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Autore: bik90    01/07/2013    9 recensioni
-Sei il mio ponte tra questi due mondi!-
Martina si fermò e un brivido la scosse. Eleonora non si lasciava mai andare a parole troppo dolci, quello che era riuscita a dire era già troppo per lei. Si voltò verso la diciottenne.
-Allora perché ti comporti così?- domandò con le lacrime agli occhi.
La bionda chinò il capo con aria colpevole.
-Non posso...- mormorò semplicemente.
Già, non poteva. Sarebbe stato troppo difficile per lei ammettere di tenere tantissimo a quella ragazza che le stava di fronte.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Davide chiuse i libri e si stiracchiò facendo dondolare la sedia. Lavinia lo guardò sorridendo prima di voltare leggermente gli occhi sull’orologio a parete.
<< Ti fermi a cena? >> domandò.
Il ragazzo scosse il capo.
<< Grazie ma ho detto a mia madre che sarei tornato >>.
Si alzò in piedi e la sua coetanea gli si parò davanti.
<< Allora domani vai volontario in geografia astronomica? >> continuò con una nota divertita nella voce.
Davide scoppiò a ridere.
<< Certo, come no >> rispose con ironia.
Controllò il suo iphone. Eleonora quel pomeriggio non gli aveva mandato nemmeno un messaggio. Era così strano non sentirla frequentemente, si chiese se fosse successo qualcosa con Federico.
<< Eleonora? >> fece Lavinia interpretando il suo sguardo.
<< Mi ha detto che stava a casa, stamattina è arrivato il fratellastro >>.
<< Davide, è brutto dire fratellastro. Dici fratello >>.
<< Lo sono solo da parte di padre >> precisò l’amico << Quindi fratellastro >>.
<< I legami di affetto non si misurano in base al sangue >> rispose la ragazza.
<< Loro non hanno mai avuto rapporti >>.
<< Sembra a me o lo sopporti poco? >>.
Il ragazzo si strinse nelle spalle con fare indifferente. Lavinia gli si avvicinò e gli diede un bacio sulla guancia, vicino alle labbra con un mezzo sorriso. Davide allora la strinse contro di sé e la baciò. Era così diversa dall’amica; non lo eccitava nel senso puro del termine, provava piacere anche semplicemente stando in sua compagnia. Con Eleonora era solo sesso, meraviglioso e stimolante sesso ma semplicemente quello e si ritrovò a doverle dare ragione quando spesso gli ripeteva di non essere innamorati. Era vero. Lavinia poggiò il capo sul suo petto respirando profondamente.
<< Mi piaci così tanto, Davide >> mormorò abbracciandolo.
<< Anche…tu… >>.
Credo, aggiunse silenziosamente.
 
Si vedeva che era di pessimo umore. Nettamente. L’avevano compreso tutti durante la cena e nessuno aveva avuto qualcosa da dirle. A peggiorare la situazione era stata la vista del fratello a casa sua che chiacchierava seduto intorno al tavolo della cucina con le sue sorelle. Il pensiero che avrebbe trascorso qualche giorno con loro le diede molto fastidio. Avevano iniziato a cenare in silenzio, un solo sguardo da parte di Fulvia alla figlia le aveva fatto comprendere di non esternare i suoi pensieri riguardo quella situazione. Era insolito e strano anche per lei ma, anche se non aveva mai parlato con Letizia, non credeva che fosse quel tipo di donna che se ne fregava del figlio e gli permetteva di fare ciò che voleva. Il semplice fatto che non si fosse sposata o che avesse avuto altri figli con un altro uomo, indicava quanto fosse importante per lei Federico da non avere posto nel suo cuore per qualcuno all’infuori di lui. Doveva esserci qualcosa che ancora non aveva detto. Lo guardò a lungo mentre cenavano. I corti capelli biondi e gli occhi azzurri le ricordavano il suo ex marito, perfino la voce, ormai trasformata in quella di un adulto, era simile. Si chiese quanti anni fossero trascorsi dall’ultima volta che lo aveva visto e non seppe rispondersi.
<< Quanto resti, Fede? >> domandò con innocenza Serena.
