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Autore: poetictragedy    13/01/2008    19 recensioni
Frank Iero crede nelle streghe, nelle fate, in Babbo Natale e al topo dei denti, ma si rifiuta di credere ai vampiri. Ma le sue idee diventano piuttosto confuse quando nota che il nuovo insegnante di arte, simile ad un dio greco, ha lunghi canini, la pelle diafana e freme dall'agitazione quando vede una goccia di sangue. Fanfiction a più capitoli appena partorita dalla mia mente malata [FRERARD FF]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cinq.


La macchina partì lentamente, al suo interno si sentiva solo il rumore del motore e della pioggia che aveva ricominciato ad abbattersi su Belleville.

Frank accese la radio, cambiando stazione radio ogni due secondi.
Quando si fermò ad un semaforo rosso, si sporse verso Gerard.
Gerard sentì il proprio corpo irrigidirsi.
"Cosa c'è?"
"Voglio quel cd che è là, nel cruscotto"
Gerard annuì e gli passò il cd, ma gli cadde sotto i piedi poichè Frank non era riuscito ad afferrarlo.
Sbuffò e guardò male Frank.
"Vabbè, faccio io, va" si chinò sporgendosi ancora di più e, stando per cadere, si appoggiò alla gamba di Gerard.
Gerard sentì un calore dappertutto.
I vampiri erano animali freddi, sì, ma lui in quel  momento sentiva andarsi a fuoco.
Soprattutto nella parte inferiore del suo corpo.
Una volta afferrato il cd, Frank risalì e, dopo averlo infilato nello stereo, partì verso l'ospedale.
Le note di "Try,Try,Try" costituirono la musica di sottofondo del loro silenzio.
Frank si voltò verso l'uomo, che guardava con espressione malata e angosciata il vetro del finestrino.
"Tutto a posto, Mr Way?" disse, voltandosi.
"Sì, guarda la strada" borbottò acidamente.
Frank tornò a guardare la strada con aria frustata, dopo essere stato trattato male per l'ennesima volta.
Erano quasi arrivati all'ospedale, per fortuna.
Non desiderava altro che portare quei dolci e tornarsene al locale, dove avrebbe proseguito la serata con i suoi migliori amici.
La sola presenza di quell'uomo gli faceva male.
Ma anche a Gerard faceva male la presenza di Frank.
Frank non era come la massa di ragazzini che aveva incontrato negli altri licei del New Jersey.
Frank sembrava che guardasse le cose in una maniera diversa, indescrivibile, con quegli occhi grandi da cerbiatto.
Lo frustava, doverlo trattare male.
Avrebbe potuto abbandonarsi all'essere un professore amico, simpatico e gentile; ma sapeva come sarebbe andata a finire.
Come era successo dieci anni prima con quel ragazzo, Adam.
Chiuse gli occhi e cercò di distrarsi, ascoltando le note di quella canzone.
Era stupenda, ogni parola sembrava catturarlo e abbracciarlo in una morsa di felicità.
Si voltò verso il giovane ragazzo e sentì di nuovo il pentimento scorrergli nelle vene.
Gli occhi avevano un velo di preoccupazione, ma soprattutto di tristezza.
Si stava mangiando un'unghia nervosamente.
Chissà a cosa pensava.
Chissà a chi pensava.
Gerard si vergognò un po' della sua stupidità, stava esagerando.
Non avrebbe dovuto affezionarsi a quel ragazzo, sarebbe stato un errore fatale.
"Hai un buon gusto musicale" disse, cercando di risultare indifferente al fatto che anche a lui piacessero gli Smashing Pumpkins.
"Grazie" rispose secco Frank, senza degnarlo di un'occhiata.
Arrivarono davanti all'ospedale, un palazzo di notevoli dimensioni dipinto di un azzurro chiaro.
Scesero dalla macchina e corsero fino all'entrata dell'ospedale, cercando di proteggere le scatole di dolci dalla pioggia.
Frank suonò il campanello nervosamente.
"Sì?"
"Sono il nipote di Hugh, ho delle consegne per i bambini, mi fa entrare?"
"Sì, attenda un secondo"
Frank cominciò a sfregarsi le mani e a dondolare in modo nervoso.
Gerard lo guardava confuso, poi quando aprirono la porta, lo fermò afferrandolo per un braccio e fece la cosa più stupida del mondo.
"Ho fatto qualcosa di sbagliato, Iero?"
Frank avrebbe voluto ucciderlo, squartarlo, strozzarlo.
Avrebbe voluto urlargli un sì enorme, dirgli che odiava sentirsi chiamare per cognome, odiava essere umiliato e che si stava prendendo una cotta per lui, il suo professore di arte.
Ma soprattutto odiava che lui fosse così bello, mentre lui era un semplice ragazzino di città, coi jeans strappati, due occhi privi di senso e i capelli sempre arruffati.
Odiava non aver una possibilità con lui.
Odiava sognarlo e svegliarsi, vedendo Bert e Quinn abbracciati e immaginare come sarebbe stato bello avere una persona sempre pronta ad amarti.
Johanne lo era sempre stata, certo, però forse non voleva una persona qualsiasi, forse voleva quell'uomo davanti a lui, che aveva i capelli neri bagnati dalla pioggia e gli occhi verdi che lo guardavano per la prima volta senza cattiveria.
Frank avrebbe potuto dirgli tante di quelle cose, ma invece si limitò a grugnire un no ed entrare dentro l'ospedale, dove l'odore di medicinali lo rincoglionì, dimenticandosi del nodo che aveva in gola.

