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Autore: TheBigQuench    01/07/2013    0 recensioni
Quanti cambiamenti può portare un semplice trasferimento per due adolescenti? E se quella che inizialmente potrebbe sembrare una catastrofe, si rivelasse la cosa migliore che sia mai accaduta nelle loro giovani vite? E se rappresentasse l'inizio di una nuova vita, una migliore? La nuova generazione alle prese con amori, amicizie, ingiustizie e, come sempre, tanta musica.
Genere: | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a chiunque stia leggendo queste parole! Allora, la farò breve. Non abbiamo davvero idea di come sia la storia vista da altri punti di vista, quindi se per favore potreste lasciare una recensione anche solo di due righe dopo aver letto ci sarebbe di grande aiuto. Accettiamo qualsiasi critica o consiglio che ci possa aiutare a migliorare in futuro. Grazie a chi lo farà o a qualsiasi persona che leggerà il capitolo. Alla prossima!                                                                                   

 -Capitolo 2-

 
Le molle del materasso scricchiolarono di nuovo sotto il peso di Roxanne che non riusciva a trovare una posizione che si avvicinasse anche lontanamente a “comoda”. Il trasferimento improvviso aveva impedito a Puck di organizzare meglio il suo vecchio appartamento e i due si erano ritrovati a doversi sistemare nel buco in cui aveva vissuto per anni. All’ennesimo rumore provocato dagli spostamenti della ragazza, Noah si tirò su di scatto, apostrofando la figlia. “Hai intenzione di continuare così per tutta la notte?!” “Se questo letto non fosse così maledettamente scomodo, non dovrei fare tutti questi tentativi per trovare una posizione che mi permetta di dormire!”. Puck, che aveva ceduto il letto ad Roxanne accontentandosi di un materasso bitorzoluto steso per terra, la guardò dubbioso. “Ti stai davvero lamentando perché stai scomoda?”. La ragazza annuì, ammettendo che la sua situazione era migliore di quella del padre. “Per quanto ancora dovrò vivere in questo sgabuzzino che nemmeno il più sadico degli agenti immobiliari avrebbe il  coraggio di chiamare casa?” “Io ho passato quattro interi anni della mia vita in questo “sgabuzzino”. Perciò anche tu ti dovrai accontentare. In fondo non sarà poi così male una volta sistemato. È solo finché non troveremo una nuova sistemazione. Ora dormi, domani inizia la scuola.” “È questo quello che mi preoccupa. Insomma, sai che io non sono esattamente un campione di socializzazione, e ho paura di non trovare altri amici.” Roxanne trovava facile confidare le sue paure a suo padre a differenza della maggior parte degli adolescenti. Era cresciuta con lui ed era stato l’unico con cui poter sfogare le insicurezze e la tristezza. “Sono certo che andrà tutto bene. Un padre single queste cose se le sente nello stomaco. Starai bene, fidati. Se riuscirai a mostrare agli altri la fantastica ragazza che c’è in te ti vorranno tutti bene, sta’ tranquilla.” L’adolescente riuscì a percepire un sorriso al buio nella voce di suo padre. Un secondo dopo si ritrovò circondata dal calore dell’abbraccio di Puck che riusciva sempre a trasmetterle sicurezza e tranquillità, anche nella peggiore delle situazioni. Chiuse gli occhi e finalmente riuscì ad addormentarsi. Si svegliò di scatto alle urla di sua padre che interruppero il suo bellissimo sogno sugli unicorni arcobaleno. L’uomo saltellava per l’appartamento cercando di vestirsi e preparare la colazione allo stesso tempo. La scena di sua padre che cercava di infilarsi la maglietta mentre con una mano teneva la padella che conteneva l’impasto dei pancake, scatenò le risate di Roxanne che fu fulminata con lo sguardo da Noah. “Che è successo?” “Alzati e preparati. La sveglia non ha suonato e tra dieci minuti dovremmo uscire di casa!”. Questa notizia fece sbiancare la ragazza che si alzò di scatto, facendo quasi perdere l’equilibrio a Puck per lo spavento. Vestiti buttati all’aria, gente che faceva colazione in piedi cercando le scarpe in mezzo al disordine della casa, questo era lo scenario a cui chiunque fosse entrato in casa Puckerman in quel momento avrebbe assistito. Andando contro a qualsiasi logica e razionalità, dieci minuti dopo, padre e figlia si erano catapultati in auto, stremati. Partirono alla velocità della luce, con il fiatone. “Bel modo di iniziare la giornata, eh?”