<< Ancora…ancora non ho deciso… >> mormorò il ragazzo leggermente a disagio.
<< Sai >> iniziò Eleonora cogliendo al volo l’occasione << C’è una cosa chiamata scuola, noi ci andiamo. Tu invece? >>.
Federico ingoiò il boccone anche se non lo aveva masticato del tutto. Alzò lo sguardo sulla sorella che lo stava fissando con aria di sfida.
<< Anche io. E lo sai perfettamente >>.
<< Non si direbbe visto che sei qui >>.
<< Eleonora >> la riprese sua madre zittendola.
La ragazza sbuffò sonoramente allontanando il piatto ancora pieno.
<< Vado in camera mia, non ho fame >> disse alzandosi.
Non aveva voglia di parlare con nessuno, non sopportava nemmeno la vista di qualcuno in quel momento. Aveva solo una gran voglia di urlare e dire parolacce. Molte parolacce e magari rompere anche qualcosa. La situazione con Martina l’aveva lasciata stordita e con una voglia incredibile di vederla. Era forse l’unica persona che avrebbe voluto in quel momento. Neanche Davide avrebbe sopportato a lungo. Lui e la sua assurda voglia di fare sesso sempre e comunque. Si passò una mano tra i lunghi capelli chiari entrando nella sua stanza. Si spogliò velocemente gettandosi sul letto e si mise a fissare il soffitto.
Che merda, pensò.
Dopo qualche minuto di immobilità, prese il cellulare dal comodino e compose il numero della sedicenne. La chiamata andò a vuoto.
Vaffanculo Martina, imprecò tra sé tornando supina, Vaffanculo. Non capisci un cazzo.
Si portò una mano sulla fronte e fece un respiro profondo. Non riusciva a comprendere perché se l’era presa tanto. Era di Veronica Suena che stavano parlando e soprattutto era stata lei per prima a sbagliare. Le aveva solo reso pan per focaccia. Eppure c’era una fastidiosa vocina che le ronzava nella testa che non faceva altro che bisbigliarle quanto male si fosse comportata da quando Martina si era rattristata al punto di piangere. Vedere quella scena per colpa sua le aveva fatto provare una fitta al cuore. Era così bella quando rideva ed era contenta che era davvero un peccato immane  renderla triste. Ed era di nuovo colpa sua.
<< Cazzo >> mormorò a denti stretti girandosi a pancia sotto.
<< Ehi, allora sei proprio nera >> affermò Claudia entrando in camera.
Eleonora si accorse che dietro di lei trotterellava allegramente Serena. La sorella saltò sul suo letto e gattonò fino al cuscino.
<< Pulce, frena! >> esclamò la più grande << Vai a dormire nel tuo letto! >>.
<< Ho ceduto il letto a Fede >> rispose la bambina con un sorriso mentre si sistemava.
<< Cosa? Per quale motivo? Senti, non è aria stasera >>.
<< Dai, Ele! >>.
<< Non è affar mio se quello ha deciso di piombare improvvisamente qui. Forza, scendi >>.
<< Ma che cavolo hai fatto oggi? >> la rimproverò Claudia << E’ nostro fratello, non crederai che dorma per terra >>.
<< Fratellastro >> precisò immediatamente Eleonora voltandosi dall’altra parte per non guardare la sorella negli occhi << Claudia per favore, fammi dormire. Non è giornata >>.
<< Idiota >> fece la quindicenne sottovoce << Vieni Sery >> aggiunse subito dopo evitando di dire altro << Dormiamo insieme >>.
Serena ubbidì scendendo dal letto di Eleonora.
<< Notte >> salutò Claudia con voca atona spegnando l’abat-jour sul suo comodino.
<< Anche a voi >>.
Perfetto, pensò mentre infilava la testa sotto il cuscino, Ci mancava la litigata con Claudia.