~

Dopo che Frank ebbe consegnato i cupcakes ad una infermiera dall'aria carina e gentile, si diressero verso l'uscita.
Gerard si voltò verso il ragazzo, che tremava.
Aveva la maglietta a maniche corte, bagnata e appiccicata sulla pelle.
Riusciva ad intravedere i lineamenti giovani del corpo.
Gerard sentì irrigidirsi per la seconda volta.
Distolse lo sguardo e si tolse il giubbotto di jeans.
Glielo mise sulle spalle, facendolo sussultare dalla sorpresa e continuò a guardare davanti a sè.
Frank si voltò, chiedendosi perchè un uomo freddo come lui gli avesse messo la propria giacca sulle sue spalle.
Sentì il freddo diminuire ed un odore di caffè gli pervase le narici.
Si sentiva a disagio come mai si era sentito prima.
I muscoli delle braccia erano tesi e continuava a mangiarsi l'unghia del pollice, quasi scarnando il dito.
Uscirono silenziosamente dall'ospedale.
Camminavano lentamente sotto la pioggia, che si abbatteva su di loro, bagnandoli i vestiti e i capelli, che si erano appiattiti sulle fronti.
Guardò Gerard e pensò di non aver mai visto niente di più bello in vita sua.
Entrarono in macchina e Frank accese subito la radio, per giustificare l'assenza di parole da parte sua.
Le note di una canzone che passavano alla stazione della radio invasero l'ambiente intorno a loro.
Nessuna canzone sembrava più adatta della situazione come quella.

I would say I'm sorry
If I thought that it would change your mind
But I know that this time
I've said too much
Been too unkind

