanzare, pronto per uno scontro corpo a corpo. Il solo pensiero di doverlo toccare gli dava il voltastomaco e indietreggiò fin quando non cadde a terra.
"Non farti toccare!!!"
Quell'essere si avvicinava al volto di Jhona con le mani protese e lui poggiato sugli avambracci non seppe cosa fare. Sentì solo il grido di Kasandra proveniente dagli spalti e subito dopo, un bagliore di colore verde. Un colore intenso, che emanò un'energia e un calore distintivi. La forza provocata da quel flusso di luce scaraventò l'esperimento lontano dal corpo di Jhona.
Questo si alzò in piedi e rimase ad osservare. La creatura si dibatteva e si contorceva a terra gridando forsennatamente. Kasandra corse fino al corpo straziato dell'essere e insieme a lei due guardie. Bastò un gesto; la mano protesa e una sola parola: il flusso luminoso, questa volta di un colore bluastro, prese vita dal palmo della mano di Kasandra ed esplose violento su quel corpo, che morì in un attimo. Dopo, si voltò verso Jhona mentre le guardie portarono via il cadavere. Si avvicinava a passo svelto e non sembrava affatto contenta.
"Quando ho detto colpisci, intendevo colpisci!!!"
Gli gridò in faccia afferrandolo per il collo della camicia. Rimase un attimo ad osservarlo per fargli sentire bene tutta la sua rabbia, poi decise di lasciarlo.
"Ti do una seconda possibilità, prendi quel maledetto pugnale e difenditi!"
"Un altro?"
"Bada bene che questa volta ti lascerò morire in caso di pericolo!"
"Io... io non ho mai impugnato un arma in vita mia! Come pretendi che mi difenda? A che scopo poi?"
Kasandra si voltò verso di lui irritata più di prima.
"Quanti cavolo di anni hai? Quattro? Alla tua età nessuno ti ha insegnato come brandire una spada o reagire a un attacco?"
"No, mai!"
Kasandra scoppiò in una fragorosa risata.
"Perfetto! E' arrivato il momento di imparare! Fate entrare la cavia!"
E così dicendo si allontanò un'altra volta, lasciandolo solo con quella lama nuova di zecca. Jhona rimase perplesso, preoccupato più di prima. Una creatura simile a quella precedente, ma di sesso femminile, fece ingresso da una porta al fondo dell'arena. Questa era più svelta e agile e impugnava una spada almeno il triplo della sua lama.
"Non uscirai da qui fin quando non vedrò sgorgare il sangue di uno dei due e prega che non sia il tuo!" gridò Kasandra dall'estremità opposta.
Uccidere... è questo che vuole che io faccia. Ma non ne sono in grado, lo so.
La donna era già vicina e stava già attaccando, Jhona non sapeva da dove iniziare e si limitò a parare i colpi che venivano dall'alto e di lato. Li schivò quasi tutti, mentre alcuni andarono a segno solo in parte. Il ragazzo capì presto che sarebbe potuta andare avanti all'infinito, era instancabile, mentre lui no. Respinse uno dei colpi più forte di prima, creando uno spazio tra sé e l'avversaria. Nell'istante in cui questa indietreggiò, Jhona si sporse in avanti e con le ultime forze rimaste piantò a caso il pugnale nel corpo di fronte a sé. Il tempo si fermò all'istante. Mollò la presa sull'elsa e fece un passo indietro: il pugnale rimase conficcato nel ventre della creatura. Questa aveva ancora le braccia alzate, la spada le scivolò di mano e lo sguardo divenne ancor più vuoto, fino a quando non spirò del tutto. Jhona rimase immobile, terrorizzato da se stesso, l'aveva uccisa per davvero, l'aveva fatto mosso solo dalla stanchezza e dalla paura. Ora sarebbe stato in grado di rifarlo, sarebbe stato in grado di fermarsi? Non sentì nemmeno Kasandra avvicinarsi. Questa si sporse in avanti per guardare il corpo a terra e insanguinato della donna.
"Bene! Ora possiamo passare all'addestramento vero e proprio!"
Lo prese sotto braccio e lo trascinò via, senza dover usare la forza. Jhona era assente, non era più lo stesso ragazzo.


***
"Forza devi mangiare."
Kasandra questa volta lo aveva portato all'interno dei saloni principali del palazzo. Non aveva intenzione di mangiare, tanto meno di parlare. Trovava conforto solo nella figura di Eléah, nel suo ricordo, nel ricordo della suo corpo minuto tra le braccia, sicuro che lei avrebbe compreso.
"Non ho fame..."
Lei lo guardava spazientita come sempre.
"Non sono tua madre, quindi meglio così se non vuoi mangiare, fuori di qui quelle povere bestie di schiavi muoiono di fame, per una volta la si può fare un po' di carità!"
Prese il piatto e lo sollevò, attese qualche istante e subito dopo una donna di servizio lo portò via rapida e silenziosa.
"Cosa vuoi da me?"
Lei non rispose.
"Ti ho chiesto: cosa vuoi da me?"
Ripetè Jhona scandendo bene le ultime parole.
"Ho bisogno di un assistente."
Rispose lei impassibile, senza far trasparire una singola emozione.
"E se io no volessi farlo?"
"Moriresti."
"Preferisco morire allora!"
"Moriresti... come cavia!"
Jhona rimase in silenzio, chiaramente turbato.
"Vedi le cose adesso funzionano così, o fai come dico o saranno loro a scegliere per te."
"Io cosa ci guadagno?"
"Averti risparmiato la vita mi sembra sufficiente come ricompensa!"
"Lascia andare Eléah..."
Era l'unica cosa che chiedeva, sapeva per certo che non meritava di stare lì, come sapeva che lui non si sarebbe più liberato. Poteva approfittare della situazione, chiedere la sua salvezza in cambio dell'obbedienza.
Kasandra per tutta risposta rise di gusto.
"Cosa credi di fare? Di salvarla? Non farmi ridere!"
"Permettimi di salvarla e io farò tutto quello che desideri."
Lei rimase stupita dal senso di sacrificio di quel ragazzino e smise di ridere all'improvviso.
"Piccolo, povero, Jhona... ormai non ha modo di essere salvata... c'è un solo rimedio alla sua sofferenza... ed è la morte. Solo la morte può strapparla a tutto questo dolore."
"Allora lasciamelo fare... lascia che sia io ad ucciderla..."
La sua era una proposta allettante e Kasandra se ne sentì piacevolmente attratta.
"Tirala fuori da quella cella e fai in modo che non venga più utilizzata per nuovi esperimenti.... e io la ucciderò."
"Sei un ragazzino audace, per non aver mai ucciso prima d'ora, ma ci sto. Voglio godere di ogni suo singolo gemito quando la trafiggerai."
Una stretta di mano e i patti furono accordati. Jhona avrebbe ucciso la sua unica ancora di salvezza, la sua unica compagnia, l'unica persona in quel nuovo mondo che sapeva darle un po' di conforto, solo per non doverla vedere soffrire ancora.

...Morirai per mia mano, mia piccola cavia...
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Chiedo scusa per il ritardo ( d'ora in avanti ho come l'impressione che chiederò scusa molte volte!)
La pubblicazione così tarda è per il fatto, devo ammeterlo, che l'ispirazione è andata a farsi friggere; ora, non posso dire che questo sia uno dei capitoli migliori, ma spero comunque che si quanto meno apprezzabile.
Un grazie a chi ha letto e leggerà!
A presto
Silny ^_^
  
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