. Il commento di Roxanne non ottenne risposta dato che il padre era troppo impegnato a riprendere fiato. “Non ci credo! Non riesci a rispondere perché devi ancora finire di recuperare il respiro? Ah, papà, mi dispiace dirtelo, ma stai proprio invecchiando.” Le risate della ragazza vennero interrotte da un’occhiataccia da parte di Noah. Arrivati al McKinley l’uomo sospirò e si lasciò scappare un sorriso ricordandosi di tutti i momenti passati in quella scuola. “Va bene. Allora a dopo. Cia…” Le speranze di Roxanne di uscire da quella macchine senza il solito discorsetto di suo padre erano ormai sfumate nel nulla. Puck aveva fatto scattare la sicura delle portiere prima che la figlia potesse aprirle e andarsene. La ragazza si abbandonò sul sedile, preparandosi alle solite raccomandazioni. “Senti, so che per te può essere difficile e che questa situazione è piuttosto incasinata e ti confonde. So come sei fatta. Ma so che puoi farcela. So che sarai in grado di rendere la tua entrata da quella porta l’inizio di una nuova vita, con una nuova te. Non fare i miei stessi errori, ti prego. Sii più sveglia e furba di quanto lo sia stato io durante il liceo. Sei intelligente e sveglia, quando vuoi. Saprai cavartela, ma devi evitare tutto quello che potrebbe portarti sulla strada sbagliata…Dio mio, questo discorso sembra tanto una ramanzina, non è vero? Beh, sai che non sono il massimo in queste cose. È solo che non voglio che sprechi quattro anni della tua vita come ho fatto io. Avrei potuto dimostrare a tutti quello di cui ero capace, ma non l’ho fatto e mi sono ritrovato ad essere un ventenne fallito che viveva nel dormitorio di un college che neanche frequentavo. Tu sei migliore di me, e so per certo che farai grandi cose nella tua vita. Non permettere a nessuno di dirti che non sei in grado di fare qualcosa e di porti dei limiti. Tu sei oltre ogni limite, credo che questo ormai l’abbiamo capito entrambi, perciò non lasciare che ti dicano cosa puoi o non puoi fare. Credo in te”. Questo tipo di discorso andava oltre ogni immaginazione di Roxanne che era rimasta piuttosto colpita dalle parole del padre. “Lo farò, grazie papà. Ti voglio bene.” Le portiere furono finalmente sbloccate e la ragazza uscì dalla macchina richiudendosi la porta alle spalle, non prima però di sentire la risposta di Puck: “Ti voglio bene anche io, Roxanne. Sono fiero di te.” E quindi eccola, un’adolescente tra centinaia, pronta ad iniziare un nuovo anno o meglio, una nuova vita. E come ogni ragazzo che stava entrando a scuola in quel momento, si aspettava tanto da quella nuova vita.
                                                                                      ***
“Finalmente.... Casa!” sospirò Blaine poggiando il borsone sull'uscio. Avevano trovato una villetta spaziosa poco distante dall'officina del padre di Kurt; 'una casetta deliziosa', aveva commentato Kurt per persuadere la famiglia ad acquistarla. Audrey prese il trolley e guardò il soggiorno vuoto, incurante della mano di Blaine che si era appoggiata teneramente sulla spalla. Anche Colin raggiunse la famiglia e, non meno di due secondi più tardi chiese: “Dov'è la mia camera?”. Kurt e Blaine si scambiarono un sorriso compassionevole e accompagnarono i figli al piano di sopra. “Qui”, disse Blaine indicando una porta socchiusa, “dormirà Audrey. E' la camera proprio sotto il tetto.” il padre usò quel tono con un pizzico di lamentoso, sperando che la figlia gli desse un segno del suo amore per lui. Ma Audrey si limitò a sospirare e, estratto il cellulare, si mise a messaggiare seduta sul davanzale. Blaine sentì gli occhi inumidirsi, e guardò a terra per nascondere la sua malinconia. Kurt se ne accorse e gli passò una mano sulla schiena, stringendogli una spalla. Non poteva neanche lontanamente immaginare il dolore che provava il marito in quei momenti, visto che  Colin non era ancora entrato nel periodo effettivo