Angoscia, Sgomento
le attanagliavano l’animo come una feroce morsa allo stomaco, si impose di
camminare indifferente beandosi della piccola gioia che le davano quei fiocchi
silenziosi.
Un silenzio
quasi irreale regnava attorno a loro, e a loro volta i due si limitarono a
camminare senza dir nulla; Hikaru, ad ogni passo, poteva quasi sfiorare con il
gomito, il braccio di Lantis, ma ciò non sembrava turbare più di tanto il
giovane guerriero.
Chiuso nel suo
mutismo il suo accompagnatore si limitava ad avanzare, sul terreno innevato
senza mostrare segni di fatica, credendo di non essere vista dal guerriero, la
principessa ne osservava affascinata, i tratti decisi del volto.
Non poteva più
negare la sensazione di pace che avvertiva, quando lo Spadaccino era con lei,
non riusciva ancora dare un nome alle emozioni contrastanti che provava; e
tanto meno le era concesso farlo. Affetto, Amore o qualsiasi altro sentimento,
per lei erano Tabù, per questo cercava di non fare maggiore chiarezza sulle sue
emozioni. Fare chiarezza significava intraprendere una strada pericolosa, e ciò
la spaventava molto. Ben impressi nella sua mente erano i ricordi della guerra
appena finita, troppo sangue era stato versato.
Crogiolarsi
nelle sue riflessioni non l’avrebbero aiutata, era suo compito e dovere
reprimere i suoi stati d’animo; questo era quello che tutti si aspettavano da
lei, allora perché le risultava impensabile, se non impossibile, scacciare
delle emozioni così forti? Non voleva farne a meno, come poteva negarsi l’unica
cosa che la faceva felice?
Giunsero nei
pressi della fontana situata al centro del parco ed Hikaru, si sedette sul
bordo, Lantis tuttavia, preferì restare in piedi dinanzi alla fonte; come a
voler pronunciare qualcosa, la rossa mosse le labbra, ma non proferì alcun
suono. La mano destra avvicinò al volto,
in modo da portare dietro l’orecchio, un ciuffo ribelle, sfuggitole dalla
treccia per via del vento.
Lo vide alzare
confuso lo sguardo verso il cielo, per poi aprire il palmo della mano destra,
in modo da osservare confuso quei fiocchi freddi che si erano posati sulla sua
mano.
Osservò farsi
largo, sul volto dello Spadaccino, un’espressione di meraviglia mista ad
incredulità che certamente, ai più, sarebbe apparsa insolita sul viso
solitamente inespressivo del guerriero. Non rimase stupita, oramai già da tempo
aveva imparato a comprendere i suoi silenzi, proprio grazie il tempo trascorso
restando al suo fianco.
Le labbra della
giovane si incurvarono in un sorriso dolce, lo sguardo curioso del cavaliere
era come quello di un bambino, le fu spontaneo provare un moto di tenerezza.
Inspirò in modo
impercettibile, il suo cuore aumentò i suoi battiti e le gote si tinsero di un
rossore ben visibile. Le succedeva spesso ultimamente e, sempre solo, quando
era in sua compagnia o, anche solo, avvertiva la sua presenza.
Scosse affranta
la testa, chissà cosa avrebbero pensato le malelingue dei suoi comportamenti
infantili, infastidita dai suoi stessi pensieri, storse la bocca arricciando il
naso, infine tornò a prestare attenzione allo Spadaccino.
Era certa che
Lantis non conoscesse la neve, anche se in passato aveva viaggiato molto,
nessuno su Sephiro l’aveva vista, compreso lui, – Chissà a cosa starà pensando- ; la
rossa reclinò la testa alla sua sinistra, in attesa di udire le parole del
compagno.
“ E’ opera tua Hikaru?”,anche se il tono della
sua voce era tranquillo, come al solito, Hikaru avvertì l’angoscia dello
spadaccino, “ Che cosa sta cadendo dal cielo?”.
La ragazza
abbasso il capo in modo da celare, con la frangetta ramata, gli occhi fattosi
improvvisamente lucidi. L’Angoscia e lo Sgomento si fecero risentire, con una
violenza così devastante, da farle assalire il panico. Lo stomaco le doleva,
come se le avessero appena dato un pugno, inconsciamente strinse le mani sul bordo
della fontana. Lentamente chiuse gli occhi cercando di assumere un’espressione
più neutra possibile, cercando invano di raccogliere le idee e di contrarsi su
una piccola preghiera.
Come poteva
spiegargli il gelo che provava nel cuore? La sua anima era legata
indissolubilmente alle emozioni degli abitanti di Sephiro, e al momento, la sua
gente era ancora spaventata e confusa, così tanto da farle avvertire un forte
malessere fisico. No, non era solo questo e lei lo sapeva, ancora una volta
scosse il capo, come a voler reprimere dentro se, la parte più recondita delle
sue riflessioni.