 
Il suo umore non era migliorato per niente quella mattina e durante le lezioni non aveva fatto altro che controllare il suo iphone o sbuffare. Persino la notizia di dover affrontare una gara non servì a smuoverla dal suo stato di apatia generale, anzi lo peggiorò. Davide diede la colpa del suo malumore all’arrivo di Federico e le consigliò di lasciar perdere e di non prenderla così male. Lui aveva avuto poco a che fare col ragazzo, lo conosceva soprattutto per quello che gli aveva raccontato Eleonora ed aveva assimilato i suoi pensieri senza provare mai a far ragionare l’amica. Lui era figlio unico, i suoi genitori stavano ancora felicemente insieme e quindi non sapeva cosa significasse destreggiarsi in una famiglia divisa e numerosa come quella dell’altra. Le sue sorelle gli piacevano, erano simpatiche e intelligenti ma di Federico non sapeva assolutamente niente. Tranne che somigliava ad Eleonora, indubbiamente più di Ilaria anche se avevano madri diverse. Guardò la ragazza che si stava mordendo nervosamente l’indice e scosse il capo. Conoscendola, era meglio lasciarla perdere; quando le sarebbe passato, sarebbe stata lei stessa a farsi sentire. Nel sentire la campanella dell’intervallo suonare, si alzò in piedi stiracchiandosi e cercò subito dopo il pacchetto di sigarette nella tasca del giubbotto.
<< Vieni? >> le domandò alludendo al solito posto dove si riunivano con gli amici.
<< Devo andare in bagno prima >> rispose l’altra.
<< Okay, allora quando hai fatto ci trovi lì >> fece Davide camminando accanto a Lavinia e Paolo.
Eleonora annuì uscendo anche lei dall’aula. Le due ore successive erano interamente dedicate alla spiegazione di fisica, il solo pensarci la faceva sbuffare più del solito. Con noncuranza, passò davanti alla classe di Martina e rallentò impercettibilmente aspettando che si aprisse la porta. Aveva bisogno di vederla, di un suo sorriso e di sentire la sua voce. Si fermò sulla soglia del bagno nel momento in cui i suoi primi compagni iniziarono a uscire. Attese impaziente e finalmente la vide. Stava parlando sottovoce con un’altra ragazza, la stessa che il giorno precedente aveva salutato al multisala. Improvvisamente si rese conto di sapere poche cose sul suo conto. Non le aveva mai fatto molte domande sulla sua vita e Martina le aveva parlato di sé solo in modo vago. Non le aveva mai rivelato, per esempio, il motivo per cui si erano trasferiti da Genova, doveva essere qualcosa di molto importante per spingere tutta la famiglia a compiere un passo del genere. E poi c’era la questione dei sentimenti. La più piccola era totalmente sicura di quello che provava per Eleonora e glielo aveva anche ammesso senza problemi mentre lei ancora stentava a crederlo possibile. Eppure tutte quelle emozioni che le si scatenavano dentro le provava solo quando le stava vicina. Inoltre non si era mai comportata in quel modo, nessuno aveva mai avuto maggior importanza di Davide. Per Martina invece era così ed era fantastico, anche se era una ragazza. Mentre era persa in quelle divagazioni, non aveva smesso per un solo istante di osservare il suo volto e, quando i loro sguardi s’incontrarono, si ritrovò a sorridere con semplicità. Martina si fermò facendo bloccare anche l’amica che si voltò nella direzione di Eleonora e le mormorò qualcosa che la più grande non riuscì a comprendere. L’attimo dopo la ragazza dai capelli rossi abbassò lo sguardo con aria dispiaciuta e passò oltre.
 
<< Potevi almeno avvicinarti, ti stava aspettando >>.
<< Non ci riesco, Simo >> rispose Martina avanzando nella lunga fila alle macchinette del piano inferiore << Lei…ha fatto una cosa che non doveva assolutamente permettersi di fare >>.
<< Lo so, me l’hai detto >> fece l’amica prima di contare gli spicci che aveva in tasca << Ma tutti sbagliamo, può capitare >>.
<< Non puoi bruciare una macchina e poi chiedere scusa. È una cosa grave >>.
<< Potevi però dirle qualcosa prima. Ci è rimasta parecchio male >>.