Gerard sorrise guardando fuori dal finestrino.
Boy Don't Cry faceva sempre il suo effetto.
Soprattutto quando le sue parole si adattavano alla situazione.
Alzò il volume della radio e appoggiò la testa sul vetro del finestrino.
Aveva sete.
Era da due giorni che non mangiava.
Sperò che Mikey avesse tenuto una scorta di sangue, sennò sarebbero stati seri problemi.
"Iero, volta a destra"
"A Victoria Road?" disse, spalancando gli occhi come ogni adolescente avrebbe fatto.
Gerard annuì, evitando di incrociare lo sguardo con il ragazzo.
Victoria Road era il quartiere più ricco di tutta Belleville.
Pieno di ville in stile vittoriano, con giardini immensi e terrazze in cui si potevano fare mega party.
Era un sogno per ogni adolescente di Belleville  poter abitare da quelle parti.
Gerard trovava tutto questo ragionamento del ricco e favoloso una grande stronzata, non riusciva a comprendere come Frank, così strano e fuori dagli schemi, condividesse quelle stronzate.
"Che numero è la sua casa, professore?"
"Il 234"
Gerard riconobbe il cancello nero ed enorme. Dietro ad esso c'era il solito sentiero di ghiaia, che passava in mezzo al giardino pieno di abeti.
"E' la sua casa?" chiese Frank, con gli occhi nocciola puntati sull'imponente cancello in ferro battuto.
Gerard fece una smorfia che doveva assomigliare ad un sì.
La macchina si fermò e per cinque secondi l'unico rumore esistente era quello del motore che si spegneva.
Frank aveva come la lingua ingarbugliata, non sapeva bene cosa dire, avendo paura che una parole potesse rovinare tutto il momento.
"Perchè provi così tanta adorazione per questo quartiere, Iero?" disse Gerard, infilandosi una sigaretta spenta tra le labbra sottili.
"Non lo so, signor Way. Ci sono delle belle case, suppongo.. Non lo so..."
"Pf, voi adolescenti siete così superficiali.." disse l'uomo, sogghignando quasi deluso dal mondo.
Frank gli scoccò un'occhiata  che avrebbe incenerito qualsiasi persona; odiava chi se la prendeva con gli adolescenti dicendo frasi copiate da qualche libro per genitori disperati.
Guardò davanti a sé, con gli occhi nocciola che contenevano un pizzico di irritazione.
Gerard la notò e ridacchiò fra sé.
"Cosa c'è?" disse Frank, quasi ringhiando.
"Niente Iero, è che tu.." Un'altra risatina interruppe la frase e un altro sguardo mortale di Frank si posò sull'uomo.
"Io, cosa?"
"Sembri sempre incazzato per certe mie frasi, ma non mi dici mai niente a riguardo. Te ne stai lì a far finta di niente, avendo un certo rispetto per me che non capisco. Mi chiedo solo perchè tu lo faccia, la cosa è piuttosto ridicola.." concluse, facendo un sorriso amaro.
Frank sentì le guance infiammiarsi per colpa della rabbia che provava dentro di sé e dalla vergogna, perché odiava che le persone capissero i suoi pensieri.
"..Adesso per esempio stai per diventare una piccola scatoletta di salsa al pomodoro, però non mi dici niente. Iero, liberati"
Frank sospirò e chiuse gli occhi.
Calmati, è solo un professore acido. Tutti i professori sono così, tutti i professori sono così.
"CAZZO, MA TUTTI I PROFESSORI NON SONO COSI' ATTRAENTI!"
Gerard spalancò gli occhi davanti all'affermazione del ragazzo di fronte a lui.
Frank ci mise un secondo per capire che ciò che gli era passato nella sua dolcissima testolina, fosse stato urlato davanti al professore.
Diventò di tre sfumature, tutte sul viola, rosso e fucsia.
Gerard era ancora shocckato dalla frase, così non mosse nemmeno un muscolo.
"..Scusi, pensavo ad altro" farfuglio il ragazzo, cercando di non incontrare lo sguardo sorpreso del professore.
"Quell'altro ero io, per caso?" chiese Gerard, tornando ironico e pungente come prima.
Frank sbarrò gli occhi dalla sorpresa di quella domanda e sentì di nuovo un calore sulle guance leggermente paffute, che fecero intenerire Gerard.
"..Io.. cioè.. uhm.."
"Non importa. Quando riuscirai a farfugliare qualcosa d'insensato, chiamami" disse, uscendo dalla macchina. Si avvicinò al cancello, dando le spalle alla macchina dentro cui stava quel ragazzo.
Frank rimase a guardare il professore che, dandogli le spalle, offriva un'ampia visione del proprio didietro.
"Mr Way!" gridò, facendolo voltare.
"Uhm.. la sua giacca.." disse, timidamente.
Gerard fece uscire il fumo dalla sua bocca e sorrise, scrollando le spalle.
"Riportamela domani. Buonanotte, Frank" disse, rivoltandosi.
Lo sguardo di Frank cadde sul sedere dell'uomo, che si rivoltò, smerdando il ragazzo.
Gerard rise forte, scuotendo la testa e scomparì nel buio che avvolgeva quella villa.
Frank ripartì, allontanandosi dalla zona.
Quando arrivò a casa sua, non si preoccupò neanche di poter svegliare quel mostro che viveva in casa sua, corse in camera e chiuse la porta a chiave.
Si gettò sul letto e sentì il cuore battergli forte come quello di un uccellino.
Ripensò a tutte le figure della serata, arrossendo.
Si infilò sotto le coperte, rabbrividendo un po'.
L'autunno era già alle porte e lui si stava prendendo una seria cotta per il suo professore di arte.
Chiuse gli occhi, cercando di dimenticarsi tutta la serata.
Il profumo di caffè che possedeva quel giubbotto di jeans lo fece rilassare sopra il materasso e la frase che gli vorticava nella mente lo invitò a divertirsi nel mondo del sonno.
Mi ha chiamato Frank. Non Iero, Frank.