Le fu spontaneo
legare il suo umore, alla condizione climatica del pianeta, ed ecco spiegato il
motivo per il quale la neve imbiancava così il suo mondo. Voleva solo rasserenare
il suo popolo, non voleva confonderlo ancora di più, riaprì lentamente gli
occhi tornando a fissare il bianco candore che la circondava.
“ E’ neve” sussurrò appena, non aggiunse
altro, timorosa di non riuscire a controllare il tremito della voce. “ Non è
pericolosa, sulla Terra è un fenomeno comune in inverno”, aggiunse per
tranquillizzarlo dopo un lungo silenzio, non osava incrociare lo sguardo di
Lantis, si sentiva tremendamente vulnerabile.
“ Ho pensato
che potesse essere utile… Volevo rendere Sephiro un po’ più simile alla Terra,
così da non sentire la mancanza del mio mondo. ”, alle sue stesse orecchie le
sue parole le risuonavano poco convincenti, non voleva mentire.
“ Non solo è stata scelta un’assassina come
regnate, perché è come tale che ti considera l’intera popolazione, ma anche
un’incosciente, come puoi credere una cosa simile? Se ti ostinerai a voler fare
di Sephiro un regno simile al tuo mondo, turberai il suo equilibrio già
precario. Come puoi credere di poter essere amata dai tuoi sudditi, se farai
una cosa del genere? La forza di Volontà è ciò che più conta, ti credevo più
forte, invece continui a prestare ascolto hai tuoi desideri. Cosa pensi di fare
in questo modo? Non ti sembra di essere un po’ troppo egoista? Non puoi
pretendere di contare sull’appoggio delle tue amiche e di Clef, sei tu
Una fitta al
cuore la costrinse a portare entrambe le mani sul petto stringendo, in modo
convulso, un lembo della veste principesca, le parole che aveva pronunciato
Lantis con tanta tranquillità ebbero il potere di ferirla.
-Perché, perché sei
cosi freddo con me? Perché, proprio ora mi rivolgi parole così aspre?-
era questo che il suo cuore voleva dire, - Principessa io sono una principessa, il
mio dovere viene prima di ogni cosa. Lo so bene. - formulò
immediatamente la sua mente.
Hikaru non
riuscì a dar voce ai suoi pensieri, si ritrovò a fissare inerme la figura della
persona a cui era più legata, senza poter manifestare i suoi sentimenti reali,
“ Hai ragione, non ho scusanti”; alzò il braccio destro e aprì di scatto la
mano, lentamente fece ruotare il polso tornando a chiudere l’arto a pugno,
contemporaneamente si mise a borbottare una formula magica. Immediatamente la
neve smise di cadere, i raggi solari si fecero più caldi riscaldando l’intero
pianeta.
“ Ti domando
scusa Lantis, ho agito di impulso credendo di fare del bene. Non accadrà più in
futuro, non ho ancora padronanza dei miei poteri…mi è venuto spontaneo…io non
volevo credimi… ”.
Lo vide
sorridere beffardo, “ Queste sono le tipiche scuse di una bambina viziata.
Emeraude era in grado di gestire i suoi poteri senza lamentarsi tanto”, la
principessa non era riuscita a trattenersi, una lacrima scese dai suoi vermigli,
seguita da un’altra e un’altra ancora.
-Guardami. Perché, perché non riesci a
vedere che io non sono Emeraude, io sono Hikaru. Sono solo una semplice ragazza
terrestre. - scosse la testa e si morse il labbro inferiore leggermente,
come a voler dominare l’impulso di rivelargli i suoi pensieri, ma soprattutto
per trattenere dei piccoli singhiozzi.
Lantis distolse
lo sguardo, Hikaru non sembrava sospettare quanto gli erano costate pronunciare
quelle parole dure, se solo si fosse accorta delle sue menzogne, di certo
avrebbe preso le sue parole per quello che erano veramente: irreali.
Con un gesto
convulso strinse, con la mano destra, un lembo del suo mantello, era la prima volta
che la vedeva in lacrime, mentalmente si maledì per averla fatta soffrire in
quel modo, ma non aveva altra scelta.
Era tutto così
dannatamente difficile scegliere fra, il suo dovere e le sue emozioni, la
ragione gli diceva di andarsene il suo cuore gli urlava di restare. Era uno
sciocco, innamorarsi dell’unica persona che non poteva avere, era la cosa più
stupida che aveva mai fatto.