Martina si dondolò sulle punte riflettendo. Quello che diceva Simona era vero, aveva notato anche lei come l’espressione di Eleonora fosse cambiata improvvisamente e aveva sentito una fitta allo stomaco a quella vista. Ma non riusciva a far finta di niente, le parole di Veronica sui sacrifici che aveva fatto il padre per comprare quell’auto le tornavano sempre in mente.
<< Potresti vederla in un altro modo >> fece l’amica << Se non fossi così importante per lei, non sarebbe arrivata a compiere un simile gesto >>.
L’altra la guardò inarcando il sopracciglio destro. Simona scoppiò a ridere nel vedere la sua faccia.
<< Cercavo solo di sdrammatizzare >>.
<< Non si può sdrammatizzare su una cosa del genere >>.
<< Allora che hai intenzione di fare? >>.
Martina chinò il capo.
<< Non lo so >> ammise infine.
 
<< Giulio non ti allontanare! >> esclamò Mattia guardando il figlio di cinque anni correre verso un gruppo di bambini.
Greta osservò il nipotino rispondere al padre prima di tornare a rivolgere la sua attenzione al fratello.
<< Che bravo papà >> lo prese in giro sorridendo.
Mattia rise mentre si passava una mano tra i corti capelli biondi.
<< Sai anche tu che se Cristina lo vede tornare con un solo graffio, mi ammazza >> rispose alludendo alla rigidità della moglie << Da quando poi è incinta, va in paranoia per tutto! >>.
<< Saranno gli ormoni! >> rise Greta << Contento di diventare papà per la seconda volta? >>.
Suo fratello annuì gettando una veloce occhiata al figlio.
<< Vorrei che fosse femmina >> ammise arrossendo leggermente << Giulio, invece, dice di volere un fratellino. Vuole chiamarlo Spongebob! >>.
Entrambi i fratelli scoppiarono nuovamente a ridere di fronte all’ingenuità del bambino; poi Mattia tornò serio.
<< Come va? >> le domandò prendendole una mano.
Greta si concesse di osservare per qualche secondo il volto dell’uomo che le stava di fronte prima di rispondere. Era più grande di lei di tre anni e si somigliavano non poco. Stesso colore di capelli e stessi lineamenti dolci e delicati, gli occhi di Mattia però erano scuri mentre quelli della donna erano azzurri come la madre. Nonostante non fossero gemelli, erano sempre stati molto uniti e vicini forse in virtù della precoce scomparsa del loro padre, morto sul lavoro. Era stato un’esperienza che li aveva segnati entrambi e aveva fatto comprendere loro l’importanza della famiglia. Per questo motivo Greta non aveva mai nascosto al fratello la sua omosessualità che era stata fin da subito accettata senza particolari problemi. Mattia le voleva molto bene e voleva vederla felice prima di tutto. Che fosse con un uomo o con una donna era una questione che passava in secondo piano.
<< Mi manca insegnare >> disse infine alludendo all’anno sabatico che si era presa per evitare di far scoppiare uno scandalo quando la relazione che aveva con una sua studentessa era diventata pubblica.
Suo fratello annuì lentamente.
<< Immagino, ti è sempre piaciuto molto >>.
<< Già >> asserì Greta spostando lo sguardo verso il basso << Credo che il prossimo anno farò domanda in un’altra regione >>.
<< Ehi >> rispose l’altro leggermente spaventato dall’idea di una loro possibile lontananza << Perché? Vedrai che a settembre tutti si saranno dimenticati di… >>.
<< Ma non io >> lo interruppe la donna con un bisbiglio.
<< Ti…ti manca molto? >>.
Greta annuì semplicemente.
<< Vuoi…vuoi cercarla? >>.
A quella domanda la trentaduenne alzò gli occhi di scatto sul fratello. Quando era iniziata la sua relazione con Martina, aveva preferito tenerlo segreto. Era stata la prima cosa che gli aveva taciuto sulla sua vita. Temeva di non essere compresa, di non riuscire a fargli capire quanto forte fosse quello che provava per lei. E, infatti, la prima reazione di Mattia era stata quella di urlarle contro come un dannato ripetendole in continuazione che era una bambina rispetto alla sorella. Poi, una volta calmo e in grado di ragionare serenamente, aveva iniziato a valutare seriamente la loro storia.
