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Autore: Adelhait    14/01/2008    7 recensioni
Erano trascorsi molti anni dalla fine del grande conflitto. Loro, i valorosi guerrieri, avevano vinto ed ora potevano godersi la meritata pace. Nuove coppie erano nate, nuovi fanciulli si erano affacciati sul mondo. Il mondo viveva in pace, non più subissato dalla presenza di Naraku. La primavera era giunta dopo un lungo inverno freddo ed opprimente, la natura si era destata dal lungo sonno...
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sesshoumaru
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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5°: Capitolo

 

 

 

Si strinse a lui con la forza che ancora le restava in corpo.

Poggiò il capo sulla sua spalla, era davvero stanca, ma voleva restare sveglia, non voleva ripiombare nel buio.

Voleva specchiarsi nei suoi occhi color del sole ancora una volta, voleva vedersi come un tempo, felice e viva.

Alzò il viso per vedere il suo amato, che in quel momento guardava avanti, verso l’orizzonte.

Non camminavano, ma volavano su infinite distese verdi di boschi.

Rin respirò a pieni polmoni, poteva sentire l’odore di erba, di resina, di vita, di libertà.

Quella libertà che lei amava.

Socchiuse gli occhi, la luce del sole le cominciava a dare fastidio.

-Sesshomaru-sama, fermiamoci la prego-.

Lui voltò il capo e osservò la sua donna, annuì e leggermente discese a terra.

Si posò con delicatezza al suolo, proprio ai piedi di un ciliegio in fiore.

Lei aprì gli occhi e sussurrò.

-E’ bellissimo-.

Lui la guardò e sorrise.

-Sì, hai ragione-.

Camminarono in direzione di quell’albero, una dolce pioggia rosa li accolse.

I pallidi petali rosa caddero sulla chioma scura, formando una piccola corona.

Lo youkai la guardò intensamente.

Sembra una piccola principessa, di un regno oramai perso nei tempi.

Lei lo guardò e arrossì leggermente, lo sguardo del suo innamorato era troppo penetrante, perciò scostò il viso e cominciò ad ammirare la tenue caduta dei petali.

-Sembra neve…una neve rosa, ma non fredda, ma calda come il sole…una neve di vita…una neve d’amore-.

Disse in completa ammirazione.

Lui continuò a guardarla.

-Sì, hai perfettamente ragione-.

Le voltò il capo e la baciò con dolcezza le labbra.

Era passato troppo tempo da, quando lui aveva sentito il dolce sapore di vita che le sue labbra emanavano.

Si staccò a malincuore e le disse.

-Come ti senti?-.

Lei lo guardò e disse, fievolmente.

-Bene, Sesshomaru-sama-.

Mentiva, si sentiva sempre peggio, ma non voleva dar dispiacere al suo amato.

Si strinse a lui e ricominciò a guardare la bellezza della natura.

L’aria era tiepida.

Era primavera.

Stagione d’amore.

Di vita.

Una vita che presto si sarebbe spenta.

Restarono fermi lì ad osservare quello spettacolo.

Rin si poggiò ancora di più a lui.

Era stanca, davvero stanca.

Sesshomaru se ne rese conto e le domandò.

-Sei stanca?-.

-Sì-.

Socchiuse gli occhi, lui la sostenne di più.

-Grazie-.

-E di cosa?-.

-Di tutto-.

Lui le baciò il capo, lei alzò le braccia e cinse il suo collo.

Continuò a parlare, anche s’era solo un sussurro.

-Grazie, di avermi ridato la vita…grazie, di avermi cresciuta e insegnato a vivere...grazie, per avermi protetta in tutti questi anni…grazie, per non avermi scacciata e lasciata in un villaggio-.

Lo ringraziava, lui sorrise, amava quella fanciulla che con pazienza era riuscita a far breccia nel suo cuore freddo.

-Grazie…per avermi amata, ma ora devo…dirvi addio…addio amore mio-.

La forza svanì.

Le braccia caddero molli sul corpo.

Il respiro cessò.

La pioggia di petali si fermò di colpo.

La vita si era spenta.

Lo youkai la chiamò e richiamò, ma nulla era non c’era più, l’aveva lasciato solo al mondo.

Piangere.

Voleva piangere, ma non sapeva come fare.

Invocarla.

Pregarla perché si destasse, che gli regalasse un caldo sorriso.

Ma nulla.

Lei non c’era più.

Non avrebbe mai più cantato.

Non avrebbe mai più riso.

Non avrebbe mai più gioito.

Non sarebbe mai più arrossita, quando la lui la baciava e abbracciava.

Non avrebbe mai più colto dei fiori.

Non avrebbe mai più corrucciato le labbra, quando era arrabbiata.

Ora il suo cuore soffriva.

La strinse di più a sé, con la speranza che con il suo calore lei si sarebbe svegliata.

Utopia.

Era solo un’effimera chimera.

Si maledì.

Maledì la sua arma che un tempo la salvò.

Ma che non poteva restituirle il soffio vitale.

La strinse di più, mentre il corpo di lei diveniva freddo come l’inverno.

Un tempo adorato, ma ora detestato.

Rin con te se ne va l’unico barlume di vita che vi era in me…

Una timida lacrima solcò il suo marmoreo viso.

Una rara perla caduta per un timido angelo.

La depose lì, in un letto di candidi gigli, puri come quella fanciulla.

Riposa, oh mio candido giglio…non temere nessuno oserà disturbare il tuo eterno sonno…io veglierò sulla tomba, sarò il tuo eterno guardiano…

***

Da allora sono passati giorni.

Mesi.

Anni.

Si dice che una creatura di bianco vestita, con armatura lucente, capelli color del notturno astro e occhi color della sabbia rovente, venga lì, sotto quel ciliegio a deporre un candido giglio in ricordo del suo perduto amore…

 

Fine

 

 

 

____________________________

Ecco la fine, so che risulta mielosa al massimo, ma non sapevo come farla perciò mi scuso con tutti per avervi provocato conati di vomito.

Voglio ringraziare di cuore le persone che mi hanno recensito con un grosso abbraccio e bacio, grazie di tutto cuore.

Stellabella7 – Mel_nutella – KaDe – Maria Grazia – Ary22 – Ladyhellsing.

Ringrazio anche chi solo legge, un bacio e a presto con un’altra mia storia.

   
 
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