~


Erano le tre di notte quando Gerard Way sentì lo stomaco contorcersi dal dolore.
Cadde a terra, come i fogli su cui stava disegnando.
Gemette dall'intensità del dolore, sentendo i canini crescergli e la voglia di sangue impossessarsi di lui.
Lo aveva previsto, naturalmente.
Sentì due mani calde afferrarlo per le spalle e sbatterlo su un letto.
Aprì debolmente gli occhi, incontrando quelli scuri di suo fratello, Mikey.
"..Sei un testardo, Gee. Quante diavolo di volte ti avrò detto che devi bere?"
"Non ora, Mikes" disse, inarcando la schiena, sentendo il dolore farsi sempre più forte.
Mikey sbuffò e prese un bicchiere che era appena apparso sopra un comodino.
"Tieni, bevi lentamente, è ancora caldo"
Gerard sentì l'odore del sangue invadergli delle narici, svegliando il suo lato selvaggio.
Si attaccò il bicchiere, sentendo il dolore svanire a poco a poco che mandava giù quel liquido denso e rosso.
Ne bevve altri due, finchè non fu sazio.
Poi si pulì la bocca passandosi la mano sulle labbra ancora sporche di sangue.
Mikes si sedette vicino a lui, sul letto che non avrebbe mai usato qualcuno.
Gerard si lasciò cadere sul materasso, con la testa che affondò nel cuscino.
Sospirò tristemente, pensando.
"Perchè pensi a lui?" chiese Mikes, confuso.
Gerard fece un sorriso amaro, quasi rassegnato. Era difficile dover condividere i propri pensieri con gli stessi simili, era come se qualcuno ti avesse privato della tua privacy.
E i pensieri dovrebbero godere della privacy più importante.
"..Non lo so...E' che non riesco a non pensarci. E' come se quel ragazzo mi avesse invaso la mente, non permettendomi di continuare ad essere quello che sono"
"Nessuno ti dice chi dovresti essere, tu sei chi sei" disse il più giovane, accarezzando i capelli del fratello.
Gerard si alzò bruscamente, sentendo la testa girargli un po', ma non ci fece caso.
"Chi sono io, Mikey? Anzi chi siamo noi? Siamo vampiri, mostri che non dovrebbero abitare qui! Non dovrebbero rubare del sangue ad un ospedale e non dovrebbero nemmeno vivere in una villa vittoriana. I vampiri non dovrebbero fare i cupcakes e nemmeno insegnare. Ma soprattutto non dovrebbero sentirsi attratti da  ragazzini che potrebbero essere uccisi come zanzare sul parabrezza di un camion. E' ingiusto per noi e per loro!" disse, infuriato.
Mikey rimase a guardare il fratello, senza stupirsi dalla sua reazione.
Gerard era sempre stato così verso il mondo di cui faceva parte.
"Non dovresti essere così duro con te stesso, Gee" disse con tono calmo, come avrebbe fatto qualsiasi fratello.
Gerard mantenne il contatto visivo e poi comprese che Mikey non avrebbe potuto capire ciò che stesse provando in quel momento.
Lui non aveva combattuto contro se stesso per non rovinare quella bellezza, quel ragazzino così innocente.
Schioccò la lingua sul palato e se ne andò, ignorando le suppliche del fratello per farlo restare.
Gerard aveva bisogno di stare da solo, senza avere pensieri tra la testa.
Uscì e cominciò a correre, sapendo già dove sarebbe andato a finire.
Arrivò davanti ad una casa piuttosto mal tenuta, con il prato ingiallito e solamente un albero splendido pieno di foglie arancioni, marroni, gialle.
Si arrampicò sull'albero, come un gatto, senza fare rumore.
Poi si accomodò su un ramo piuttosto resistente e appoggiò la schiena al tronco.
Il ramo era proprio in direzione della camera da letto di Frank.
Una piccola luce illuminava una figura seduta sul letto che suonava una chitarra.
Gerard appoggiò la testa al tronco, rilassandosi con la visione di quel ragazzo.
Si era ridotto a spiare un suo alunno.
Un alunno che aveva umiliato e trattato male.
Ma come avrebbe potuto spiegare a quel cucciolo di cerbiatto che tutto sarebbe stato pericoloso se lui gli fosse stato vicino?
Come avrebbe potuto farlo entrare nella sua vita, senza dovergli confessare che mostruosità ci fosse dentro di lui?
Gerard guardò con tristezza il ragazzo, sentendo  le note della canzone finire e disperdersi.
Se solo avesse potuto piangere, quel nodo alla gola si sarebbe sciolto.
Ma gli uomini non piangono, tanto meno quelli che sono dei vampiri.