dell'adolescenza. Blaine trasse un lungo e profondo sospiro e scuotendo leggermente la testa disse, cercando di nascondere la voce rotta: “Bene, Colin, tu dormirai di qua.” e indicò la porta affianco, senza toccare la maniglia, come se in un istante tutte le forze fossero svanite. “Credo che sia ora di andare a letto... Stendete i sacchi a pelo, domani sistemeremo tutto.” disse Kurt porgendo a Colin il materasso gonfiabile. “Vuoi che vada a parlarle?” “No... Tu vai a letto, ti raggiungo più tardi...” Kurt gli depositò un bacio sulle labbra e andò nell'ultima camera in fondo al corridoio. Blaine fece un lungo sospiro e bussò alla porta della camera di Audrey. “Avanti” disse la ragazza dall'altra parte. “Ehi...” disse il padre con un filo di voce, varcando la soglia della stanza. “Audrey... Tesoro, ho la netta impressione che dobbiamo parlare...” disse lui sedendosi sul pavimento. La figlia annuì e lasciò il telefono. “Vieni qui... Vieni, e abbraccia il tuo papà. Sei diventata troppo grande per me, non è vero? Non sei più la bambina che giocava alle Barbie con papà K, vero?” Audrey sorrise mestamente e corse tra le braccia di Blaine, che iniziava a versare le prime lacrimucce. “Lo sai che resterò sempre la tua bambina... Magari con una taglia di reggiseno in più!” disse ridendo la ragazza, riuscendo a strappare al padre una di quelle splendide, cristalline e contagiose risate, di quelle che facevano impazzire Kurt quando erano compagni alla Dalton Academy. Continuarono tutta la sera a chiacchierare, a ridere e a parlare del più e del meno, tanto che Audrey si dimenticò di essere arrabbiata per il trasloco. Blaine estrasse il portatile e insieme si guardarono l'intero cofanetto de 'Una mamma per amica', che di solito Kurt teneva gelosamente custodito nel suo armadio.        Erano ormai le due quando Blaine si accorse che Audrey si era addormentata con la testa sulla sua spalla. Delicatamente la sdraiò sul sacco a pelo e, dopo averle lasciato un tenero bacio sulla fronte, si avviò verso la stanza da letto in fondo al corridoio. Davanti alla porta della camera da letto di Colin, non poté fare a meno di sbirciare nella stanza buia, in cui il ragazzo dormiva saporitamente. “Cosa ci fai ancora sveglio, signor Anderson?” chiese Kurt alzando lo sguardo dal libro, Orgoglio e Pregiudizio, e fulminando con lo sguardo Blaine, che aveva cercato di entrare nella stanza il più silenziosamente possibile. “Scusa, io e Audrey ci siamo guardati un po' di episodi di 'Una mamma per amica'...” rispose Blaine togliendosi la camicia e gettandola in un angolo sul pavimento. Indossò i pantaloni del pigiama e si guardò intorno dubbioso; frugò in ogni valigia, in ogni borsone ma niente. La casacca del suo pigiama era sparita. Fissò Kurt ammiccando e si scompigliò i capelli gellati fino a farli ritornare al naturale, ricci e corvini. “Sei un dispettoso, amore...” disse Blaine accarezzandogli la guancia con le nocche. “Notte, Blaine...” “Notte, Kurt...”
La mattina dopo Kurt si svegliò di buonora e, indossata la vestaglia, scese in cucina per preparare alla famiglia Anderson-Hummel una colazione decente degna del primo giorno di scuola. Intanto al piano di sopra Blaine iniziava ad aprire gli occhi sul mondo. Si stropicciò le palpebre assonnate e, trovata la camicia del pigiama (che alla fine era sotto il cuscino del marito) scese le scale barcollando, con i ricci che sembravano avere vita propria. Kurt smanettava ai fornelli come una casalinga isterica. Blaine lo agguantò per i fianchi e lo strinse a sé. Kurt dapprima si irrigidì per lo spavento, poi si lasciò andare e buttò la testa indietro, per ricevere il bacio del buongiorno dal marito. "Vai a svegliare i ragazzi..." sussurrò Kurt riportando la concentrazione sulle omelette al formaggio che stavano per bruciare. "È da quando è nato Colin che non abbiamo più tempo per noi due..." disse Blaine con malizia. Kurt arrossì e un fremito gli percosse la colonna vertebrale. Ritrovando la serietà disse: "Su, niente sciocchezze... Vai a svegliarli, sai quanto ci impiega Audrey a prepararsi il mattino...."
  
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