Le braccia le
tremavano per la tentazione di stringere Hikaru a se in modo da farla calmare,
frustrato per non poterle essere di aiuto sospirò. Strinse ancora di più i
lembi della veste, sapeva di provare un sentimento forte nei confronti della
principessa, un sentimento molto pericoloso per tutti, ma soprattutto per lei.
Non voleva
essere divenire una minaccia per la vita di quella ragazzina terrestre, era suo
dovere proteggerla non solo perché era
Proteggere
“ Principessa”,
si decise a parlare solo quando le parve più calma, “ Vi prego di accogliere questa mia richiesta.
Da tempo volevo chiedervi il permesso di andare via da Sephiro, se resto qui mi
sarà impossibile affinare la mia arte di guerriero.”.
“ Non siete mai stato obbligato a servirmi,
potete andare via quando lo riterrete più opportuno”, si voltò di scatto per
quanto le era possibile, visto che era ancora seduta sul bordo della fonte, in
modo da celare, alla vista del soldato, quelle stille simili a perle che le
rigavano nuovamente il volto.
La voce di
Hikaru era rotta dal pianto e lei si maledì mentalmente, Lantis protese un
braccio verso le spalle della principessa, voleva esserle di conforto, ma
all’ultimo fece ricadere l’arto sul fianco.
“ Per quanto riguarda le mie amiche non
resteranno su Sephiro, torneranno a casa molto presto. Lo faranno appena le
loro ferite saranno guarite. Non voglio mettere a repentaglio la loro salute.
”, non era da Hikaru essere così apatica e Lantis si accorse che stava facendo
del suo meglio per mantenere un atteggiamento più consono al suo ruolo.
Sorrise
amaramente, un sorriso che lei non poteva ammirare. Era riuscito nel suo
progetto. Godeva del consenso della principessa, finalmente poteva lasciare
Sephiro per sempre, eppure nel profondo del suo animo non provava gioia alcuna.
“ Partirò
stasera stessa, oramai non vi è più nessuna ragione che giustifichi la mia
presenza. Nessun pericolo minaccia la stabilità del Vostro regno.”, la vide
voltarsi lentamente verso di lui, sulle sue labbra si era increspato un sorriso
aspro che, mal si intonava, sul volto di una fanciulla spensierata come era
stata un tempo.
“ Oramai
abbiamo una nuova Colonna, niente e nessuno oserà minacciare la pace di questo
regno ”, tagliente la rossa riprese a parlare, “ Siete libero di andare Lantis,
ora la vostra vita appartiene a voi, ma prima vorrei restituirvi il vostro
ciondolo. Era un dono di vostra Madre, è giusto che siate voi a tenerlo”.
Lentamente si
era voltata verso il guerriero, gli occhi erano ancora lucidi e, piccole scie
rosate erano ben visibili, là dove, le piccole gocce erano scivolate sul suo
volto pallido.
La delusione e
lo sconforto che provava in quel momento la faceva sentire confusa e fragile,
emozioni che non aveva mai provato, nemmeno sul campo di battaglia.
Sentiva il
respiro venirle meno, tanto che fu costretta ad inspirare ed espirare più
velocemente, come se avesse appena percorso un miglio intero di corsa. Nuovamente sentiva le lacrime pungerle gli
occhi, con un grande sforzo di volontà riuscì a trattenerle, non era più il
tempo di lasciarsi andare al dolore. Se poi ci rifletteva bene, le sue erano
sofferenze lievi rispetto a tutte quelle che avevano passato i suoi
sudditi.
Si sentiva in
colpa per il tono cosi aspro con, il quale aveva parlato, e mai avrebbe pensato
che proprio a Lantis si sarebbe rivolta in questo modo, però, questo era la
sola maniera per non cedere alla disperazione.
Scosse il capo
un’altra volta. Hikaru si impose di mantenere un atteggiamento adatto alla
situazione, infondo era pur sempre la nuova Sovrana, il tempo dei giochi era
quindi finito ora aveva delle responsabilità.
Si sfilò dal
collo il medaglione lentamente, con gesto elegante protese il braccio destro
verso il guerriero, porgendogli il monile.
“ Un dono è sempre un dono.”, posò la sua mano
sinistra su quella di lei, sfregandole con il pollice il dorso, con un lieve e
gentile tocco che mal si diceva ad uno spadaccino, “ Tenetelo voi Principessa”.
Hikaru
trattenne il fiato, il suo sguardo si andò ad incrociare con quello di lui, non
erano mai stati così vicini come ora, un piccolo brivido le attraverso la
schiena, - Non
andare, ti prego- .
Lantis prese il
pendente facendolo scivolare dalle sue dita sottili, con calma avvicinò le mani
verso l’esile collo della Sovrana sfiorandolo delicatamente come timoroso di
farle male, gentilmente lo allacciò, Hikaru arrossì senza volere nel sentirsi
sfiorare la gola.