<< Vorrei tanto rivederla >> sospirò infine Greta con molta sincerità.
<< E’ così importante per te lei? >>.
<< Più di quanto immaginassi >>.
 
Sofia osservò il marito intento a leggere il giornale e controllò l’ora. Tra poco sarebbe sceso per aprire l’edicola e sarebbe tornato direttamente in serata per cena. Fece un respiro profondo. Entrambe le sue figlie erano in camera a studiare con la porta chiusa e lei non riusciva più a tenere quei pensieri che tanto la tormentavano solo per sé. Aveva bisogno di condividerli con Stefano, l’uomo che amava e che aveva sposato per quel motivo. Si guardò per un attimo la fede che aveva al dito e un lieve sorriso le increspò le labbra mentre tossiva leggermente per richiamare la sua attenzione. L’uomo alzò gli occhi dal quotidiano con aria interrogativa e Sofia ne approfittò per sedersi accanto a lui.
<< Mi sono dimenticato qualcosa? >> chiese Stefano osservando il tenue nervosismo della moglie mentre chiudeva il giornale sul tavolo.
La donna si affrettò a scuotere il capo.
<< Vorrei parlarti di una cosa >> iniziò cauta << Di Martina >>.
Il marito si fece attento.
<< Stefano >> continuò << Noi ci amiamo, vero? >>.
L’altro sgranò gli occhi credendo che Sofia fosse impazzita.
<< Certo >> rispose con sicurezza << Che domanda stupida è questa? >>.
<< Voglio solo arrivare a dire che anche Martina lo è e noi… >>.
<< Aspetta, mi stai dicendo che si tratta di…di… >> non riusciva nemmeno a dirlo << Non è possibile! Sono stato molto chiaro con nostra figlia! >>.
<< Calmati per favore, urlando non risolvi nulla! >>.
<< Urlare? Non me ne starò con le mani in mano aspettando che il nostro nome venga coperto di vergogna e non dovresti essere così naturale nemmeno tu! >>.
<< Come fai a non capire, Stefano? >> rispose Sofia risentita dal tono duro dell’altro << Come fai a essere così cieco?! Stiamo parlando di Martina, la nostra bambina! Lei… >>.
<< Non dirlo nemmeno per scherzo, Sofia! >> urlò l’uomo adirato << Martina si è messa in un casino a Genova e non permetterò che rovini di nuovo tutto! >>.
<< E se non fosse un casino? Se fosse davvero innamorata? Ti rendi conto almeno che così rischi di renderla infelice per sempre? >>.
<< Innamorata di una femmina! >> esclamò Stefano incapace di contenersi << E’ una follia e mi sorprenda che tu ora faccia simili ragionamenti! Secondo quello che stai dicendo tu, allora, avremmo dovuto lasciarla fare anche con quella donna, la professoressa Minuti >>.
<< E se fosse stata solo la spinta che attendeva Martina per comprendere se stessa? >> domandò la madre della ragazza provando a tenere contenuto il volume della voce.
<< Quella donna l’ha plagiata! L’ha deviata! >>.
<< Pensi che nostra figlia sia deviata? >> rimbeccò Sofia questa volta molto arrabbiata.
Stefano fece un gesto con la mano senza rispondere.
<< E’ solo innamorata, Stefano! Se solo provassi a parlare con lei… >>.
<< Devo aprire l’edicola adesso >> la interruppe l’uomo cercando il suo cellulare.
Si avviò verso la porta senza guardare la donna che era rimasta immobile ad osservarlo. Quando sentì la serratura scattare, si lasciò andare ad un sospiro di profonda tristezza mentre si prendeva la testa tra le mani.
<< Mamma… >>.
Nel sentire la voce di Martina, alzò gli occhi di scatto e l’attimo dopo la abbracciò stretta contro di sé notando le lacrime che, prepotenti, le stavano rigando le guance.
