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Autore: nonsorridermi    01/07/2013    4 recensioni
Una ragazza rimasta spezzata dalla morte del fratello. Un ragazzo per cui prova qualcosa. Una timidezza che ti stende. Un duetto che potrebbe cambiare la vita di Bree, e anche quella di Niall.
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ero eccitatissima.
Mio fratello, dopo otto mesi nell’esercito per delle guerre contro popolazioni nemiche, sarebbe tornato a casa. Non vedevo l’ora di saltargli addosso, di rivederlo, di potergli toccare il viso.
Volevo solo essere sicura che fosse lì, davanti a me, e che non fosse dall’altra parte di uno schermo per una misera videochiamata. Volevo fiondarmi tra le sue braccia e rimanerci tra le sue forti e muscolose braccia. Avevamo circa sette anni di differenza. Per tutta la giornata io e i miei genitori preparammo una cena a cinque stelle e decorammo la casa. Charlie sarebbe stato da noi in poche ore.
Non era solo mio fratello, era il mio unico amico, nonché mio eroe. Per una ragazza come me sarebbe stato difficile farsi degli amici. Insomma, chi vuole fare amicizia con una sfigata che preferisce un buon libro alla televisione? Oppure preferisce una serata a casa con delle amiche, piuttosto che andare in discoteca a ubriacarsi? La società non avrebbe mai accettato una come me, senza quel maledetto spazio tra le gambe, e senza un bel viso di cui potersi vantare? Ma nessun brutto pensiero avrebbe potuto distogliermi da ciò che stava per accadere. Mio fratello sarebbe tornato a casa.
 
Charlie sarebbe ormai dovuto arrivare dopo pochi minuti. Rimasi affacciata alla finestra della mia stanza per controllare l’arrivo delle auto. Arrivò una range rover nera, alta, era sicuramente Charlie. Fremevo di gioia mentre guardavo lo sportello aprirsi. I miei occhi si illuminarono quando vidi una persona scendere, misi a fuoco la figura, quello non era Charlie.
Pensai subito che fosse un suo amico che l’aveva accompagnato e che il mio fratellone sarebbe sceso dall’altro sportello, ma non accadde. Questo ragazzo in divisa bussò alla porta. Uscii piano dalla stanza, mille pensieri stavano attraversando la mia mente “Chi era quello? E perché Charlie non era con lui?”. Mentre il giovane parlava coi miei genitori, si sedette sul divano e si tolse il cappello. Scesi piano piano per le scale, non riuscendo a focalizzare la situazione, cosa stava succedendo? Mentre percorrevo gli scalini di legno di casa, riuscii a sentire qualcosa provenire dalla bocca del militare. “Mi dispiace tanto, abbiamo fatto del nostro meglio, ma Charlie non ce l’ha fatta” disse portandosi il cappello al petto. Inciampai su uno scalino e feci abbastanza rumore credo, considerato che mia madre si girò nella mia direzione, con il viso pieno di lacrime. Mio padre cercava di trattenere le gocce che scesero lo stesso.

“…tesoro” disse mamma con tono lieve, non capisco cosa volesse fare, ma di sicuro non stavo ascoltando. Mi portai una mano alla bocca, le lacrime continuarono a scendere. Il mio corpo stava per cedere, me lo sentivo, non riuscivo a reggermi in piedi. Gambe molli, braccia tremolanti e viso pieno di lacrime, ecco com’ero in quel momento. Un mostro. Corsi in camera, ripetei a me stessa che non era vero, che era solo un brutto incubo, che giù non c’era nessun militare e che mio fratello sarebbe arrivato in pochi minuti e avrei potuto rivederlo. Però l’autoconvinzione non bastò a migliorare la situazione. Chiusi la porta della stanza e mi accasciai lungo quest’ultima, scivolando per terra lungo il legno.  Stava davvero accadendo? Non riuscivo a realizzare, non volevo. E intanto le lacrime continuavano a scendere, e io non riuscivo a fermarle.

 Mio fratello….mio fratello, se ne era davvero andato? Charlie non mi avrebbe mai lasciata, non l’avrebbe mai fatto. Volevo solo riabbracciarlo, volevo sentirmi al sicuro tra le sue braccia, ma cosa sarebbe successo?
Era solo un incubo? Se lo era, non vedevo l’ora di svegliarmi.

 

 
TRE ANNI DOPO



“Svegliati Bree, farai tardi a scuola” disse mia madre dopo avermi scossa un po’ nel tentativo di farmi svegliare.
Mi lamentai, non volevo alzarmi dal mio letto, era così comodo. Alla fine cedetti e mi alzai anche se contro volontà. Ci trovavamo a tre anni di distanza dalla morte di Charlie, che io avevo apparentemente superato, o almeno ero convinta di essere ‘andata avanti’. I miei genitori mi mandarono da uno psicologo, che mi metteva in testa idee orribili. Aveva provato addirittura a gettare merda su Charlie per farmelo dimenticare. L’unica cosa che ottenne furono delle serie arrabbiature con parolacce incluse da parte mia e delle braccia piene di tagli. Non ricordavo nemmeno più di che colore fossero i miei polsi. Ma non volevo pensarci, quello sarebbe stato il primo giorno di terzo liceo in una nuova scuola, e magari sarei riuscita a farmi degli amici, o forse no.

Ma, com’è che si dice? Ah si, ottimismo. Dopo la morte di Charlie i miei divorziarono, perché continuare a stare insieme avrebbe portato ad un peggiore dolore, e stavano cercando di andare avanti. Non vedevo mio padre da circa un anno, si era trasferito a Londra, io e mia madre eravamo rimaste in Irlanda. Ogni tanto lo andavo a trovare, ma non era più la stessa cosa, era distrutto, come mamma dopotutto. Ma come biasimarli?