Per un breve
istante, gli occhi scuri di Lantis, si incrociarono in quelli di lei, Hikaru
sentì improvvisamente la gola riarsa, con la lingua si umettò le labbra secche,
come un piccolo gatto. Lo sguardo di lui ricadde su quelle piccole ed invitanti
labbra, Lantis si scansò bruscamente, e la principessa non riuscì fare a meno
di avvertire una sgradevole sensazione di mancanza trafiggerle il petto, come
mille dardi.
-Perdonami non posso restare. Non ho la
forza necessaria per strapparti dalle tue catene.-, di scattò le diede
le spalle con passi sicuri si incamminò verso il sentiero senza più voltarsi
indietro.
“ Tornerete un giorno su Sephiro?” il panico
si era impossessata di lei, mandando all’aria i suoi buoni propositi di
mantenere un comportamento austero. Quando non ricevette alcuna risposta da
parte del guerriero, si alzò dalla fontana,“ Lantis, Lantis tornerete ?” , urlò
forte. Nessuna risposta le giunse mai alle orecchie e allora comprese
finalmente l’amara verità,ed Hikaru,inerme si limitò ad osservare l’elegante
figura sparire per sempre dalla sua
vita.
Scosse il capo
più volte. Non era sicuramente il momento adatto per lasciarsi andare ai ricordi.
Era nelle stanze di Clef ora, con Lantis ancora prostrato in un rispettoso
inchino. Smarrita osservò il Monaco Guida, era riuscita solo a pronunciare
poche parole e sperava di ricevere almeno un aiuto da parte del mago, ma questi
si limitava a sorriderle bonariamente.
“ Potete
alzarvi Lantis, non è necessaria tanta formalità.”, parlò infine quasi
esasperata, volse lo sguardo per non incontrare quello di lui, altrimenti le
parole sarebbero di nuovo mancate.
“ Come
desiderate Vostra Altezza”, rabbrividì nell’udire dopo anni, la sua voce
possente, Lantis non pareva cambiato di molto, sebbene si fosse fatta più alta,
lo spadaccino continua a sovrastarla con la sua figura slanciata; un sorriso
divertito si disegno sulle sue labbra dopo molto tempo. Se voleva ammirarlo in
volto era ancora costretta ad alzare il capo, proprio come quando era solo una
ragazzina di sedici anni, una volta che si era rialzato, la principessa si
inchinò a raccogliere i fiori che aveva lasciato cadere.
“ Potevate farvi annunciare al consiglio e, ai
membri della corte, così vi avremmo accolto con una cerimonia degna del vostro
grado”, si morse il labbro inferiore nervosamente con tutte le cose che poteva
dire questa era la più sciocca ed insensata.
Gli occhi neri
di Lantis si rabbuiarono nell’udire quelle poche parole di Hikaru, “ Non è
necessario sapete bene quanto io detesti queste sciocche formalità”, con quelle
semplici parole era tornato nuovamente il silenzio nella piccola stanza.
“ E poi non mi
fermerò a lungo”, si volse ad ammirare Clef, “ Resterò su Sephiro, quanto
basta, per porre fine ad un ultimo compito .”.
Il tono che
aveva usato non ammetteva repliche e ritenendo superflua la sua presenza nella
stanza, Lantis, si diresse verso l’uscio senza dare altre spiegazioni,
lasciando i due presenti ancora ammutoliti.
Clef strinse il
suo bastone più sereno, alla fine il guerriero aveva accettato, stava andando
tutto per il verso giusto, ed ora sorrideva fra se e se, con la coda
dell’occhio si limitò ad osservare
Hikaru pareva
pensierosa, con la fronte aggrottata e lo sguardo chino a terra, “ Lantis”, la
sentì mormorare con una sofferenza mai mostrata così apertamente, quando si
accorse degli sguardi di Clef, Hikaru gli rivolse un sorriso gentile.
“ Se non
sbaglio siete venuta sin perché volevate farmi qualche domanda?”, gentilmente
le indicò con il bastone un seggio libero, “ Uh? Ah no, non ho tempo per
sedermi”, rispose dopo aver ammirato con scarso interesse la sedia, lo sguardo
inevitabilmente si posò sulla porta.
“ Volevo solo
sapere, come procedono i preparativi per il ballo”, il Monaco Guida portò
leggermente il busto in avanti in modo da poggiarsi al suo bastone, “ Tutto
procede per il meglio, c’è grande fermento a palazzo, non dovete preoccuparvi”.
Ne seguì un
breve silenzio poi finalmente Hikaru si decise a porre la domanda che tanto le
attanagliava la mente: “ Cosa intendeva dire Lantis? Quale compito deve portare
a termine?”
Continua…