 
Quel pomeriggio era abbastanza tranquillo. Stefano si mise sulla soglia dell’edicola ad osservare i passanti e provò il grande desiderio di ricominciare a fumare. Si passò una mano tra i corti capelli scuri e fece un respiro profondo mentre la fede che portava all’anulare luccicò alla luce del sole. Non riusciva minimamente a concepire che a sua figlia potessero piacere le ragazze, non era possibile una cosa del genere! Lui l’aveva cresciuta con sani valori e principi; era stata quella donna a traviare la sua mente. Era tutta colpa sua! Aveva pensato che portandola via da Genova, sradicandola completamente, potesse dimenticare l’accaduto e ricominciare nuovamente da dove la signorina Minuti l’aveva interrotta. Invece le parole di Sofia gli avevano fatto comprendere che aveva fallito nuovamente. Si appoggiò alla vetrina mentre due ragazzi camminavano di fronte a lui tenendosi per mani e si scambiavano segni d’affetto. Quanto avrebbe voluto che il suo maggiore problema con Martina fosse stato il fatto che rientrasse tardi il sabato sera perché aveva un fidanzato!
È solo innamorata.
Le parole di sua moglie gli ronzavano in testa senza sosta. D’un tratto la sua attenzione fu attratta da una ragazza che parcheggiò la sua vespa bianca sul marciapiede con noncuranza. Si mise ad osservarla in silenzio mentre veniva nella sua direzione e dopo aver mormorato un mezzo saluto, entrò. Gli occhi attenti di Stefano la seguirono senza, però, muoversi dalla sua posizione. La ricordava perfettamente. Quel motorino e quei lunghi capelli biondi erano due dettagli che gli erano rimasti impressi nella mente da quel pomeriggio che aveva visto Martina allontanarsi con lei. La vide osservare il bancone vuoto senza gettare una sola occhiata ai giornali esposti e poi, con aria leggermente dispiaciuta, uscire.
<< Non hai trovato quello che cercavi? >> le domandò senza nessun tono particolare nella voce quando gli fu vicina.
Eleonora sollevò lo sguardo con aria interrogativa e subito dopo scosse il capo.
<< No, buona giornata >> rispose facendo un passo in direzione della sua vespa.
<< Sei tu la ragazza di cui è innamorata mia figlia? >> sparò a bruciapelo Stefano incapace di trattenersi.
Una cosa che non aveva mai posseduto era il tatto, soprattutto in certe situazioni. La ragazza arrossì violentemente in un istante mentre si immobilizzava.
Ma che domande sono queste?!, si disse non riuscendo a parlare, C’è una cosa che è chiamata privacy, dannazione!
L’uomo dovette ammettere che la persona che stava osservando era molto carina. Eleonora alzò gli occhiali da sole che indossava per poterlo guardare negli occhi e deglutì un paio di volte.
Cosa si dice in queste situazioni?, continuò la sua mente, Sì, sono io. Piacere Eleonora? Però, sa, non sono sicura che io sia innamorata di Martina quindi per ora è una cosa a senso unico. Oh, cazzo!
<< Senta, io… >> mormorò in modo insicuro.
<< Deduco di sì >> fece Stefano.
Fantastico, davvero fantastico Eleonora! Suo padre già ti odia e ancora non hai formulato una frase di senso compiuto.
<< Non è come pensa >> disse infine la ragazza abbassando lo sguardo sul marciapiede << Le giuro che io non… >>.
Fu interrotta dall’arrivo di un paio di adulti che entrarono nell’edicola e Stefano fu costretto a seguirli.
 
<< L’ho vista >> fece Stefano mentre si stendeva nel letto.
Sofia lo fissò per un solo momento con aria interrogativa prima di comprendere di cose stesse parlando l’uomo. Si sedette sul materasso abbassando il volume della televisione e gli porse un leggero sorriso.
<< E? >>.
<< E’ venuta all’edicola, non credo che volesse comprare una rivista perché non le ha nemmeno guardate >> continuò giocherellando con il telecomando << Penso che stesse cercando Martina >>.
<< Le hai parlato? >>.
<< Ho chiesto una conferma dei miei sospetti >>.
Sofia a quelle parole rise accarezzandogli una guancia.
<< Non dirmi le hai domandato di botto se le piacesse nostra figlia >>.
