Tic. Toc. Tic. Toc. Tic. Toc.
Il ritmo del tempo era scandito da un vecchio orologio arrugginito appoggiato sulla bianca parete ed era seguito con ansia, sul bordo di un caldo bicchiere di caffè, da lunghe dita esili. Due grandi occhi azzurri, contornati da folte ciglia nere e da rosse lentiggini, erano indirizzati vacui verso una verde porta in fondo al corridoio. L’uomo era seduto a gambe divaricate su una scomoda sedia ed ogni tanto si riscuoteva dai suoi pensieri a causa dei rumori dei meccanismi di una macchinetta delle bevande.
All’improvviso un’agghiacciante urlo proveniente dalla camera 106 riempì la vuota stanza.
Subito dopo una grassa infermiera corse fuori dalla porta, sorpassò l’uomo velocemente ed andò in una piccola stanzetta a rovistare in un cassetto cercando qualcosa.
Appena trovò l’oggetto, riprese affannosamente la sua corsa verso la camera 106 e si chiuse sonoramente la porta alle spalle. Dietro di lei aveva lasciato una scia di cattivo odore, ma l’uomo non ci fece caso. Era concentrato su un’immagine che aleggiava nella sua mente. La siringa lunga almeno 20cm che l’infermiera aveva portato in quella stanza. Lui aveva sempre avuto terrore degli aghi e appena ne vedeva uno le gambe iniziavano a tremare, come in quel momento.
Mentre diverse opzioni sull’utilità di quel aggeggio balenavano nella sua testa, un giovane assistente sanitario uscì da quella porta chiamando “Signor Ronald Weasley?!”

L’uomo sulla sedia incrociò lo sguardo dell’altro che gli sorrise di rimando e chiese “La vedo un po’ pallido. Si sente bene? Se la sente di entrare?”
Ron, balbettando, rispose “C-Certo. Arrivo. Come sta?”
“Abbastanza bene per essere successo prima del tempo”
Un altro urlo arrivò e il sangue nelle vene di Ron si gelò. Questo gli diede la forza di alzarsi e di entrare nella stanza.
Una donna, con capelli crespi raccolti in un’alta coda spettinata, era semi-sdraiata su un lettino traballante. Sorreggeva il peso del busto sugli avambracci e le sue guance erano rosse per lo sforzo. Gli occhi di lei incrociarono quelli di lui e lei sorrise, tranquillizzandosi.
“..Ron...” sospirò debolmente.
L’uomo si avvicinò e intrecciò la mano destra della moglie con la sua, mentre posò la sinistra dietro la schiena di lei per aiutarla a sorreggersi.
“Herm. Sono qui, tranquilla. Respira come ci hanno insegnato al corso pre-parto”
“Già. Una parola” rispose lei acida.
“Sforzati”
“Vuoi essere tu al mio posto? Faccio volentieri il cambio”
Ron aprì la bocca per ribattere, ma l’ostetrica lo bloccò dicendo “Signore per favore, non la faccia agitare di più”
Le guance di Ron diventarono più rosse di quelle della moglie ed abbassò il capo borbottando qualcosa.

“AAAAAAAAAAAAH”
“Coraggio. Coraggio.”
“Spinga!”
“Forza!!” 

“Ci siamo quasi!”

Le voci di incoraggiamento delle infermiere, degli operatori sanitari e degli assistenti arrivavano ovattate nelle orecchie di Ron che riusciva solo a pensare ‘Non svenire ti prego. Ron, non svenire’.
“UEEEEEEEE UEEEEEEE UEEEEEEEE”

Il pianto del bambino risvegliò l’uomo dal suo stato di trance. Una meravigliosa neonata fu accolta tra le braccia tremanti di Hermione. Ron, emozionato, guardò la figlia e si perse a contare le lentiggini sul naso. Cinque. Come le sue. Sorrise.
“..Rose...”
Il nome fu pronunciato all’unisono dai due coniugi che si guardarono con occhi euforici e speranzosi. Un nuovo membro si aggiunse alla famiglia Weasley in quel giorno piovoso di Novembre.