Mi preparai in fretta, infilai dei jeans chiari, una maglietta che era in cima alla pila di vestiti nell’armadio, e scelsi delle vans bianche e nere. Afferrai la mia cartella e senza nemmeno fare colazione, uscii di casa, salutando mamma con la mano. Strane sensazioni si stavano riversando dentro di me, non avevo mai avuto amici, ma volevo dare una svolta alla mia vita quest’anno. Tutto sarebbe dovuto cambiare, e speravo vivamente che sarebbe cambiato in meglio. Arrivai al liceo in circa un quarto d’ora. Non parlavo con dei miei coetanei da… in effetti, non avevo mai parlato con dei miei coetanei. Mi ritrovavo sempre e solo chiusa in me stessa, per fatti miei, non mi dispiaceva, ma non mi sarebbe dispiaciuto nemmeno se qualcuno mi avesse rivolto la parola in questi anni. Ebbi la fortuna di arrivare precisamente al suono della campanella, così almeno non mi sarei trovata fuori da sola come un’elemosinatrice. Per carità, non ho niente contro la gente che elemosina, ma non è questo il punto, giusto?  Indossavo sopra la maglia una felpa, nello scarso tentativo di coprire gli ingombranti tagli sulle mie braccia.
Appena entrata nel grosso edificio, quelli che penso fossero dei collaboratori scolastici mi hanno indicato il cortile. Dopo essere scesa per quei pochi scalini assieme a molti altri studenti che erano diretti verso il centro di questo enorme cortile.

Al centro c’era una specie di palco, sopra erano state allestite delle casse. C’era una cattedra alla quale sedevano due professori, o almeno avevano l’aspetto di due professori, uno di loro aveva un microfono in mano. Erano un uomo e una donna. Lei sembrava giovane. Aveva lunghi capelli biondi ramati che le scendevano mossi sulla schiena. Indossava una camicetta a fiori, un jeans attillato e un paio di tacchi di media altezza che si potevano osservare da sotto la cattedra. Lui aveva un aspetto più anziano. Indossava giacca e cravatta, come un uomo d’affari. Dava l’impressione di essere un tipo serio. Forse era il preside.
Mi sistemai vicino al palco, di fronte alla donna. Ero sola, come sempre.

L’ipotetico preside si alzò dalla sedia tenendo il microfono in mano. Cominciò a parlare.
“Buongiorno studenti!” – disse – “Diamo il benvenuto ai nuovi alunni e il bentornato a coloro che sono con noi da più tempo. Quest’anno sarà diverso dagli altri”.

Ah, finalmente qualcuno che mi capisce.

“Abbiamo un nuovo programma di musica!” urlò soddisfatto. Il suo annuncio venne accompagnato dall’euforia dei ragazzi presenti nel cortile.
“Avrete a disposizione una sala musica dove terrà le sue lezioni la signorina qui presente, ovvero la professoressa Ross. Colgo l’occasione per presentarvi la nuova insegnante.”

La Ross si alzò sorridendo agli studenti, il preside le passò il microfono.

“Ciao ragazzi, sono felicissima di poter insegnare qui in un vero programma di musica. Purtroppo c’è un problema. Per il programma c’è un totale di persone che possono partecipare, quindi non tutti coloro che vorranno farne parte potranno”.

A quelle parole partirono tantissimi sbuffi.

“Quindi per chi vorrà farne parte sarà obbligatorio un esame che comprenderà il saper suonare uno strumento e il cantare una canzone. Potrete iscrivervi dalla settimana prossima per l’esame di ingresso, io ho finito qui, a lei la parola signor preside”.

Dubbio confermato. Quello era il preside.

“Non c’è altro da aggiungere, raggiungete le vostre classi, troverete la disposizione all’ingresso. Buona giornata, e benvenuti alla Rockford High!” disse concludendo l’avvincente discorso.

Si, avvincente come l’ultimo compleanno del gatto di zia Hanna.

Senza pensarci due volte, mi avviai verso la bacheca che avevo intravisto all’ingresso. Trovai la mia classe e cercai di orientarmi in quel luogo immenso per trovarla. Mi sentivo persa, a disagio. Fortunatamente erano state affisse al muro delle indicazioni. Grazie a Dio.
Trovai la mia classe e ci entrai senza guardare nessuno in faccia. Scelsi un banco in terza fila e mi sedetti, lasciando la cartella sul pavimento. Mi concedetti qualche minuto per osservare la situazione. C’erano gruppetti di ragazze e ragazzi che parlavano. Le ragazze sembravano tutte oche senza cervello. Di sicuro stavano facendo le gatte morte con i maschi, e quest’ultimi che facevano i fighi. Erano solo ridicoli. Decisi di non osservare più niente, ero sicura che mi sarebbe venuto il vomito se avessi visto altri soggetti così. Ero al terzo anno, però avevo cambiato scuola un paio di volte quindi c’era sempre gente diversa.

Poi entrò lui.

 


SALVEEEEEEEEEE.
Mi rendo conto di aver già proposto un'altra volta questo inizio della storia ma ora l'ho riscritta dopo un lampo di genio che ho avuto. Ringrazio il tweople per il sostegno e l'aiuto ricevuto. UN GROSSO RINGRAZIAMENTO VA A IONA CHE HA TROVATO IL NOME PERFETTO PER LA PROTAGONISTA. Spero che il capitolo vi piaccia! Fatemelo sapere con una recensione oppure contattatemi su twitter (@5secsofher). Fatemi sapere che ne pensate per piacere, per me è molto importante.
Alla prossima!
-Emilia.
  
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