Stefano fece un gesto infastidito con la mano senza rispondere.
<< Oh, Stefano! >> esclamò la donna << L’avrai messa in imbarazzo sicuramente! Perché non hai iniziato il discorso chiedendole semplicemente il nome? >>.
Suo marito alzò gli occhi su alcune foto che avevano sul comò che rappresentavano i momenti più importanti della loro vita insieme.
<< Credi davvero in quello che mi hai detto oggi? >>.
<< Sì >> rispose con sicurezza Sofia cercando i suoi occhi << Vuoi bene a Martina? >>.
<< Certo >> ribatté l’uomo prendendole una mano.
<< Allora lascia che segua il suo cuore. Ha bisogno di sentirsi appoggiata nelle sue scelte. Non giudicata, semplicemente supportata. Guardala negli occhi e capirai anche tu. Io voglio vederla felice, Stefano. Molto felice. Voglio che sia la persona più felice di questo pianeta, voglio vederla ridere di gioia, voglio che i suoi occhi siano sempre luminosi. Se questo vuol dire accettare la sua omosessualità, per me va bene. Certo, non la vedrò mai essere accompagnata da te all’altare ma è davvero una cosa così importante? No, ovvio che no. La cosa che dovrebbe interessarci di più in assoluto è che divida la sua vita con l’unica persona che ami veramente >>.
Stefano la baciò a fior di labbra senza dire niente e Sofia seppe che per lo meno ci avrebbe provato.
 
Nervosa.
Questo era il termine migliore per descriversi in quel momento. Guardò l’ora domandandosi se fossero arrivati in anticipo o se fossero gli altri in ritardo. Davide stava fumando una sigaretta con Diego e chiacchieravano tranquillamente mentre lei se ne stava leggermente in disparte appoggiata alla moto. Si morse il labbro inferiore e si passò una mano tra i capelli. Quella era decisamente una giornata di merda. Non era bastata Martina che non le rivolgeva più la parola, ma anche il signor Capasti ci si era messo con la sua domanda diretta che l’aveva mandata nel panico più totale. Se qualcuno le avesse domandato cosa desiderasse in quel momento, la sua risposta sarebbe stata di scavare una fossa seppellirsi dentro. Il pensiero della gara, al contrario delle altre volte, non la entusiasmava; anzi, la infastidiva. L’unica cosa che voleva era chiudersi da qualche parte e dimenticare tutto quello che era successo in quei giorni.
Perché mi piace complicarmi la vita?, si domandò osservando il corpo asciutto dell’amico coperto dalla tuta da motociclista che indossava, Non potevi piacermi tu, cavolo? Perché non ci siamo innamorati?
Lo vide avvicinarsi e porgerle la sigaretta per fare un ultimo tiro. Eleonora accettò di buon grado gettando poi il mozzicone lontano da lei e in quel momento arrivarono i due ragazzi contro i quali dovevano correre. Com’era di consuetudine, si strinsero le mani a vicenda e indossarono i caschi integrali salendo.
<< Stracciamoli questi >> le sussurrò Davide prima di partire.
Fin dalla partenza, Eleonora compì dei piccoli errori che di solito non faceva. Aveva la testa da tutt’altra parte e poco le importava in quel momento della gara. Non seguiva i movimenti fluidi dell’altro ragazzo, non si piegava con lui ad ogni curva. Per gli avversari fu facile passare in vantaggio al primo tornante.
<< Che cazzo fai? >> urlò l’amico aumentando la velocità per tentare di raggiungerli.
<< Scusa >> mormorò poco convinta la ragazza cui non interessava per niente vincere.
Davide impennò e cercò in vari modi di superare l’altra moto ma ogni tentativo era vano poiché Eleonora collaborava poco e male. Era adirato per come si stavano mettendo le cose e non riuscì a moderare la velocità quando di fronte a loro si profilo una curva più stretta delle altre. Eleonora non si rese subito conto di quello che stava accadendo; solo quando si sentì sbalzare dalla sella, comprese che avrebbe dovuto prestare più attenzione a quello che stava facendo.
 
 
 
 
 
  
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