____

Meow :3
Nuovo capitolo!
Scusate per l'attesa, spero che mi possiate perdonare
Duunque, penso proprio che questa settimana continuerò spesso la ff, perchè non avrò niente da fare.
Cioè avrei troppo cose da fare, ma non ne ho voglia.
Ho aperto il blog.
www.poetictragedyyy.splinder.com
:D

@L_Yasha Shaman Slayer: aw grazie <3 i due scemi sono da soli, ma come al solito non combinano niente ahah :°)
@SadSong: Laurawwwr! Chi non vorrebbe spupassare  il Franco come un teddy bear? Dovrebbero inventare un Teddy Iero u-u, baciooone :***
@Idra: Gerard tratta male Frankie, però se ne pente u-u vedrai che cosa faràààà! :**
@Isult: Anche il mio ritorno a sucola è stato traumatico o.o Ma d'altronde la scuola è un trauma in generale :°°D a partire dai professori. Beh a parte per Frankie Candy che è un fortunato del cazzo che si ritrova Gerard come professore e Quinn come compagno di stanza u-u Povere noi sfigate :**
@blaise_sl_tr07: Domani mi leggerò tuttò ciò che hai scritto, così ti faccio sapere :D E per quanto riguarda il capitolo, grazie mille, mi fa piacere che trovi la storia una genialata *O* bacione
@BlueAndYellow: Gerard è bastardinside, bisogna rassegnarsi u-u :°) grazie per la recensione <33
@blinka: Aw grazie *ç* Magari fossi un genio! E beh i cupcakes sono i cupcakes y.y <333
@The Fantasy: ..e Gerard continuò ad essere un bastardo con l'anima a pezzi :°°D bacione :*
@Fake Romance: Bisogna fondare un fanclub per la protezione dei cuccioli come Frankie Candy <3
@LovelyDead: Sono crudele quanto Gerard :°)  Gerard è proprio stupido, Frank è solo un ragazzo innamorato, tanto ammmmore per lui <3 PS. Devo ancora leggere il nuovo capitolo della ff e sono incazzata nera dato che non ho avuto tempo di farlo :°(
@dark lady: aw grazie <3 e poi beh si, gli uomini sono idioti.


Grazie a chi ha letto, ma non recensito, tante caramelle a forma di Frank per voi <3


  
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